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mercoledì 2 dicembre 2015

PASSI CORANICI (1°, 2°, 3° parte pubblicate già su facebook)

PASSI CORANICI

Traduzione di Alessandro Bausani
Adulterio:
1) “Se alcune delle vostre donne avranno commesso atti indecenti <adulterio? O che tipo di ‘indecenza’? E’ letta in chiave sessuale comunque?> portate quattro vostri testimoni contro di loro, e se questi porteranno testimonianza del fatto, chiudetele in casa fin che le coglierà la morte o fin quando Dio apra loro una via. E se due di voi <si riferisce ai maschi in opposizione alle donne? O si riferisce a due maschi omosessuali?> commettano atto indecente, puniteli; ma se si pentono e migliorano la loro condotta lasciateli stare, ché Allah è perdonante benigno” (IV, 15-16)
2) “L’adultera e l’adultero siano puniti con cento colpi di frusta ciascuno, né vi trattenga la compassione che provate per loro dall’eseguire la sentenza..L’adultero non potrà che sposare l’adultera o una pagana, l’adultera non potrà essere sposata da un adultero o da un pagano; il connubio con loro è proibito ai credenti!” (XXIV, 2-3)
Sembra che, per lo spirito giuridico a cui si ispira l’Islam, la sura 24 abroghi la numero 2, visto che impone una punizione certa, in frustate, al posto di quella incerta, tanto alla donna che all’uomo. Il che lascia dei dubbi circa una lettura degli ‘atti indecenti’ come ‘adulterio’. In ogni caso appare uno spirito punitivo che non lascia alcuno spazio al singolo individuo di gestire la propria vita come crede. Questo spirito punitivo assume addirittura un carattere fisico simile alla tortura, essendo cento frustate un vero massacro della persona. Per di più, secondo tradizioni non confermate dal testo coranico, per l’adulterio è possibile anche la lapidazione, specialmente se si tratta di donne, perché l’adulterio fatto dalla donna viene praticamente ritenuto più grave, per il semplice fatto che la donna nella cultura islamica non sembra possedere una propria sessualità e la sua funzione è del tutto interna alla casa. Le madri e le signore della casa non fanno sesso se non con il proprio marito. Appare anche evidente che è presente pure un’ideologia della “purezza” che sarebbe incarnata dal credente islamico. E’ la mentalità totalitaria delle grandi religioni. Costumi, religione, comportamenti non appartengono all’individuo, che, in una certa regione, riesce a viverli insieme ad altri, ma è l’individuo che appartiene a costumi, religione, comportamenti. Questo rovesciamento è il totalitarismo.   
Alcoolici:
1) “Ti chiederanno ancora del vino e del maysir. Rispondi: ‘C’è peccato grave e ci sono vantaggi per gli uomini in entrambe le cose: ma il peccato è più grande del vantaggio” (II, 19)
2) “O voi che credete, non accingetevi alla preghiera in stato di ebbrezza, ma attendete di poter sapere quello che dite” (IV, 43)
3) “In verità il vino, il maysir, le pietre idolatriche <distruzione dei siti archeologici>, le frecce divinatorie sono sozzure, opere di Satana..Satana vuole, col vino e col maysir, portare inimicizia e odio fra di voi” (V, 90-91)
Una certa “demonizzazione” dell’alcool si trova anche in altre religioni, a cominciare dal cristianesimo. Che l’alcool non faccia decadere la responsabilità che si ha nella vita verso se stessi e gli altri è certo, ma una sottile tendenza al riemergere di pregiudizi anti-alcool, la cui ebbrezza veniva esaltata dalla cultura dionisiaca, c’è anche nell’attuale mondo moderno e scientifico, basti pensare al “proibizionismo” negli Stati Uniti e al fatto che si trovi facilmente l’alcool come responsabile di innumerevoli malattie. Si parla di alcolizzati e di divieti su questo argomento con una tale facilità che denotano la sopravvivenza della matrice religiosa. Il moralismo è una guida ancora attuale della ricerca scientifica.
