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lunedì 31 dicembre 2018

31 DICEMBRE: IL TRAMONTO

L'ultimo sole di quest'anno
lento tramonta amico mio,
così, anno dopo anno,
la vita non è che un lento addio.
L'INGUARIBILE MALINCONIA 

Scatta da sola, sarà perché il futuro non mi interessa più. In tv mi imbatto nel film "Gli uomini che mascalzoni" (il titolo piacerebbe alla femministe di oggi, ma il film non lo capirebbero) del 1932, primo film italiano dalla famosa colonna sonora ("Parlami d'amore Mariù"). Vedo una Milano senza traffico, con le macchine di una volta e biciclette, con interni di case della mia infanzia. Allora una gita fuori porta era un evento eccezionale. Il pane per vivere si otteneva lavorando a casa e non dipendendo da misteriosi speculatori mondiali. Vedo De Sica (padre) che somigliava a mio padre, penso che mio padre e mia madre si sono sposati 2 anni prima, nel 1930, penso che mio padre aveva solo 32 anni e ora è morto da 42, penso che il film è di 86 anni fa, che io ho 70 anni, penso a tutto quello che non c'è più

domenica 30 dicembre 2018

STIRNER SULL'UMANITARISMO 
(che l'imbecille di sinistra legga) 

da "L'Unico e la sua proprietà"

"In quella ‘società umana’ che l’umanitario promette non dev’essere assolutamente riconosciuto ciò che l’uno o l’altro ha di ‘particolare’, non deve avere alcun valore ciò che ha carattere ‘privato’..I politici <la borghesia>, proponendosi di abolire la volontà propria del singolo <legge>..non si accorsero che questi <i borghesi> avevano un rifugio sicuro nella proprietà. I socialisti, abolendo anche la proprietà dei beni, non si accorgono che essa ha una sopravvivenza sicura nell’individualità propria di ogni singolo, nelle sue..qualità peculiari. Solo denari e beni costituiscono una proprietà, oppure ogni opinione è qualcosa di mio proprio..? Bisogna allora abolire ogni opinione oppure renderla impersonale. Alla persona non è concessa alcuna opinione, ma invece, come la volontà personale fu trasferita allo Stato <Stato legalista borghese> e la proprietà alla società <Stato socialista>, così anche l’opinione verrà demandata a qualcosa di generale <Stato umanitario, mondiale? La globalizzazione?>"

sabato 29 dicembre 2018

L'ANTI-FASCISMO DEI GAMBERI

Sono convinto che la globalizzazione sta portando a questo (leggete cose dice Stirner degli "umanitari" e capirete) e chi la difende è complice. Mi fanno ridere i cialtroni che, come i gamberi, guardano all'indietro e fanno gli anti-fascisti appena vedono qualche cazzata di simbolo: il vero fascismo planetario che si sta realizzando è la globalizzazione, guardate il presente, non il passato, quando parlate di anti-fascismo.

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Notizie economiche, attualita'.Il sapere e' potere

LE PRIORITA'

L'Italia, terra vulcanica, è devastata da nord a sud da terremoti che mettono per strada migliaia di persone, ci sono ponti e infrastrutture pubbliche fatiscenti, compresi autobus, metropolitane, acquedotti ecc., c'è una crisi che ha tolto a molte famiglie l'unico stipendio domestico, con tutto questo dobbiamo stare a sentire un deficiente vestito di bianco, che non ha mai guadagnato un soldo di quello spende, una certa sinistra, che antepone l'umanitarismo alla devastazione fisica ed economica dell'Italia, che parlano di razzismo per chi non vuole l'accoglienza oppure dobbiamo stare a sentire i ragioneri-burocrati dell'Europa che ci parlano di deficit, di decimali. L'Italia fa debito? Ma ha sempre pagato i suoi debiti, quale prova hanno che questo non accadrà? Se il consumo interno di prodotti italiani aumenta, le risorse vengono.
ANARCHIA O RIVOLUZIONE 

