IL MORALISMO DELLA CORTE COSTITUZIONALE E DELLE ASSOCIAZIONI FEMMINISTE
Tali associazioni in nome di un concetto generale, quello di "donna", vogliono decidere dall'alto ciò che deve fare o non fare una donna, come se essere donna e membro di tali associazioni siano sinonimi. Se una donna, per bisogno, per vocazione, per voler fare guadagni subito, decide di prostituirsi, deve poterlo fare e con le dovute maniere e garanzie. Non per strada e nella clandestinità. Il fatto che tali associazioni e la Corte (che parla di sfruttamento, non di prostituzione) sovrappongano il concetto di prostituzione e quello di sfruttamento dimostra un bigottismo neo-cristiano vergognoso. L'ipotesi che la donna non venga sfruttata sembra non esistere. Sarebbe come dire che bisogna vietare il lavoro perché si può essere sfruttati.
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