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lunedì 3 giugno 2019

NIETZSCHE E LE PROFESSIONI 

Nietzsche è un ribelle anarchico distruttivo in nome dell’anarco-individualismo aristocratico con la “trasvalutazione di tutti i valori”: “’Non si possono capovolgere tutti i valori?’” (F. Nietzsche - “Umano, troppo umano” lib. 1°, 3). Non si tratta di essere anarchici per restaurare l’autorità sociale (come superficialmente pensano a sinistra), Nietzsche non è meno anti-tirannico e anti-dittatoriale di Leopardi, giacché l’autorità ha una radice extra-mondana o mentale, mentre Nietzsche segue la linea del corpo e della personalità che ne deriva, si tratta, invece, di restaurare l’autorità della natura e della vita, che il nichilismo cristiano e moderno stanno distruggendo: da giovane mediante l’arte che domina lo “Stato greco” e nel Nietzsche maturo mediante l’annuncio del superuomo che riporta al successo solo la natura nella sua spontanea diversità e libera estrinsecazione della personalità indipendente e forte. Per far questo bisogna distruggere l’egualitarismo cristiano e moderno che fa distinzioni non per natura, ma solo per utilità sociale, come le distinzioni delle professioni, queste sì che tendono all’autoritarismo della competenza, o delle misure: “Una specie superiore di uomini <superuomo>..non ama le ‘professioni’, appunto per il fatto che conosce la sua vocazione” (F. Nietzsche - “Crepuscolo degli idoli” - Quel che i tedeschi non hanno 6). Le professioni presuppongono l’altruismo, sia pure remunerato, mentre il superuomo vive della sua personalità o amor proprio che non può trovarsi in altri, tanto meno nei professionisti o nella conoscenza

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