LA LIBERTA’ INDIVIDUALE
ED “ESSERE-IN-ALTRO-MODO”
L’indipendenza
è sicuramente compresa nella libertà individuale, ma è una libertà solo “negativa”,
“nega”, cioè, l’eventuale obbligo che viene dall’esterno. La libertà, in “positivo”,
è la propria “individualità”. Accade, però, che la gente, educata all’idealismo
platonico, cristiano, sociale, cioè resa estranea a se stessa, identifichi la
propria individualità con un’idea e quindi voglia “essere-in-altro-modo”
(alienazione). L’alienazione da se stessi viene arbitrariamente ritenuta, in
tal modo, la propria individualità. Questo capita soprattutto quando la mente
lavora contro il corpo, perché segue un’idea, psicologica o sociale. Più o meno
come una papera che vive in mezzo ai gatti e alla fine crede di essere un
gatto. Arrivo decisamente alla conclusione per cui non si è capito nulla della
libertà, quando sento parlare di “libertà” e “auto-determinazione” nel caso in
cui un uomo si crede una donna e si opera diventando un transessuale, nel caso
in cui una tennista si fa ridurre i seni per essere più competitiva nei tornei,
nel caso in cui una ragazza si vuole far chiudere le tube per non avere mai dei
figli e potersi dedicare interamente alla ricerca scientifica (quest’ultimo
tipico caso delle donne che fanno del carrierismo sociale il fine della loro
esistenza, inseguendo, di fatto, un modello di efficienza borghese suggerito dalla
società moderna: il femminismo è un fenomeno tipicamente “borghese”, ha assunto
spesso modi molto aggressivi per quanto stupidi). Questo perché si vede la
libertà in una mutilazione fisica di se stessi, cioè come imposizione di un’“idea”
(tanto è vero che si ricorre all’intervento chirurgico, cioè all’artificiale).
E non c’è dubbio circa il fatto che in “negativo” esista il diritto di
mutilarsi (come di suicidarsi), anche se non c’è in alcun modo l’obbligo altrui
di collaborare, rientra nella libertà come “indipendenza”, ma è anche vero che
questo pretesco voler “essere-in-altro-modo”, come dice Nietzsche: “Il prete asceta è il desiderio..di
essere-in-altro-modo, di essere-in-altro-luogo” (F. Nietzsche - “Genealogia della morale” 3, 13), ignora il
vero fondamento della libertà, cioè essere se stessi, vale a dire estrinsecare
le “proprie” capacità naturali e personali (non sociali), come dice Stirner: “l’individualità propria non ha alcuna unità
di misura estranea, poiché non è affatto un’idea..essa è solo una descrizione
dell’individuo proprietario” (M. Stirner
- “L’Unico e la sua proprietà”). L’individualità “propria” non è un’“idea”,
non è qualcosa da realizzare chirurgicamente “contro il proprio corpo” (cambio
di sesso, riduzione dei seni, chiusura delle tube), ma, al contrario, parte
proprio da quella “proprietà” fondamentale di noi stessi che è il nostro corpo
naturale. Non si può ritenere, quindi, veramente libero chi assume di sé un’“idea”
dall’esterno (l’altro sesso nel caso del transessuale, la competitività
sportiva nel caso della tennista, la competitività del carrierismo borghese nel
caso della ricercatrice). Come essere “indipendente” l’individuo (libertà
negativa) ha diritto di mutilarsi e per questo occorre “tollerarlo”, ma non
merita la stima completa che merita chi è libero anche “positivamente”, cioè
chi tiene fermo se stesso, a partire dal suo corpo. L’intervento artificiale è pienamente
giustificabile solo quando è in ballo una questione di salute.
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