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lunedì 30 settembre 2019

L'ANZIANA DI GEOVA MORTA

Ho visto un servizio tg quasi scandalizzato del rifiuto di un'anziana signora, Testimone di Geova, della trasfusione di sangue, che, per i medici, l'avrebbe salvata. Hanno fatto pressioni inammissibili per fare la trasfusione, ma, dato che era illegale imporla, si sono arresi. Si può morire secondo i propri principi di vita o bisogna chiedere il permesso ai medici e alla scienza? Io ho conosciuto dei Testimoni di Geova, sono credenti, troppo legati alla Bibbia, dove trovano ogni cosa, anche se l'una in contraddizione con l'altra (ma la Bibbia è un calderone contraddittorio), non li ho trovati peggiori di altri. Sono stati perseguitati dai nazisti, dalle Chiese ufficiali e dai fanatici del progresso e quindi sono più sensibili alle persecuzioni. Sostituire il sangue è sostituire un po del corpo, non è acqua.

domenica 29 settembre 2019


I DIRITTI UMANI 
Ormai si parla di "diritti umani" a sproposito. All'inizio erano: "la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all'oppressione" (Dichiarazione diritti dell'uomo del 1789), nel 1793 venne aggiunta l'"uguaglianza". Oggi si chiede il diritto all'elemosina, all'accoglienza, alla collaborazione. Fermo restando che la libertà non può essere quella di uccidere o sfruttare, ma indipendenza soprattutto, se altri hanno diritto all'elemosina, all'accoglienza, all'eguaglianza, alla sicurezza, ciò significa che questi diventano miei doveri. E i doveri negano la mia libertà. Il diritto di non venire oppressi o sfruttati sussiste, ma già il diritto alla sicurezza non esiste, ognuno deve badare a sé. Il diritto all'eguaglianza, in termini naturali o di parità tra naturale e contro natura, non esiste: i ceti come gerarchie sociali devono sì sparire, ma non per l'eguaglianza. I diritti di ricevere accoglienza, elemosina, collaborazione non esistono in assoluto.

martedì 24 settembre 2019

SCIENZA COME ASCETISMO 

L’ideale ascetico si rivolge contro la vita, che è sempre quella della singola persona, sia imponendo le leggi religiose e sia imponendo le leggi sociali o scientifiche, si impone la repressione degli istinti e il soffocamento della libertà personale, la vita delle persone viene usata per sopprimere la loro stessa piena vitalità: “Una siffatta autocontraddizione ..sembra presentarsi nell’asceta, ‘vita contro vita’” (F. Nietzsche - “Genealogia della morale” - 3° dis., 13). Questa contraddizione c’è anche nella scienza, la quale impone alla vita individuale di rinunciare a se stessa per seguire le leggi generali della scienza uguali per tutti, per cui la scienza finisce per rientrare in ogni senso, sia per chi ne subisce le leggi e sia per chi le crea, nella categoria della “rinuncia” a se stesso, che è la categoria dell’ascetismo: “No! Non mi si tiri in ballo la scienza quando cerco il naturale antagonista dell’ideale ascetico..Il suo rapporto con l’ideale ascetico non è ancora, in sé, per nulla antagonistico..Queste due cose, scienza e ideale ascetico, riposano invero sullo stesso suolo..vale a dire sull’identica sopravvalutazione della verità <intesa come fatto teoretico, non come pratica naturale>..Una svalutazione dell’ideale ascetico trae inevitabilmente dietro di sé anche una svalutazione della scienza” (F. Nietzsche - “Genealogia della morale” - 3° dis., 25).
IL RAZZISMO? ARTIFICIO POST-BELLICO

Il razzismo come colpa morale è nato solo dopo la Seconda guerra mondiale: i vincitori (cristiani, capitalisti, socialisti) hanno imposto l'ideologia economico-mediatica della globalizzazione, in cui i giovani acritici sono nati. Prima il razzismo era naturale, c'era pure in Russia, Inghilterra e USA. I nazisti ci costruirono il loro potere parlando di complotto internazionale, identificato con gli ebrei. Il complotto ci fu: il Trattato di Versailles. L'olocausto usato per la globalizzazione. Per tutta la Storia il razzismo fu naturale per chi era legato a un popolo o ad uno stile di vita. La globalizzazione post-bellica vuole polverizzare nell'identico (cristiano, capitalista, socialista) le differenze tra individui e tra popoli e così fa del razzismo una colpa morale e lo esaspera, perché è naturale.

lunedì 23 settembre 2019

L'AFFARISMO ECOLOGICO 

Gli antichi non avevano problemi ecologici. Possibile non si capisca che l'ecologismo è una reazione contro i disastri della civiltà moderna e industriale che si superano solo con il superamento della civiltà industriale? Il resto è truffa! Le radici dell'ecologismo si trovano nel Romanticismo, negli anni '60 venne rilanciato dai giovani, ma quei giovani rifiutavano la modernità. Oggi, invece, si vedono giovani inseriti nella società industriale che, seguendo una lattante del nord che sembra la Maria Goretti dell'ecologia, vogliono la botte piena (l'industria) e la moglie ubriaca (ecologia). L'ecologismo è oggi promosso dalla grande industria e dall'affarismo, è l'ultima frontiera del Dio mercato, che, in tal modo, con la scusa di nuovi prodotti non inquinanti, impone nuovi acquisti che danneggiano i più poveri.
L'IPOCRISIA DEGLI ANTI-SOVRANISTI 


Una vergognosa campagna mediatica, seguita da ignoranti e giovani imbecilli, sta demonizzando la "sovranità" con il termine "sovranista", come se fosse sinonimo di fascismo e autoritarismo. Nel '600 il sovrano era il re, per il cristiano il sovrano assoluto è Dio. Uno Stato neppure esiste se non è sovrano nel suo territorio. Sovrano significa "che sta sopra, che comanda". Per un anarchico significa "sovrano su se stesso", per un democratico significa "sovranità di un determinato popolo". Gli anti-sovranisti sono nemici della libertà personale e della democrazia? Sembra di sì! Per loro i singoli individui e i singoli popoli non devono comandare su se stessi? Questo significa che comanda il mercato oppure un'astrazione come il concetto di umanità che rende tutto uguale e sottomesso.
RAZZISMO E GLOBALIZZAZIONE

Sì, occorre rispettare gli esseri viventi (cosa che l'uomo moderno non fa con mucche, maiali, pesci ecc. e con la caccia), a meno che non sia in ballo la propria sopravvivenza (ma almeno uccidere senza far soffrire, no alla vivisezione). Ma rispettare il prossimo non vuol dire conviverci, posso rispettare una lucertola, ma non la invito a cena. Lo stesso vale tra gli uomini: c'è il diritto ad avere antipatie, per individui, costumi e alimentazioni di popoli, perfino di razze. L'antipatia non consente di danneggiare materialmente il prossimo, ma che non possa essere espressa è tirannia buonista, è ideologia della globalizzazione. Il razzismo è naturale nell'uomo e l'educazione umanitaria è un'aggressione ideologica che lo rende sempre più violento.

domenica 22 settembre 2019

C'E' RAZZISMO E RAZZISMO

Io distinguo persone e popoli secondo il giusto e l'ingiusto e non mi importa se sono razzisti o meno. C'è un razzismo naturale e uno ideologico. L'anti-razzismo, invece, è sempre ideologico, costruito da secoli di cristianesimo (tutti uguali davanti a Dio), di capitalismo (tutti uguali davanti al mercato), di socialismo (tutti uguali i lavoratori). Poi l'"umanitarismo": tutti uguali come umani. Uguali!? Se un individuo o un popolo mi è antipatico, ho diritto a questa antipatia. Il fisico non è una colpa, il topo non ha colpa per il fisico da topo, però fa schifo ai cittadini. Il razzismo è violento solo se è ideologico. La solidarietà in un popolo, tra donne, tra uomini è già una forma di razzismo. Dei "buu" allo stadio non sono l'equivalente dell'Olocausto. L'umanità può anche dividersi, educarla è violenza!
L'ORIENTAMENTO SESSUALE

