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mercoledì 11 novembre 2015

PERCHE’ CI PIACCIONO I BAMBINI?

    Il fatto che ci si ponga un “perché” non vuol dire che ci sia una risposta. I “perché” possono anche essere un segno di follia. In ogni caso, la domanda posta nel titolo non ha certamente una risposta nella “ragione” tecnica e scientifica. La ragione capisce poco e in ritardo, ho la tentazione di dire che non capisce niente. Soprattutto dei bambini. Pensate che stima ho della psicologia infantile! L’adulto come può capire il bambino? L’adulto è, ormai, un’altra razza rispetto al bambino, una razza inquinata e contaminata da schemi e pregiudizi sociali. Tra l’adulto e il bambino passa la stessa differenza che c’è tra un marziano e un terrestre. Ovviamente il marziano è l’adulto. Freud, dando una spiegazione che lascia inspiegato quasi tutto, sosteneva che quello che ci attrae nel bambino è il suo naturale “narcisismo”. Il narcisismo, per Freud, sarebbe una libido che non si scarica su altri, ma rimane fissa su stesso. La cosa ha una sua plausibilità, dato che il bambino deve, prima di tutto, capire chi è  il “Sé” fisico che lui stesso “è”. Infatti, con gli occhi aperti, se vede un martello che schiaccia una noce, ride di gusto, ma se il martello schiaccia un dito della sua manina, non ride, ma piange a dirotto. Se uno vuole capire la differenza tra il dito della propria mano e la noce, deve pur passare qualche anno a interessarsi di sé, quindi questo narcisismo è perfettamente normale. Anzi, tale narcisismo in gran parte deve essere mantenuto per tutta la vita, altrimenti si può seguitare  a pensare che è la noce che va a finire sotto la valanga che sta per travolgerci. Questo narcisismo di base è addirittura il fondamento della propria responsabilità. Serve a capire quello che faccio o subisco io e quello che non faccio o non subisco io. Ovviamente, crescendo, questo interesse esclusivo rivolto su se stesso diventa innaturale e Freud, forse non a torto, ne fa derivare l’atteggiamento ipocondriaco e quello omosessuale. Dice Freud: “La libido sottratta al mondo esterno è stata diretta sull’io, dando origine a un comportamento che possiamo definire narcisistico..l’attrattiva del bambino poggia in buona parte sul suo narcisismo..al pari del fascino di alcune bestie feroci che sembrano non occuparsi di noi, come i gatti e i grandi animali da preda” (S. Freud - “Introduzione al narcisismo”). In pratica Freud sostiene che il bambino ha un comportamento che diremmo “spontaneo”, perché, occupato da se stesso, non recepisce ancora i messaggi dell’educazione e, in pratica, estrinseca tutte le sue potenzialità naturali senza che i pesi sovrastrutturali della civiltà lo abbiano ancora inquinato più di tanto. Il bambino, come i gatti e le bestie feroci, “non si occupa di noi” e noi adulti siamo la “civiltà”. Quello che è sottinteso in Freud è condiviso anche dal Romanticismo, ma mentre Freud, prima o poi, vuole che l’adulto vinca sul bambino, i romantici, mediante la visione del poeta, volevano che il bambino vincesse sull’adulto, cioè sulla civiltà. E’ per questo che, quando si parla di bambini, l’aridità del linguaggio scientifico e razionale ci infastidisce, lo troviamo inadeguato, ancorché, come nel caso di Freud, dica qualcosa che si avvicina alla verità. Il fatto che vinca il bambino non vuol dire che si diventa simili all’ipocondriaco o all’omosessuale, ma solo che questi ultimi, sebbene ignorino qualche parte naturale di sé, non hanno tutti i torti a considerarsi il centro, almeno, di se stessi. Infatti, crescendo, il Sé trova naturale aprirsi agli altri, la sessualità è perfino stampata nella carne, e poi si scoprono i sentimenti. Resta il fatto che quella intensità emotiva e spontaneità infantile non si dimentica più. Ed è qui che il bambino diventa il modello per gli adulti, come volevano i romantici. E gli adulti, non essendo più bambini, chiusi nella loro saccenteria economica e razionale, hanno creato quel mondo perverso illuminista e industriale nel quale ora viviamo. E’ evidente che l’adulto, proprio per colpa della ragione, non può più capire il bambino e, allorché dice che gli piace, non si rende conto che il motivo per cui gli piace il bambino sta in contraddizione con tutto il suo razionale essere “adulto”. Il vero motivo per cui ci piacciono i bambini, alla fine, lo scoprirono i romantici, proprio perché, molto prima de “Il fanciullino” pascoliano, non si posero razionalmente di fronte ai bambini e proprio perché, come poeti, non volevano essere adulti: “L’età dell’oro è dove sono i fanciulli” (Novalis - “Polline” 97), poi: “Cos’altro sono i fanciulli, se non primi uomini? Il fresco sguardo di un fanciullo è più entusiasta del presentimento del più energico visionario” (Novalis - “Frammenti” - Lavori preparatori per raccolte di frammenti 93), ancora: “Quello che furono gli antichi, siamo stati noi tutti, dico fanciulli..nella immaginativa de’ putti il sole e la luna..non sono altro che un uomo e una donna” (G. Leopardi - “Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica”), infine: “Il qual costume è proprio più che mai de’ fanciulli, dove l’immaginazione può molto più che negli uomini” (G. Leopardi – “Zibaldone” 153). Nessuno ha capito perché ci piacciono i bambini più dei romantici, che tentarono disperatamente di rimanerlo. E, mentre noi adulti ci pentiamo di essere diventati adulti, i bambini, ahimé, diventano adulti e acquistano la saccenteria, l’aridità, la razionalità e il formalismo di questi ultimi.  


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