Cambiare le regole non serve, vanno abolite! Poi si lotta! L'anarchico si ribella, non solo perché trova ingiuste le regole in vigore, ma perché trova insopportabile la regola, il rivoluzionario vuole solo cambiarle. Senza regole non si può vivere obietta chi è abituato ad obbedire. Se si ha senso etico e del limite individuale, non si ha bisogno di regole. Se non si ha senso etico e del limite, le regole verranno aggirate, insabbiate, anzi le regole stesse saranno strumento di violenza. Nietzsche dice che Platone era un rivoluzionario, voleva imporre regole astratte e tiranniche: "Platone..come critico di tutti i costumi..<è> l'antitesi degli uomini ligi all'eticità..pensava di fare per tutti i Greci quel che Maometto più tardi fece per gli arabi: stabilire..il quotidiano modo di vivere di ciascuno" (Aurora 496)

mercoledì 26 dicembre 2018

L’IMPOSSIBILITA’ DELLA MODERNITA’ 

Direte: “ma già esiste!”. Illusi! La modernità nacque con la Rivoluzione francese, allorché i borghesi vollero assumere su di loro il potere e il benessere della nobiltà. Potere e benessere per tutti, questo è il progetto della modernità. Ma la democrazia, o potere per tutti, è un’illusione, comanda solo l’aristocrazia politica dei rappresentanti. Il benessere per tutti è impossibile, perché distrugge la natura e perché per imporlo distrugge la libertà umana. La modernità è un folle ottimismo (potere, benessere) che si reputa senza limiti: “Un ottimismo che si crede senza limiti! <che ha> fede nella felicità terrena di tutti” (F. Nietzsche - “La nascita della tragedia” 18). La società industriale nacque proprio per dare a tutti quel benessere aristocratico che spettava prima solo ai nobili e così nacque il consumismo per tutti, cioè la distruzione del mondo. Ma troppi sono gli uomini e la stessa società industriale realizza profitti, ma non realizza il benessere per tutti. Se statalizzata (socialismo), restringe solo ai burocrati il benessere  e comunque annienta la libertà umana. Di qui l’esercito di soccorritori, soccorritori politici che difendono i diritti dei più poveri, soccorritori missionari che danno il pasto ai bisognosi. Inseguono costoro la “felicità per tutti”. La loro stessa presenza parassitaria (aiutare il prossimo consente il maggiore sfruttamento possibile, chi può opporsi, nella logica della felicità per tutti, alla carità?), conferma che questa felicità non esiste, non esiste perché è impossibile. Non felicità per tutti, ma libertà per tutti, questo è possibile, poi neppure questo garantisce la felicità per tutti.  

martedì 25 dicembre 2018


LA FALSA INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI 

Nelle migrazioni di europei in paesi disabitati o colonizzati da europei esistevano affinità culturali e interiori che non esistono nelle migrazioni attuali. Non basta un linguaggio comune o una carta d’identità, puri formalismi, per avere un’integrazione e non basta neppure un lavoro o lo studio in scuole italiane (cosa che spesso non avviene). Ce lo spiega Nietzsche: “Non basta..per comprendersi l’un l’altro, che si usino le stesse parole <l’inglese o l’apprendimento dell’italiano>; occorre usare le stesse parole anche per lo stesso genere di esperienze interiori..Perciò gli individui di un unico popolo si comprendono tra loro meglio di quelli appartenenti a popoli diversi.. quando esseri umani hanno vissuto insieme a lungo in condizioni uguali (di clima,..di pericolo, di bisogni, di lavoro, <di cultura; vivere assieme ‘a lungo’ nello stesso territorio>), nasce da tutto ciò..un popolo” (“Al di là del bene e del male” 268). Questo spiega perché ci sono terroristi tra i migranti di seconda generazione, non hanno la stessa interiorità culturale e morale del popolo in cui vivono come mezzi estranei.