L'individuo è indipendente, se va contro natura senza coinvolgere altri non consenzienti è libero di farlo, il giudizio se una cosa sia contro natura va al di là di quello che indica la parola "orientamento". L'orientamento è seguire uno scopo, un fine, un atto psicologico o sociale. Il coinvolgimento è necessario nel sesso, ma il sesso ha la sua radice nel corpo, non può ignorare il corpo. Un individuo è libero di mangiare con il naso o di tagliarsi una mano: è l'orientamento dei tagliatori di mano? E' libero di tagliarsi una mano, ma è sempre contro natura. Così sono l'omosessualità, la transessualità, il transgender: liberi di farlo, ma io dirò sempre che è contro natura. A livello personale uno può abusare del suo corpo, ma fare un'ideologia educativa di ciò che è contro natura è inaccettabile.

venerdì 20 settembre 2019

MUSICA, DROGA E RAZIONALITA' CIVILE 

La musica è essenziale nella tragedia, perché nel tragico si viene posseduti dalla vita: ebbrezza sensuale o malinconica che sia, la musica è l’arte che meglio riflette questo venire posseduti dalla vita, è la più dionisiaca e tragica tra le arti, essa guida le stesse altre arti (e anche in questo Nietzsche è figlio del Romanticismo): “L’arte dionisiaca..si fonda sul giuoco con l’ebbrezza, con il rapimento..che portano l’individuo all’oblio di sé nell’ebbrezza” (F. Nietzsche - “La visione dionisiaca del mondo” 1). Più che l’oblio di sé, l’ebbrezza è la dimenticanza della razionalità, delle convenzioni sociali, un sentire entusiasta se stesso al massimo grado, al punto di esistere solo nell’attimo e quindi nella dimenticanza di tutto, più che di se stesso. E’ pura gioia: se la droga non fosse letale, si potrebbe dire che somiglia alla musica. Nella diffusione della droga c’è anche da chiedersi quanto essa sia la ribellione a una società in cui bisogna essere controllati razionalmente fino al punto di non sentirsi più vivi. La droga è la reazione dionisiaca alla razionalità moderna, se non riducesse a larve e non portasse alla morte non voluta, sarebbe migliore della razionalità, che rende i vivi dei cadaveri che spesso vengono chiamati “bravi cittadini”.

martedì 17 settembre 2019

NIETZSCHE: L'UGUAGLIANZA E' IL POTERE
L’uomo è la soggezione a Dio, al potere sociale, il superuomo è colui che si è tolto le catene di questa soggezione. Bisogna stimare chi disprezza l’uomo: “Io amo gli uomini del grande disprezzo. Ma l’uomo è qualcosa che deve essere superato” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - L’uomo più brutto). L’uomo è colui che non è per se stesso, ma per Dio, per la società, per gli altri, è l’altruista, è l’uomo massa in cui tutti sono uguali davanti a Dio: tutti fedeli, tutti cittadini, tutti altruisti, tutti numeri (metafisica, ascetismo): “’Voi uomini superiori, - così ammicca la plebe - non vi sono uomini superiori, noi siamo tutti uguali, l’uomo è uomo; davanti a Dio - siamo tutti uguali!’. Davanti a Dio! - Ma questo Dio è morto” (idem - Dell’uomo superiore). Pecore sotto il pastore.

lunedì 16 settembre 2019

LA COMPASSIONE E LA SOTTOMISSIONE 

Nessuno di quelli che ragionano da pecora o da Don Abbondio può superare la paura che lo schiaccia e lo spinge alla sottomissione in nome della illusione della salvezza se non compie l’assassinio di Dio, cioè se non adotta il titanismo del superuomo, perché il superuomo è il vero assassino di Dio, di quello teologico del passato e di quello socio-scientifico e umanitario del futuro: “Io ti riconosco benissimo <dice l’uomo più brutto a Zarathustra>, disse con voce di bronzo, tu sei l’assassino di Dio, lasciami andare” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - L’uomo più brutto). Ma poi riconosce la superiorità morale di Zarathustra e con ciò anche la dignità di se stesso, perché veniva umiliato dalle elemosine degli uomini, mentre Zarathustra, per rispetto della sua dignità non lo umilia con l’elemosina, la compassione è segno di superiorità morale falsa, cioè sociale, in realtà è la conferma del potere, il quale dà proprio perché si pone gerarchicamente più in alto e conferma con ciò la sottomissione di chi riceve l’elemosina e la compassione (questo è il vero motivo della generosità degli accoglienti odierni con i migranti): “<parla l’uomo più brutto> Chiunque altro mi avrebbe gettato la sua elemosina, la sua compassione di sguardi e di parole <il prototipo del prete e del caritatevole>. Ma io non sono abbastanza mendicante per questo, tu l’hai indovinato” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - L’uomo più brutto). La compassione indica l’eguaglianza del gregge nella sottomissione a Dio. Chi è più compassionevole del Dio cristiano? Un modello deleterio moralmente, quasi una depravazione. Il superuomo nel suo titanismo non invita a seguire la morale della compassione, ma la morale della lotta e della ribellione, che poi è la morale aristocratica. Per questo era necessario far morire Dio, prototipo di ogni potere e di ogni sottomissione, e per farlo morire basta negarlo ed esso svanisce da ogni mente umana, giacché solo la mente umana lo creò: “Ma lui <Dio> doveva morire: lui vedeva <come vorrebbe il potere universale> con occhi che tutto vedono” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - L’uomo più brutto). La compassione, che è l’esercizio del potere più subdolo, quello che si regge sulla bontà, anziché sulla onestà della brutalità, pervade ogni cosa e spinge ogni uomo a diventare schiavo degli altri e tutti insieme schiavi di Dio, la compassione, appunto come il potere, è “invadente”: “A fatica mi feci largo nella calca dei compassionevoli <i sottomessi> per trovare l’unico che insegna che ‘la compassione è invadente’ - te, Zarathustra” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - L’uomo più brutto).

domenica 15 settembre 2019


LEOPARDI E IL SUPERUOMO

    Il superuomo, per poter esistere senza assistenza, per avere il coraggio della lotta e perfino di morire in essa per non essere sconfitto nella sconfitta, come la “ginestra” di Leopardi, deve avere quella forza fisica e morale da cui lo stesso Leopardi faceva derivare la grandezza dell’uomo, forse non ci si rende conto che i seguenti concetti di Leopardi, non solo sono in linea con il titanismo romantico, ma addirittura anticipano il superuomo di Nietzsche: “il corpo è l’uomo; perché..la magnanimità, il coraggio, le passioni, la potenza di fare, la potenza di godere, tutto ciò che nobile e viva la vita, dipende dal vigore del corpo, e senza quello non ha luogo. Uno che sia debole di corpo, non è uomo, ma bambino” (G. Leopardi - “Operette morali” - “Dialogo di Tristano e di un amico”). Chi dà una simile importanza al corpo non può essere definito “pessimista cosmico” ed essere associato a Schopenhauer. Leopardi ha, invece, definito perfettamente la “volontà di potenza” del superuomo nietzscheano: “La parola ‘superuomo’, che designa un tipo benriuscito al massimo grado, <è> in contrapposizione all’uomo ‘moderno’, all’uomo ‘buono’ ai cristiani ed ad altri nichilisti” (F. Nietzsche - “Ecce homo” - Perché scrivo libri così buoni 1)  