Alimenti (prescrizioni):
1) “In verità Iddio v’ha proibito gli animali morti e il sangue e la carne di porco e animali macellati invocando altro nome che quello di Allah. Ma chi sarà per necessità costretto contro sua voglia e senza intenzione di trasgredire la legge, non farà peccato, perché Allah è perdonatore clemente” (II, 173)
Si comprende la prudenza riguardo a divieti assoluti, visto che non mangiando si muore. Però ciò non toglie che non si è mai vista una legge che preveda, così direttamente, l’assoluzione per mancanza di “intenzione” o “voglia”. Certo lo stato di necessità giustifica tanto l’omicidio per legittima difesa come l’essere costretto a mangiare la carne di maiale, forse anche il vegetariano, in caso di necessità per sopravvivere, può mangiare la carne, però è un po’ paradossale che il “divieto” e l’assoluzione per il non rispetto del divieto si trovino affiancati in modo così stretto. Questo spiega molte ambiguità dei passi coranici. Cose del genere, per altro, si trovano anche nella Bibbia. E’ assurda l’idea stessa di “libro sacro”. Tra l’altro, se l’islamico è invitato a cena da un cristiano e quest’ultimo ringrazia Dio per il cibo sulla tavola, l’islamico non dovrebbe mangiare (non essendo stato invocato il nome di Allah, a meno che non gli convenga ammettere che si tratta dello stesso Dio). Cristiani e islamici non possono nemmeno invitarsi a cena. Forse l’ateo ci riuscirebbe, se non scattassero altre fobie. Ma è certo da laico supporre che quando si ha fame si pensa a mangiare e non a invocare qualcuno. In ogni caso la non condivisione del cibo, quando si invoca qualcosa che non è Allah, mostra che tale divinità rappresenta una divisione “ideologica” e che quindi l’ideologia è parte integrante di ogni religione, compresa quella islamica. Non che si apprezzi un’umanità tutta “uguale”, ma le differenze che almeno siano pratiche, concrete, legate al carattere e alle scelte individuali. Non ci sarebbe alcuna religione se non ci fosse “ideologia” e questo non bisogna dimenticarlo, poi gli individui possono anche comportarsi in modo non coerente rispetto alla propria religione, ma darlo per scontato è cecità molto pericolosa.
2) “Vi sono dunque proibiti gli animali morti, il sangue, la carne di porco, gli animali che sono stati uccisi senza l’invocazione del nome di Allah, e quelli..uccisi a bastonate..quelli in parte divorati dalle fiere..quelli sacrificati sugli altari idolatrici” (V, 3)

Sembra che queste prescrizioni alimentari si preoccupino soprattutto del fatto che non bisogna essere contaminati dalle impurità. Che il sangue sia impuro, che gli animali già divorati dalle fiere siano impuri, che gli animali sacrificati su altari idolatrici siano impuri, appare evidente. Questo vuol dire che il divieto di mangiare la carne di maiale non dipende dal fatto che il maiale venga considerato un animale sacro, ma che venga considerato un animale impuro. Agli animali per sopravvivere non resta altro che essere considerati sacri o impuri. In nome degli animali si può oggi sperare che si scopra che siano cancerogeni. In fondo il carattere cancerogeno e quello impuro appartengono alla stessa mentalità. 
3) “Mangiate delle cose lecite e buone che Allah vi dà provvidente e temete quel Dio in cui credete!”(V, 88)
Un invito a “temere” Dio così esplicito si trova, spesso, nell’Antico Testamento. Questo spesso i cristiani lo rimproverano agli islamici, dimenticando che l’Antico Testamento fa parte integrante della Bibbia e che la sua lettura “allegorica” è solo un tentativo ipocrita di adattare il Vecchio Testamento al Nuovo Testamento. Per altro anche il Nuovo Testamento non è meno punitivo, visto che la regola carnale è peccato e sottoposta a punizione: “con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne servo alla legge del peccato” (Paolo di Tarso - “Lettera ai romani” 7, 25). Il Nuovo Testamento genera un totalitarismo “buonista”, in cui l’altro è il centro, proprio per conseguenza del proprio ascetismo. La bontà di Dio genera “timore” nei peccatori non meno del tono minaccioso di Jahvé e Allah nei relativi libri sacri. Il Nuovo Testamento, però, poteva reggersi solo in regioni che avevano conosciuto la struttura civile dell’Impero romano (in misura sempre relativa e sempre fondato sul “timore” fino agli ultimi secoli), non certo presso i popoli nomadi della penisola arabica cui si riferisce Il Corano. Il timore di Dio è l’interiorizzazione della punizione già prevista dal piano ideologico.
