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domenica 15 novembre 2015


L’INTEGRALISMO CRISTIANO, L’INTEGRALISMO ISLAMICO, L’INTEGRALISMO ILLUMINISTA DELL’OCCIDENTE, LA REPRESSIONE, IL “DISAGIO DELLA CIVILTA’”: UN ESAME DEL DOPO PARIGI


Il titolo è complesso perché è complesso il nodo che sta venendo al pettine. Occorre premettere che il “multiculturalismo” è un favola che suppone una struttura commerciale di stampo razionale e illuminista che pensa di far convivere quello che non può convivere. La cultura razionale e progressista dell’Occidente ha, per altro, per decenni giustificato genocidi (indiani d’America ad esempio), colonialismo, esportazione della democrazia, ecc. L’illusione tutta illuminista di un mondo globale “multiculturale” funziona fino a quando, come nelle religioni buddhiste o induiste (ma anche lì qualche problema viene sempre fuori), la vita terrena si mescola fino a un certo punto con i valori spirituali, i quali predicano un “distacco”. Il distacco difficilmente arriva alla furia omicida, infatti l’odio può anche portare al distacco dalla vita del “martire” islamico, ma non è mai un distacco completo.  Il multiculturalismo sembra aver funzionato là dove tutte le culture primitive sono state cancellate e quindi vediamo con stupido orgoglio ex-primitivi andare in automobile. La verità è che le cosiddette convivenze culturali hanno sempre un vincitore e un vinto, questo non perché le culture possiedano una qualche verità assoluta (non l’ha nemmeno quella scientifica), ma perché questa vittoria è un atto di forza, ciò è evidente dalla storia. Chi crede al multiculturalismo è una persona che, semplicemente, sopravvaluta la “sua” cultura, cioè, direbbe Todorov, è inconsapevolmente etnocentrico. Va preliminarmente chiarito anche il fatto che i libri sacri sono un groviglio di contraddizioni e che, seguiti alla lettera in certi punti a preferenza di altri, consentono sia il pacifismo che la violenza. Ma seguiti nel percorso logico sotterraneo e reso trasparente dalla “critica” (alla Nietzsche per intenderci) rivelano sempre un fondamento di intolleranza e di totalitarismo. Ne consegue che i lettori più coinvolti nel messaggio mistico delle religioni, cioè gli “integralisti”, sono anche i lettori più autentici di quei messaggi religiosi. Non si deve minimamente credere al fatto che i cristiani o gli islamici non condividano quello che fanno gli “integralisti”, semplicemente non sono integralmente religiosi. Il laicismo ha curato questa malattia in Occidente, presso la parte povera del mondo islamico questa medicina non è mai esistita. Questo non significa che bisogna uccidere i cristiani o gli islamici, ma non fidarsi di loro è doveroso. Ma il problema a cui siamo di fronte è ancora più complesso. Chiariti questi fatti generali, occorre, quindi, esaminare la complessità del titolo.

1) L’INTEGRALISMO CRISTIANO - Il cristianesimo è stato fino al Settecento intollerante, totalitario e violento. Poi il laicismo ha frenato questa tendenza, ma essa cova nelle pieghe logiche di tutta la letteratura cristiana antica e medievale, compresa la Bibbia e compresi molti testi d’età moderna. E’ spesso proprio l’immagine della “bontà”, che nel cristianesimo si vuole inculcare, a nascondere il totalitarismo e la repressione, come ben notava Nietzsche a proposito dell’altruismo cristiano. I cristiani laicizzati sono solo poco praticanti e poco osservanti. La verità del cristianesimo è l’integralismo ed esso cova sotto le ceneri. Quello che è accaduto a Parigi, l’aggressività degli integralisti, il fenomeno delle migrazioni di islamici, sta portando a risvegliare, nei cristiani, la parte integralista. Ed ecco che allora ripongono la questione delle “radici cristiane” dell’Europa (ma quale radici cristiane? Il cristianesimo non è nemmeno di origine europea, le origini europee, caso mai, sono “pagane”), ripongono problemi banali, ma significativi, come quello dei crocifissi nelle scuole, tutto come se la separazione tra Stato e religione non esistesse. Regrediscono verso l’integralismo che rimproverano all’Islam. L’ondata di violenza fatta in nome di Allah rischia di riportare indietro verso l’integralismo cristiano.