DAL TITANISMO ROMANTICO AL SUPERUOMO DI NIETZSCHE

    Ora, al di là di come stavano le cose nell’antichità, il “titanismo”, nel mondo romantico, venne preso, appunto, come ribellione e lotta indomita e si confuse con quello che venne chiamato “satanismo”, giacché la ribellione al Dio teista o del panteista o dell’ateo ha il suo modello originario in Satana, ma anche perché questo modello venne offerto ai romantici dalla poesia di Milton, in cui Satana appare come un ribelle eroico, indomito, che lotta pur essendo certo della sconfitta, perché l’importante non è vincere, ma lottare e contro l’onnipotenza di Dio Satana non può nulla, tranne che lottare e ribellarsi. Gli déi e Dio diventano il prototipo del tiranno. Questa è la lettura romantica di Milton, più che l’intenzione di Milton, ma le cose che scrive Milton come poeta, sono riprese dai romantici nel senso del titanismo, in cui la polemica di atei e panteisti verso il Dio teista, staccato dagli uomini come potere onnipotente, lo fa diventare satanismo. Satana visto come eroe: “Costoro <le schiere dei combattenti per Satana, una specie di Spartacus teologico> e molti altri vennero avanti../…/ intuendo il loro Capo <Satana> non sopraffatto dalla disperazione, e se stessi/ nella sconfitta non ancora sconfitti../…/ non furia ispirava, piuttosto un valore/ deliberato e saldo, mai spinto dal timore della morte/ a ritirarsi../…/..l’Arcangelo <ribelle, Satana> splendeva sopra gli altri;/ e tuttavia sul viso profonde cicatrici gli avevano/ scavati i fulmini <di Dio>, e sulla guancia pallida posava/ grave la pena; ma sotto il ciglio l’indomito valore/ e il meditato orgoglio cercavano vendetta” (J. Milton - “Paradiso perduto” - lib. I, vv. 522-526, 553-555, 600-604). Quindi caratteristica del “titanismo romantico” è la lotta, senza badare se si vince o si viene sconfitti, la ribellione, non essere sconfitti nella sconfitta, perché chi lotta fino alla morte non viene mai sconfitto, mancanza di timore per la morte, carattere orgoglioso e indomito, capace di sofferenze indicibili e quindi ostile ad ogni protezione che presuppone la sottomissione. Questi caratteri del “titanismo romantico”, non solo sono tutti presenti in Leopardi, ma sono anche la struttura portante del superuomo di Nietzsche. Giacché l’uomo normale si sottomette al potere. Il titanismo riprende quel lato della cultura greca che non prevedeva la completa sottomissione degli uomini agli déi come avveniva in Mesopotamia, nell’Antico Testamento e sotto forma di paternalismo anche nel Nuovo Testamento. Il titanismo romantico, non solo sta alla base dell’arte romantica, ma è la vera radice dell’anarchismo ottocentesco, da Stirner, che ne diede semplicemente una versione anti-politica, fino a Nietzsche. In questa prospettiva si era già mosso Leopardi. Questi tratti del titanismo romantico, che presero spunto da Milton, si ritrovano presso i più importanti autori romantici e la figura di Prometeo fa da tratto di unione tra Goethe e il superuomo di Nietzsche (Leopardi non mostra di conoscere la poesia “Prometeo” di Goethe, ma, un po’ per vie alfieriane, un po’ per una sua stessa vocazione romantica, visse il titanismo romantico a modo suo; Leopardi vede nel suicidio, a cominciare da quello di Werther - che conosceva -, come un non essere sconfitti nella sconfitta): la ribellione agli déi (Dio teista) e quasi la “morte di Dio” sono, in abbozzo, già presenti nella poesia di Goethe (Nietzsche proseguitore di Goethe?), giacché le divinità svaniscono, muoiono, non appena gli uomini non credono e non badano più a loro, sono tenute in vita solo dalle pazze speranze dei bimbi e dei mendicanti, che, quindi, collaborano con il potere con la loro ricerca di protezione, ciò soprattutto nel senso che gli adulti non devono essere ancora bambini bisognosi di protezione e timorosi di tutto; si noti tra l’altro che il mondo umano del ribelle è la terra, un rifiuto del potere che è anche rifiuto del cielo, quasi dei passi pre-nietzscheani, se si pensa che il primo tratto del superuomo è la fedeltà alla terra e si noti anche che il ruolo del potere/protezione viene tenuto in vita da vittime o reali, ma più spesso create appositamente per giustificare il ruolo stesso del potere, passaggio che sta perfettamente in linea con il disprezzo nietzscheano verso la compassione cristiana: “Zeus, puoi coprire il tuo cielo/ di nembi fumanti/…/ Ma a me la mia terra/ non devi toccare,../…/ Più misera cosa non so/ di voi sotto il sole,/ o iddii, che la vostra potenza/ penosamente nudrite/ di vittime e di fiati di preci;/ di voi che perduti sareste,/ non fossero i bimbi e i mendichi/ invasi di pazza speranza,/…/ Qui resto, qui uomini formo/ a immagine mia <Prometeo, libero e attivo e non passivo per obbedienza ad un potere>,/ un genere che mi somigli,/ e soffra e si dolga/ e goda e s’allegri,/ né cura si prenda di te:/ come anch’io <praticamente è la ‘morte di Dio’ nietzscheana>(J. W. Goethe - “Poesie varie” - “Prometeo”). Idee similari si trovano ovunque nel Romanticismo: “Lucifero..<Dio> rimane sempre solo, indefinito, indissolubile tiranno..Lucifero. Coll’essere voi stessi, nella vostra resistenza <obbedire significa non essere se stessi, resistenza è la ribellione indomita a Dio>..Lucifero. Il creatore chiamalo come vuoi: non crea che per distruggere” (G. G. Byron - “Caino” - atto 1°). Dall’ultima affermazione si dovrebbe dire che anche Byron è un “pessimista cosmico”, eppure ha spesso lodato la natura. Leopardi fa la stessa cosa, riscontra che la natura ci dà vita e ci uccide, e diventa “pessimista cosmico”. C’è qualcosa che non va nel cervello della critica italiana.         

venerdì 13 settembre 2019

I VALORI ROVESCIATI?

Seriosi giornalisti su Rai Storia commentano i comportamenti di Hitler, Roosevelt ecc. Sento dire che Hitler propose dei "valori rovesciati", è il motivo per cui la sinistra associa Hitler a Nietzsche. La sinistra dà per scontato che i valori siano quelli della morale cristiana fatti di pazienza, mitezza e altruismo nell'universo umano, con il più feroce razzismo contro tutto il resto. Dire che ci sono dei "valori rovesciati" suppone l'esistenza di "valori corretti". Quelli metafisici del cristianesimo. Ma in natura quali sono i valori? Quelli della forza e della fermezza. Non ho mai visto leoni altruisti con le gazzelle. Si tratta, caso mai, solo di vedere la giustizia. Ma Hitler riscontrava che c'erano dei nemici: quelli del trattato di Versailles (Francia, USA, Inghilterra), i cui valori sono mera uniformità.
LA VIRTU' DELLA SOLITUDINE