SCHIAVI DEL LINGUAGGIO  

Dice Nietzsche: “Il linguaggio ha dovuto percorrere tutta la scala delle sue possibilità, per abbracciare il regno del pensiero..allontanandosi in tal modo proprio dalle forti manifestazioni del sentimento..L’uomo non può più farsi conoscere nel bisogno mediante il linguaggio, cioè non può comunicare veridicamente..il linguaggio è diventato dappertutto una forza a sé, che ora con braccia di spettro afferra e respinge gli uomini dove essi non vogliono andare..essi sono presi dalla follia dei concetti generali, anzi dei puri suoni verbali, e in conseguenza di questa incapacità di comunicare..l’umanità aggiunge a tutti i suoi dolori anche la sofferenza della convenzione, ossia del concordare parole ed azioni ma non nel sentimento..sotto questa costrizione, nessuno più può mostrare se stesso, parlare ingenuamente, e pochi possono preservare la loro individualità” (“Considerazioni inattuali” IV, 5). Chi dice che il linguaggio è importante è un politico, un truffatore, esso è incomunicabilità, gabbia mentale del generico e dell’indifferenziato, si comunica con il corpo e il cuore, abbracciando e carezzando chi sia ama, come si fa con il cane, allorché il linguaggio è impossibile.

sabato 6 ottobre 2018

IL DUALISMO FEMMINISTA

Da prof. di Filosofia ho studiato i testi del femminismo storico e so di cosa parlo. Il femminismo ha creato un dualismo: "mondo maschile" e "mondo femminile" (fino alle "quote rosa"). La differenza fisica c'è, quella psicologica non è un mondo. Di mondo ce ne sta uno solo. Il femminismo ha messo i presunti mondi dei generi sessuali in guerra tra loro: è la società borghese che ha creato il carrierismo e il lavoro pubblico. Il mondo pre-borghese non conosceva carriere pubbliche, se non per ceti, e la donna viveva nella sua condizione naturale, cioè familiare o sensuale, che non è infamante. Lo è diventata nell'ambizione pubblica borghese. Da ciò una demonizzazione del maschio e un dualismo aggressivo, che, edulcorato, è oggi popolare tra donne intellettuali, che rivendicano chissà cosa, mentre l'unico mondo l'hanno fatto uomini e donne insieme.

