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domenica 4 settembre 2016

ANATOMIA DELLA SINISTRA
(Perché non sono di sinistra)

    Sono un “anarchico individualista” e come tale non posso essere né di destra, né di sinistra, né borghese. Della destra non posso accettare l’autoritarismo e il nazionalismo elevato a religione, nonché la pretesa etnocentrica che il proprio paese sia o debba essere superiore ad altre nazioni, la tendenza a trasformare la propria nazione in un impero, la mancanza di libertà individuale di parola, espressione e comportamento all’interno del paese. L’uomo di destra è, spesso, un arrogante ignorante che ha la pretesa che la gerarchia (generali, cardinali, capi politici) debba guidare la massa, vista come un gregge di pecore. Anche se la massa può, in molte occasioni, apparire detestabile e stupida, questo atteggiamento dell’uomo di destra è inaccettabile. Un pregio dell’uomo di destra è quello di avere, a volte anche solo per conservare la tradizione, un maggiore senso della realtà naturale, rispetto al borghese e all’uomo di sinistra (perché il primo vede solo affari e non nota la realtà naturale e vivente, il secondo vive chiuso in un mondo intellettuale dove tutto sembra o deve essere “uguale”)..
    Del borghese non posso accettare l’internazionalismo economico, il mercato globale, l’élite finanziaria ed economica che gestisce tutto questo e lo sfruttamento delle masse che non riescono ad entrare nel gioco dell’arricchimento. Considero borghesi, non solo gli imprenditori e i manipolatori della finanza, ma anche tutti coloro che, o perché dirigenti, o perché uomini di spettacolo e di sport, guadagnano così tanto da seguitare ad accettare che la ricchezza si concentri in poche mani. Sono da considerare borghesi anche tutti gli amanti della legge e dell’ordine perché, a causa di rendite o di case, conducono, comunque, una vita agiata e non amano perciò essere turbati in questo egocentrico godimento, per cui appoggiano la globalizzazione e l’economia come se fosse un loro interesse personale, mentre ne godono solo in misura minima. Un pregio del borghese è quello di aver sviluppato, ma solo teoricamente con il liberalismo (nel senso che non dà piena attuazione a questi principi, che vengono scavalcati dalla paura, che privilegia l’ordine e la sicurezza), un senso della libertà più esteso dell’uomo di destra e di sinistra e molto più esteso dell’uomo cristiano e di quello islamico.
    Dell’uomo cristiano non posso accettare la spiritualizzazione della vita, il proselitismo, l’idea di essere superiori perché portatori di Dio e, quindi, in virtù di questa presunta superiorità l’idea di dover accogliere tutti in un’unica comunità (ecumenismo), tanto si è sicuri che la fratellanza umana sia comunque l’affermarsi dello spirito di Cristo.
L’Umanità unita nel segno della fratellanza cristiana è la ripugnante menzogna che il cristiano porta dentro di sé. La sua sottomissione a Dio e ai segni o persone che lo rappresentano fa, poi, del cristiano un potenziale pecorone quasi professionale. Un cristianesimo vissuto coerentemente “espropria” l’individuo della sua vita, facendo dell’”obbedienza” una virtù, anziché, come è, la cosa più vergognosa che possa esistere.
    Dell’uomo islamico non posso accettare quasi tutto. E’ un cristianesimo medievale più superficiale spiritualmente, ma poggiante su una violenza operativa di proselitismo senza precedenti. Una barbarie in ogni senso. Solo chi non ha letto Il Corano può non capire la pericolosità dell’islamismo, oggi come oggi ben più pericoloso del nazismo e del fascismo dei quali favorisce la rinascita in funzione anti-islamica, per responsabilità principale della sinistra, che accoglie i fascisti islamici nei panni dimessi del migrante, mentre si inalbera subito quando c’è qualche rigurgito nazi-fascista, come se l’uomo di sinistra conoscesse solo la storia dell’Occidente e non sapesse nulla della barbarie islamica. La diffusione dei costumi islamici rappresenta un salto all’indietro di secoli. L’Islam azzera l’Illuminismo, il Romanticismo, la rivolta giovanile degli anni Sessanta, la rivoluzione sessuale degli anni Settanta e tante altre cose ancora. Chi permette la diffusione dell’Islam in Occidente è un nemico della civiltà occidentale. Non si tratta di libertà individuale, ma di compromesso con il diavolo. Il diavolo non va fatto entrare, non lo si accoglie per farci poi un compromesso chiamato “Integrazione”.
    L’uomo di destra, il borghese, il cristiano, l’islamico possono essere più o meno pericolosi a seconda dei tempi e delle mode, ma sono quello che sono, cioè portatori di un fanatismo politico o religioso o di interessi economici, sono dei nemici dell’anarchico individualista, sono sicuramente nemici schedati, ma meno chiacchieroni e saputelli dell’uomo di sinistra. Infatti, oggi come oggi (quindi è un giudizio legato rigorosamente all’attualità storica che potrebbe cambiare un domani), l’uomo di sinistra appare come il più nauseante ipocrita di tutti. Rischia di battere anche la proverbiale ipocrisia cristiana, specie cattolica, il che è tutto dire.
    Esaminando le cose nauseanti della sinistra viene fuori anche una sua anatomia:

