LEOPARDI E L'OMOSESSUALITA'
L’innaturalezza dell’omosessualità, in
quanto segno divino o aristocratico, viene confermato anche da quanto dice
Leopardi circa l’omosessualità presso i greci (Leopardi fa anche notare che in
epoca moderna c’è una certa omofobia, ma il fatto che si debba combattere
l’omofobia, non significa che si debba sfociare nell’omofilia, ad esempio
mettendo l’omosessuale come protagonista solo per far vedere che si ha una
mentalità aperta: presentatori omosessuali, parate omosessuali, film dedicati
ad omosessuali, perfino pubblicità che fa riferimento ad omosessuali, in
pratica una “moda”, come vuole l’omofilia: questa non è la discrezione di chi
semplicemente combatte la violenza cui può portare l’omofobia, questo è voler
imporre l’omosessualità come una “norma”, come se la “normalità” dovesse essere
socialmente e artificialmente costruita per sostituire e tenere lontana quella
naturalezza che manca: è l’omofilia che sta sostituendo l’artificio
dell’opinione pubblica, reso “normalità”, alla natura, l’omofilia attuale è
conformismo sociale, l’omosessualità, nell’omofilia, è diventata prepotente
come una moda): “Non sarebbe fischiato
oggidì..un poeta, un romanziere ec. che togliesse <scegliesse> per argomento la pederastia o
l’introducesse in qualunque modo..? Ora la più polita nazione del mondo, la
Grecia, l’introduceva nella sua mitologia..scriveva elegantissime poesie su
questo soggetto, donna a donna..uomo a giovane..ne faceva argomento di dispute
o trattati rettorici o filosofici..Anzi si può dir che tutta la poesia, la
filosofia e la filologia greca versasse principalmente sulla pederastia,
essendo presso i greci troppo volgare e creduto troppo sensuale, basso,
triviale, indegno della poesia, l’amore delle donne <intendi tra uomo e
donna>, appunto perché naturale..E
Virgilio..ridusse ed applicò all’infame pederastia il sentimento, e ne fece il
soggetto di una storietta sentimentale nel suo Niso e Eurialo..nota che forse
all’esuberanza di vita si può attribuire la grande universalità della
pederastia in Grecia, e in Oriente.., mentre fra noi bisogna convenire che
questo è un vizio antinaturale, una inclinazione che il solo eccesso di
libidine snaturante i gusti e l’inclinazioni degli uomini può produrre” (G. Leopardi - “Zibaldone” 1840-41).
Leopardi nota: 1) che c’è una certa tendenza omofoba nella modernità, 2) che
nella Grecia questa omofobia non c’era perché si trattava spesso
dell’omosessualità, 3) che questa importanza dell’omosessualità in Grecia
dipendeva dal fatto che l’eterosessualità veniva ritenuta volgare, mentre
l’omosessualità veniva ritenuta nobile, 4) che la volgarità
dell’eterosessualità dipendeva dal fatto che era naturale, 5) definisce
comunque “infame” la pederastia, vale
a dire l’omosessualità, 6) attribuisce l’omosessualità diffusa presso i greci e
presso gli orientali ad un’esuberanza sessuale che porta ad eccessi, 7)
conferma che ritiene l’omosessualità “un
vizio antinaturale” e una “libidine
snaturante i gusti”. Che l’omosessualità possa far capo ad un’esuberanza
incontrollata è possibile, come capita in certi atteggiamenti omosessuali di
curiosità dell’infanzia che poi svaniscono. L’esuberanza, all’inizio, non
riconosce la meta sessuale, cioè la complementarità fisica uomo-donna, tanto è
vero che la masturbazione, inizialmente, non è solo un rifugio di indipendenza,
ma è addirittura ritenuta la sessualità in se stessa. Solo gradualmente il
giovane e la giovane prendono consapevolezza della reciproca attrazione dei
loro corpi. Anzi inizialmente negano tale attrazione, perché gli appare
inquietante e gli suscita dei timori riguardo alla propria libertà. La carica
emotiva del rapporto sentimentale inizialmente genera nei giovani una
difficoltà a riconoscere nell’altro sesso la vocazione stessa del proprio
corpo. L’educazione spirituale e razionale, rimuovendo la parte corporea dell’uomo,
rendendola inconscia, non aiuta in nessun modo i giovani a scoprire la propria
corporea eterosessualità. Per questo l’esuberanza sessuale si scarica in qualunque
modo possibile. Ci sono, soprattutto nei giovani, comportamenti che sembrano
omosessuali, ma che, col tempo, svaniscono del tutto per una maggiore
consapevolezza del proprio corpo e della differenza sessuale maschio-femmina.
Quanto all’eterosessualità come volgare, in quanto naturale, essa ripete, a
livello di civiltà, l’atteggiamento di alcuni popoli primitivi che reputavano
gli omosessuali, proprio in quanto non naturali, come portatori di un
misterioso segno divino. Mentre con ciò si manifestavano pregiudizi religiosi o
aristocratici, allo stesso tempo si ammetteva, di fatto, che naturale fosse
solo l’eterosessualità. Da questo punto di vista l’antica Grecia non è un buon
esempio, anche se aveva il merito di una maggiore tolleranza verso gli omosessuali.
Sulla base di un segno aristocratico rozzo si correva il rischio di fare
dell’omosessualità la “normalità” sociale, con la scusa della nobiltà e della
divinità, in contrapposizione alla naturalezza che avrebbe reso volgare
l’eterosessualità. L’omosessualità assumeva arbitrari segni di nobiltà, idea
che, ogni tanto, riemerge anche tra gli omosessuali odierni, i quali cercano di
consolarsi delle frustrazioni con supposte idee di “superiorità” (il fenomeno,
ogni tanto, emerge anche tra le femministe riguardo alla donna). E’ quasi in
atto, per reagire a violenze del passato, una criminalizzazione del maschio,
del bianco, dell’eterosessuale. Leopardi, pur notando l’eccesso di ostilità
verso l’omosessualità in epoca moderna, mostra di non essere in linea con la
“normalità sociale e artificiale” dei greci riguardo all’omosessualità.
Espressioni come “infame pederastia”
e “vizio antinaturale” riferite
all’omosessualità non lasciano dubbi in proposito. Eppure il poeta omosessuale
Dario Bellezza ha voluto far credere che Leopardi fosse omosessuale. Anche
questo voler far diventare omosessuali grandi personaggi del passato rientra in
quel processo di “normalizzazione” (rendere norma) dell’omosessualità in cui
consiste, da qualche decennio a questa parte, il trionfo dell’omofilia. Ma
l’omofilia non può diventare obbligatoria attraverso il processo di
“normalizzazione” dell’omosessualità, perché la “norma” non coincide con la
“natura”. Tra natura e società, bisogna seguire sempre prima la natura,
altrimenti si subisce una violenza. “Normalizzare”, quindi, Leopardi come
omosessuale è solo un disegno politico, perché Leopardi non apprezzava affatto
l’omosessualità, come queste pagine dello “Zibaldone” (un’opera non destinata
alla pubblicazione) dimostrano: “Alle
altre barbarie umane da me altrove notate si aggiunga la pederastia,
snaturatezza infame che fu pure ed è comunissima in Oriente..e non fu solo
propria de’ barbari ma di tutta una nazione così civile come la greca..Quanto
noccia questo infame vizio alla società ed alla moltiplicazione del genere
umano, è manifesto” (G. Leopardi -
“Zibaldone” 4047)
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