venerdì 13 luglio 2018

IL SESSISMO

        Il termine "sessismo" è un termine ideologico nato con gli scritti del vetero-femminismo tra gli anni Settanta ed Ottanta del Novecento. Esso indica un presunto sfruttamento della donna, come il termine capitalismo indicava uno sfruttamento del lavoratore. Ci sono dietro la nascita del termine i valori dualistici del vecchio marxismo (lavoratore/padrone; donna/uomo). Poiché dietro il femminismo si nascondono, da sempre, i valori castranti e anti-mondani del cristianesimo (il femminismo è un fenomeno borghese, quindi tipico delle società industrializzate di derivazione cristiana), il modello di rispetto della donna dovrebbe eliminare ogni elemento legato al corpo, alla bellezza, alla seduzione, perché interpretato a priori come sfruttamento del corpo della donna, cioè come riduzione della donna ad "oggetto". Questo vuol dire che si è affermata l'idea che l'essere umano o è solo anima (cristianesimo) o è solo intelletto (laicismo di derivazione cristiana). Insomma si è affermato quel dualismo che fu tipico del protestantesimo a cominciare da Lutero (e Sant'Agostino, nonché San Paolo), per il quale il cristiano ha una natura duplice: "L'uomo ha una natura duplice, spirituale e corporea: secondo quella spirituale, che dicono anima, è chiamato uomo spirituale, interiore, nuovo, tenendo conto di quella corporea, che chiamano carne, lo si definisce uomo carnale, esteriore, antico" (M. Lutero - "Della libertà del cristiano"). Chiunque conosca il protestantesimo sa che, in questo dualismo, l'interiorità era l'unica cosa che aveva valore, mentre il corpo viene inteso come una degradazione ad "oggetto". E' la conseguenza dello snaturamento cristiano che prosegue nell'uso odierno del termine "sessismo". L'interiorità, ovviamente, fa capo all'attività spirituale o intellettuale, quindi, se la donna viene apprezzata per la sua bellezza corporea e non per quella spirituale/intellettuale, si ritiene che venga degradata ad "oggetto". Si ignora, per pregiudizi passati dal cristianesimo al laicismo, fino al dualismo conflittuale maschio-femmina instaurato dal femminismo storico, che il corpo è persona direttamente già in natura e che il "corpo oggetto" nella realtà non esiste, ma esiste solo nella depravazione mentale di chi lo pensa, quindi anche e soprattutto in coloro che parlano di "sessismo", allorché l'attenzione si concentra sulla bellezza corporea (il che, poi, proprio per il fatto che il termine viene fuori dal femminismo, si applica al corpo della donna e molto meno o quasi mai al corpo dell'uomo). Ora è vero che la donna scambia spesso la sua bellezza corporea per il denaro, ma in ciò l'eventuale immoralità sta nel denaro (nella società commerciale della globalizzazione in cui si compra e vende di tutto, meno la bellezza: l'elemento sessuofobico è evidente) e in questo le colpe delle donne sono esattamente uguali, anzi peggiori, di quelle degli uomini. Perché chi apprezza la bellezza è moralmente superiore a chi apprezza il denaro. Ci può essere qualche giustificazione sociale in questa ricerca di denaro, ma questo è un problema sociale che non può riguardare la manifestazione della bellezza, avvenga con denaro o senza denaro. La bellezza è un valore morale e poiché la bellezza reale appartiene al corpo e non alla matematica o alle giaculatorie religiose, l'accusa di "sessismo" porta con sé un carattere sia "sessuofobico" (tipico dell'eredità cristiana anche nei laici) e sia di negazione della bellezza, cioè qualcosa che si avvicina a quella perversione anti-naturale che è la suora o la donna mussulmana. L'ideologia femminista, sia pure a livello divulgativo e moderato, è stata recepita dalla società borghese e socialista, e oggi anche donne che non si reputano femministe parlano facilmente di "sessismo" nei termini fin qui esposti. La riprove di questo femminismo strisciante, nonché di questa negazione della bellezza corporea, la si ritrova nel clima di caccia alle streghe che c'è nelle denunce, vigliaccamente postume, di molestie sessuali. E' vero che c'è qualche uomo che supera i limiti del rispetto, ma, se si tenesse conto del fatto che la bellezza attrae, si sarebbe meno isterici e meno sessuofobici. Tuttavia non è questo il punto più ottuso, il colmo lo si raggiunge quando, dapprima nelle corse automobilistiche, poi nella riprese televisive allo Stadio, si vuole eliminare, nel primo caso, la presenza di ragazze immagine (che perdono così occasioni per mettersi in vista e di lavorare), nel secondo caso, per ordine della Fifa, le risprese di donne tra gli spettatori. Insomma lo sguardo maschile attratto dalla bellezza femminile non è più una cosa naturale, che fa piacere tanto agli uomini quanto alle donne (non mi risulta che le ragazze immagine non vogliano essere viste, come non mi risulta che le belle donne negli stadi non vogliano essere viste in Tv), ma è diventato uno sguardo da perverso "sessista", che pietrificherebbe in "oggetto sessuale" la donna che guarda. La verità è che questa degradazione del corpo della donna a "oggetto" la pratica, prima di tutto, proprio chi parla di "sessismo" per una cosa che è, invece, del tutto naturale. Siamo arrivati al punto che è diventata una colpa osservare la bellezza, il dualismo anima/corpo, con il relativo disprezzo del corpo, lo realizzano proprio il femminismo e tutti i benpensanti laici della moderna società borghese/socialista. Mentre lo sguardo affascinato dalla bellezza del corpo femminile è lo sguardo più innocente del mondo.    

