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lunedì 8 luglio 2019

LEOPARDI, LA MORTE, LA VECCHIEZZA 

Leopardi considera la massa della gente, quella che l’eguaglianza considera “tutti uguali”, un insieme di vigliacchi (un po’ alla Nietzsche), insieme il quale teme più la morte che la vecchiaia, che ha un considerazione della vita solo quantitativa e non qualitativa: “La morte non è male, perché libera l’uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è male sommo, perché priva l’uomo di tutti i piaceri, lasciondogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza” (G. Leopardi - “Pensieri” VI). PS - Voi che considerate insano quel che dice Leopardi e dite che siamo tutti uguali, come facciamo con gli appetiti sessuali degli anziani? Hanno diritto all'assistenza sessuale come i disabili?

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