1) L’uomo di sinistra, non solo è arrogante, ma è anche “saputello”: questo suo essere “saputello” è la cosa che meno sopporto dell’uomo di sinistra, che si presenta come un “ignorante professorale”. E’ saputello perché ha una cronica dimensione intellettuale e considera più reali le sue astrazioni mentali (umanitarie, sociali, ecc.) che gli individui e i popoli, nonché le loro irriducibili diversità, la cui integrazione equivarrebbe alla loro soppressione. Parla, talvolta, di libertà, perfino di “libertà individuale”, ma non sa cosa sia. E’ vero che anche il fascista, il cristiano, l’islamico non sanno cosa sia la libertà individuale, ma usare la libertà individuale per ammettere un’integrazione islamica significa non capire che l’Islam non ha subito quei processi di modificazione laica che si chiamano Illuminismo, Romanticismo, cambiamento dei costumi tra anni Sessanta e anni Ottanta del Novecento. L’Islamico di queste modificazioni laiche dell’Occidente non sa niente e nel contempo segue una religione tanto fanatica da non permettere una vera integrazione in Occidente. La presunzione di superiorità umanitaria dell’uomo di sinistra apre le porte ad un nemico intollerante e, poiché quella presunzione di superiorità umanitaria e laica vale solo tra persone tolleranti, apre l’Occidente alla sconfitta, perché una cultura intollerante sconfigge sempre una cultura tollerante, imponendo i suoi valori. Solo l’intolleranza nei confronti degli intolleranti può permettere ad una cultura tollerante di sopravvivere ad una cultura intollerante. La tolleranza è un pregio, ma può essere concessa solo a chi è, a sua volta, tollerante, presuppone la reciprocità. Non ci si può dare un’aria di superiorità di fronte a chi ti prende a pugni, questa presunzione di superiorità è un’astrazione di chi intellettualmente pensa di trovarsi fuori del mondo o al di sopra e crede che, inevitabilmente, gli intolleranti si piegheranno alla loro presunta superiorità, che è solo cerebrale. Gli islamici, però, non riconoscono affatto questa presunta superiorità e, grazie alla tolleranza e ai compromessi (chiamati ipocritamente “integrazione”), trovano quegli spazi con i quali imporre la loro visione unilaterale e intollerante. Insomma dare spazio agli intolleranti è un suicidio. La sinistra lavora per il suicidio della cultura occidentale.

