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lunedì 19 agosto 2019

L'UMANITARISMO CAUSA DELL'OLOCAUSTO

Leopardi constata che rendere tutti uguali individui e nazioni si risolve in un egocentrismo personale (che Leopardi chiama egoismo, perché ancora condizionato dal valore negativo attribuito per secoli a questa parola, ma che si risolve nell’amor proprio) per il quale, se non si odia lo straniero, la nazione troppo diversa e antipatica, allora succede che l’odio si scarica verso chi è vicino: padri, mogli, fratelli ecc., quasi si formassero tante nazioni per quanti sono gli individui, il che è esattamente quello che succede oggi nella globalizzazione, in cui, con molta ipocrisia, le guerre, cioè le lotte, mortali o meno, tra nazioni esterne, vengono chiamate o “operazioni di polizia” o “intervento umanitario”, cioè lo si trasforma in una questione interna ad un’unità umana che non esiste: “Sparite effettivamente le nazioni e l’amor nazionale, s’è spento anche l’odio nazionale <rivolto all’esterno: il nazismo, con la caccia agli ebrei, è un caso di odio verso l’interno, giacché è proprio perché gli ebrei non stavano all’esterno che vennero massacrati, l’olocausto è la prima conseguenza della società ritenuta multi-culturale, altri ne arriveranno>..S’è perciò spento l’odio verso altrui <esterno>, l’amor proprio <che non ha più possibilità di esprimersi verso l’esterno> allora si spegnerà quando la natura farà un altro ordine di cose e di viventi. La fola <favola> dell’amore universale <laicizzato nell’egualitarismo globale tra individi e nazioni dall’umanitarismo>, del bene universale..non può congiungersi <con> il bene e l’interesse dell’individuo..Non si odia più lo straniero? ma si odia il compagno, il concittadino, l’amico, il padre, il figlio..Non si hanno più nemici nazionali, ma nemici privati, e tanti quanti sono gli uomini..Le nazioni sono in pace al di fuori? ma in guerra al di dentro, e senza tregua” (G. Leopardi - “Zibaldone” 890), poi: “<per l’universalista> lo straniero è..tutt’uno che il nazionale..non avendo amor patrio, non odia dunque lo straniero, se non come il nazionale e come l’uomo odia l’altro uomo” (G. Leopardi - “Zibaldone” 897). All’odio nazionale si sostituisce l’odio umanitario. Suppore che l’umanità sia bontà è fare religione, credere che l’Umanità sia come Dio, fatta tutta di bontà. Questa visione buonista dell’uomo porta al suicidio e alla catastrofe. Ogni individuo fa patria a sé, quasi fosse un isola, il che è un tradimento dello stesso individualismo, giacché l’individualismo non è privo di sentimento e affettività verso persone e territorio che lo circondando e che finiscono nel suo amor proprio, al contrario dello straniero: un amor proprio grande quanto tutta l’umanità o tutto il mondo si annulla da solo, è un egocentrismo spaventoso e puramente intellettuale che potrebbe appartenere solo a Dio, Dio è, quindi, la proiezione dell’egocentrismo umano, anche perché Dio detta legge. Chi dissolve le differenze e non comprende che possono essere apprezzate ma anche disprezzate non ha capito niente della vita perché ha subito il lavaggio del cervello dell’educazione cristiana, e, facendosi universalista, distrugge le nazioni e le personalità individuali e allo stesso tempo genera tutti nemici di tutti o, in termini nazionali, fa di ogni individuo una patria in potenziale antagonismo con tutte le patrie e cioè tutti gli altri individui della terra: “L’effetto è stato che..l’amor di patria non c’è più ..tutte le patrie si son divise in tante patrie quanti sono gl’individui, la riuniune universale promossa dalla egregia filosofia <più anti-illuministi di così si muore> s’è convertita in una separazione individuale <non anarco-individualista, bensì egocentrica, come avviene nella società dell’economicismo borghese e socialista>” (G. Leopardi - “Zibaldone” 149). Le conseguenze della fine delle diversità nazionali sono, quindi, per Leopardi, non a torto, gravissime.

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