LA PENA DI MORTE
Da ragazzino avevo giurato a me stesso che, se qualcuno avesse ucciso i miei genitori, lo avrei ucciso. Lo penso ancora oggi. Non condivido la pena di morte di Stato, perché: 1) non mi fido delle sentenze giudiziarie, 2) non spetta allo Stato dare una pena del genere, ma solo all'offeso. Lo Stato, come Dio, è un'astrazione che non ha alcun diritto di giudicare sulle pene e neppure di sostituirsi alla pena di chi viene ucciso o soffre per la morte del parente. Ma la passione del parente ha il diritto assoluto di uccidere chi non ha rispettato la vita del suo parente. E' la sofferenza che giustifica la pena, non il potere, e la sofferenza non perdona. Chi perdona è anaffettivo, come lo Stato nella rieducazione, non amava veramente. Il perdono è cosa vergognosa (vedi libro "Rime sparse" pag. I-III punti 4-5).
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