IL MATERIALISMO ROMANTICO OVVERO "IL DISCORSO DEL CRISTO MORTO"
Un caso esemplare del “materialismo romantico” usato per sostenere una religione che non ha più nulla di intellettuale, è il “Discorso del Cristo morto” di Jean Paul, in cui i morti, giunti nell’al di là, trovano che Dio non esiste, è il nulla, ed è Cristo stesso ad annunciarlo. Un rifiuto palese del nichilismo intellettuale di cui tanto si beano gli esistenzialisti sia dell’Ottocento che del Novecento. Ma, non appena tale incubo si rivela come “sogno”, il risveglio alla realtà della natura, rigenera immediatamente la fede (non l’atto intellettuale) nel divino (più che in Dio), quasi che, senza il mondo terreno e materiale venisse a scomparire anche il divino e Dio stesso, per cui, nel Romanticismo, è il mondo naturale a fare da sostegno a Dio e non Dio a fare da sostegno al mondo: “Una sera d’estate ero disteso al sole, su una montagna, e mi sono addormentato. Mi è parso, in sogno, di svegliarmi al camposanto..Tutte le tombe erano scoperchiate e mani invisibili aprivano e chiudevano i cancelli di ferro dell’ossario..Dal cielo pendeva a grandi pieghe una nebbia grigia..Sopra di me udivo il lontano cadere delle valanghe, e sotto di me il primo sommovimento di un immenso terremoto..Tutte le ombre erano riunite attorno all’altare..Un solo morto appena sepolto nella chiesa, giaceva ancora disteso sul cuscino..Quand’ecco che, dall’alto, è calata sull’altare una grande e nobile figura segnata da un dolore imperituro, e a tutti i morti hanno esclamato: ‘Cristo! Non esiste un Dio?’ Ha risposto: ‘No, non esiste’..Quando ho levato lo sguardo sull’orbe infinito in cerca dell’Occhio divino, mi ha fissato un’orbita vuota e senza fondo..i bambini morti che si erano svegliati nel camposanto, si sono gettati ai piedi della grande figura sull’altare e hanno detto: ‘Gesù! Non abbiamo un padre?’. E lui ha risposto piangendo a dirotto: ‘Siamo tutti orfani, voi ed io: non abbiamo un padre’ <sembra l’anticipazione della ‘morte di Dio’ di Nietzsche>..’Riconosci la terra?’. Qui Cristo ha abbassato lo sguardo, l’occhio si è riempito di lacrime e ha detto: ‘Ahimè, anch’io ci sono stato; allora ero ancora felice, allora avevo ancora il mio padre eterno’..mi sono svegliato. L’animo mio ha pianto di contentezza di poter di nuovo pregare Dio..Quando mi sono alzato, il sole splendeva..e gettava pacifico il il riflesso del suo tramonto verso la piccola luna che saliva a oriente..Fra il cielo e la terra un felice mondo fugace dispiegava le sue brevi ali e viveva, come me, al cospetto del Padre infinito” (Jean Paul (Richter) - “Siebenkas” (Settegormaggi) - 2° vol., cap. 8°, Primo fiore - “Discorso del Cristo morto”). E’ l’universo che svela Dio e l’uomo non è il centro del mondo.
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