BONTA'=POTERE, POTERE=BONTA'
In Nietzsche “l’uomo più brutto” riconosce la superiorità morale di Zarathustra e con ciò anche la dignità di se stesso, perché veniva umiliato dalle elemosine degli uomini, mentre Zarathustra, per rispetto della sua dignità non lo umilia con l’elemosina: la compassione, sia essa la carità, la solidarietà, l’accoglienza (vedi migranti), è segno di superiorità morale falsa, cioè sociale, in realtà è la conferma del potere, il quale dona le briciole proprio perché si pone gerarchicamente più in alto e conferma con ciò la sottomissione di chi riceve l’elemosina e la compassione (questo è il vero motivo della generosità degli accoglienti odierni con i migranti): “<parla l’uomo più brutto> Chiunque altro mi avrebbe gettato la sua elemosina, la sua compassione di sguardi e di parole <il prototipo del prete e del caritatevole>. Ma io non sono abbastanza mendicante per questo, tu l’hai indovinato” (F. Nietzsche - “Così parlò Zarathustra” - L’uomo più brutto). Paradossalmente su questo specifico punto Nietzsche è d’accordo con il marxista sovietico Makarenko: “Persino quando ci dicevano che il ricco deve aiutare il povero, persino un principio così bello, sottendeva quella subordinazione <ai ricchi>. Il fatto che il ricco avesse aiutato me povero, voleva dire che egli soltanto possedeva, che egli soltanto era in grado di aiutarmi, mentre a me non restava che sperare nel suo aiuto e nella sua generosità ed essere, insomma, l’oggetto della sua beneficenza” (A. S. Makarenko - “La pedagogia scolastica sovietica” - 5° lezione). Ovviamente tra il marxista Makarenko, da un lato, e Leopardi e Nietzsche, dall'altro lato, c’è una differenza abissale, giacché Makarenko suppone che l’individuo viva in una società “collettivista” che è totalitaria di per sé e rappresenta la negazione di fatto di ogni autentica personalità individuale: “Noi, dunque, affermiamo che gli interessi collettivi sopravanzano quelli dell’individuo in ogni caso in cui quest’ultimo sia in contrasto col primo” (A. S. Makarenko - “La pedagogia scolastica sovietica” - 3° lezione). Il marxista nega i fondamenti stessi della libertà individuale, che non sono quelli del capitalista, ma quelli del singolo naturale come l’abbiamo visto emergere dalla dottrina dell’“amor proprio” di Leopardi e Nietzsche. Se il borghese predicava l’eguaglianza di fronte alla gerarchia della società per ceti, il marxista e il socialista in genere si chiudono nella teologia del numero, della somma, dato che la “collettività” di cui parlano non esiste e non è lecito sommare gli individui, visto che sono incommensurabili. Sommare Mario e Giovanni in una collettività di tre persone e metterle più in alto di Pasquale perché questo figura come individuo e gli altri due come “collettività” è una mistificazione del potere che, così, pretende di governare in nome di una somma, di un’entità metafisica detta “collettività”. Se il borghese era egualitario di fronte ai nobili, il marxista è egualitario al quadrato, un vero malato di numeri, non a caso è anche un fanatico della scienza e dell’economia. Dato che tutti “sono uguali davanti a Dio”, ma in terra i padroni sono più in alto e vengono odiati perché esistono concretamente, il marxista-socialista immagina l’equivalente del padrone buono, cioè Dio, esistente sulla terra e farnetica l’ideologia del potere dell’élite intellettuale e politica come “Stato dei lavoratori”. La bontà di Dio si presenta, in tal modo, come potere buono dello Stato, lo Stato dei lavoratori è buono a priori, come lo è Dio, cosìcché tutti i cittadini sono “uguali davanti allo Stato dei lavoratori”. L’uguaglianza diventa un dovere e una limitazione di libertà, come se fosse la morale, là dove la morale si basa sulla differenza naturale della libertà e della giustizia per le quali ognuno ha diritto al suo e non all’uguale rispetto agli altri. Nonostante l’aberrazione del marxismo, nel caso della “compassione” dei ricchi con la carità borghese (accogliere i migranti significa riaffermare il fatto che si è agiati, non a caso all’arrivo dei migranti si oppongono le classi povere e gli agiati sono tutti favorevoli: in tal modo i ricchi riaffermano il loro potere, non solo sui migranti, ma sull’intera popolazione italiana o europea; gli stessi imprenditori, quando si impegnano a dare lavoro ai lavoratori, agiscono sulla base della compassione e con le offerte di lavoro riaffermano il loro potere, cioè che loro danno lavoro e aiutano perché "possono"), Makarenko esprime un concetto che Leopardi e Nietzsche avrebbero condiviso, anche se, poi, la società marxista non è altro che la versione totalitaria e istituzionalizzata della stessa “compassione”, non essendo altro il marxismo che la versione industriale ed economicistica del solidarismo cristiano, cioè della società basata sulla “morale dello schiavo”. Non è che, se la compassione assume la veste di uno Stato dei lavoratori (in realtà gestito un’élite che, come dicevano gli élitisti, è composta dai disertori agiati della borghesia), è per questo meno compassionevole e meno cristiana. La compassione indica l’eguaglianza del gregge nella sottomissione a Dio che assunto la veste politico-economica dello Stato dei lavoratori. Chi è più compassionevole del Dio cristiano? La sua copia umanitaria o Stato sociale.