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lunedì 26 settembre 2016

LA DISCRIMINAZIONE E LO SFRUTTAMENTO

Chiarisco, preventivamente, che nella mia gerarchia morale la sovranità dell’individuo su se stesso viene prima della sovranità dei popoli su se stessi. Quindi la sovranità dei popoli su se stessi, detta “democrazia”, non può eliminare la libertà individuale. Ma che la sovranità dei popoli su se stessi venga negata ogni volta che le consultazioni popolari non assecondano l’ordine economico mondiale non lo posso accettare. Un popolo può anche decidere, democraticamente, di non avere rapporti con nessun altro popolo. Questo significa che un popolo, come un individuo, ha il diritto di accettare o negare il “libero scambio”, il “libero movimento dei lavoratori”, la “libera delocalizzazione delle aziende”. La religione del “libero scambio” (liberismo, da non confondere, almeno fino a un certo punto, con il liberalismo) nega, in modo folle, la “discriminazione” (facendo diventare quest’ultima quasi un delitto) e afferma, in modo sfacciato, lo “sfruttamento”.

    Lottare contro lo sfruttamento dovrebbe essere una cosa “di sinistra”, affermare la discriminazione tra i popoli dovrebbe essere una cosa “di destra”. Mi sembra che la sinistra abbia cessato di svolgere questa lotta contro lo sfruttamento e abbia, senza rendersene conto (o no?), delegato questa funzione alla destra. A furia di dire che non ci deve essere “discriminazione”, la sinistra segue, passo passo, il percorso e gli interessi della borghesia internazionale. E’ un’assurdità criminalizzare la “discriminazione”, significa interpretare gli individui come se fossero dei “numeri” (libero movimento dei lavoratori) e significa non distinguere più i popoli, in nome dei quali, poi, ancora governano i rappresentati politici nazionali e di organismi internazionali (tipo Europa). Non è un caso che questa “criminalizzazione” venga effettuata dai politici nazionali, europei, americani, nonché dai giornali che dipendono da essi, che appartengono alle istituzioni. I professionisti della politica sono espressione della borghesia internazionale. Quando vengo a sapere che in Svizzera approvano, con un referendum (che chi è democratico dovrebbe ritenere “sacro”), il diritto di dare lavoro, a “parità di condizioni” (cosa da non dimenticare), prima agli svizzeri e poi ai “frontalieri” perché gli italiani vengono pagati di meno rispetto agli svizzeri, oppure, quando sento dire che Trump avrebbe proposto di tassare, mi sembra con una tassa pesante, i prodotti di aziende americane che hanno delocalizzato la produzione in Messico, per evitare, appunto, che il lavoro vada dove c’è lo “sfruttamento” dei lavoratori, mi aspetterei un consenso dalla sinistra, visto che si tratta di contestare lo “sfruttamento” dei lavoratori e di assecondare la democrazia (con il referendum svizzero e la eventuale elezione di Trump). Al contrario, la sinistra ragiona esattamente come la borghesia internazionale, che non vuole ostacoli al movimento degli interessi internazionali delle aziende. Eppure è sicuro che va contro i lavoratori sia la “delocalizzazione delle aziende” e sia il “libero movimento dei lavoratori”, perché, in tutti e due i casi, si verifica una concorrenza al ribasso dei lavoratori (la delocalizzazione avviene in paesi dove il costo dei lavoratori è basso, lo spostamento di migranti-lavoratori avviene soprattutto per far abbassare il costo del lavoro nel paese che li accoglie: vedi Svizzera). Non capisco perché i popoli e i lavoratori dovrebbero rimettersi ai miracoli promessi dal mercato (ripresa, sviluppo: sempre paroloni del genere vengono forniti dai santoni dell’economia e della politica). Alla fine è la destra che tutela di più i lavoratori e, discriminando, non solo impedisce la catena al ribasso del costo dei lavoratori, ma rispetta anche di più la democrazia, quando dà risultati scomodi per il mercato borghese internazionale. Gli individui e i popoli non sono né numeri e né marionette, “discriminare” tra sé un altro, tra un padre e un estraneo, tra un membro del proprio popolo e uno straniero è un diritto degli individui e dei popoli, soprattutto quando è in linea con la democrazia e si oppone allo sfruttamento. Il tutto, come detto all’inizio, nella tutela della libertà individuale.   

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