CARLO
MICHELSTAEDTER (1887-1910)
Poco
conosciuto o addirittura ignorato dai professori di Filosofia e di Letteratura
italiana che dovrebbero farlo conoscere, Michelstaedter è, a mio avviso, il
pensatore più geniale del Novecento. Proprio per questo, la massa di pecoroni
della società odierna lo ignora. Michelstaedter eredita lo spirito culturale
dei due più grandi pensatori dell’Ottocento, cioè Leopardi e Nietzsche.
Aggiorna il pensiero critico di questi ultimi alla mentalità dei primi del
Novecento, quando dilagavano le assurdità scientifiche del Positivismo (mai
cessate e connaturate all’idiozia e arroganza della scienza) e si stavano
affermando le assurdità neo-cristiane o neo-spiritualiste dell’Esistenzialismo e
della Psicologia. Una voce, quindi, fuori da questo coro di dementi. Peccato
che si sia suicidato a soli 23 anni nel 1910. Riporto qui solo alcuni passi
presi da quel capolavoro ignorato del pensiero che è “La persuasione e la
rettorica” (postumo nel 1913), tanto per far capire chi era e quanto sono
stupidi i moderni uomini della scienza e della tecnica. Meraviglioso è,
soprattutto, il dialogo, riportato al punto 2, fatto in perfetto stile
leopardiano (“Operette morali”), sulla follia della “sicurezza” (quindi delle
“assicurazioni”) e del conformismo modernista.
1)
“Chi teme la
morte è già morto. Chi vuol aver un attimo solo la sua vita, esser un attimo
solo persuaso di ciò che fa, deve impossessarsi del presente, vedere ogni
presente come l’ultimo, come se fosse certa dopo la morte..A chi ha la sua vita
nel presente, la morte nulla toglie, poiché niente chiede in lui di continuare,
niente è in lui per la paura della morte..Hanno bisogno del sapere <scienza
e cultura in generale>, e il sapere è
costituito.Così fiorisce la rettorica accanto alla vita..poiché gli uomini si
mettono in posizione conoscitiva e fanno il sapere..gli scienziati non possono
uscir impunemente dalla loro pelle come i bachi da seta, per guardare come sono
fatte le cose, ci è forza ammettere che l’oggettività <la dogmatica e
presunta ‘oggettività’ della scienza>
è tropn tina <
in qualche modo> una soggettività <cioè
un’opinione elaborata in circoli ristretti - la comunità scientifica - che
usano gli stessi paradigmi formali>..la
scienza..ha calato le radici nel più profondo della debolezza dell’uomo e ha
dato ferma costituzione per tutti i secoli avvenire alla rettorica del sapere”
2)
“Vede - mi
diceva dopo un pranzo abbondante in conclusione d’un lungo discorso un grosso
signore - vede? la vita ha pure i suoi lati belli. Conviene saperla prendere:
non pretender rigidamente ciò che ha fatto il suo tempo, ma adattarsi
ragionevolmente, e godere di ciò che il nostro tempo ci offre che nessun tempo
ha mai offerto ancora ai propri figli.. - Lei è un artista! - Sì, infatti,
credo che sono un artista. Non che io scriva o dipinga ma, lei m’intende:
artista, artista nell’anima. Io ho un buon cuore, pieno di sentimenti gentili
coi quali mi rendo poetica ogni situazione, mi faccio bella la vita, mi creo
dei piaceri.. - Ma lei è un multilatere! - Oh, un dilettante.. - Lei trova
tempo per tutto!.. - Nell’anticamera del mio ufficio io depongo tutte le mie
opinioni personali, i sentimenti, le debolezze umane. Ed entro nel tempio della
civiltà..Allora io sento di portare il mio contributo alla grande opera di
civiltà in pro’ dell’umanità.. - Io ammiro la sua fermezza. E, lei non pensa ai
suoi interessi? - Lo stipendio corre ed è sicuro. E poi, lei sa, gli incerti..
- Già, già. Ma..e poi? quando, Dio lo tenga lontano, questa sua mirabile fibra
sarà affievolita? - C’è la pensione: lo Stato non abbandona i suoi fedeli. Che?
- Ma..scusi se le suscito brutte immagini..ma siamo uomini deboli..Nel caso di
una malattia? sa, ce ne sono tante ora in giro.. - Niente, niente: appartengo a
una cassa per ammalati, come tutti i miei colleghi. Il nostro ospedale ha tutti
i comodi moderni e si vien curati secondo le più moderne conquiste della
medicina. Vede? - Ah, vedo! Ma, non saprei, i casi son tanti, capisco che siamo
difesi dalle leggi, pure i furti sono all’ordine del giorno - Sono assicurato
contro il furto. – Ah! ma..e metta il caso d’un incendio. - Assicurato contro
il fuoco - Perbacco! Ma un cavallo, scusi, volevo dire un’automobile, che
c’investe, un tegolo - Assicurato contro gli accidenti – Ma infine morire..moriamo
tutti! - Fa niente, sono assicurato pel caso di morte. Come vede - aggiunse
trionfante, sorridendo del mio smarrimento – sono in una botte di ferro, come
si suol dire - Io rimasi senza parole, ma nello smarrimento mi lampeggiò l’idea
che il vino prima d’entrar nella botte passò sotto il torchio <ecco
gli uomini che si credono liberi oggi sono passati sotto il torchio di
un’educazione tecnica e scientifica e dei luoghi comuni che ne derivano e sono
alla base della stessa opinione pubblica odierna, cioè degli odierni
pregiudizi>”
3)
“L’eschimese
e l’etiope s’incontrarono nella zona temperata; esclamarono simultaneamente:
‘Ho freddo - dice l’etiope - dammi le tue pelli’; ‘ho caldo - dice l’eschimese -
dammi le tue penne’. Ognuno ha visto nell’altro soltanto la cosa che gli è
necessaria, non l’uomo che ha da vivere lui stesso..lo scambio conveniente ad
entrambi li ha fatti sicuri pur senza amore vicendevole..la società cura che
sempre un eschimese incontri in questo modo un etiope <cioè,
non solo crea bisogni artificiali perché dominata dal commercio, vedi società
borghese, ma crea la necessità stessa di ‘scambiare’, vedi socialismo, là dove,
riducendo al minimo questa necessità, il rapporto sociale, come diceva
Leopardi, diverrebbe “scarso” e gli individui sarebbero più liberi, vedi
anarchismo individuale>”
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