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domenica 30 giugno 2019

L'OTTIMISMO TRAGICO DI LEOPARDI 

A questo punto è necessario parlare di “ottimismo cosmico tragico”, proprio perché la tragedia e il coraggio eroico nell’affrontarla provano che Leopardi non era pessimista, cioè sapeva elevarsi con l’eroismo e l’ebbrezza del bello malinconico al di sopra del tragico, come disse Nietzsche della tragedia greca: “Proprio la tragedia è la prova che i Greci non erano pessimisti” (F. Nietzsche - “Ecce homo” - La nascita della tragedia 1). Pessimista è l’ottimista non tragico, il quale sfugge alla realtà pur di sfuggire al tragico e allora farnetica mondi di vita eterna nelle religioni o mondi sicuri e controllati nel progresso della ragione. L’ottimismo intellettuale è la peggior forma di “pessimismo cosmico”, come dimostra non solo l’ascesi di Schopenhauer, ma anche la fede nei compensi in un altro mondo di Manzoni: “fuor della vita è il termine/ del lungo tuo martir” (A. Manzoni - “Adelchi” - at. 4°, coro) o anche la fede in un mondo uniforme strutturato dalla matematica e dalla scienza: “La filosofia è scritta in questo grandissimo libro <libro? Palese antropocentrismo> che continuamente ci sta aperto innanzi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematico, e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche” (G. Galilei - “Il saggiatore” V 231-233). Il pessimismo cosmico è l’ottimismo posto al di sopra della natura, l’unico ottimismo vero è l’“ottimismo cosmico-tragico” posto nella natura di Leopardi e Nietzsche.

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