2) L’uomo di sinistra conosce solo la sua storia, al massimo quella dell’Occidente e spesso limitata all’epoca del fascismo e del nazismo. Per lui la storia è anti-fascismo. Una visione della storia, in fondo, da ignorante. Non solo non ha mai letto Il Corano, ma prende per buone le storielle sulla “misericordia” islamica che qualche imam moderato gli mette sotto il naso. Sarebbe come chiedere a un cristiano se la sua è una buona religione, mentre solo un laico può leggere con un sano spirito critico un libro sacro. Il Corano è un libro mille volte più retrivo dello stesso “Mein kampf” di Hitler e là dove sono entrambi barbari, proprio là c’è la stessa logica di fanatismo religioso. Per questi motivi l’uomo di sinistra neppure comprende la pericolosità dell’Islam, non comprende che è più pericoloso dello stesso nazismo. Se si profila una rinascita nazi-fascista, l’uomo di sinistra sale subito sulle barricate, mentre una mentalità ancora più barbara, come quella islamica, l’accoglie lui stesso a casa sua. E’ vero che il nazismo ha compiuto violenze spaventose, ma anche lo storia dell’Islam è una storia di violenze spaventose (anche quella cristiana, ma, occorre ripeterlo, il cristianesimo, per quanto ancora vivo, ha subìto un ridimensionamento mentale ad opera della cultura laica del Settecento, dell’Ottocento e del Novecento che l’Islam non ha ancora minimamente affrontato). L’uomo di sinistra, che fa le barricate contro il fascismo, accoglie, per spirito cristiano e umanitario, fascisti islamici. Lavora per il suicidio dell’Occidente. Trova che fare le barricate contro l’Islam sia contrario alla suo spirito umanitario, come se l’islamico fosse umanitario. Anche i nazisti, se tutti si convertivano al nazismo, diventavano umanitari. Con gli ebrei no? Ma perché l’Islam è umanitario con ebrei, cristiani, pagani e atei?

3) Solo la borghesia internazionale ha interesse a importare “mano d’opera” e non gli importa se è islamica o meno, perché la borghesia ha già scavato un abisso tra sé e il resto della popolazione. La borghesia internazionale ha dei paradisi dorati sparsi in tutto il mondo a cui non accedono né i popolani dell’Occidente e né i migranti islamici. Se ci sono dei ricconi equivalenti islamici, come sceicchi del Qatar o dell’Arabia Saudita, lì la rigorosa distinzione di vita tra occidentale e islamico seguita a sussistere nella distinzione territoriale tra Stati. Per i popolani, invece, è necessario il compromesso e la mescolanza tra civiltà incompatibili tra loro. In pratica l’“integrazione” è un ordine che scende dall’alto, è la borghesia internazionale che manda questo ordine, perché la gente e i popoli per essa non hanno personalità culturale alcuna e, quindi, hanno il “dovere” di integrasi in nome della santità (per il riccone borghese) del mercato globale. L’uomo di sinistra “moderno” ha ormai fatto propria questa visione borghese.

4) L’umanitarismo o l’integrazionismo dell’uomo di sinistra è solo la maschera ipocrita di un egocentrismo mostruoso, fatto di sostanziale “indifferenza” (l’uomo di sinistra non fa differenza tra il “bikini” e il “burkini”, chiama “libertà individuale” la sua “indifferenza”, facendo finta di ignorare che il secondo è una “divisa”, che, cioè, mentre la donna occidentale può scegliere o meno di indossare il bikini, la donna islamica non può scegliere affatto se indossare o meno il burkini, perché coprirsi, per la donna islamica, è un preciso precetto scritto ne “Il Corano”; e non si tratta di donne che dedicano la loro vita a Dio, come le suore, ma di tutte le donne indistintamente). L’indifferenza è il volto segreto dell’umanitarismo dell’uomo di sinistra, il quale dice, come il più cretino dei cristiani: io sto in pace con tutti, anche con chi mi impone i suoi costumi. Arrivi chi arrivi, l’uomo di sinistra fa comunella, si integra. E cosa vuole dire integrarsi per l’uomo di sinistra? Che l’islamico che arriva in Occidente si adatti ai costumi occidentali? No! Per l’uomo di sinistra integrarsi vuol dire “compromesso” tra la civiltà di chi accoglie e quella del migrante che arriva, significa un compromesso tra laicismo occidentale o residui di cristianesimo con l’islamismo, il quale ultimo è solo un cristianesimo aggressivo di 1500 anni fa. Insomma il “compromesso” significa che l’Occidente rinunci, almeno in parte, al suo Illuminismo, al suo Romanticismo, alle rivoluzioni giovanili, alle rivoluzioni sessuali. Il compromesso è un passo mostruoso indietro nella storia e una negazione della conquiste storiche dell’Occidente, comporta l’impossibilità di portare ancora più avanti queste conquiste perché bisogna fare i conti (il compromesso appunto) con una cultura barbara e retriva di 1500 anni fa. L’Islam posto nel segno dell’idiozia cristiana dell’“accoglienza” rappresenta un vero disastro per l’Occidente. Se poi ti opponi a questa integrazione/compromesso, ecco che l’uomo di sinistra usa i suoi schemetti da deficiente: ti dà del razzista, dello xenofobo e via dicendo. Lui, nella sua indifferenza, seguita a sentirsi superiore a tutto, l’importante è che non venga scosso il miserabile e agiato piccolo mondo in cui vive quotidianamente. Se il suo piccolo mondo non viene scosso, l’uomo di sinistra fa compromessi con tutti e con tutte le forme di snaturamento e chiama tolleranza e umanitarismo questo suo meschino egocentrismo e questa sua gigantesca ipocrisia. Se, invece, il suo piccolo mondo meschino viene scosso, l’uomo di sinistra diventa il più feroce degli egocentrici. Nelle sue astrazioni, tuttavia, fa i conti senza l’oste: l’islamico è un intollerante, non fa facilmente compromessi e tra chi non fa compromessi e chi fa compromessi il perdente è sempre chi fa compromessi.

