L’INQUISIZIONE
SCIENTIFICA
Si
parla, ormai da più di un secolo e mezzo, della società moderna come di una
“civiltà scientifica”, oggi anche “tecnologica”, fino al punto che la realtà è
diventata il punto di vista che la scienza e la tecnica hanno sulla realtà: “La scienza è ormai per noi il reale. Il suo
punto di vista sul corpo che lo riproduce non come è vissuto da ciascuno di
noi, ma come risulta dallo sguardo anatomico che l’ha sezionato..come si
seziona qualsiasi oggetto, ci è divenuto così familiare che oggi ciascuno di
noi non fa alcuna fatica a rinunciare alla propria esperienza e a svalutare il
proprio punto di vista sul corpo per adottare il punto di vista della scienza e
la sua definizione <falsamente>
oggettiva..dove le uniche relazioni possibili sono quelle fisico-chimiche
perché sono le sole che si possono esattamente calcolare. Ma quando la realtà è
assorbita da quel modello di simulazione che è il discorso scientifico, la
nostra vita non sarà più regolata dalla nostra esperienza, ma dai modelli che
la generano, e il nostro corpo sarà costretto a vivere un’esistenza fantasma
nell’organismo biologico che la scienza descrive. Ma da dove la scienza può
aver ricavato la sua idea di corpo come aggregato di parti? Se è vero che non
c’è proposizione scientifica che non si attenga rigorosamente all’esperienza,
diciamo che l’unica esperienza da cui la scienza può aver tratto il suo
concetto di corpo è l’esperienza della sua disgregazione nella morte..finché la
scienza continuerà, contro ogni evidenza, a considerare il corpo come un <semplice>
oggetto, come un aggregato di parti, e la
società ad attenersi rigorosamente al dettato scientifico, saremo
nell’impossibilità di comprendere qualcosa del corpo e della sua vita..Nostalgia
del referente reale (la natura umana) da cui la scienza s’è da tempo liberata
per produrre se stessa. Questo legame non è che un simulacro sotto cui si cela
non la natura, ma la ragione stessa che produce la scienza. Siamo quindi in
presenza di una nuova metafisica il cui grado di contraffazione per mancanza di
referente reale non è inferiore a quello che caratterizzava le vecchie
metafisiche della natura: semplicemente al ‘caldo’ e al ‘freddo’ di Telesio si
sono sostituite quelle opposizioni binarie in cui si articola ogni metafisica
del codice, compresa la metafisica del DNA, nuovo equivalente generale cui la
scienza riconduce l’essenza della vita” (U.
Galimberti - “Il corpo”). Già a fine Ottocento Nietzsche aveva
denunciato i motivi non scientifici e neppure etici da cui nasce la scienza: “Proprio la paura delle bestie feroci fu
quella che per tempo lunghissimo fu instillata nell’uomo..Questa lunga antica
paura, divenuta infine raffinata, spirituale, intellettuale, oggi, mi sembra,
si chiami: scienza” (F. Nietzsche -
“Così parlò Zarathustra” - Della scienza), poi: “La scienza impartisce continuamente ordini, per esempio per la salute
e per l’educazione: essa li motiva con le conseguenze nocive della
disobbedienza” (F. Nietzsche -
“Frammenti postumi” 1879-1881 - 3 (71)). Paura, saccenteria, ordini, obbedienza,
ecco la scienza. Si tratta delle medesime componenti che stanno alla base delle
religioni: tanto la religione che la scienza vorrebbero dare la “salvezza”, la
“sicurezza”: questa esigenza, che mette del tutto da parte la necessità del
coraggio del vivere, nasce in entrambi i casi dalla “paura” e ovviamente ciò
che “protegge”, cioè religione e scienza, “comanda” anche, tende a pretendere
“obbedienza”. Il carattere “repressivo” della scienza è della stessa natura di
quello delle religioni. Di per sé religione e scienza sono dei mostruosi
strumenti nelle mani di Stati totalitari. Religione e scienza rappresentano la
struttura psicologico-sociale delle società barbare, cioè di quelle società che
non rispettano la libertà individuale. Il “meccanicismo” scientifico e la
metafisica che esso crea sulla testa della diversità e indipendenza individuale
mi ha dato fastidio fin da quando ho cominciato a capire qualcosa e ricordo che
già all’università mi ribellavo a certi ragionamenti di tipo scientifico di
Kant e di Marx. Ho presentato, come voluminosa tesi di laurea nel 1977, un
sistema filosofico (La filosofia dell’immediatezza sentimentale) proprio per
distruggere logicamente il nesso di “causa ed effetto” che sta alla base della
scienza. Penso anche di esserci riuscito, ma, ovviamente, nessuno ha letto
approfonditamente il mio libro. All’epoca non conoscevo approfonditamente né
Nietzsche e tanto meno il libro di Galimberti (uscito solo nel 1983), conoscevo
bene solo Leopardi, che aveva tutta la mia ammirazione, ammirazione che provo
ancora oggi. Ma avevo le idee chiare nei confronti della scienza e della
tecnica che rappresentano il più grande pericolo attuale per la libertà delle
persone, perfino più grande delle religioni. Non si può, infatti, ignorare che
le religioni hanno conosciuto un profondo declino, mentre il fanatismo
scientifico, tecnologico e artificiale è più forte che mai. I miei versi
