L'EBBREZZA E IL TRAGICO
L’ebbrezza, in Leopardi, è il fondamento delle “illusioni” e della “vita vitale”, la malinconia è solo la mancanza di tale ebbrezza ed entusiasmo, lo è perfino la disperazione. L’ebbrezza è un concetto fondamentale in Leopardi come in Nietzsche, la sua ricerca sta proprio alla base della “malinconia terapeutica di Leopardi”. Leopardi si esalta quando parla dell’ebbrezza (ovviamente l’ebbrezza è lo stato d’animo normale di Dioniso, o Bacco, per cui corrisponde all’ubriachezza, di cui Leopardi non ha mai parlato male: l’ubriaco, se non sta male fisicamente, si entusiasma, si abbandona ai sensi e supera le inibizioni create dalla repressione sociale, dice la verità ed è, spesso, anche coraggioso fino alla sconsideratezza): “L’ubbriachezza è madre dell’allegrezza, così il vigore..l’ubbriachezza cagiona la dimenticanza del vero <tragico, permette di superarlo, come fa la tragedia greca>, dalla quale sola può nascere l’allegrezza” (G. Leopardi - “Zibaldone” 109). Chi è cosciente della morte, può superare la depressione provocata dal tragico, solo dando a sé motivo di ebbrezza, nel caso anche di ubriachezza, nelle feste dionisiache, diceva Nietzsche, anche nell’ebbrezza sessuale dell’orgia.
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