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lunedì 26 ottobre 2015


CARLO MICHELSTAEDTER (1887-1910)

 

Poco conosciuto o addirittura ignorato dai professori di Filosofia e di Letteratura italiana che dovrebbero farlo conoscere, Michelstaedter è, a mio avviso, il pensatore più geniale del Novecento. Proprio per questo, la massa di pecoroni della società odierna lo ignora. Michelstaedter eredita lo spirito culturale dei due più grandi pensatori dell’Ottocento, cioè Leopardi e Nietzsche. Aggiorna il pensiero critico di questi ultimi alla mentalità dei primi del Novecento, quando dilagavano le assurdità scientifiche del Positivismo (mai cessate e connaturate all’idiozia e arroganza della scienza) e si stavano affermando le assurdità neo-cristiane o neo-spiritualiste dell’Esistenzialismo e della Psicologia. Una voce, quindi, fuori da questo coro di dementi. Peccato che si sia suicidato a soli 23 anni nel 1910. Riporto qui solo alcuni passi presi da quel capolavoro ignorato del pensiero che è “La persuasione e la rettorica” (postumo nel 1913), tanto per far capire chi era e quanto sono stupidi i moderni uomini della scienza e della tecnica. Meraviglioso è, soprattutto, il dialogo, riportato al punto 2, fatto in perfetto stile leopardiano (“Operette morali”), sulla follia della “sicurezza” (quindi delle “assicurazioni”) e del conformismo modernista.

1) “Chi teme la morte è già morto. Chi vuol aver un attimo solo la sua vita, esser un attimo solo persuaso di ciò che fa, deve impossessarsi del presente, vedere ogni presente come l’ultimo, come se fosse certa dopo la morte..A chi ha la sua vita nel presente, la morte nulla toglie, poiché niente chiede in lui di continuare, niente è in lui per la paura della morte..Hanno bisogno del sapere <scienza e cultura in generale>, e il sapere è costituito.Così fiorisce la rettorica accanto alla vita..poiché gli uomini si mettono in posizione conoscitiva e fanno il sapere..gli scienziati non possono uscir impunemente dalla loro pelle come i bachi da seta, per guardare come sono fatte le cose, ci è forza ammettere che l’oggettività <la dogmatica e presunta ‘oggettività’ della scienza> è tropn tina < in qualche modo> una soggettività <cioè un’opinione elaborata in circoli ristretti - la comunità scientifica - che usano gli stessi paradigmi formali>..la scienza..ha calato le radici nel più profondo della debolezza dell’uomo e ha dato ferma costituzione per tutti i secoli avvenire alla rettorica del sapere”

2) “Vede - mi diceva dopo un pranzo abbondante in conclusione d’un lungo discorso un grosso signore - vede? la vita ha pure i suoi lati belli. Conviene saperla prendere: non pretender rigidamente ciò che ha fatto il suo tempo, ma adattarsi ragionevolmente, e godere di ciò che il nostro tempo ci offre che nessun tempo ha mai offerto ancora ai propri figli.. - Lei è un artista! - Sì, infatti, credo che sono un artista. Non che io scriva o dipinga ma, lei m’intende: artista, artista nell’anima. Io ho un buon cuore, pieno di sentimenti gentili coi quali mi rendo poetica ogni situazione, mi faccio bella la vita, mi creo dei piaceri.. - Ma lei è un multilatere! - Oh, un dilettante.. - Lei trova tempo per tutto!.. - Nell’anticamera del mio ufficio io depongo tutte le mie opinioni personali, i sentimenti, le debolezze umane. Ed entro nel tempio della civiltà..Allora io sento di portare il mio contributo alla grande opera di civiltà in pro’ dell’umanità.. - Io ammiro la sua fermezza. E, lei non pensa ai suoi interessi? - Lo stipendio corre ed è sicuro. E poi, lei sa, gli incerti.. - Già, già. Ma..e poi? quando, Dio lo tenga lontano, questa sua mirabile fibra sarà affievolita? - C’è la pensione: lo Stato non abbandona i suoi fedeli. Che? - Ma..scusi se le suscito brutte immagini..ma siamo uomini deboli..Nel caso di una malattia? sa, ce ne sono tante ora in giro.. - Niente, niente: appartengo a una cassa per ammalati, come tutti i miei colleghi. Il nostro ospedale ha tutti i comodi moderni e si vien curati secondo le più moderne conquiste della medicina. Vede? - Ah, vedo! Ma, non saprei, i casi son tanti, capisco che siamo difesi dalle leggi, pure i furti sono all’ordine del giorno - Sono assicurato contro il furto. – Ah! ma..e metta il caso d’un incendio. - Assicurato contro il fuoco - Perbacco! Ma un cavallo, scusi, volevo dire un’automobile, che c’investe, un tegolo - Assicurato contro gli accidenti – Ma infine morire..moriamo tutti! - Fa niente, sono assicurato pel caso di morte. Come vede - aggiunse trionfante, sorridendo del mio smarrimento – sono in una botte di ferro, come si suol dire - Io rimasi senza parole, ma nello smarrimento mi lampeggiò l’idea che il vino prima d’entrar nella botte passò sotto il torchio <ecco gli uomini che si credono liberi oggi sono passati sotto il torchio di un’educazione tecnica e scientifica e dei luoghi comuni che ne derivano e sono alla base della stessa opinione pubblica odierna, cioè degli odierni pregiudizi>

3) “L’eschimese e l’etiope s’incontrarono nella zona temperata; esclamarono simultaneamente: ‘Ho freddo - dice l’etiope - dammi le tue pelli’; ‘ho caldo - dice l’eschimese - dammi le tue penne’. Ognuno ha visto nell’altro soltanto la cosa che gli è necessaria, non l’uomo che ha da vivere lui stesso..lo scambio conveniente ad entrambi li ha fatti sicuri pur senza amore vicendevole..la società cura che sempre un eschimese incontri in questo modo un etiope <cioè, non solo crea bisogni artificiali perché dominata dal commercio, vedi società borghese, ma crea la necessità stessa di ‘scambiare’, vedi socialismo, là dove, riducendo al minimo questa necessità, il rapporto sociale, come diceva Leopardi, diverrebbe “scarso” e gli individui sarebbero più liberi, vedi anarchismo individuale>   

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