Chi è nella gabbia sociale dell’attualità non ha lo sguardo libero e acuto di chi è fuori, l’importanza della solitudine del filosofo o del poeta è nella lontananza:“perché questa solitudine?..mi sembra di vedere i miei amici con maggiore nitidezza e in modo migliore che stando insieme a loro..Si direbbe che mi occorrono prospettive lontane per pensar bene delle cose” (F. Nietzsche - “Aurora” 485). Chi riflette con gli altri beve il loro veleno:“Solitudine..per non bere nelle cisterne di tutti. In mezzo agli altri io vivo come molti e non penso al mio io: dopo qualche tempo mi accade sempre, come se mi si volesse esiliare da me stesso e derubare l’anima..Il deserto mi è allora necessario” (F. Nietzsche - idem 491)."nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna - a sopportare la solitudine” (F. Nietzsche - idem 443).
IL PENSATORE SOLITARIO

Sociologi, economisti, scienziati di ogni tipo pensano chiusi dentro una gabbia mentale, cioè la società; mentre il pensatore solitario ha uno sguardo più libero e più vasto: “Ad ogni filosofo..è bisogno la solitudine. L’uomo speculativo e riflessivo,..solendo vivere nel mondo <il pensatore sociale>, si gitta naturalmente a considerare e speculare sopra gli uomini nei loro rapporti scambievoli, e sopra se stesso nei suoi rapporti cogli uomini..Così egli viene ad avere naturalmente un campo molto ristretto, e viste in sostanza molto limitate..Quegli, al contrario, che ha l’abito della solitudine,..pochissimo è mosso a curiosità dei rapporti degli uomini tra di loro..Al contrario moltissimo l’interessano i suoi rapporti col resto della natura, i quali tengono per lui il primo luogo” (G. Leopardi-“Zibaldone” 4138).

giovedì 12 settembre 2019

CHE COS'E' IL JAZZ? 
Non solo le sue origini sono confuse nella musica nera americana, ma anche definire cosa sia è nebuloso. Non che la musica abbia sempre contorni precisi, ma io non lo amo. Certo ci sono, proprio per questa nebulosità, mille tipi di jazz, ma l'elemento ritmico fine a se stesso o la variazione insensata delle note non mi piace. Per me la musica deve parlare al cuore e, se pure ritmica, deve avere quel pathos che, spesso, non trovo nel jazz, soprattutto se improvvisato. Anche la musica ritmica deve avere un "motivo" trascinante, il jazz puro sembra non averlo, sembra un gioco tra note casuale, che piace soprattutto alla freddezza degli intellettuali. Mi è piaciuto Checco Zalone che, per far ridere, alla domanda "cosa è il jazz" ha risposto "senti un prima nota, poi una seconda: che cazzo c'entra con la prima?"

IL BORGHESE ASSOLUTO

E' il socialista-comunista! Si differenzia dal nazi-fascista solo per l'estensione territoriale del popolo (assolutizzato o come nazione o come Umanità). Si definisce borghese chi ha sostituito ceti e religione con la mentalità scientifico-tecnica, utilitaristico-economica, socio-egualitaria. La Riforma protestante affermò l'eguaglianza delle anime davanti a Dio. La Rivoluzione scientifica l'eguaglianza dei corpi. La Rivoluzione francese l'uguaglianza politica delle persone. Il borghese in senso stretto relativizza la terza eguaglianza con l'élite del denaro, con un egocentrico sfruttamento del prossimo. Il borghese in senso stretto è borghese relativamente, non compie la terza uguaglianza. Il socialista, invece, assolutizza anche la terza eguaglianza e, assieme a scienza ed economia, realizza il borghese assoluto.

mercoledì 11 settembre 2019

NIETZSCHE E LA SOLITUDINE 
Ha ragione! Nella solitudine per vedere bene la realtà dei tuoi amici e conoscenti, per restare te stesso e non bere quel che dice la massa: "perché questa solitudine?..Soltanto mi sembra di vedere i miei amici con maggiore nitidezza che stando insieme a loro..sembra mi occorrano prospettive lontane per pensar bene le cose..Solitudine, anche per questo!..per non bere nelle cisterne di tutti. In mezzo a molti vivo come molti e non penso come il mio io..Il deserto mi è allora necessario" (F. Nietzsche - "Aurora" 485, 491).

martedì 10 settembre 2019

CONTE O PADRE PIO 

Conte devoto di Padre Pio: è con il cristianesimo medievale che il M5S fa la rivoluzione anti-sistema? Con la faccia di uno che sembra un democristiano buono per tutte le stagioni? Affidabile o trasformista? Fa piacere a tutti i poteri forti: al Vaticano terzomondista (vescovo di Roma?) che vede nei modi democristiani e ipocritamente buonisti di Conte il suo ideale, al PD che rappresenta i poteri imprenditoriali europei, all'Europa, perfino a Trump che, ovviamente, temeva un piccolo Trump (Salvini) in Italia. Il M5S, ostile all'euro, ai poteri dei sistemi, giunto al potere collabora con tutti i poteri di sistema: Vaticano, PD, Europa. Salvini, pur limitato, è più onesto, tende a rompere con il partito di sistema della destra, cioè Forza Italia. Onestà, onestà? Onesto è chi è coerente e non fa voltafaccia.
LA BIODIVERSITA'?

Ascolto il dibattito in Senato per la fiducia a un governo tenuto insieme dagli stipendi dei parlamentari PD e M5S e dall'anti-salvinismo, sento la senatrice De Pedis di "Liberi e uguali" (una contraddizione in termini: dove la libertà è reale non c'è nessuna eguaglianza) che con un ideologico "ecologismo" difende la "biodiversità" del pianeta. Ma Liberi e Uguali non sono gli stessi che difendono il movimento "transgender" e l'equivalenza genitoriale tra gay ed eterosessuali? La biodiversità non riguarda gli esseri umani? Gli uomini non hanno corpo? Come nelle idee del cristianesimo protestante? La biodiversità esiste anche nell'essere umano, si chiama "maschio" e "femmina", non "transgender". La biodiversità comporta che un genitore sia maschio (padre) e l'altro femmina (madre). Dov'è finita la biodiversità nell'uomo?
LA PREPOTENZA E L'ARRENDEVOLEZZA 

Un uomo nobile non permette a nessuno di comandarlo, di farsi suo dittatore e questo è un dovere morale. Ma avere la personalità di opporsi alla prepotenza del potere non è possibile se si viene educati all’obbedienza, alla mitezza, alla bontà, all’altruismo, cioè al sacrificio, c’è in tutto questo un palese residuo ascetico nella morale altruista, che in sostanza è “arrendevolezza” nei confronti di un prepotente, sia esso un politico, un dittatore, oppure un mendicante o un migrante: “E’ oggi diffusa nella società una buona dose di riguardi, di tatto e indulgenza, di benigna arrendevolezza di fronte ai diritti altrui e finanche di fronte alle pretese altrui; vige un benevolo istinto del valore umano in genere” (F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1887-88 - 10 (176))Questa arrendevolezza viene chiamata “socievolezza”. La mancanza di personalità come virtù morale!              

