CALCOLARE E' DOMINARE
La società moderna è la società del numero e della massa e, con Dio o senza Dio, ma con lo Stato, l’organizzazione sociale, le leggi ecc., non può far altro che rendere omogenei, per gruppi: lavoratori, medici, salumieri, ecc., o nell’insieme: cittadini. Il superuomo non è un cittadino, non appartiene ad un’omogeneità numerica, a una genericità, non è uguale, non può far parte di una somma, non è genericamente “uomo” e quindi non è sommabile. Perciò, affinché possa esserci una morale di spiriti liberi o morale aristocratica, è necessario che anche l’uomo muoia, perché la genericità dell’uomo è soltanto l’eguaglianza davanti a Dio, davanti al potere, davanti a colui che conta e riduce gli altri a numeri. Il professore che “conta” gli alunni li ignora, come i fedeli davanti a Cristo, tanto è vero che quest’ultimo non distingueva più neppure la madre dagli altri a cui voleva promettere il regno dei cieli. La matematica presuppone un padrone che conta e che calcola, è già segno di potere e di depravazione. Contare vuol dire dominare. Se non si comprende questo, non si è capito nulla. Riferire la matematica agli uomini o ad esseri viventi, anziché al vasellame o ai coltelli, dovrebbe essere considerato reato, è un’offesa.
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