sabato 27 gennaio 2018

LA NEOLINGUA (POPULISMO, OMOFOBIA) - "La neolingua..parla l'inglese operazionale dei mercati..la dittatura dei mercati è..salutata come "democrazia", i colpi di Stato finanziari sono qualificati come 'governi tecnici'..chi difende interessi che non siano quelli delle élite è diffamato come 'populista'..La stessa categoria di 'omofobia'..mette a tacere chiunque osi pensare che esistono uomini e donne..Condannati come omofobi..non sono soltanto coloro che usano violenza..sono anche quanti commettono..il prima evocato 'psicoreato' consistente nel ritenere che restano uomini e donne, che la famiglia non corrisponda a un concetto 'autoritario' da cui prendere congedo..quella dell'omofobia diventa una nuova categoria dell'intolleranza" (D. Fusaro - "Pensare altrimenti")
LA SACRALITA’ DEL CORPO - “C’è un solo tempio al mondo, ed è il corpo umano. Nulla è più sacro di questa sublime figura. L’inchinarsi davanti all’uomo è un rendere omaggio a questa rivelazione nella carne” (Novalis - “Frammenti” - Frammenti e studi 1799-1800 - 75). "Ma da dove la scienza può aver ricavato la sua idea di corpo come aggregato di parti? Se è vero che non c’è proposizione scientifica che non si attenga rigorosamente all’esperienza, diciamo che l’unica esperienza da cui la scienza può aver tratto il suo concetto di corpo è l’esperienza della sua disgregazione nella morte..finché la scienza continuerà, contro ogni evidenza, a considerare il corpo come un <semplice> oggetto, come un aggregato di parti, e la società ad attenersi rigorosamente al dettato scientifico, saremo nell’impossibilità di comprendere qualcosa del corpo e della sua vita" (U. Galimberti - "Il corpo"). Nel senso romantico ciò significa che il corpo è, esteticamente ed eticamente, un “soggetto” e non un oggetto passivo. Trattare il corpo di un essere vivente, sia esso umano o animale, come un oggetto passivo è offesa alla persona corporea. Ora, mentre nel sesso, nell’erotismo e perfino nella pornografia non si può parlare di oggetto passivo, perché soggetto e oggetto sono tutt’uno nel loro porsi, visto che si tratta di un corpo vivente, nel caso di un cadavere usato per qualche scopo il corpo diventa automaticamente oggetto passivo rispetto allo scopo per cui viene usato. In altri termini l’uso per qualche scopo di un cadavere è per se stesso “vilipendio di cadavere”. Ciò al di là del consenso, perché tale consenso è un atto meramente formale che viene a decadere nel momento stesso in cui il corpo non è più quello di un soggetto attivo, ma diviene, con la morte, prevalentemente oggettivo. Non esiste il consenso di un corpo meramente oggettivo, anche perché non è più in grado di dissentire sull’uso che ne viene fatto. Questo vuol dire che il proprio consenso al prelievo di organi o, ancora più genericamente, all’uso che ne fa strumentalmente la scienza è invalidato dalla morte stessa. Ciò soprattutto se la presunta donazione alla scienza porta alla plastificazione del corpo, alla sua esibizione nuda in una mostra dove, per di più, viene mostrato, non solo a fettine come le porzioni di prosciutti, ma anche in posture di vita, come lo stare in bicicletta, come se si stesse facendo una prestazione sportiva, o come se fosse crocifisso (non a Roma, forse, ma in alcune mostre anche nella posizione dell’atto sessuale). Con la morte il corpo passa dalla dimensione etica di soggetto attivo e vivente a quella di soggetto passivo, vale a dire in una dimensione che è sì oggettiva (è oggettiva anche la dimensione corporea del soggetto attivo), ma non è quella dell’oggetto passivo, perché trattare un corpo come oggetto passivo, sia da vivi che da morti, significa vilipendere il corpo; se il corpo è morto, il suo uso strumentale è oggettivamente vilipendio di cadavere. Ciò al di là del consenso.
