LA DISCRIMINAZIONE E LO
SFRUTTAMENTO
Chiarisco,
preventivamente, che nella mia gerarchia morale la sovranità dell’individuo su
se stesso viene prima della sovranità dei popoli su se stessi. Quindi la
sovranità dei popoli su se stessi, detta “democrazia”, non può eliminare la
libertà individuale. Ma che la sovranità dei popoli su se stessi venga negata
ogni volta che le consultazioni popolari non assecondano l’ordine economico
mondiale non lo posso accettare. Un popolo può anche decidere, democraticamente,
di non avere rapporti con nessun altro popolo. Questo significa che un popolo,
come un individuo, ha il diritto di accettare o negare il “libero scambio”, il
“libero movimento dei lavoratori”, la “libera delocalizzazione delle aziende”.
La religione del “libero scambio” (liberismo, da non confondere, almeno fino a
un certo punto, con il liberalismo) nega, in modo folle, la “discriminazione”
(facendo diventare quest’ultima quasi un delitto) e afferma, in modo sfacciato,
lo “sfruttamento”.
Lottare contro lo sfruttamento dovrebbe
essere una cosa “di sinistra”, affermare la discriminazione tra i popoli
dovrebbe essere una cosa “di destra”. Mi sembra che la sinistra abbia cessato
di svolgere questa lotta contro lo sfruttamento e abbia, senza rendersene conto
(o no?), delegato questa funzione alla destra. A furia di dire che non ci deve
essere “discriminazione”, la sinistra segue, passo passo, il percorso e gli
interessi della borghesia internazionale. E’ un’assurdità criminalizzare la
“discriminazione”, significa interpretare gli individui come se fossero dei
“numeri” (libero movimento dei lavoratori) e significa non distinguere più i
popoli, in nome dei quali, poi, ancora governano i rappresentati politici
nazionali e di organismi internazionali (tipo Europa). Non è un caso che questa
“criminalizzazione” venga effettuata dai politici nazionali, europei,
americani, nonché dai giornali che dipendono da essi, che appartengono alle
istituzioni. I professionisti della politica sono espressione della borghesia
internazionale. Quando vengo a sapere che in Svizzera approvano, con un
referendum (che chi è democratico dovrebbe ritenere “sacro”), il diritto di
dare lavoro, a “parità di condizioni” (cosa da non dimenticare), prima
agli svizzeri e poi ai “frontalieri” perché gli italiani vengono pagati di meno
rispetto agli svizzeri, oppure, quando sento dire che Trump avrebbe proposto di
tassare, mi sembra con una tassa pesante, i prodotti di aziende americane che
hanno delocalizzato la produzione in Messico, per evitare, appunto, che il
lavoro vada dove c’è lo “sfruttamento” dei lavoratori, mi aspetterei un
consenso dalla sinistra, visto che si tratta di contestare lo “sfruttamento”
dei lavoratori e di assecondare la democrazia (con il referendum svizzero e la
eventuale elezione di Trump). Al contrario, la sinistra ragiona esattamente
come la borghesia internazionale, che non vuole ostacoli al movimento degli
interessi internazionali delle aziende. Eppure è sicuro che va contro i
lavoratori sia la “delocalizzazione delle aziende” e sia il “libero movimento
dei lavoratori”, perché, in tutti e due i casi, si verifica una concorrenza al
ribasso dei lavoratori (la delocalizzazione avviene in paesi dove il costo dei
lavoratori è basso, lo spostamento di migranti-lavoratori avviene soprattutto
per far abbassare il costo del lavoro nel paese che li accoglie: vedi
Svizzera). Non capisco perché i popoli e i lavoratori dovrebbero rimettersi ai
miracoli promessi dal mercato (ripresa, sviluppo: sempre paroloni del genere
vengono forniti dai santoni dell’economia e della politica). Alla fine è la
destra che tutela di più i lavoratori e, discriminando, non solo impedisce la
catena al ribasso del costo dei lavoratori, ma rispetta anche di più la
democrazia, quando dà risultati scomodi per il mercato borghese internazionale.
Gli individui e i popoli non sono né numeri e né marionette, “discriminare” tra
sé un altro, tra un padre e un estraneo, tra un membro del proprio popolo e uno
straniero è un diritto degli individui e dei popoli, soprattutto quando è in
linea con la democrazia e si oppone allo sfruttamento. Il tutto, come detto
all’inizio, nella tutela della libertà individuale.
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