lunedì 9 settembre 2019


L'OPPRESSIONE SOCIOLOGICA E SOCIALISTA

Il concetto di “sociologia” e quello di “socialismo” fanno capo al concetto di “società”, di cui uno si presenta come “scienza della società” e l’altro come “politica sociale alternativa”. Si è anche tentato di presentare il socialismo come scienza, come fece Marx, appoggiandosi a un nauseante economicismo che avrebbe portato il capitalismo a distruggersi per le sue contraddizioni, ma questa “scienza del socialismo” solo gli idioti l’hanno presa sul serio. Questo non perché la scienza sia seria e il socialismo no, ma perché il socialismo è un progetto sociale alternativo e niente di più. Sia come “scienza”, sia come “politica sociale alternativa”, la società, in un modo o nell’altro, viene assolutizzata. L’individuo viene preso sempre come parte di un insieme che appare “organico”, la società, che ha vita propria nelle istituzioni, nel mercato o in altro prende l’individuo, in ogni caso, solo come una frazione e non una libera e forte individualità. Nonostante tutte le correzioni, in senso culturale in opposizione alla struttura economica marxista e di molto socialismo, in un senso civile articolato rispetto al tentativo dei positivisti di considerare la sociologia una “scienza” ad imitazione delle “scienze naturali”, alcuni elementi strutturali nel socialismo e nella sociologia sono rimasti intatti rispetto al suo fondatore Comte. Perfino “l’individualismo metodologico” della scuola economica di Vienna, che nasce nell’ambito della sociologia, considera l’individuo come interconnesso a priori nella società, che, poi, finisce per essere il capitalismo, come se il capitalismo non avesse dimensioni organizzative e organicistiche. Le ha solo rese più elastiche e usa l’individualismo per giustificare quel liberismo economico che, di fatto, è il capitalismo, in cui l’indiidualità assume la dimensione egocentrica del padrone o dell’azienda privata intorno alla quale girano quegli schiavi del “datore di lavoro” che si chiamano lavoratori. Il fatto stesso che l’individualismo metodologico della sociologia liberista ci tenga a distinguersi dall’egoismo e dall’esistenza di individui indipendenti (presentandoli per isolati, mentre il singolo si rapporta agli altri con le emozioni, gli istinti, i sentimenti: quando si va al bar, il barista non oggetto di un rapporto personale, privato o pubblico che sia, ma organizzativo-organicistico: il barista è la sparizione, ad esempio, di Mario nella “funzione”, questa riduzione dell’individuo a funzione c’è tanto nella sociologia olistica o classica, che nella sociologia individualistica, come c’è, e in modo brutale, in ogni forma di socialismo, sia esso nazi-fascista o comunista). Società, sociologia, socialismo, come entità sopra-individuali non possono piacere né a Leopardi e né a Nietzsche, che nell’attegiamento anti-sociale, anti-sociologico, anti-socialista hanno l’ennesimo, forte, punto di convergenza. Essi, assieme a Stirner e agli anarchici individualisti, rappresentano proprio quegli individualisti che la sociologia dell’individualismo metodologico, o capitalismo nella sua vesta economico-sociologica, condanna. Il fatto che l’individualismo metodologico sia una “teoria della società” la dice lunga sul fatto che il termine usato, cioè individualismo, sia fortemente ingannatore e fa venire in mente perché certe volte Nietzsche condanna l’individualismo, appunto perché vede l’individuo come un ente inserito a priori in un ordine sociale, anziché creare i suoi rapporti su base personale: “Quali sono, dunque, le caratteristiche di un vero individualismo <in realtà del ‘falso individualismo’>? La prima cosa da dire che esso è, innanzitutto, una teoria della società, un tentativo di capire le forze che determinano la vita sociale dell’uomo..Ciò..dovrebbe essere sufficiente per respingere il più sciocco dei comuni equivoci: la convinzione che l’individualismo postuli..l’esistenza di individui isoltati o indipendenti, anziché partire da uomini la cui natura e carattere vengono complessivamente determinati dalla loro esistenza nella società” (F. A. von Hayek - “Individualismo: quello vero e quello falso” 3). Questa visione dell’individuo presuppone che egli sia inserito a priori nella società come ente reale, mentre essa non è altro che un insieme di simboli, di convenzioni, di costumi che vengono o seguiti o imposti, cioè niente di reale. Perfino vestirsi è una convezione, se si tiene presente che i primitivi spesso erano nudi. Figurarsi poi il vestirsi in un modo anziché in un altro. Questo individualismo è una forma di sociologia che si accomoda agli interessi economici del mercato, santificato da essa in mille modi. Che poi abbia ragione nel condannare il totalitarismo delle varie forme di socialismo è un altro discorso, in ogni caso rimane una sociologia, cioè perfino la sociologia individualistica, quasi una contraddizione in termini, ha la stessa struttura aprioristica organizzativa e organicistica che è presente nella sociologia fin dalla sua nascita nel Positivismo e che non l’abbandona, a meno che non smetta di essere società a priori e quindi scienza sociologica. La sociologia non può fare a meno di esaminare solo concetti e mai individui reali, Mario, in quanto Mario, non è oggetto della scienza sociologica, è oggetto della sociologia solo in quanto concetto, cioè barista, padre, politico, in quanto fa parte di un gruppo, di una famiglia, di una funzione sociale. Si dirà, allora, che Mario, in quanto Mario, può essere oggetto della psicologia, cosa che Comte, olista fino alla nausea, negava, ma anche la psicologia non esamina che concetti, cioè la varie tipologie o patologie che costruisce sugli individui, per di più tende a supporre l’individuo come entità psichica, cioè sostanzialmente spirituale, mentre fa del corpo un organismo, mentre l’individuo non è né un’entità psichica e né il suo corpo è un organismo, ma è un corpo vivente assolutamente personale e incomparabile, non classificabile, in cui corpo, sensi, istinti, sentimenti costituiscono quel tutt’uno che è la sua unicità personale. Ma la sociologia ricorre alla psicologia solo quando quest’ultima assume vesti collettive. La psicologia di Mario, che lo stesso psicologo crea arbitrariamente con concetti, alla sociologia neppure interessa se non ha un qualche significato di gruppo, collettivo. Leopardi e Nietzsche detestano, a ragione, società, sociologia e socialismo allo stesso modo.
    La sociologia, quindi, ha dei punti fermi che risalgono alla sua stessa orgine legata al fortissimo e bestiale olismo positivista. E, se il socialismo è alternativo alla società borghese solo per i suoi tratti cristiani ed egualitaristi, tanto che un anarchico molto acuto la definì, la sociologia è direttamente un prodotto della società borghese, come tutta la scienza. L’idea del socialista come alternativa al borghese è una delle più grandi menzogne mai diffusa da quella che si chiamava la “sinistra”: “Il socialismo è un corpo borghese contenente una volgarissima animaccia cristiana” (R. Novatore - “Le mie sentenze” (Socialismo)). Si può dire la stessa cosa della sociologia, che borghese lo è per nascita, ma possiede anche “un’animaccia cristiana”, giacché fa della solidarietà sociale un imperativo categorico come la caritas cristiana (Comte non fa altro che parlare di solidarietà per la quale la società sarebbe un’unità a priori, indipendente da ogni decisione individuale) e vede l’individuo solo all’interno di un altruismo di gruppo, di funzione, di ruolo, insomma non vede l’individuo reale, ma solo quello acculturato, che è tutt’altra cosa rispetto alla personalità, istintività e passione del singolo reale. E’, quindi, completamente falso sostenre che la sociologia, come tutte le altre scienze, si basi sull’osservazione, visto che lavora solo dati concettuali causali, funzionali che non sono visibili, ma solo pensati: “la filosofia positiva <qui la sociologia> è innanzitutto caratterizzata..da questa subordinazione necessaria e permanente dell’immaginazione all’osservazione” (A. Comte - “Corso di filosofia potivia” -  lezione XLVIII). Questo olismo a priori non ha mai abbandonato la sociologia, che è del tutto incapace di capire l’individualità come indipendenza e personalità materiale, tanto che, fin dall’inizio, essa vede il singolo sempre e solo nel tutto, totale o parziale, cioè nel nichilismo metafisico dei concetti e dei ruoli, nell’organicismo, nell’organizzazione, per la sociologia all’inizio, anziché Dio, c’era l’organizzazione sociale, è contro quanto la religione, è metafisica come la religione: “Una prima contemplazione dell’insieme dei fenomeni naturali ci conduce a dividerli..in due grandi classi principali, la prima comprendente tutti i fenomeni dei corpi bruti e la seconda tutti quelli dei corpi organizzati. Questi ultimi sono evidentemente..più complicati” (A. Comte - “Corso di filosofia positiva” - lezione II). La società, vista come un “organismo” (visione che fu anche del fascismo e del comunismo), prevede l’unità e la solidarietà degli organi tra di loro, la spersonalizzazione dell’individuo è il presupposto stesso della sociologia, se la sociologia prendesse ogni individuo come “personalità” non potrebbe esistere: “non devo metodicamente stabilire la dimostrazione diretta di una simile solidarietà fondamentale fra tutti gli aspetti dell’organismo sociale” (A. Comte - “Corso di filosofia positiva” - lezione XLVIII), poi: “in virtà della solidarietà di tutti i fenomeni sociali” (A. Comte - “Corso di filosofia positiva” - lezione  XLVIII), infine: “l’intima solidarietà del soggetto diventa qui..superiore a ciò che presentava la semplice biologia” (A. Comte - “Corso di filosofia positiva” - lezione XLVIII). La solidarietà, da quella cristiana a quella socialista, nasconde sempre un totalitarismo organicistico e una spersonalizzazione degli individui. Dall’organizzazione nasce la presunta maggiore complicazione della sociologia rispetto ad altre scienze. La società sarebbe un organismo, qualcosa di organizzato, non è un rapporto tra individui, ma un rapporto metafisico, Mario non si rapporta a Giovanni come Mario, ma come barista, cioè come “funzione” dell’organizzazione sociale, che è metafisica rispetto alla singolarità di Mario. Mario esegue una funzione perché è stato educato a farla e ha accettato di farla. Se non ci fosse l’educazione, la scuola o nessuno accettasse più alcuna “funzione” la società come organizzazione, come totalità olistica sparirebbe all’istante. Rimarrebbero solo i legami personali, basati sul corpo, sui sensi, sugli affetti, sugli istinti, sui sentimenti, vincolanti la persona emotivamente, ma del tutto slegati socialmente, per questo è falso che un individualismo asociale diventi isolamento. Al contrario, è isolamento metafisico ridurre Mario a barista, che è l’egocentrismo del consumatore da una parte e l’egocentrismo di Mario per lo stipendio. Questa metafisica di concetti, di funzioni, di rapporti di causa ed effetto storicistici, di evoluzioni è tutto l’opposto dell’osservazione, gli stessi simboli visivi, vestiti o segni sul corpo che siano, a livello di semplice osservazione non indicano nulla se non si fa riferimento al concetto astratto cui si riferiscono, la sociologia studia concetti di gruppo, di funzione, di simboli, presuppone lo studio delle culture, che suppone a sua volta la conoscenza concettuale di esse, per un Incas la Bibbia non significava nulla, per un primitivo il crocifisso non significa nulla, si osserva il crocifisso non il suo significato simbolico, la sociologia osserva quello che non si vede: perfino un gruppo non si vede, si vedono tanti singoli individui separati ed è proprio questa “separazione” che sfugge alla sociologia: “la fisica sociale <sociologia> considera dunque ogni fenomeno dal duplice punto di vista elementare <statico e dinamico> della sua armonia con i fenomeni coesistenti, e del suo legame con lo strato anteriore <storico> e posteriore <previsione> dello sviluppo umano. Essa si sforza, per l’uno e l’altro motivo, di scoprire per quanto possibile le vere relazioni generali che legano tra di loro tutti i fatti sociali; ognuno d’essi le sembra spiegato <meccanicismo della legge di causa ed effetto che ‘spiega’>..questa nuova scienza..rappresenta necessariamente in maniera diretta e continua la massa della specie umana, sia attuale, sia passata, sia anche futura, come costituente.. un’immensa ed eterna unità sociale, i cui diversi organi individuali e nazionali <individui e nazioni sono diventati ‘organi’ dell’Umanità, più metafisica di così si muore>, uniti incessantemente da un’intima e universale solidarietà.. all’evoluzione dell’umanità” (A. Comte - “Corso di filosofia positiva” - lezione XLVIII). Sembra una predica cristiana o socialista sulla fratellanza umana, sulla presunta realtà delle “masse”. Le masse non esistono, esistono solo quando gli individui si conformano al totalitarismo sociale. Comunque è un fatto non reale, ma solo psicologico, dato che i corpi restano separati e quindi, potenzialmente, fuori dalla massa. Ovviamente l’olismo totalitario della sociologia si protende, oltre che nello spazio e nella storia, anche nell’evoluzionismo (Darwin non aveva ancora scritto, quindi il riferimento è soprattutto Lamarck), che altro non è che l’inseguimento, sociologico o biolgico, di idee similari nel corso del tempo, insomma nulla di reale, perché il reale esiste solo nel presente e non ha quel fenomeno psicologico che è la memoria: “E’ dunque essenzialmente all’insieme dell’evoluzione sociale che dovranno innanzitutto portare questi paragoni storici delle diverse ere della civiltà, per avere un vero carattere scientifico” (A. Comte - “Corso di filosofia positiva” XLVIII). La sociologia, come l’evoluzionismo, ignora la separazione dei corpi individuali e, come l’olismo evoluzionista nel tempo ignora anche la morte, perché la morte compete agli individui e non ai concetti. Nulla, più di quello che comporta quel che dicono Comte e la sociologia, può essere maggiormente detestato da Leopardi e Nietzsche.           