Ammesso e non concesso che l’uso di cadaveri per l’insegnamento medico sia ancora utile (cosa discutibile, perché la perfezione tecnica raggiunta potrebbe benissimo consentire di usare manichini di plastica molto perfezionati), esso deve, non solo ammettere il consenso del defunto, ma essere riservato a maggiorenni e in luoghi estremamente riservati, proprio per la consapevolezza che tutto questo sia un rispetto oggettivamente da concedere al soggetto passivo defunto. Il cadavere è un soggetto passivo, non è mai un oggetto passivo. Nel momento in cui i cadaveri vengono esposti in una mostra e ridicolizzati come persone passive mettendoli in pose da vivi questo rispetto verso il defunto manca oggettivamente. Ciò anche ammettendo che lo scopo sia quello scientifico di mostrare analiticamente la presunta struttura anatomica (presunta perché la dissezione di un corpo o la sua scarnificazione sono costruzioni concettuali che trasformando alcune parti del corpo in idee, pretende di “conoscere” o dominare un insieme che è persona e come tale non corrisponde affatto alla dissezione analitica che, già idealmente, considera il corpo un oggetto passivo). Il passaggio dal particolare del corpo della persona morta al generale e all’indifferenziato dell’analisi anatomica è, infatti, un’astrazione intellettuale, che offende il corpo come persona. Fino a quando la mappatura concettuale dell’analisi anatomica è fatta con disegni o manichini plastificati essa non comporta un’oggettiva mancanza di rispetto verso il corpo vivo o morto, proprio perché non usa corpi vivi o morti naturali. Ma, quando vengono usati corpi veri di defunti e in posizioni ridicolizzanti, il vilipendio diventa evidente, tanto più che non si giustifica neppure con l’utilità medica, che certo non interviene su corpi in movimento o in certe posizioni.
Con questi principi etici mi sono recato, accompagnato da un mio ex-alunno, a vedere la mostra “realbody” di Roma dove venivano esposti cadaveri o parti di cadavere frazionate in mille modi. Non solo non c’è alcuna prova che possa ricondurre a poter ricostruire la filiera della presunta donazione alla scienza dei cadaveri esposti (i feti e alcuni corpi che sembrano di morti giovani, nonché alcuni aspetti orientali, fanno dubitare circa la loro provenienza e il loro consenso), ma non si vede neppure quella sensibilità, che si dovrebbe avere nella riservatezza delle sale di anatomia per studenti di medicina, che è dovuta ai cadaveri e ai corpi in generale. Se fatto in modo di esibizione indiscriminata, consentendo l’ingresso ai minori e alla scolaresche, si educa all’insensibilità e ciò dovrebbe comportare anche la corruzione di tali minori. Né si può pretendere che i giovani o anche gli adulti che non hanno un approccio analitico-anatomico del corpo, cioè da oggetto passivo, tipico di certa insensibile razionalità, possano vedere quei cadaveri con lo sguardo distaccato, se non cinico, della conoscenza astratta che ignora il carattere sacro, cioè di soggetto attivo o passivo del corpo rispettivamente vivo e morto. Il cadavere, resto comunque di una persona, è reso disumanamente indifferenziato dall’astrazione anatomica che educa all’insensibilità verso i corpi. L’impressione che si ha girando nella mostra è quella dell’orrore gelidamente rimosso dalla fredda concettualità. Una mescolanza tra il bancone del macellaio e gli altari dove gli Aztechi squartavano i corpi per i sacrifici umani. Il tutto compresso nell’idea di vedere un composto, di vedere come “siamo fatti”, come se il soggetto corporeo fosse “fatto” o “composto” da qualcuno come un macchinario. Il corpo umano degradato a macchina. Il rispetto del corpo e del cadavere sopraffatto dallo sguardo gelido e disumano della “macchinazione”. Ma non si può dare per scontato che tutti i visitatori abbiano