FRONTESPIZIO POSTERIORE (del mio saggio su Leopardi)
Considerando che la critica leopardiana che ha indirizzato la sua
lettura è stata, prima di tutto, quella italiana, che ha identificato il
Romanticismo con il cristianesimo cattolico, condizionando anche letture da
parte di stranieri, e che la critica italiana solo negli ultimi decenni sta
prendendo coscienza del Romanticismo nordico, a cui va ricondotto il
Romanticismo leopardiano, è accaduto che Leopardi o è stato allontanato dal
Romanticismo per salvaguardare il suo materialismo o è stato allontanato dal
Romanticismo per ricondurlo a pretese radici cristiane del suo pensiero. Questo
perché il Romanticismo italiano si è sviluppato su basi o borghesi o gnostiche,
cioè dualistiche e ottimistiche tali che, con il “pessimismo cosmico”, aprivano
la strada o a letture progressiste e socialmente rivoluzionarie di Leopardi o a
letture cristiane e nichilistiche in senso esistenzialista. Mancava, in Italia,
la categoria del “materialismo romantico” che era, di fatto, acquisita al Nord
con il panteismo spinoziano estetizzato. Ciò che lega Leopardi al suo
materialismo è l’estetismo romantico, non il sensismo illuminista, che è
psicologico e razionale. Il materialismo leopardiano segue il filo conduttore
del corpo e da esso dei sensi, non della mente e della psicologia. Questo filo
conduttore, che porta fino Nietzsche, gli veniva direttamente dalla cultura
antica della Grecia arcaica, che ha avuto il suo trionfo e il suo finale, come
ben vide Nietzsche, nella tragedia, che venne poi sommersa dall’idealismo
socratico-platonico, che aprì la strada al cristianesimo. Quel materialismo
arcaico non sopportava l’idea di un divino che non si manifestasse ai sensi,
caratteristica propria del mondo pagano. Per cui sono proprio le radici pagane
che spingono i romantici a cercare una divinità visibile e a non accontentarsi
assolutamente delle “parole” bibliche. Il mondo, rianimato dalla divinità
visibile, sfugge alla gabbia in cui volevano chiuderlo la razionalità e la
scienza e diviene fonte stessa del poetico: “Sullo
sfondo la poeticizzazione del mondo - la produzione del mondo fiabesco.
Riconciliazione della religione cristiana con quella pagana” (Novalis - “Frammenti” - Frammenti e studi
1799-1800 - 631). Questa riconciliazione con il carattere sensibile e
terreno del mondo pagano, nel Romanticismo nordico si rivolge, ovviamente, alla
mitologia nordica, mentre quella che aveva assorbito Leopardi era, soprattutto,
la mitologia greca. Dal punto di vista estetico-materialistico la mitologia
nordica e quella greca, al di là della somiglianza o meno di molti miti, si
equivalgono. Leopardi si rivolge al mondo antico con la stessa centralità del
corpo e dei sensi, nonché di una profonda malinconia dovuta al mondo tragico, nello
stesso modo in cui il romantico cerca le sue radici nel mondo pagano nordico.
Leopardi si rivolge all’antico sulla base di radici romantiche, poi queste
radici pagane possono essere panteiste o atee, a seconda di come considerano la
divinità, se tale divinità è intesa in senso teistico e dualista, allora
prevale l’ateismo e, infatti, i teisti accusavano Spinoza, quindi
indirettamente tutti i panteisti, di ateismo. Quello che accomuna Leopardi ai
romantici del Nord è esattamente questo “materialismo romantico”, categoria
filosofica in generale sconosciuta, ma decisiva nella lettura critica di
Leopardi. Per questo è stato presentato il quadro di Martin, intitolato “Il
bardo”, a rappresentare Leopardi, i “bardi” (o gli “scaldi”) erano, infatti,
gli antichi poeti del paganesimo nordico, quindi romantico: Leopardi come “bardo”
sta proprio ad indicare il “materialismo romantico” di Leopardi.