5) Quando non sa più cosa dire, l’uomo di sinistra, che fa del suo umanitarismo ed accoglienza ormai un elemento ideologico, ricorre a vecchi schemi della sinistra. Ad esempio, per il vestiario femminile, usa concetti del vetero-femminismo: sostiene che il coprirsi delle donne islamiche sia un bene perché così non diventano “oggetto sessuale” dei maschi. Il tutto senza neppure domandarsi se la donna islamica sia, in ciò, libera. Si provi a domandare alle donne islamiche se sono libere, volendolo, di mettersi in bikini. Ragionando, in pratica, in modo speculare al maschilismo, come faceva il vetero-femminismo, si dà per scontato che una donna nuda o in bikini sia un “oggetto sessuale” del maschio, solo per questo si può arrivare a dire la “minchiata” per cui coprirsi significa uscire dalla dimensione di “oggetto sessuale”. Ciò, non solo rivela una vecchia mentalità sessuofobica da suora, ma è in perfetta linea con il maschilismo islamico: l’uomo islamico, infatti, interpreta la donna non coperta come una prostituta a sua disposizione, come le aggressioni, sul tipo di quella di Colonia, dimostrano. Lasciamo perdere, poi, lo schiaffo alla bellezza che, in questo modo, si dà. Riemergono qui le coincidenze tra islamismo e vetero-cristianesimo della suora. Nell’uomo di sinistra questo moralismo vetero-cristiano sopravvive ed è anche questo reazionarismo inconscio che non fa scandalizzare l’uomo di sinistra di fronte ai costumi islamici che invadono l’Europa assieme ai migranti. Purché si faccia “santo” della sua accoglienza, l’uomo di sinistra manda in malora tutti i valori e i costumi dell’Occidente faticosamente conquistati dai laicismo del Settecento, dell’Ottocento e del Novecento.

6) Mentre l’uomo di destra è, con qualche dubbio, ufficialmente cattolico (fino all’accordo trono-altare o Stato-Chiesa: vedi l’obbrobrio dei Patti lateranensi di Mussolini, che fu la morte della separazione tra Stato e Chiesa sostenuto da Cavour), l’uomo di sinistra o è “catto-comunista” (una specie umana di una meschinità unica) o fa mostra di essere anti-religioso. Ma è un anti-religioso marcio dentro di cristianità pseudo-laica, che ha, come diceva Novatore, un’animaccia cristiana dentro un grosso corpo borghese, per cui si pone sempre in posizione di contestazione della Chiesa cattolica, senza valutare caso per caso se le cose che la Chiesa dice sono giuste e naturali o meno; l’uomo di sinistra si pone come un protestante, come un cristiano che contesta la Chiesa (vedi “L’anticristo” di Nietzsche). L’uomo di sinistra sembra tanto la “pecorella smarrita” di cui parla il Vangelo, desiderosa di ricongiungersi alle sue radici, cioè le radici cristiane. Insomma non è altro che l’ennesima ipocrisia dell’uomo di sinistra avere un atteggiamento anti-religioso, genericamente laico, con un’animaccia cristiana (vedi umanitarismo, che è la versione laica dell’ecumenismo cristiano, vedi accoglienza a tutti i costi, che è la versione laica della carità cristiana, vedi presunzione di superiorità culturale con gli islamici, che è la versione laica del proselitismo cristiano, ignorando che gli islamici sono ancora più fanaticamente tendenti al proselitismo).