TUTTI SI CHIEDONO COME MAI SALVINI ABBIA FATTO CADERE IL GOVERNO. PER ME E' CHIARO, DIPENDE DALLA SUA INGENUITA'. E' VERO CHE SALVINI VOLEVA MANI PIU' LIBERE E FARE I PROGRAMMI DELLA LEGA, PER CUI PENSAVA FOSSE UTILE ANDARE AL VOTO, L'INGENUITA' CONSISTE NEL FATTO DI NON CALCOLARE DUE COSE: 1) I PARLAMENTARI RENZIANI E PENTASTELLATI TORNAVANO A CASA PERDENDO IN ANTICIPO LO STIPENDIO D'ORO DI PARLAMENTARE, 2) CHE AVEVA A CHE FARE CON DEI MENTITORI INCALLITI (VERGONA PER CHI LI VOTA), CIOE' RENZI E ZINGARETTI, CHE POCHI MESI PRIMA AVEVANO PUBBLICAMENTE DETTO "MAI CON IL MOVIMENTO 5 STELLE". FIDARSI DEI MENTITORI E' INGENUITA'.

domenica 8 settembre 2019

I GIOVANI E L'AMBIZIONE 
Perché i giovani si gettano a capofitto nel sociale? Cioè nell'altruismo sociale e politico e credono di aiutare il prossimo con il volontariato e l'ascesa politica? Perché sono ambiziosi e l'ambizione è spesso arroganza. Dovrebbero, invece, apprendere la dignità di essere se stessi e per farlo dovrebbero imparare la solitudine: "Imparare la solitudine. Oh poveri bricconcelli nelle grandi città della politica mondiale, voi giovani dotati, torturati dall'ambizione, che ritenete sia vostro dovere in ogni circostanza - e c'è sempre una circostanza - dire la vostra parola! Credete di essere il carro della storia, se sollevate in questo modo polvere e frastuono?..L'avvenimento del giorno vi spazza via come pula, mentre voi credete di spazzar via lui" (F. Nietzsche - "Aurora" 177)


