TROPPI VECCHI
Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita”
(Mimnermo - “Liriche” - “Come
le foglie”)
“A me, se di vecchiezza
la detestata soglia
evitar non impetro <ottengo>,
quando muti questi occhi all’altrui core,
e lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
del dì presente più noioso e tetro,
che parra di tal voglia?”
(G. Leopardi - “Canti” - “Il
passero solitario” vv. 50-56)
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”
(C. Pavese - “Poesie disperse”)
“Quando si muore si muore soli”
(F. De André - “Il
testamento”)
Cammina un vecchio,
sembra un sorriso,
ma sono rughe
stampate sul viso,
cammina lento
e pensieroso,
sogna soltanto
l’eterno riposo,
cammina solo,
non ha più amici,
tutti son morti,
come i nemici.
Anziani cadenti
mi vedo intorno,
più e più rinsecchiti
ad ogni giorno,
che più non hanno
diritto al lavoro,
né alla pensione
e a un po’ di decoro,
il gatto vive
alla giornata,
la vita dell’uomo
è troppo allungata:
se non si diverte,
perché vive il vecchio?
Solo per calcolare
le rughe allo specchio?
E’ buono il cibo,
a colazione,
ma amara la sua
degustazione:
sì, io sono solo,
e proprio non voglio
trascinarmi così
senza più orgoglio.
Venisse la morte
senza dolore
e nel sonno profondo
fermasse il cuore,
è già capitato
a tante persone,
e furon cattive
o furono buone,
e, se il destino
inesorabile avanza,
si compia ora qui,
nella mia stanza.
La morte sarà
come una sorella
o la donna sognata,
ancora più bella,
l’abbraccerò come
l’aspettassi da tempo,
già presente nel cuore,
col silenzio, frattempo:
nella sonora città
c’è un silenzio assordante,
troppo alto ho volato
nel cielo abbagliante,
sono troppi gli anni
e nulla più spero:
solo ossa, i miei cari,
giù al cimitero,
perderò, infine,
l’ultimo anello,
prossimo ormai
all’estremo cancello.
Chi muore solo
ha una fortuna:
non lascia dolore
sotto la Luna.
(Carlo De Cristofaro - 24/1/2016)
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