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mercoledì 4 settembre 2019

LE ORIGINI RELIGIOSE DEL PREGIUDIZIO SCIENTIFICO (dal mio libro su Leopardi) 
Dopo la rivoluzione dell’interiore, che si ebbe con la Riforma protestante, si è ingigantita la convinzione che la matematica fosse l’interiorità che accomuna l’uomo e Dio e così nacque la Rivoluzione scientifica, la quale trasformò Dio, neoplatonicamente (quindi la scienza suppone una visione neoplatonica del mondo), in unità matematica che regge l’universo senza esserlo (quindi non è panteismo, caso mai la matematica è acosmismo, infatti il numero “uno” non è né “un gatto”, né “una foglia”, né “un fiume”, è, propriamente parlando, “ni-ente”): “tutti questi <sistemi astronomici>, essendo costruiti con identico disegno <l’unità di Dio come infinita unità matematica e, quindi, nella sua omogeneità, infinitamente divisibile: la matematica è la formale frammentazione di Dio>, saranno soggetti alla potenza dell’Uno..Egli regge tutte le cose non come anima del mondo, ma come signore di tutti gli universi e per il suo dominio suole essere chiamato Dio” (I. Newton - “Principi matematici della filosofia naturale" (Principia) - vol. III (Scolio generale)). Qui si può notare tutta la superficialità e stupidità religiosa di un matematico. L’uniformità che, con la matematica, venne calata sul mondo per annichilirlo nell’estensione e nello spazio astratto, venne messa in discussione dall’Illuminismo che prese la via dell’empirismo (preparando la scienza sperimentale), ma l’empirismo, sia pure senza irrigidirsi nell’universale uniformità della matematica, non solo lasciò i numeri a sistema di misura del mondo e delle scienze, ma si mosse sulla base di concetti, ricavati dall’esperienza, che, però, imitavano l’uniformità del numero, insomma non sperimentava la realtà ignota, la trasformava in concetti omogenei ai quali poi si poteva applicare la matematica. Era un falso uscire dalle radici teologiche della matematica. Tra numeri, concetti, forme, simboli la scienza ha creato un delirio immenso ormai enciclopedico, di cui nessun uomo è padrone, ognuno si sottomette alle ricerche scientifiche di altri specialisti come il fedele cristiano si sottomette a Dio. Per questo Nietzsche paragona la scienza moderna alla cultura “alessandrina”, che passa per la cultura enciclopedica dell’antichità, ovviamente denunciando la mediocrità della scienza moderna assieme a quella della cultura alessandrina: “Tutto il mondo moderno è preso nella rete della cultura alessandrina e trova il suo ideale nell’uomo teoretico <filosofo, scienziato, in realtà nichilista>, che è dotato di grandissime forze conoscitive e lavora al servizio della scienza” (F. Nietzsche - “La nascita della tragedia” 18). Così come Dio non era altro che la brama di dominio dell’uomo sull’universo, allo stesso modo la scienza fa esattamente la stessa cosa: “scorgiamo la brama di conoscenza insaziabile e ottimistica, che appariva in Socrate <filosofia teoretica, scienza> esemplare” (F. Nietzsche - “La nascita della tragedia” 15).

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