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venerdì 16 agosto 2019

LA SENSIBILITA' DI LEOPARDI


Il passo che segue esprime una grande sensibilità, ma anche una persona conosciuta e non frequentata, in qualche modo, rientra nell’amor proprio, di qui la sensibilità, che per lo sconosciuto totale non può e non deve esserci, perché sarebbe falsità intellettuale da prete: “la morte di qualcuno ch’io conoscessi..mi dava una certa pena..per questa considerazione ch’io ruminava profondamente: è partito per sempre - per sempre? sì: tutto è finito è finito rispetto a lui: non lo vedrò mai più..E mi riponeva ad riandare, s’io poteva, l’ultima volta che ch’io l’aveva o veduto, o ascoltato..e mi doleva di non aver allora saputo che fosse l’ultima volta” (G. Leopardi - “Zibaldone” 645). Se questa sensibilità rivolta a un semplice conoscente, fosse rivolta ad un proprio caro, la commozione sarebbe inevitabile.

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