Apostasia
1) “quanto a quelli di voi che avranno abbandonato la fede e saran morti negando, vane saranno tutte le opere loro in questo e quell’altro mondo, e saranno dannati al fuoco, dove rimarranno in eterno” (II, 217)
Anche se può apparire logica la condanna di chi rigetta la propria fede religiosa, appare chiaro che qui si verifica una notevole intolleranza. Perché si dice che le opere giuste che sono state fatte o quelle che si possono ancora fare dopo il rifiuto dell’islamismo sono cose vane e insignificanti rispetto alla fede. Il giusto e l’ingiusto vengono scavalcati dal fanatismo della fede. Questa è intolleranza a prescindere da ogni altra cosa. Intolleranza che rivela un totalitarismo su basi teologico, che è l’origine di tutte le forme di totalitarismo, c’è sempre qualcosa di religioso nei totalitarismi. Per altro qui Il Corano non dice nulla di originale perché sulla condanna all’Inferno (il “fuoco”) c’erano già i precedenti zoroastriani, cristiani e manichei.
2) “E quelli che, dopo aver accettato questo patto, si trarranno indietro saranno empi” (III, 82)
Un patto vincola per tutta la vita? Se uno reputa di aver fatto un errore, non può cambiare strada? Già, ma far solo balenare l’idea che una religione, qui l’Islam (mala stessa cosa varrebbe per un cristiano), possa essere stata un errore è idea che l’intolleranza non ammette. Che i sentimenti siano costanti è certo un pregio in una persona, ma la religione è un sentimento rivolto ad una persona oppure è un fattore ideologico? Pretendere che Dio sia una persona che si incontra ogni giorno per strada vuol dire delirare dal punto di vista ideologico. Le persone e anche gli animali che si comportano bene meritano di ricevere un sentimento costante. Se uno si convince che nella religione c’è dell’intolleranza strutturale, e ne “Il Corano” e nella “Bibbia” c’è, non solo ha il diritto di fare l’apostata, ma ne ha perfino il dovere. La mancanza di rispetto del mondo in nome di una persona che si coglie solo con l’idea non è ammissibile, è esattamente quello che si chiama fanatismo ideologico. Un divorzio non è una bella cosa, perché può essere un trauma per qualcuno, ma è sempre più grave di un atto di apostasia. Quando non si accetta questo presupposto laico, inevitabilmente l’essere religioso e l’essere fanatico è la stessa cosa.
3) “Come può mai Allah guidare degli uomini che hanno respinto la fede dopo averla accettata..?..La loro ricompensa sarà che essi trarranno addosso la maledizione di Allah e degli angeli e degli uomini insieme..non sarà loro alleggerito il castigo..eccetto coloro che si saran pentiti, dopo aver fatto questo e avranno rettificato il loro operato, ché Allah è indulgente pietoso. In verità, coloro che rifiutan la fede dopo averla accettata, e aggiungono infedeltà a infedeltà, il loro pentimento non sarà accolto, essi son quelli che hanno perso la via..avranno un tormento cocente e nessuno che li aiuti” (III, 86-91)
Il passo sembra mostrare una contraddizione, perché prima si maledicono gli apostati, però si ammette la pietà in caso di pentimento, successivamente, invece, non si ammette alcuna pietà. Però è probabile che nel secondo passo si faccia riferimento ad un secondo caso di apostasia della stessa persona, insomma, se per due volte si rifiuta la fede islamica, non c’è alcuna pietà. E’ anche chiaro che l’esecuzione della pena non spetta solo ad Allah o agli angeli, ma anche agli uomini e questo è inammissibile. Qui non si parla di uccidere l’apostata, ma quando la pena è rimessa agli uomini tutto diventa possibile, per altro se non si parla di uccisione, non c’è nemmeno nulla che la escluda. Insomma quello religioso è il linguaggio stesso dell’intolleranza, del fanatismo e del totalitarismo. Il pensiero critico è sconosciuto.
