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venerdì 9 settembre 2016

LA VIOLENZA DEGLI ISLAMICI “MODERATI” IN EUROPA

In Francia, a Tolosa, degli islamici hanno aggredito due donne che camminavano con dei jeans corti (short), hanno poi malmenato alcuni francesi che hanno provato a difendere le due donne. Alcuni di questi islamici sono poi stati arrestati dalla polizia. Questi episodi di violenza dimostrano, inequivocabilmente, che gli islamici vogliono imporre in Europa i loro costumi retrivi e che non si integrano affatto. L’integrazione non può essere l’adozione dei costumi islamici da parte degli europei o un compromesso con tali costumi. La cosa scandalosa è che il servizio del TG2 (Rai) che parlava di questi fatti ha detto trattarsi di “islamici integralisti”. Sappiamo che alla Rai non si lavora più se non si possiede la tessera del Partito democratico (renziano), per cui l’ipocrisia di far passare degli islamici “moderati” per degli “integralisti” non meraviglia affatto. L’unico islamico moderato è quello che smette di essere praticante islamico (altrimenti si legga “Il corano” per vedere che importiamo cultura “retriva”). Gli islamici “integralisti”, specie se devono preparare un attentato, non si mettono ad aggredire delle donne che passeggiano vestite all’europea. E’ chiaro, quindi, che gli aggressori islamici di Tolosa sono quelli che gli ipocriti chiamano “islamici moderati”. L’altra cosa scandalosa del servizio è la predica vetero-femminista della giornalista che, in modo completamente deviante, esattamente come fa il Partito democratico, ha trasformato il problema dello scontro tra culture in un problema del “corpo delle donne”. In questo modo il problema è diventato quello per cui le donne si vestono come gli pare. Il che è una cosa ovvia, ma solo per la cultura europea. Il tutto appariva nel servizio, quasi, come una posizione neutrale tra il modo in cui si vestono le europee e il modo in cui si vestono le islamiche. Se si fa diventare uno scontro culturale un semplice problema della donna circa il vestirsi come gli pare, è chiaro che, alla fine, queste giornaliste del Partito democratico finiscano per assumere una posizione di “indifferenza” tra i costumi europei e quelli islamici. Facendo finta di ignorare: 1) che le donne islamiche si vestono in certi modi perché seguono precetti religiosi, 2) che proprio le donne europee hanno conquistato il diritto di vestirsi come gli pare, 3) che le donne europee sono state aggredite, in Europa, dagli islamici che contestavano proprio il diritto di vestirsi come gli pare (per cui una donna che mostra le sue bellezze è a priori una mignotta), 4) che il problema non è semplicisticamente quello di stabilire che le donne possono vestirsi come gli pare (cosa accettata e ovvia in Europa, ma non nell’Islam), ma è un problema di cultura ben più profondo, giacché essere neutrali tra i costumi europei e la copertura del corpo islamica significa ignorare tutte le conquiste laiche degli ultimi 60-70 anni (dagli anni Sessanta in poi), cioè la liberazione del corpo dai tabù religiosi, la liberazione della bellezza, la liberazione della sessualità, cose che l’Islam non riconosce alla pari del vetero-cristianesimo (che sopravvive nella forma fobica della donna “oggetto sessuale” delle vetero-femministe, quasi che la donna dovesse smaterializzarsi per non essere oggetto sessuale): “dì alle credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne e non mostrino troppo le parti belle” (“Il Corano” - XXIV - Sura della luce 31). Non possiamo fa ritornare, assieme all’Islam, l’odio verso la vita terrena, corporea e naturale. Qui è in discussione la cultura laica dell’ultimo mezzo secolo e coloro che fanno gli “accoglienti” a tutti i costi sembra che non se ne rendano conto.

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