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mercoledì 4 marzo 2020

PROTETTORI E PROTETTI 

Una filosofia del sublime, come è quella di Leopardi (e anche di Nietzsche), non può basarsi sull’etica della “compassione cristiana”, perché sa benissimo che si tratta solo di un’etica basata sulla menzogna, che serve a giustificare il potere, visto che il potere si giustifica, in una società intellettuale che ha cessato, in apparenza, di usare la bruta forza fisica, solo con la “bontà”. Il potente, quindi, deve essere “buono” e il “buono” è di necessità un potente, nessuno può essere buono se non è potente, quindi il buono è di necessità un “protettore” e il protettore necessita del protetto, del povero, del lavoratore, della donna-vittima, del gay perseguitato. Di qui tutte le tutele e i privilegi, fumosi, ma fastidiosi, verso poveri, lavoratori, donne, gay ecc. e tutta la retorica che alimenta la “formula politica” stessa del potere-bontà. Insomma, per far terminare la speculazione sul “debole”, di cui la Chiesa ha dato esempio bimillenario, diventando il massimo modello e il massimo esempio di potere politico dittatoriale: “Che la Chiesa cattolica romana come sistema storico e..apparato amministrativo, continui l’universalismo dell’impero romano, le è riconosciuto..da ogni parte..all’argomentazione cattolica è sottesa una specifica mentalità, interessata a guidare normativamente la vita sociale degli uomini” (C. Schmitt - “Cattolicesimo romano e forma politica”). Il ruolo missionario della Chiesa cattolica e del cristiano in generale è quello di fornire norme agli esseri umani, cioè di gestire un potere che, come tutti i poteri, cade dall’alto, ed è un potere universale, perché il protetto è universale: è il povero, non il povero cinese, è il lavoratore, non il lavoratore bulgaro, è la donna, non la donna inglese, è il gay, non il gay spagnolo. Il protetto è un “concetto” e come tale è “universale”, come universale è il ruolo del protettore: è l’idealogia politica che ha portato alla globalizzazione sia del commercio che dell’umanitarismo del protettore. Di fronte a questo, la democrazia, come sovranità dei popoli o degli individui che compongono tali popoli, non esiste, il potere globale pretende la sottomissione del particolare al generale, all’astratto retorico che alimenta la “formula politica” del commercio e dell’umanitarismo del potere mondiali. Per uscire da questa mistificazione, occorre abbandonare poveri, lavoratori, donne e gay al loro destino, invitarli alla guerra, non alla delega. Va eliminato il protettore, è una minaccia per la democrazia intesa come libertà personale, senza protettore neppure il protetto usufruisce di alcun tipo di protezione, quindi o si ribella o muore, com’è giusto. Chi non si ribella non è degno di vivere, chi ha bisogno di un protettore non è degno di vivere: solo questa cultura del sublime distrugge il potere, cioè il dominio dei “buoni”. Con la sua dottrina dell’amor proprio, centrale in Leopardi, quest’ultimo pensava a una strada anarchica e ribelle del genere e sarebbe disgustato, non solo dai commerci mondiali, ma anche dalle protezioni universali, nonché di gente (poveri, lavoratori, donne, gay) che hanno bisogno di un “tutore” (potere), ruolo che il “buono” si offre subito di svolgere, perché è quello del potere: “A persuadere la grande maggioranza degli uomini (e con essi tutto il bel sesso) che il passaggio allo stato di maggiorità è difficile e anche pericoloso, provvedono già quei tutori <protettori, buoni> che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra i loro simili minorenni” (I. Kant - “Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?).

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