4) “Coloro che hanno barattato l’infedeltà con la fede, non faranno ad Allah alcun danno, ma avranno castigo cocente” (III, 177)
Qui si parla semplicemente di apostasia, non si distingue una prima apostasia da una seconda della stessa persona, e si parla di punizione senza alcuna pietà. Sappiamo dal precedente passo che dare luogo alla punizione spetta ad Allah, agli angeli, ma anche agli uomini. Appare sempre più chiaro che l’intolleranza nell’Islam è strutturale, come per altro lo è anche nella Bibbia.
5) “E chi si stacca dal Messaggero di Allah, dopo che è apparsa limpida al suo sguardo la via, e segue un sentiero diverso dai credenti..Noi lo faremo bruciare nell’Inferno” (IV, 115)
La ripetitività del concetto non fa altro che confermare l’intolleranza e la brutalità mentale che abbiamo già notato sopra.
6) “Quanto a coloro che cedettero, poi rifiutarono la fede, poi cedettero, poi rifiutarono la fede, poi crebbero in infedeltà ancora, Allah non potrà più perdonarli né guidarli per un retta via” (IV, 137)
La genericità del mancato perdono può, in questi casi, dare tanto ragione all’atteggiamento di buon senso degli islamici moderati, quanto a quello violento degli integralisti. Entrambi, però, pensano, inevitabilmente, che la punizione sia giusta e, quindi, sia pur parzialmente giustificano l’eventuale violenza degli integralisti. Questa ambiguità deriva dagli stessi passi coranici, nei quali, più o meno violenta che sia l’azione punitiva, regna una sostanziale intolleranza di fondo. E’ evidente che, in queste condizioni, non fidarsi degli islamici è lecito e doveroso. Come non ci si dovrebbe fidare dei cristiani, perché, se si seguissero ancora seriamente le parole della Bibbia, pericoli del genere verrebbero fuori anche dal cristianesimo. Le religioni sono un pericolo per quella che viene chiamata “vita civile”. Se il laicismo non si afferma decisamente, le violenze saranno la regola, aggiungendo alle religioni tradizionali, quella della ragione e della tecnologia, che è una religione anch’essa, che sta distruggendo il pianeta e facendo riprodurre gli uomini oltre ogni limite di buon senso.
7) “Se qualcuno di voi rinnega la sua religione, ebbene, Allah susciterà uomini che Egli amerà come essi ameranno Lui, umili coi credenti, fieri coi miscredenti, combattenti sulla via di Dio” (V, 54)
I due pesi e due misure che l’islamico è tenuto ad avere (umile coi credenti, fiero coi miscredenti) indicano il fatto che l’islamico non può convivere in una società dove ci sono atei o altre religioni. Se lo fa, contraddice questo passo del Corano. Non solo, ma dato che nel passo si accenna all’apostasia, si capisce bene che nel passo c’è anche una specie di delega dell’amore o del disprezzo di Allah, così come Allah condanna i miscredenti, allo stesso modo devono farlo gli uomini. Per cui l’ingiustizia o la violenza nei confronti del miscredente, pagano, ateo o di altre religioni, trova sempre un qualche fondamento nella scrittura. Negarlo è ipocrisia. Gli ipocriti appaiono spesso “buoni”, i cristiani sono da sempre un esempio in tal senso. Con testi sacri come questi non ci si può fidare degli islamici moderati. L’unico islamico che certamente non giustificherà qualche violenza in nome di Allah, alla fine è proprio l’apostata. E’ più o meno quello che diceva Marx: l’ebraismo non si concilia con l’Umanità, allo stesso modo Bauer diceva che il cristianesimo non si conciliava con l’Umanità, così l’islamismo non si concilia con l’Umanità. Se ebrei, cristiani e islamici mettono prima l’Umanità e solo dopo l’ebraismo, il cristianesimo, l’islamismo, non sono più autentici ebrei, cristiani e islamici, ma sono dei laici. Nel laicismo la religione è di secondaria importanza rispetto all’Umanità. Che poi l’Umanità non debba diventare, a sua volta, una religione che soffoca l’individualità, come capita in molti laici, è un discorso più evoluto: che andrebbe affrontato, mentre siamo qui a perdere tempo con retrogradi religiosi.