tale sguardo gelido dell’astrazione anatomica, per questo ci sono stati svenimenti e anche gesti paradossali, come quello di due studentesse che, credo a Milano, hanno simulato, in una foto, un rapporto orale col pene di un cadavere (il paradosso è che i gestori della mostra volevano denunciare le studentesse per vilipendio di cadavere, quando in alcune di queste mostre si vedono cadaveri che giocano a carte o simulano l’accoppiamento sessuale: coloro che fanno vilipendio di cadavere con la mostra avevano la pretesa di denunciare le due studentesse per vilipendio cadavere. E’il colmo! Il classico caso di bue che dice cornuto all’asino). Altra curiosità è proprio questa, i cadaveri, per lo più maschili, hanno dei genitali messi bene in mostra e anche di proporzioni stranamente grandi in rapporto alla dimensione dei corpi. Orrore e pornografia assieme.
Nella mostra, con mia soddisfazione, ho visto poca gente tra le 10 e le 12 del 23 gennaio 2018. C’erano due scolaresche delle ultima classi, una veniva addirittura dall’Abruzzo. C’è anche da chiedersi in cosa consista questa speculazione globale tra gli organizzatori di simili mostre e le agenzie di viaggi. Ho domandato ad una alunna che si defilava dal gruppo cosa provasse. Risposta: “vomito”. Ho visto una madre con un bambino di 6-7 anni e un padre con una bambina anch’essa di 6-7 anni. Bene, ci sono i genitori, ma allora perché non consentire ai genitori di accompagnare i figli di 6-7 anni a vedere uno spettacolo pornografico? L’osceno starebbe nella realtà vivente dei corpi e non nell’uso indecoroso di cadaveri? Successivamente ho incontrato due studentesse che, non avendo scuola, erano andate da sole a vedere la mostra. Potevano avere 17-18 anni. Una aveva molti dubbi ed era favorevole, ad esempio, al divieto per i minori, l’altra, piena di certezze scientifiche, plaudiva alla mostra e per coerenza con il fatto che il corpo veniva degradato ad oggettività e, ignorando l’orrore e anche il fatto che è diverso esibire un corpo di una persona viva, padrona di sé in ogni istante, dall’esibire un cadavere, per coerenza ammetteva che era favorevole a rimuovere il divieto ai minori anche alla pornografia. In ogni caso ribadiva che, se si entrava lì, bisognava avere una certa impostazione scientifica, anzi sosteneva che ogni visitatore doveva obbligatoriamente averla. Il che fa supporre un cervello molto pericoloso, perché potrebbe far pensare che la stessa cosa la possa pensare in generale, per cui non avere un cervello che squadra analiticamente e razionalmente i corpi sia quasi vietato, non ammissibile. Insomma sembrava quasi ignorare il diritto di ognuno, perciò anche dei visitatori, ad avere uno spazio libero, se si vuole anche irrazionale, in cui la sensibilità oppure la stessa perversione (ad esempio sadica, erotico necrofila ecc.) possano emergere. Sembrava quasi che il permesso per entrare a vedere la mostra non comportasse solo l’acquisto di un biglietto (perché questa presunta sana iniziativa scientifica non è gratuita, ma specula sulla spettacolarizzazione della morte con la scusa dell’iniziativa scientifica), ma anche una visita dentro il cervello del visitatore per verificare con quale spirito si avventurava tra cadaveri e brandelli di carne umana. La studentessa sembrava poi ignorare che era libero l’ingresso anche per i minori e per gli studenti che seguono una classe per stare insieme agli altri, i quali non devono avere obbligatoriamente un cervello insensibile impostato scientificamente. Se una studentessa ha detto che provava “vomito”, appare palese che non c’è alcuna tutela per studenti e minori. Con questo spirito pubblico alcune foto dei cadaveri, riservandomi di effettuare, se tempo e modo me lo permettono, di fare una denuncia per vilipendio di cadavere e corruzione di minori.