GERARCHIA, UGUAGLIANZA E GIUSTIZIA
Oggi va di moda l'eguaglianza, ma è un suicidio. Né gerarchia e né eguaglianza corrispondono alla giustizia. Chi confonde giustizia ed eguaglianza è poi costretto a dare privilegi a coloro che reputa più in basso (tipo quote rosa; ci saranno anche le quote omosessuali e migranti?), i quali scavalcano, in quanto categorie protette, i meriti altrui, cioè offendono la giustizia, che è sempre personale. Chi confonde giustizia e gerarchia, crede che la diversità della giustizia giustifichi il dare ordini agli altri (gerarchia). La gerarchia sociale non è giustizia perché, come l'eguaglianza, toglie a molti il suo. Il ridicolo è che la società dell'eguaglianza sta ora proponendo la gerarchia sociale, mediante il mito del professionista, della competenza, come se i singoli non fossero più sovrani su se stessi. Non solo, ma la società non si regge senza gerarchia: quando eleggete un deputato, che ha il potere di fare le leggi, voi create gerarchia sociale. Perfino il popolo, che in sé non esiste, è gerarchia. Una società dove c'è una perfetta eguaglianza non potrebbe sussistere. La società, quindi, andrebbe abolita, ma non per creare l'eguaglianza, bensì la giustizia, per cui a ognuno il suo (diversità).
Nessun commento:
Posta un commento