8) “Chi rinnega Allah dopo aver creduto, è perso..su coloro che hanno spalancato il cuore all’empietà cadrà l’ira di Allah e avranno castigo cocente” (XVI, 106)
Il castigo cocente si riferisce, ovviamente, soprattutto al fuoco dell’Inferno, ma, come abbiamo visto, il potere di infliggere la punizione è già scivolato dal cielo in terra ed è nelle mani del credente islamico. Ovviamente si può notare che in nessuno dei passi riguardanti l’apostasia si parla esplicitamente di uccisione dell’apostata, anche se gli integralisti intendono che proprio in ciò dovrebbe consistere la punizione. Ciò, a prima vista, sembrerebbe dare ragione all’islamico moderato, che nega la necessità di uccidere l’apostata. Ma il testo coranico non lascia dubbi circa il fatto che l’apostata vada punito e già qui in terra se è possibile, per di più non parla di uccisione, ma neppure la nega. Ora che già solo per questo ci sia qualcosa che non va nel testo coranico e, per conseguenza, anche nell’islamico moderato, è cosa sulla quale solo gli sciocchi possono avere dei dubbi. L’integralista islamico rende solo palese il pericolo, rende chiaro solo dove può giungere l’intolleranza di fondo della religione islamica (come di tutte le religioni). Non comprendere l’essenza di intolleranza che sta alla base delle religioni, nel nostro caso di quella islamica, che l’islamico sia moderato o radicale, è pregiudizio da laico, cioè presupporre quella tolleranza che nelle religioni non è mai scontata. Se il laico non diffida delle religioni, che vengano lette in modo moderato o fanatico, cioè che non diffidi della sostanza ideologica presente in ogni religione, allora il laicismo è perduto.
Corano (conferma delle rivelazioni precedenti)
1) “O figli d’Israele! Ricordate i favori che vi elargii, siate fedeli al Mio Patto e io sarò fedele al vostro, e me solo temete! E credete in ciò ch’Io ho rivelato a conferma dei vostri libri e non siate voi i primi a rinnegarli” (II, 40)
Il Patto con Israele è, chiaramente, l’Antico Testamento, il quale, essendo parte integrante (pur tra mille contraddizioni) della Bibbia, appare anche come fondamento del cristianesimo, che lo intende come patto tra Dio e gli uomini in generale. Così che, mentre l’ebraismo da un fondamento religioso al suo nazionalismo, il cristianesimo da un fondamento religioso al suo antropologismo, nel quale è regolarmente sfociato con l’Illuminismo e il laicismo scientista e tecnologico dell’età moderna. Fanatismo si trova nell’ebraismo, fanatismo si trova nel cristianesimo, fanatismo si trova nell’antropologismo illuminista, che meglio dovrebbe definirsi come “antropocentrismo”, quell’antropocentrismo che sta distruggendo il mondo naturale e la stessa libertà umana. Il Nuovo Testamento, quindi, non rinnega l’Antico Testamento, ma, come dice San Paolo, aggiunge la figura del Salvatore universale, cioè Gesù, alla Rivelazione antico-testamentaria, ritenuta come semplice precedente “legge”. La “legge” non bastò, dice San Paolo, e così venne il Salvatore in persona. Vi è, quindi, tra l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento una sorta di continuità e discontinuità, anche perché il Nuovo Testamento presenta una psicologia gnostica (dualistica, ascetica: da qui l’altruismo), mentre l’Antico Testamento presenta una psicologia paganeggiante, soprattutto di tipo mesopotamico. Questa continuità-allargamento, questa contraddizione di psicologie, è sostenuta, poi, da tutti i profeti successivi, a cominciare da Mani per finire con Maometto. Il Corano viene, quindi, presentato come continuità-allargamento rispetto alla Bibbia. In esso restano tracce gnostiche evidenti, Allah appare spesso pietoso, in sintonia con il Nuovo Testamento, ma, ancora più spesso appare come portatore di feroci punizioni, in sintonia con l’Antico Testamento, quindi con una psicologia mesopotamica. Le componenti psicologiche, cioè quella gnostico-cristiana e quella pagano-mesopotamica, si trovano, però, confuse, là dove nella Bibbia, per