L'ODIO UNILATERALE
“Quanto è più dolce l’odio che la indifferenza verso alcuno!” (G. Leopardi - “Zibaldone” 69). Quando si immaginano "commissioni di Stato contro l'odio" e le si pone a capo una donna ebrea, che ha l'unico merito di essersi salvata dai campi di concentramento, ma subisce molto il fascino del cattolicesimo e quindi ambisce a diventare santa, si stanno solo ponendo le basi a una dittatura di Stato sul libero pensiero, il quale ha diritto anche all'odio. Mettendo una donna ebrea a capo di una commissione contro l'odio si suppone, con uno spostamento fazioso e politico, che l'odio coincida con un fatto storico, cioè il nazi-fascismo. Come se non fosse esistito l'odio dei cristiani verso atei e pagani, dei comunisti verso i fascisti e i capitalisti, dei bianchi verso i pellerossa. L'odio è un fenomeno extra-storico, farlo diventare storico è un abuso politico e prepara una dittatura sul pensiero. Non è l'odio degli anti-fascisti per i nazi-fascisti che non si accetta, l'odio, se non sfocia in aggressione, è sempre legittimo, è la Commissione di Stato unilaterale (cioè che identifica odio e nazi-fascismo) che è inaccettabile.
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