DAL MIO LIBRO SU LEOPARDI (uguaglianza, disuguaglianza e diversità)
Per Nietzsche, come per Leopardi, la società non è un prodotto naturale, infatti i legami naturali sono basati sui sentimenti personali e sull’istinto e la società reprime e pretende di regolare entrambi. Di non naturale c’è solo lo spirituale, di cui la razionalità è la variazione moderna che, nella forma astratta dei numeri e dei concetti o idee, applica lo spirituale alla natura, creando un mondo parallelo fatto passare per verità della natura, così come lo spirituale o razionale in genere viene considerato la verità. Il rapporto sociale è, quindi, un rapporto spirituale, intellettuale e razionale, spesso funzionale, al punto di far diventare gli individui delle particelle di un organismo, cioè delle entità meccaniche a disposizione del tutto (olismo organicistico). La società, presa nel sua purezza astratta, è “eguaglianza”, per cui è chiaro che l’eguaglianza ha origini spirituali e non può essere accettata dal punto di vista naturale e corporeo, cioè autenticamente materialista (caso di Leopardi e Nietzsche). Poi le diversità naturali, cacciate dalla porta, rientrano dalla finistra, ma rientrano in modo molto deformato dalle strutture sociali e la diversità, inserita nell’eguaglianza, fa diventare la diversità un più o un meno, come accade nella matematica. In tal modo si crea la gerarchia, il potere che, per tenersi in piedi, usa o la forza o la cultura. Quindi è necessario diffidare fortemente della cultura. Molti scienziati e dotti sono, in realtà, dei servi. I media rafforzano ulteriormente la cultura come servizio verso il potere. Ne consegue che in società si confrontano l’eguaglianza, dei perfezionisti sociali (socialisti, comunisti ecc.), e la diseguaglianza. Per questo l’attacco di Leopardi alla diseguaglianza, alla Rousseau, non contraddice affatto il suo disprezzo verso l’eguaglianza. Il potere strumentalizza la diversità per giustificare la diseguaglianza, i puristi del sociale vedono nella diversità la stessa diseguaglianza. Litigano, si ammazzano, ma ragionano allo stesso modo: vedono la diversità solo in termini sociali, quindi a priori in termini di eguaglianza, il che è inammissibile. Sono talmente assorbiti dalla merda sociale che non riescono più nemmeno a vedere la natura, dove la differenza è diversità e non diseguaglianza sociale. Certo una differenza naturale, se rispettata dalla società, comporta delle differenze anche tra gli individui, ma si tratta di differenze non create da gerarchie sociali di potere, bensì doti naturali connesse al proprio corpo. Il corpo, il grande assente dalla civiltà moderna: “Disprezzano il corpo: lo hanno lasciato fuori del calcolo, anzi lo hanno trattato come nemico” (F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1888-89 - 14 (96)). Il corpo, al di fuori dei sentimenti e degli istinti, non conosce rapporti umani, non conosce l’eguaglianza e il connesso altruismo (che suppone rapporti extra-personali), ne deriva che l’eguaglianza è concetto astratto figlio della metafisica ascetica spirituale e razionale che si oppone alla realtà vivente degli individui, creando l’ipocrisia della doppia morale: pubblica, quella sociale dell’eguaglianza, personale, quella individuale della persona in quanto singolo individuo. L’eguaglianza, quindi, è una menzogna spirituale e Nietzsche lo nota subito: “lo spirito <non il corpo, non la natura> vuole uguaglianza” (F. Nietzsche - “Frammenti postumi” 1885-87 - 2 (90)). L’uguaglianza, sociale o meno, in natura non esiste, è contro natura, è immorale, è ingiustizia opposta e contraria alla diseguaglianza. L’uguaglianza è la proiezione mondana del nichilismo ascetico, è quindi una negazione della volontà di vivere: “stabilire un’eguaglianza..come principio basilare della società, si mostrerebbe immediatamente per quello che è: una volontà di negazione della vita” (F. Nietzsche - “Al di là del bene e del male” 259). Essa nega, per prima cosa, la giustizia naturale: "così parla a me la giustizia: 'gli uomini non sono uguali'" (F. Nietzsche - "Così parlò Zarathustra" - Delle tarantole). Per cui ad ognuno spetta il suo (non il suo ottenuto con lo sfruttamento di altri, come nel capitalismo), infatti, mentre la diseguaglianza è ingiusta perché la gerarchia, il potere sfrutta chi sta al di sotto, con l’eguaglianza, chi sta al di sotto, per pigrizia, incapacità fisica o morale qui conta poco, sfrutta chi ha la capacità di ottenere determinate cose. Gli egualitaristi fanno sempre finta di non capire che le vie dell’ingiustizia e dello sfruttamento vanno in due direzioni e non in una soltanto, cioè dall’alto verso il basso (diseguaglianza) e dal basso verso l’alto (eguaglianza).