2) L’INTEGRALISMO ISLAMICO - L’Islam non ha una tradizione di separazione tra religione e Stato. Quindi la mentalità autoritaria della cultura religiosa è nell’anima stessa delle popolazioni. Gli Stati islamici più “integralisti”, come il Qatar e l’Arabia Saudita, sono ancora fermi alle tradizioni storiche del califfato. Quelli meno integralisti, hanno avuto, fino ad ora, solo governi dittatoriali o tendenzialmente tali, dalla Libia all’Egitto e alla Siria, c’è motivo di dubitare delle stessa Turchia. Perfino presso le classi meno abbienti e più retrive della Tunisia, dell’Algeria e del Marocco il fascino dell’integralismo islamico è forte. Diciamolo: i paesi islamici non sono affidabili. Le classi dirigenti di questi paesi spesso hanno studiato in Europa o negli Stati Uniti e perciò danno un volto “laico” ai loro Stati, ma il retroterra è profondamente religioso. E, come detto in precedenza, i lettori più acuti delle tradizioni religiose islamiche sono proprio gli “integralisti”, i quali alimentano anche l’orgoglio di una risposta all’Occidente che, grazie alla sua superiorità tecnologica e organizzativa, ha per secoli imposto il dominio di una razionalità illuminista sostanzialmente estranea alla cultura religiosa islamica. E’ inutile citare “Il Corano”, perché esso, come la “Bibbia”, è un groviglio di contraddizioni. Se si cita l’immagine pacifica dell’Islam: “chiunque ucciderà una persona senza che questa abbia ucciso un’altra..è come se avesse ucciso l’umanità intera..E chi, dopo l’ingiustizia che ha commesso, vi rinuncia e fa del bene, anche Allah rinuncerà alla sua ira su di lui, perché Allah è clemente pietoso” (“Il Corano” V, 32, 39), si può citare anche l’immagine violenta dell’Islam: “Coloro che credono combattono sulla via di Allah..Combatti dunque sulla via di Allah..ed incoraggia i credenti, che forse Allah respingerà il coraggio degli infedeli..Allah..ha preferito i combattenti ai non combattenti per una ricompensa immensa” (“Il Corano” IV, 76, 84, 95). Non si ha intenzione di stabilire se nel Corano ci siano più inviti alla pace che alla guerra, certo che gli inviti alla guerra sono troppo numerosi. Ma il problema non è questo, il problema è che la logica stessa del libro, come della Bibbia, rivela un fondamento di intolleranza e di totalitarismo che, ovviamente, non si concilia con le pur discutibili democrazie occidentali. Negare questo è negare l’evidenza, ancora una volta i più attenti lettori dei libri sacri sono gli “integralisti”. I moderati islamici sono persone di buon senso, ma nello stesso tempo anche “moderatamente” religiose. Se, quindi, non possiamo aggredire gli islamici moderati, perché persone di buon senso, occorre, però, diffidare di essi, così come dei cristiani moderati, perché nessuno sa fino a quando resteranno persone di buon senso.

3) L’INTEGRALISMO ILLUMINISTA DELL’OCCIDENTE - I laici potrebbero risentirsi per essere aggiunti alla lista degli “integralisti”, ma questo accade perché non hanno ancora iniziato un salutare bagno critico riguardo alla ragione, all’idea di progresso, di scienza, di tecnologia, di commercio. Sono questi i postulati dogmatici dello stesso Illuminismo e sono stati imposti dovunque senza alcun tatto. Questi principi si possono anche rifiutare e ognuno resta delle sue convinzioni. L’umanità ha vissuto per secoli senza questi “portenti” dell’Illuminismo e non sempre è vero che fosse meno tollerante di oggi. In nome della ragione, della scienza, della tecnologia si sono fatte guerre, soppressi popoli e si è repressa la libertà individuale. Un individuo, se non reca danno ad altri, può anche vivere in modo irrazionale, non progressista, non tecnologico ecc. Ma l’Occidente questo, in pratica, non lo permette più, quindi, come faceva notare la Scuola di Francoforte, la stessa civiltà tecnica dell’Occidente è repressiva e autoritaria. Ma il bagno critico i razionalisti e gli affaristi dell’Occidente, nonché i loro omologhi socialisti, non l’hanno ancora neppure iniziato e si presentano solo con la loro prosopopea di fronte a una cultura, come quella islamica, che, per quanto inaccettabile, ha il principale torto di essere una cultura forte, che fa, dunque, resistenza. E la parola “resistenza” è una parola chiave per capire altre cose.

