AMERICANI, NAZIONI E TERRITORI (dal mio libro su Leopardi)
L’imperialismo informale americano è apparso meno brutale perché non partiva da una nazione e una terra, proprio perché è basato sul principio astratto, protestante, del medesimo commercialismo, del cosmopolitismo, non è passato dentro la strettoia della nazione finendo per dilatarla come è avvenuto in Europa con il colonialismo esplicito, sugli americani aveva ragione Marx: “nel Nordamerica..la predicazione cristiana è diventata articolo di commercio” (K. Marx - “La questione ebraica” - 2° parte). Gli americani sono passati direttamente dal cosmopolitismo cristiano a quello commerciale, senza mai diventare un vero popolo. Non essendo un popolo, non avevano una terra, ma solo una frontiera da abbattere, un avanzare continuo dissolvendo le frontiere e con questa dissoluzione hanno, dapprima, compiuto il genocidio dei pellerossa ai quali hanno tolto i territori, poi hanno considerato tutto il mondo una frontiera da superare (dogma attuale della globalizzazione che i giovani ripetono come dei cretini), come se fosse mare aperto e disabitato. Ne consegue che per i popoli commercianti o dell’imperialismo marittimo (come diceva Schmitt), Inghilterra, Stati Uniti, la globalizzazione non doveva passare per quelle che Schmitt chiamava le potenze dell’imperialismo terrestre (nazioni deformate dal commercio), ma attraverso l’indefinito imperialismo marittimo, per cui, nella misura in cui un popolo vive di semplice commercio, non ha più un territorio e quindi neppure è una nazione.
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