IL CORPO E L'INGANNO DELLA GLOBALIZZAZIONE - dal mio libro su Leopardi  

Se il filo conduttore di una filosofia si trova nel corpo e nei sensi, come capita in quelle di Leopardi e Nietzsche, queste filosofie sono, inevitabilmente, delle filosofie del limitato e questa è una verità assoluta perché esistono solo individui tutti limitati nello spazio e nel tempo. L’infinito e l’eterno non riguardano l’uomo e nessuna delle singole cose del mondo terreno, infatti gli stessi romantici non lo riferivano all’uomo, ma all’universo, alla natura, e consideravano, comunque, l’universo costituito di entità finite. L’infinito romantico è solo una considerazione sintetica dell’infinità delle entità finite dell’universo, in cui l’uomo appare, come nei quadri di Friedrich, piccolo o comunque di spalle, come a indicare la sua non eccessiva importanza. Immaginare un infinito e un eterno posti oltre l’universo e aventi caratteri antropologici è appunto fare metafisica ed è, nello stesso tempo, egocentrismo e antropocentrismo. Per questo, così come il corpo ha orizzonti limitati (cosa che la globalizzazione sta negando con l’inganno dei mezzi mediatici, per cui la globalizzazione è un inganno: è un'illusione mediatica che altera intellettualmente i comportamenti umani decentrandoli dalla realtà del corpo), anche i sensi, gli istinti, i sentimenti hanno orizzonti limitati e questa è la loro forza e autenticità, perché l’illimitato nell’uomo sarebbe uniformità e nichilismo: “La mia vista, per debole o forte che possa essere, vede soltanto un tratto in lontananza, ed è in questo tratto che vivo e mi agito; questa linea d’orizzonte è il mio prossimo, grande e piccolo, destino, cui non posso sfuggire. In tal modo, intorno ad ogni essere sta un cerchio concentrico che ha un punto centrale e che gli è peculiare" (F. Nietzsche - "Aurora" 117). L’invalicabilità del nostro essere individui, corpo e sensi è la nostra necessità libera, ogni necessità è limitata, lo diceva già Parmenide: “la dominatrice Necessità lo tiene <all’Essere> nelle strettoie del limite <questa limitatezza dell’Essere di Parmenide dovrebbe esclude l’eterno e l’infinito>” (Parmenide - “Frammenti” 8), per cui non solo c’è un limite, un orizzonte all’esterno, ma anche all’interno: il corpo è cosciente di sé tramite istinti e sentimenti, ma non tramite il pensiero, per cui, così come l’uomo non comprende il mondo con il pensiero, ma è compreso in esso tramite il corpo, allo stesso modo il pensiero non comprende il corpo e quindi neppure l’immediatezza dei suoi istinti e sentimenti: “Per quanto uno faccia progredire la conoscenza di sé, nessuna cosa potrà mai essere più incompleta del quadro <comprensione globale> di tutti quanti gli istinti che costituiscono la sua natura” (F. Nietzsche - “Aurora” 119). I sensi non comprendono il mondo esterno, ma almeno accedono ad esso, mentre il pensiero è cieco, riguardo a se stessi il pensiero comprende ancor meno degli istinti e dei sentimenti, giacché non comprende proprio questi ultimi che sono la voce del corpo e della personalità individuale.

sabato 7 settembre 2019

L'ASSOLUTA VERITA' DELL'OCCHIO NUDO 

Se i sensi ingannano, sono infermi, inadeguati quando osservo al naturale e senza strumenti il mondo, inganneranno e saranno infermi o inadeguati anche quando osservo il mondo attraverso lo strumento scientifico, ad esempio il microscopio. Portare l’esempio delle lenti degli occhiali è indice di superficialità, perché esse non correggono la vista, ma deformano una vista inferma o inadeguata alla realtà e deformandola fanno vedere bene, ma questo si può affermare solo perché o il soggetto prima vedeva bene o perché si confronta con altri. Il miope è miope, questa è la sua realtà, le lenti, deformando la sua vista, lo fanno vedere in modo adeguato, ma di questo c’è riscontro nella realtà, mediante o altre proprie sensazioni o mediante sensazioni altrui. Un presbite prima leggeva una pagina, ora non la legge più, l’occhiale gliela fa vedere di nuovo bene, ma di questo c’è riscontro nella sensazione precedente e nel fatto che, ad occhio nudo, non legge più la scrittura. Ma degli altri strumenti scientifici quale riscontro sensoriale a occhio nudo c’è? Ad esempio, in particolare, per il microscopio. Nessuno! E’ solo una fede intellettuale
L'ODIO E IL DIRITTO NATURALE

I diritti naturali, come le Dichiarazioni dei diritti dell'uomo, sono limitati dal buonismo cristiano. Dire che bisogna combattere l'odio è combattere la natura: "L'odio è una tristezza accompagnata da una causa esterna" (B. Spinoza - "Ethica" p. 3°, VII). Non esiste essere vivente al mondo che non provi odio, compresi quelli che lo combattono. Uno può odiare le cipolle, gli scorpioni, il partito politico avverso ecc. E' la stessa ipocrisia del pacifista che fa la guerra ai guerrieri. Chi combatte l'odio, "odia l'odio", è un mentitore, un ipocrita, peggiore di chi odia. Chi demonizza l'odio fa ideologia cristiana, nella quale è lecita solo la menzogna dell'amore universale. Chi odia e non combatte l'odio è una persona onesta, chi odia e combatte l'odio è un mentitore: non c'è nessuno che non odia.

venerdì 6 settembre 2019

MISS ITALIA 

Per le femministe è sempre "donna oggetto", perché, da suore laiche, non sanno cos'è la bellezza. Io ho sempre reso omaggio alla bellezza femminile, ma la bellezza ha un corpo, quella d'animo è rifugio di frustrati. Se una persona ha rispetto morale, coraggio, senso della giustizia è stimabile, ma parlare di bellezza è da idioti. Poi "Miss Italia" riflette l'epoca squallida che viviamo, non solo perché la censura moralistica ha impedito di vedere le ragazze in costume, ma perché è Miss Italia post-femminismo, con una retorica del femminile. La cultura mediatica oggi annulla il maschile. Ma è sparito anche il Romanticismo, perché, se le ragazze preferiscono le amiche all'amore, significa che non non ci sono più le passioni: l'amicizia è affetto, non passione. Poi la vita gli insegnerà la vacuità delle amicizie.
Churchill, dopo il trattato di Monaco, disse di Francia e Inghilterra: “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra.” Qualcosa di simile si può dire dell'evoluzione storica e culturale dell'uomo: "Poteva scegliere tra la libertà e la salvezza (religioni, scienza, tecnologia, schiavitù sociale). Ha scelto la salvezza e avrà comunque la morte."
L'IGNORANZA DEGLI SCIENZIATI (dal mio libro su Leopardi) 

