LA FOLLIA DEL PROGRESSO
Essendo la natura composta di individui che nascono e muoiono in continuazione, ogni “progresso” è una semplice illusione intellettuale riferita a quell’entità astratta che è l’umanità in generale (il singolo, infatti, perfeziona solo gli schemi appresi con l’educazione, chiamare “progresso” l’accumulo culturale di un individuo, che si perderà con la sua morte, è una forzatura), la quale, semplicemente, chiama progresso, senza rendersi conto dei “regressi” che la nuova dimensione comporta (“Ogni progresso della tecnica istupidisce per quella parte il corpo dell’uomo” (C. Michelstadter - “La persuasione e la rettorica” II, 3, I)), il diverso modo di vivere e sviluppare il mito della conoscenza da parte delle generazioni che si succedono nel corso dei secoli. La stessa salvezza o sopravvivenza promessa da religione e scienza, per cui ci si illude di perfezionarsi nell’anima o nel corpo lungo il corso dei secoli, è una semplice illusione, non solo perché è ingiusta dato che sarà sempre impossibile rendere tutta l’umanità partecipe del “progresso” (per cui sarà sempre e soltanto riservato a dei privilegiati e la mitica eguaglianza non consisterà nel dare il progresso a tutti, ma nel non darlo a nessuno), dato l’abuso di ricchezze, strumenti e organizzazione che esso comporta, ma è anche una chimera, visto che perfino i benefici che sembrano più indiscutibili sono essi stessi discutibilissimi. Facciamo l’esempio della salvezza di massa e della salvezza personale: nel primo caso sopravvive un numero abnorme di vecchi, se nascono altri uomini ci sarà una sovrappopolazione enorme per cui le risorse, non solo non basteranno per tutti (si pensi alla lotta generazionale già in atto riguardo al lavoro), ma comporteranno la distruzione sia del pianeta che della stessa vita e libertà umana. Insomma la sopravvivenza di massa degli uomini non è affatto detto che sia un valore morale da perseguire. Discorso similare occorre fare nel secondo caso, cioè per la sopravvivenza del singolo. Un vecchio che deve ricorrere sempre a farmaci, cure, operazioni, pesa sulla comunità, diventa una larva per cui la vita stessa per lui non ha senso. Per questo dobbiamo ringraziare il “progresso” o dobbiamo mandarlo al diavolo? Se gli stessi valori fondamentali, come quelli legati alla salvezza, sono più che discutibili, figurarsi tutti gli altri che, a paragone, sono insignificanti, come la viziosità dell’eccessiva comodità, dell’eccessiva raffinatezza culinaria, del girare insensato per il mondo e via dicendo.
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