Ogni giorno quando esco e faccio la mia passeggiata nel quartiere per non morire prima per scarso movimento, saluto sempre un alberello che considero mio amico e anche i fiori e le spighe che si trovano nei prati, il perché lo spiega Leopardi: “Che bel tempo era quello nel quale ogni cosa era viva secondo l’immaginazione umana e viva umanamente cioè abitata o formata di esseri uguali a noi, quando nei boschi desertissimi si giudicava per certo che abitassero le belle Amadriadi <ninfe degli alberi> e i fauni..ed entrandoci..e stringendoti un albero al seno te lo sentiva quasi palpitare fra le mani credendolo un uomo o una donna..e così dei fiori..come appunto i fanciulli” (G. Leopardi - “Zibaldone” 63-64).
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