“La scienza è oggi un nascondiglio per ogni specie di scontento, di incredulità..di cattiva coscienza.. - essa è l’inquietudine della stessa assenza di ideali” (F. Nietzsche - “Geneaologia della morale” - 3° dis., 23). Questo rinchiudersi in un cantuccio, in un nascondiglio, dello scienziato genera ignoranza della cultura che vede complessivamente l’uomo, l’unica cultura che Nietzsche e Leopardi ammettono e che ha alla sua base la natura e la visione tragica che ne consegue, per cui oggi, nel sapere presunto enciclopedico della società, tutti gli individui sono ignoranti, cioè, per Nietzsche sono “storpi alla rovescia” e per Leopardi significa che, dove tutti sanno poco, si sa poco, per cui l’enciclopedismo è l’ennesima truffa. Enciclopedico poteva essere l’uomo primitivo, perché il sapere che doveva acquisire per vivere era semplice e limitato, senza semplicità e limitazione non c’è alcun sapere enciclopedico. Per cui l'enciclopedismo della società moderna è falso, visto che in essa gli individui, tranne il loro cantuccio, sono perfettamente tutti ignoranti: “Io vedo..uomini cioè a cui manca tutto, se non che hanno una sola cosa di troppo - uomini che non sono nient’altro se non un grande occhio o una grande bocca o un grande ventre o qualcos’altro di grande, - costoro, io li chiamo storpi alla rovescia <allo storpio manca una cosa e poi hanno tutto, gli storpi alla rovescia, invece, mancano di tutto e hanno solo una cosa grande in modo abnorme: è palesemente una critica allo specialismo della scienza>..è spaventoso trovare l’uomo in frantumi e sparpagliato come su un campo di battaglia e di un macello” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - Della redenzione). A riprova dell’ennesima convergenza tra Leopardi e Nietzsche, lo stesso concetto si trova in Leopardi (che potrebbe anche aver ispirato Nietzsche): “Né mi dicano che i dotti sono pochi perché in generale le cognizioni non sono più accumulate in alcuni individui, ma divise fra molti; e che la copia di questi compensa la rarità di quelli..Dove tutti sanno poco, e’ si sa poco; perché la scienza va dietro alla scienza, e non si sparpaglia” (G. Leopardi - “Operette morali” - “Dialogo di Tristano e di un amico”). Dunque il mondo delle scienze e delle specializzazioni è un mondo di ignoranti, di “storpi alla rovescia”: su questo Leopardi e Nietzsche sono perfettamente d’accordo.
L'AUTORITARISMO DELLA SCIENZA 
“La scienza impartisce continuamente ordini, per esempio per la salute e per l’educazione: essa li motiva indicando le conseguenze nocive della disobbedienza: allo stesso modo, in passato, i legislatori della morale fondarono i loro comandamenti” (F. Nietzsche - “F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1879-81 - 3 (71)). Dato che le morali passate dipendevano tutte dalle religioni, ancora una volta emerge la continuità tra religione e scienza. La scienza, così come il potere, non chiede se qualcuno vuole essere protetto, lo impone e minaccia punizioni, come se fosse padrona della natura e della vita delle persone. Per quello che si sa nulla può escludere che un fumatore accanito possa vivere per 100 anni. La scienza non può escluderlo, perché presuppone tutti uguali nella casistica e magari qualche uomo, per sua natura particolare, è refrattario ai danni del fumo, si può perfino pensare che a qualche persona fumare faccia bene. Insomma la scienza non sforna dogmi. E poi c’è chi preferisce vivere per pochi anni come gli pare che vivere lungamente da persona che obbedisce a un potere. Quindi appare evidente che la scienza possiede tutte le caratteristiche del potere, di cui sta al servizio, perché impone il suo ordine nel presupposto che il ruolo del potere sia salvifico. Ma c’è anche il diritto di non salvarsi, cioè il diritto di morire, che la scienza non contempla, così come non lo contemplavano le religioni. La scienza, come le religioni, nega le scelte di vita delle persone, le quali possono benissimo adottare come filosofia costante di vita una “visione tragica” dell’esistenza. La scienza deve svolgere il ruolo dello stregone, da cui praticamente deriva, nel senso che deve essere richiesta e mai imposta, mentre oggi si muove nel più vergognoso autoritarismo.

giovedì 5 settembre 2019

I FONDAMENTI DELLE SCIENZE
In Filosofia si studiano anche i fondamenti delle scienze. E' da essi che le scienze creano i loro schemi, se sono fideistici, anche le scienze sono delle fedi. Questi schemi partono da presupposti, come assiomi o strumenti iniziali che poggiano su una fede, dato che sono indimostrabili: “Nella scienza le convinzioni non hanno alcun diritto di cittadinanza, così si dice.., soltanto quando esse si risolvono ad abbassarsi alla modestia di un’ipotesi, può essere loro accordato l’accesso..resta soltanto da domandare se, affinché questa disciplina possa avere inizio, non debba esistere già una convinzione e incondizionata da sacrificare..tutte le altre. Si vede che anche la scienza riposa su una fede, che non esiste affatto una scienza scevra di presupposti” (F. Nietzsche - “La gaia scienza” 344)


mercoledì 4 settembre 2019

LE ORIGINI RELIGIOSE DEL PREGIUDIZIO SCIENTIFICO (dal mio libro su Leopardi) 
Dopo la rivoluzione dell’interiore, che si ebbe con la Riforma protestante, si è ingigantita la convinzione che la matematica fosse l’interiorità che accomuna l’uomo e Dio e così nacque la Rivoluzione scientifica, la quale trasformò Dio, neoplatonicamente (quindi la scienza suppone una visione neoplatonica del mondo), in unità matematica che regge l’universo senza esserlo (quindi non è panteismo, caso mai la matematica è acosmismo, infatti il numero “uno” non è né “un gatto”, né “una foglia”, né “un fiume”, è, propriamente parlando, “ni-ente”): “tutti questi <sistemi astronomici>, essendo costruiti con identico disegno <l’unità di Dio come infinita unità matematica e, quindi, nella sua omogeneità, infinitamente divisibile: la matematica è la formale frammentazione di Dio>, saranno soggetti alla potenza dell’Uno..Egli regge tutte le cose non come anima del mondo, ma come signore di tutti gli universi e per il suo dominio suole essere chiamato Dio” (I. Newton - “Principi matematici della filosofia naturale" (Principia) - vol. III (Scolio generale)). Qui si può notare tutta la superficialità e stupidità religiosa di un matematico. L’uniformità che, con la matematica, venne calata sul mondo per annichilirlo nell’estensione e nello spazio astratto, venne messa in discussione dall’Illuminismo che prese la via dell’empirismo (preparando la scienza sperimentale), ma l’empirismo, sia pure senza irrigidirsi nell’universale uniformità della matematica, non solo lasciò i numeri a sistema di misura del mondo e delle scienze, ma si mosse sulla base di concetti, ricavati dall’esperienza, che, però, imitavano l’uniformità del numero, insomma non sperimentava la realtà ignota, la trasformava in concetti omogenei ai quali poi si poteva applicare la matematica. Era un falso uscire dalle radici teologiche della matematica. Tra numeri, concetti, forme, simboli la scienza ha creato un delirio immenso ormai enciclopedico, di cui nessun uomo è padrone, ognuno si sottomette alle ricerche scientifiche di altri specialisti come il fedele cristiano si sottomette a Dio. Per questo Nietzsche paragona la scienza moderna alla cultura “alessandrina”, che passa per la cultura enciclopedica dell’antichità, ovviamente denunciando la mediocrità della scienza moderna assieme a quella della cultura alessandrina: “Tutto il mondo moderno è preso nella rete della cultura alessandrina e trova il suo ideale nell’uomo teoretico <filosofo, scienziato, in realtà nichilista>, che è dotato di grandissime forze conoscitive e lavora al servizio della scienza” (F. Nietzsche - “La nascita della tragedia” 18). Così come Dio non era altro che la brama di dominio dell’uomo sull’universo, allo stesso modo la scienza fa esattamente la stessa cosa: “scorgiamo la brama di conoscenza insaziabile e ottimistica, che appariva in Socrate <filosofia teoretica, scienza> esemplare” (F. Nietzsche - “La nascita della tragedia” 15).