vogliono mostrare come la scienza si sia impadronita dei momenti fondamentali
della nostra vita allo stesso modo in cui lo fece la religione: al posto del battesimo,
ci sono le visite neonatali, al posto dell’estrema unzione ci sono le autopsie,
al posto della nostra individualità ci sarebbe il DNA. C’è perfino chi già
parla di determinare scientificamente anche i matrimoni. I fanatici più ottusi
credono, addirittura, che la scienza possa sconfiggere la morte, dimostrando
così di non aver capito nulla della realtà. La metafisica del DNA è talmente
devastante che nei tribunali il DNA stesso viene considerato prova valida,
anche in esclusiva, per condannare una persona o a morte, o all’ergastolo o a
trent’anni. Siamo, palesemente, di fronte ad una barbarie poggiante su
fondamenta scientifiche. Senza certificato medico non si viene assunti al
lavoro, né ci si può assentare da esso. Senza il benestare della scienza medica
non si può praticare alcuna attività agonistica, come se un individuo fosse un
minorenne davanti allo scienziato e quindi non può assumersi in prima persona
la responsabilità di quello che decide di fare o di non fare. Gli scienziati
hanno la pretesa di effettuare un’educazione sessuale su base scientifica, che
rappresenta, da un lato, una vera e propria castrazione sessuale, e da un altro
lato una riduzione a schema uniforme di ciò che esiste e ha valore solo a
livello di differenza personale, di istinto, di fantasia. Insomma, ovunque
venga applicata, la scienza ignora la libertà, la diversità, l’individualità, sostituisce
l’“incognita” della realtà e dell’infinita individualità con la falsità del “conosciuto”
e dell’“uniforme”, come ben sosteneva Nietzsche: “Se è certo che una foglia non è mai perfettamente uguale a un’altra
foglia, altrettanto certo è che il concetto di foglia si forma mediante un
arbitrario lasciar cadere queste differenze individuali, mediante un
dimenticare l’elemento discriminante, e suscita poi la rappresentazione che
nella natura, all’infuori delle foglie, esiste un qualcosa che è ‘foglia’,
quasi una forma primordiale, sul modello del quale sarebbero tessute,
disegnate..tutte le foglie <pregiudizio che non si trova solo in
Platone, ma, ad esempio, anche in Darwin, sia pure secondo il tempo e
l’evoluzione>..Il trascurare ciò che
vi è di individuale e di reale ci fornisce il concetto, allo stesso modo ci
fornisce la forma, mentre la natura non conosce invece nessuna forma e nessun
concetto, e quindi neppure alcun genere, ma soltanto una x, per noi inattingibile
e indefinibile <qui Nietzsche è vicinissimo al modo romantico di
intendere la natura e anche all’idea dell’‘Unico’ stirneriano>..Che cos’è dunque la verità <la
scienza>? Un mobile esercito di
metafore, metonimie, antropomorfismi, in breve una somma di relazioni umane che
sono state potenziate poeticamente e retoricamente” (F. Nietzsche - “Su verità e menzogna in senso extra-morale”).
La scienza riproduce, come a ragione ha scritto Galimberti, il corpo, quindi la
vita, secondo il modello generale della morte e della fredda astrazione
razionale. L’immagine della scienza come modello tratto dalla morte e dalle
forme astratte razionali io, nell’ultima strofa, l’ho riprodotto con la visione dei marmi
cimiteriali. Quanto all’educazione sessuale fatta dalla scienza è difficile
immaginare qualcosa di più asessuato e castrante di un’educazione sessuale
fatta scientificamente.
Se
non sottostai
al
potere della scienza,
di
cibo e di lavoro
oggi
resti senza,
e
se dico che
la
scienza io contesto,
sì
nessun m’uccide,
ma
senza pane resto.
Dice
allora il medico:
“Se
vuoi lavorare,
anche
nel sedere
ti
dobbiam guardare”:
l’attestato
medico
al
lavoro è una licenza,
mancando della quale
c’è
solo l’indigenza.
Il
DNA è considerato
come
una religione
per
la quale poi
ti
mettono in prigione,
lo
scienziato è reo,
ha
potere come il prete,
ovunque
si discute
impone
la sua rete,
ma
egli più degli altri
ha
paura della morte
e
crede che la scienza
lo
salvi da tal sorte,
così
si fa pressante
e
scientifica l’azione
religiosa
non è più
ormai
l’inquisizione.
Alfine
in questo modo
si
ripete anche la storia
che
di inquisizioni
è
solida memoria.
La
scienza altera tutto,
perfino
il sacro istinto,
annulla
l’individuo
che
risulta quasi estinto,
sei
una persona
e
ti trasforma in un concetto,
in
un caso anatomico
disteso
sopra un letto,
sta
sempre in agguato
la
visita sua medica,
come
senza scrupoli
la iena assai famelica.
La
scienza vuole fare
l’educatrice
anche sessuale,
come
se il sesso fosse
uno
schema generale,
come
se fosse poi
un
modello sociale
e
non sempre soltanto
un
amore personale,
il
sesso invece è libero
perciò
non va educato,
arrogante
è la pretesa
che
venga poi insegnato.
La
scienza ignora sempre
cos’è
la libertà,
dato
che ignora sempre
la
gran diversità,
il
mondo del reale
non
dà la conoscenza,
sfugge il diverso intero
alla
nostra scienza,
l’educazione
scientifica
è
pratica mortuaria:
lapidi,
marmi e forme
e
poi molta statuaria.
(18/9/1982)
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