CONTAGIO E RESPONSABILITA'
La legge di causa ed effetto, applicata a eventi che non appaiono fisicamente visibili nella vita quotidiana, viola i fondamenti dell’etica, per la quale ognuno è responsabile solo delle sue azioni. Il contagio non è un’azione, quindi non può esserci un responsabile o colpevole di un’azione che non c’è o è invisibile. Il contagio, stando alla scienza, avverrebbe meccanicamente secondo la legge di causa ed effetto, per cui, dato il malato A (causa), l’individuo B si ammala (effetto). Come se il virus rendesse unica la malattia di A e B. La legge di causa ed effetto fissa una responsabilità inconscia, tanto è vero che fissa un “isolamento” tra A e B che viola ogni diritto di libertà e di avere tutti i rapporti personali che si desidera avere: con una responsabilità presunta rovina la vita della gente e questo è immorale e non può essere permesso. Ognuno, se non è aggredito e ferito fisicamente da un’azione, si deve assumere la responsabilità di quel che avviene in lui, come sentirsi male o ammalarsi, in modo “personale”. In virtù del perverso meccanismo di causa ed effetto, l’idea di contagio, al contrario, sposta la responsabilità da Giovanni (individuo B, effetto) a Mario (malato, causa) e in tal mondo non rende più personale la responsabilità penale, vale a dire la colpa, per la quale si ammala Giovanni (individuo B o effetto). Surrettiziamente la responsabilità della colpa, della possibile pena, si sposta da una persona all’altra. Ciò, non solo viola l’etica, ma anche le leggi costituzionali di quasi tutti i paesi democratici, ad esempio viola la Costituzione italiana che afferma: “La responsabilità penale è personale” (“Costituzione della Repubblica italiana” - art. 27).