IL SESSISMO
Il termine "sessismo" è un termine ideologico nato con gli scritti del vetero-femminismo tra gli anni Settanta ed Ottanta del Novecento. Esso indica un presunto sfruttamento della donna, come il termine capitalismo indicava uno sfruttamento del lavoratore. Ci sono dietro la nascita del termine i valori dualistici del vecchio marxismo (lavoratore/padrone; donna/uomo). Poiché dietro il femminismo si nascondono, da sempre, i valori castranti e anti-mondani del cristianesimo (il femminismo è un fenomeno borghese, quindi tipico delle società industrializzate di derivazione cristiana), il modello di rispetto della donna dovrebbe eliminare ogni elemento legato al corpo, alla bellezza, alla seduzione, perché interpretato a priori come sfruttamento del corpo della donna, cioè come riduzione della donna ad "oggetto". Questo vuol dire che si è affermata l'idea che l'essere umano o è solo anima (cristianesimo) o è solo intelletto (laicismo di derivazione cristiana). Insomma si è affermato quel dualismo che fu tipico del protestantesimo a cominciare da Lutero (e Sant'Agostino, nonché San Paolo), per il quale il cristiano ha una natura duplice: "L'uomo ha una natura duplice, spirituale e corporea: secondo quella spirituale, che dicono anima, è chiamato uomo spirituale, interiore, nuovo, tenendo conto di quella corporea, che chiamano carne, lo si definisce uomo carnale, esteriore, antico" (M. Lutero - "Della libertà del cristiano"). Chiunque conosca il protestantesimo sa che, in questo dualismo, l'interiorità era l'unica cosa che aveva valore, mentre il corpo viene inteso come una degradazione ad "oggetto". E' la conseguenza dello snaturamento cristiano che prosegue nell'uso odierno del termine "sessismo". L'interiorità, ovviamente, fa capo all'attività spirituale o intellettuale, quindi, se la donna viene apprezzata per la sua bellezza corporea e non per quella spirituale/intellettuale, si ritiene che venga degradata ad "oggetto". Si ignora, per pregiudizi passati dal cristianesimo al laicismo, fino al dualismo conflittuale maschio-femmina instaurato dal femminismo storico, che il corpo è persona direttamente già in natura e che il "corpo oggetto" nella realtà non esiste, ma esiste solo nella depravazione mentale di chi lo pensa, quindi anche e soprattutto in coloro che parlano di "sessismo", allorché l'attenzione si concentra sulla bellezza corporea (il che, poi, proprio per il fatto che il termine viene fuori dal femminismo, si applica al corpo della donna e molto meno o quasi mai al corpo dell'uomo). Ora è vero che la donna scambia spesso la sua bellezza corporea per il denaro, ma in ciò l'eventuale immoralità sta nel denaro (nella società commerciale della globalizzazione in cui si compra e vende di tutto, meno la bellezza: l'elemento sessuofobico è evidente) e in questo le colpe delle donne sono esattamente uguali, anzi peggiori, di quelle degli uomini. Perché chi apprezza la bellezza è moralmente superiore a chi apprezza il denaro. Ci può essere qualche giustificazione sociale in questa ricerca di denaro, ma questo è un problema sociale che non può riguardare la manifestazione della bellezza, avvenga con denaro o senza denaro. La bellezza è un valore morale e poiché la bellezza reale appartiene al corpo e non alla matematica o alle giaculatorie religiose, l'accusa di "sessismo" porta con sé un carattere sia "sessuofobico" (tipico dell'eredità cristiana anche nei laici) e sia di negazione della bellezza, cioè qualcosa che si avvicina a quella perversione anti-naturale che è la suora o la donna mussulmana. L'ideologia femminista, sia pure a livello divulgativo e moderato, è stata recepita dalla società borghese e socialista, e oggi anche donne che non si reputano femministe parlano facilmente di "sessismo" nei termini fin qui esposti. La riprove di questo femminismo strisciante, nonché di questa negazione della bellezza corporea, la si ritrova nel clima di caccia alle streghe che c'è nelle denunce, vigliaccamente postume, di molestie sessuali. E' vero che c'è qualche uomo che supera i limiti del rispetto, ma, se si tenesse conto del fatto che la bellezza attrae, si sarebbe meno isterici e meno sessuofobici. Tuttavia non è questo il punto più ottuso, il colmo lo si raggiunge quando, dapprima nelle corse automobilistiche, poi nella riprese televisive allo Stadio, si vuole eliminare, nel primo caso, la presenza di ragazze immagine (che perdono così occasioni per mettersi in vista e di lavorare), nel secondo caso, per ordine della Fifa, le risprese di donne tra gli spettatori. Insomma lo sguardo maschile attratto dalla bellezza femminile non è più una cosa naturale, che fa piacere tanto agli uomini quanto alle donne (non mi risulta che le ragazze immagine non vogliano essere viste, come non mi risulta che le belle donne negli stadi non vogliano essere viste in Tv), ma è diventato uno sguardo da perverso "sessista", che pietrificherebbe in "oggetto sessuale" la donna che guarda. La verità è che questa degradazione del corpo della donna a "oggetto" la pratica, prima di tutto, proprio chi parla di "sessismo" per una cosa che è, invece, del tutto naturale. Siamo arrivati al punto che è diventata una colpa osservare la bellezza, il dualismo anima/corpo, con il relativo disprezzo del corpo, lo realizzano proprio il femminismo e tutti i benpensanti laici della moderna società borghese/socialista. Mentre lo sguardo affascinato dalla bellezza del corpo femminile è lo sguardo più innocente del mondo.
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