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martedì 4 ottobre 2016

LA LIBERTA’ INDIVIDUALE ED “ESSERE-IN-ALTRO-MODO”


L’indipendenza è sicuramente compresa nella libertà individuale, ma è una libertà solo “negativa”, “nega”, cioè, l’eventuale obbligo che viene dall’esterno. La libertà, in “positivo”, è la propria “individualità”. Accade, però, che la gente, educata all’idealismo platonico, cristiano, sociale, cioè resa estranea a se stessa, identifichi la propria individualità con un’idea e quindi voglia “essere-in-altro-modo” (alienazione). L’alienazione da se stessi viene arbitrariamente ritenuta, in tal modo, la propria individualità. Questo capita soprattutto quando la mente lavora contro il corpo, perché segue un’idea, psicologica o sociale. Più o meno come una papera che vive in mezzo ai gatti e alla fine crede di essere un gatto. Arrivo decisamente alla conclusione per cui non si è capito nulla della libertà, quando sento parlare di “libertà” e “auto-determinazione” nel caso in cui un uomo si crede una donna e si opera diventando un transessuale, nel caso in cui una tennista si fa ridurre i seni per essere più competitiva nei tornei, nel caso in cui una ragazza si vuole far chiudere le tube per non avere mai dei figli e potersi dedicare interamente alla ricerca scientifica (quest’ultimo tipico caso delle donne che fanno del carrierismo sociale il fine della loro esistenza, inseguendo, di fatto, un modello di efficienza borghese suggerito dalla società moderna: il femminismo è un fenomeno tipicamente “borghese”, ha assunto spesso modi molto aggressivi per quanto stupidi). Questo perché si vede la libertà in una mutilazione fisica di se stessi, cioè come imposizione di un’“idea” (tanto è vero che si ricorre all’intervento chirurgico, cioè all’artificiale). E non c’è dubbio circa il fatto che in “negativo” esista il diritto di mutilarsi (come di suicidarsi), anche se non c’è in alcun modo l’obbligo altrui di collaborare, rientra nella libertà come “indipendenza”, ma è anche vero che questo pretesco voler “essere-in-altro-modo”, come dice Nietzsche: “Il prete asceta è il desiderio..di essere-in-altro-modo, di essere-in-altro-luogo” (F. Nietzsche - “Genealogia della morale” 3, 13), ignora il vero fondamento della libertà, cioè essere se stessi, vale a dire estrinsecare le “proprie” capacità naturali e personali (non sociali), come dice Stirner: “l’individualità propria non ha alcuna unità di misura estranea, poiché non è affatto un’idea..essa è solo una descrizione dell’individuo proprietario” (M. Stirner - “L’Unico e la sua proprietà”). L’individualità “propria” non è un’“idea”, non è qualcosa da realizzare chirurgicamente “contro il proprio corpo” (cambio di sesso, riduzione dei seni, chiusura delle tube), ma, al contrario, parte proprio da quella “proprietà” fondamentale di noi stessi che è il nostro corpo naturale. Non si può ritenere, quindi, veramente libero chi assume di sé un’“idea” dall’esterno (l’altro sesso nel caso del transessuale, la competitività sportiva nel caso della tennista, la competitività del carrierismo borghese nel caso della ricercatrice). Come essere “indipendente” l’individuo (libertà negativa) ha diritto di mutilarsi e per questo occorre “tollerarlo”, ma non merita la stima completa che merita chi è libero anche “positivamente”, cioè chi tiene fermo se stesso, a partire dal suo corpo. L’intervento artificiale è pienamente giustificabile solo quando è in ballo una questione di salute. 

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