7) Così come l’ecumenismo cristiano o è conquista o è compromesso tra le culture nella presunzione che tutto rientri nella cornice cristiana ritenuta a priori superiore, allo stesso modo l’umanitarismo dell’uomo di sinistra o è conquista o è compromesso con le culture (quella islamica, quella omosessuale, quella cristiana, quella borghese ecc., per ora sembra escluso il compromesso solo con il nazi-fascismo) in versione laica nella presunzione che tutto rientri nella cornice umanitaria ritenuta a priori superiore. Che gli ebrei, gli islamici, la borghesia internazionale (certo anche i nazisti e i fascisti) se ne freghino di diventare “umanitari” è idea che neppure sfiora l’uomo di sinistra, il quale dà sempre per scontato che vinca il compromesso con cui identifica, di fatto, il suo umanitarismo. Alla fine l’uomo di sinistra confonde il compromesso con la pace, con la libertà di tutti, vede solo mezzi uomini, il compromesso, la mescolanza e l’ibrido sono la sua religione. L’umanitarismo sussiste solo nel presupposto della “diversità debole”, cioè “falsa”, fatta di mescolanza e compromesso. Sarebbe come se un papavero, per essere libero e diverso dalla margherita, dovesse fare un compromesso con la margherita. Rimanere se stessi, nell’umanitarismo dell’uomo di sinistra, è diventata una colpa, per questo parla, con molta superficialità, di “xenofobia”. Confondendo, poi, il “rifiuto” del diverso, con la “paura” del diverso. Per l’uomo di sinistra sembra sia impensabile che qualcuno o qualche popolo voglia restare se stesso o cambiare per sua scelta, anziché per imposizione e per compromesso con i nuovi arrivati (la Boldrini è l’esempio degenerato della mente perversa dell’uomo di sinistra: ha detto che tutti dovrebbero avere Il Corano a casa, per leggerlo ovviamente, ma non con lo spirito critico di un laico, bensì per conoscere i nuovi arrivati con i quali ci sarebbe l’obbligo del “compromesso” culturale). Il diverso ha tutto il diritto di sussistere, ma nel suo spazio, non nella confusione con il mio, un popolo diverso culturalmente ha tutto il diritto di sussistere nel suo territorio, ma non di imporre la sua cultura nel territorio degli altri. Con l’accoglienza di gente di cultura che fa proselitismo, come quella islamica, la cultura diversa viene “imposta” nel territorio del popolo che accoglie. E’ quello che accade con l’arrivo di migranti islamici. E, come diceva Todorov, è cosa ben diversa se un’influenza culturale viene “proposta” o “imposta”. Io posso essere di sinistra quando devo condannare lo sfruttamento dei lavoratori ad opera della borghesia o lo sfruttamento dei popoli extra-occidentali nei loro territori da parte degli occidentali, ma sono più vicino alla destra quando si tratta di condannare moralmente l’accoglienza indiscriminata e il compromesso fatto a casa mia con l’estraneo. Io ho una casa, i popoli hanno territori, nella mia casa, nel territorio di un popolo, non si fanno compromessi con la cultura di estranei e di popoli stranieri. Se l’uomo di sinistra, nella perversione del suo umanitarismo, non distingue più, come un nuovo Gesù Cristo, estranei e stranieri, questo è un suo problema - ed è un problema grave - ed è il motivo per cui non sopporto più la sinistra e ritengo l’uomo di sinistra il più disonesto di tutti.

8) Trovo che la “fratellanza universale” sia la stessa cosa della “menzogna universale” e che la tolleranza di chi si sente di cultura superiore e pensa di essere superiore per la sua stessa tolleranza sia un’altra menzogna con la quale si copre o la pavidità o l’egocentrismo (come per dire: fate pure, tanto io, nella mia sovrana indifferenza, non vengo scalfito). Auguro a queste persone benpensanti che gli islamici arrivino a sconvolgere la loro vita quotidiana. Sarebbe un bel bagno di umiltà. In tal modo, forse, l’uomo di sinistra, specie se benestante, riuscirebbe ad uscire dalla sua astrazione e dalla sua ipocrisia.

     Adesso l’uomo di sinistra mi darà del fascista, perché non sa fare altro.


Roma, 4 settembre 2016                         Prof. Carlo De Cristofaro  

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