la sua stratificazione plurisecolare, si trovano maggiormente separate (entro certi limiti), identificandosi la prima con il Nuovo Testamento e la seconda con l’Antico Testamento. Proprio per questi motivi a Nietzsche piaceva più l’Antico Testamento, servile, a suo avviso, ma non così contro natura come l’ascetismo del Nuovo Testamento. A giudicare da come si esprime Maometto, anche lui aveva qualche preferenza per l’Antico Testamento, tanto è vero che il concetto di “guerra santa”, praticata poi di fatto anche dai cristiani, trova più appigli nella psicologia del Vecchio Testamento che in quella del Nuovo. Questa continuità-allargamento nel Corano porta ad una convergenza per il famoso dialogo interreligioso? Sì e no. Perché, anche se si sostiene che i predecessori hanno rivelato lo stesso Dio e la stessa sostanza spirituale, tuttavia si sostiene che in essa manca qualcosa di fondamentale e se i cristiani protestanti e i cristiani cattolici si sono potuti uccidere per secoli per molto meno, figurarsi cosa può accadere tra religioni che, pur nella rivendicazione di una continuità, si presentano, però, come diverse. Il motivo sta sempre nell’unico fattore: Dio, Jahvé, Allah, uguali o non che siano, appaiono come astrazioni logiche (nel senso del deismo illuminista) nelle varie rivelazioni e nello stesso tempo le assolutizzano. Quindi le religioni spirituali, soprattutto monoteiste (sempre un po’ dualiste), si presentano sempre come assolutizzazione ideologica e questa sta alla base stessa del fatto che si crede ad esse. Solo una spoliazione completa dalle “rivelazioni” consente quella tolleranza che sosteneva Voltaire. Anche se, a quel punto, bisogna stare attenti a non creare una “religione dell’uomo”.
2) “Allah! Non c’è altro Dio che Lui, il Vivente..Egli t’ha rivelato il Libro, con la Verità <Il Corano>, confermante ciò che fu rivelato prima, e ha rivelato la Torah e il Vangelo prima, come guida per gli uomini, e ha rivelato, ora, la Salvazione. In verità coloro che smentiscono i segni di Allah avranno castigo violento, ché Allah è forte e sa vendicarsi” (III, 3-4)
Torah e Vangelo sono, dunque, anticipazioni della rivelazione definitiva, cioè quella coranica. E’ chiaro che, se questo può portare ad una certa tolleranza verso ebrei e cristiani (tolleranza che non ci fa affatto rispetto ai pagani: cristiani e mussulmani sono parimenti intolleranti verso i pagani e verso gli atei), ciò non significa che essi siano comunque nel giusto, perché la “Salvazione” può avvenire solo mediante la rivelazione dovuta a “Il Corano”, visto che essa è il segno definitivo di Allah e “coloro che smentiscono i segni di Allah avranno castigo violento”. In altri termini l’ebreo e il cristiano, ricevendo la Torah e il Vangelo, hanno sì rispettato alcuni segni di Allah, ma rifiutando Il Corano “smentiscono i <nuovi> segni di Allah”, per cui possono anche essere oggetto di “castighi violenti”. Possono, sì, anche essere tollerati, ma ciò dipenderà solo dal fatto che si decida di vedere solo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ebrei e cristiani non smentiscono “i segni di Allah” solo in parte, per un’altra parte li smentiscono. Un mussulmano rigoroso dovrebbe punirli. Qui, alla fine, per cercare dei mussulmani tolleranti, si cerca sempre un mussulmano non troppo mussulmano. Stiamo chiedendo la laicizzazione dei mussulmani e facciamo finta di non chiederla. La laicizzazione è la perdita, totalmente o in parte, delle caratteristiche di una religione. I cristiani laici, con i quali conviviamo, sono soltanto dei cristiani non troppo cristiani. Religioni senza “il Libro”, pagani e atei, che “smentiscono <tutti> i segni di Allah”, non possono essere altro che assoggettati al “castigo violento”. Di che parliamo dunque? La convivenza laica con i mussulmani non è possibile, se non si ammette che i mussulmani devono diventare non troppo mussulmani. L’Islam nega il diritto ad esistere di tutte quelle persone che negano, in tutto o in parte, Il Corano.
