LA MENZOGNA E L'ARROGANZA DELL'EGUAGLIANZA (dal mio libro su Leopardi)
Che l’epoca moderna sia un tentativo di eliminare l’individuo è indubbio, è un’epoca iper-socializzata fino alla nausea. Tutti dipendono da tutti, nessuno ha più il coraggio di dire quello che pensa e, se lo dice, e non si configura come una lode della socialità, viene isolato. E’ lecito solo parlare bene del prossimo, anche se poi, più si tenta di imporre questa bontà, più viene fuori la cattiveria del represso. E il primo motto della morale della bontà che deve regnare in ogni società iper-socializzata è quello dell’eguaglianza di fronte alla legge, nel correre, nel fare sesso, nel defecare ecc.,: “io credo che..l’ipocrisia nelle cose della morale, sia un tratto del carattere di quest’epoca democratica <democrazia: eguaglianza teorica tra i cittadini; di fatto sempre oligarchia>. Un’epoca come questa, che ha preso come suo motto la grande menzogna dell’‘eguaglianza degli uomini’” (F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1884 - 26 (364)). Imperando come una dittatura morale, l’eguaglianza impone di ignorare le differenze, anche quelle di rango morale (il “rango” in Nietzsche è una questione morale e non sociale): “Sul rango. La terribile coerenza dell’‘eguaglianza’ - alla fine ognuno crede di aver diritto a ogni problema” (F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1884 - 25 (298)). In questo modo ognuno pensa di potersi intromettere in faccende che non lo riguardano e si genera quell’omologazione che si chiama “opinione pubblica”, che è la più spietata e ingiusta dei giudici. Chi la pensa diversamente è condannato a priori, se benevoli lo si dichiara matto: “Nessun pastore e un sol gregge <l’eguaglianza>! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono uguali: chi sente diversamente va da sé al manicomio” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - pref. 5). La diversità individuale di carattere, di pensiero, di modo di vivere diventa una “colpa”, qualcosa di immorale, perché contrasta con quella che viene ritenuta la base della morale, cioè l’eguaglianza e l’uniformità: “Quanto più il senso dell’unità con il prossimo prende il sopravvento, tanto più gli uomini vengono uniformati, tanto più rigorosamente essi sentiranno immorale qualsiasi diversità” (F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1879-81 - 3 (98)). L’obbligo sociale diventa quello di essere “altruista”, giacché l’altruismo si fonda sull’eguaglianza, sul fatto che non si distinguano le persone in base ai sentimenti e agli istinti, ma si finge l’amicizia con qualsiasi estraneo, quasi un disconoscimento ufficiale dell’individualità: “l’istinto altruistico è un ostacolo a riconoscere l’individuo, esso vuole avere e rendere gli altri soltanto uguali” (F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1879-81 - 6 (163)). Nell’altruismo regna l’indifferenza verso gli altri, non si distingue chi sono.
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