4) LA REPRESSIONE - Attaccata dal terrorismo la civiltà Occidentale chiede più “sicurezza”, ed ecco che allora si parla di ingigantire le forze di polizia, di limitare la libertà qui e là, insomma la civiltà occidentale rinnega se stessa, almeno nei limiti in cui appariva ed era la società meno totalitaria. I rischi di diminuzione della libertà, il panico, i mai superati istinti totalitari insiti in una cultura che, in ogni caso, deriva dal cristianesimo, che è totalitario come l’islamismo, sono oggi un rischio gravissimo, contro il quale bisogna fare opposizione, cioè, come si diceva, bisogna fare “resistenza”. Paradossalmente, proprio là dove l’Islam fa più “resistenza”, cioè con il terrorismo, ci costringe ad una “resistenza” contro le stesse tentazioni liberticide della medesima civiltà occidentale.

5) IL “DISAGIO DELLA CIVILTA’” - E’ il titolo di un libro di Freud (da ritenere un cattivo lettore di Nietzsche), nel quale Freud sostiene che l’inconscio dell’Eros è represso necessariamente dalla civiltà. Da qui il “disagio” della civiltà. Questa convalida della repressione in nome della civiltà, in realtà, gli esseri umani non la condividono, a meno che non abbiano la testa squadrata dal culto dell’ordine (in Freud il Super-io). È ovvio che questo disagio della civiltà è maggiore presso la parte più povera della società, la quale vive i disagi della civiltà, ma poco usufruisce dei, per altro corrotti, vantaggi. Non avendo cultura e doti intellettuali particolari, i giovani figli di immigrati mussulmani, trovano sfogo al loro disagio nella cultura retrograda dei genitori. Si informano su quella cultura e si collegano ad un habitat islamico orientale che poco conosce i valori della civiltà occidentale illuminista, ritenuta anzi in quei luoghi “arrogante” (tali appaiono gli Stati Uniti e l’Europa presso le masse mussulmane). Il “disagio” della civiltà, però, è cronico in Occidente e in ogni società troppo aggressiva ed è segno di una sensibilità più avanzata di quella dominante nel razionalismo, tecnologico e commerciale, della civiltà illuminista dell’Occidente. Questo “disagio”, fin dagli anni Sessanta, è cronico nella civiltà occidentale ed è solo apparentemente sopito. Questo disagio è una “resistenza” all’invasione sempre più massiccia, grazie alla tecnologia e all’inquadramento organizzativo, della stessa civiltà occidentale al suo interno. Nei giovani occidentali che combattono nello Stato islamico (che non è detto che siano peggiori di noi, ma hanno solo scelto la strada sbagliata) la “resistenza” contro il totalitarismo illuminista dell’Occidente si salda con la “resistenza” dell’Islam, cultura quest’ultima, se volete, anche retrograda, ma comunque diversa e forte: tanto forte per quanto totalitaria. Alla fine è ovvio che si tratta di uno scontro tra due totalitarismi, quello tecnologico e razionale dell’Occidente contro quello mistico e fanatico dell’Islam integralista. E noi? Dovremo fare due volte “resistenza”, una prima volta sopprimendo l’Isis e, poi, cosa ben più difficile, fare “resistenza” contro la deriva repressiva tecnologica e illuminista (unidimensionale) dell’Occidente. Tutto ciò spiega abbastanza la complessità del titolo.  

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