3) “In verità Noi abbiamo rivelato la Torah..con la quale giudicavano i Profeti tutti dati a Dio ai giudei..E facemmo seguir loro Gesù, figlio di Maria, a conferma della Torah rivelata prima di lui..E a te <Maometto> abbiamo rivelato il Libro secondo Verità <Il Corano>, a conferma delle scritture rivelate prima, e a loro protezione. Giudica dunque fra loro secondo quel che Dio ha rivelato e non seguire i loro desideri a preferenza di quella verità che t’è giunta. A ognuno di voi abbiamo assegnato una regola e una via, mentre, se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una Comunità Unica, ma ciò non ha fatto per provarvi in quel che vi ha dato. Gareggiate dunque nelle opere buone, ché a Dio tutti tornerete, e allora Egli vi informerà di quelle cose per le quali ora siete in discordia..E se ti volgeranno le spalle sappi che Allah vuole colpirli per qualche loro peccato, e per vero, molti degli uomini sono perversi. Un giudizio pagano, ecco quel ch’essi vogliono!” (V, 44-50)
Abbiamo visto che chi non è seguace dei libri sacri precedenti a Il Corano e non è seguace neppure de Il Corano è nel giudizio già come morto. Rispetto ai seguaci dei precedenti libri sacri indicati, invece, l’atteggiamento è del tutto ambiguo. Viene, sì, confermata la continuità rispetto alla rivelazione della Torah e del Vangelo, ma questa continuità non viene precisato in cosa consista, né viene chiarito in cosa consista la discontinuità. Le due cose sono semplicemente affiancate, per cui il rifiuto de “Il Corano” può poi apparire come semplice “desiderio” vano o come “giudizio pagano”, per cui diventa chiaro che la conseguenza è la punizione:“Allah vuole colpirli”. Insomma ebrei e cristiani dovrebbero riconoscere ne Il Corano l’ennesima rivelazione di Dio e in sostanza diventare mussulmani tentando, come sembra che sia nella mente di Maometto, di fondere in un unico corpo le tre religioni. L’ipotesi della “Comunità unica”, ipotesi quanto mai pericolosa (anche se intesa in senso laico), spiega in qualche modo in che senso Maometto intende la continuità tra le varie religioni, cioè in senso “evolutivo”, nel senso, cioè, che la successiva ingloba le precedenti. Maometto non è Giordano Bruno, cioè un filosofo intellettuale, la cui mediazione tra le religioni poteva portare, al massimo, al deismo illuminista, come poi portò. Ma, visto che Maometto non parla di nuove rivelazioni al di là di quella coranica, se ne deduce che l’evoluzione si ferma, storicisticamente, all’Islam come religione universale, un po’ come Hegel farà con il cristianesimo protestante, Marx con l’avvento del comunismo e Comte con l’avvento della società scientifica. L’ultima rivelazione completa nasconde un’idea di progresso, quindi di superiorità, per cui l’atteggiamento nei confronti di ebrei e cristiani oscilla tra il “castigo violento” e la tolleranza con sottomissione. Va, infine, notato che la nota ascetica neotestamentaria è palese, soprattutto, nell’ostilità profonda che Il Corano mostra nei confronti dei pagani, chiaramente perché maggiormente attaccati al mondo terreno. Il che spiega molto bene l’atteggiamento islamico verso l’attuale Occidente, accusato, non solo di essere portatore di crociate cristiane, ma anche di essere pervertito. Questo atteggiamento può notarsi sia negli islamici moderati che in quelli integralisti ed è pericoloso perché può risvegliare, quasi in una competizione verso la maggiore demenza, le forme di ascetismo cristiano, mai estinte del tutto, facendoci ripiombare in una barbarie che pensavamo di aver superato.  



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