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mercoledì 10 maggio 2017

LEOPARDI E L'OMOSESSUALITA'

    L’innaturalezza dell’omosessualità, in quanto segno divino o aristocratico, viene confermato anche da quanto dice Leopardi circa l’omosessualità presso i greci (Leopardi fa anche notare che in epoca moderna c’è una certa omofobia, ma il fatto che si debba combattere l’omofobia, non significa che si debba sfociare nell’omofilia, ad esempio mettendo l’omosessuale come protagonista solo per far vedere che si ha una mentalità aperta: presentatori omosessuali, parate omosessuali, film dedicati ad omosessuali, perfino pubblicità che fa riferimento ad omosessuali, in pratica una “moda”, come vuole l’omofilia: questa non è la discrezione di chi semplicemente combatte la violenza cui può portare l’omofobia, questo è voler imporre l’omosessualità come una “norma”, come se la “normalità” dovesse essere socialmente e artificialmente costruita per sostituire e tenere lontana quella naturalezza che manca: è l’omofilia che sta sostituendo l’artificio dell’opinione pubblica, reso “normalità”, alla natura, l’omofilia attuale è conformismo sociale, l’omosessualità, nell’omofilia, è diventata prepotente come una moda): “Non sarebbe fischiato oggidì..un poeta, un romanziere ec. che togliesse <scegliesse> per argomento la pederastia o l’introducesse in qualunque modo..? Ora la più polita nazione del mondo, la Grecia, l’introduceva nella sua mitologia..scriveva elegantissime poesie su questo soggetto, donna a donna..uomo a giovane..ne faceva argomento di dispute o trattati rettorici o filosofici..Anzi si può dir che tutta la poesia, la filosofia e la filologia greca versasse principalmente sulla pederastia, essendo presso i greci troppo volgare e creduto troppo sensuale, basso, triviale, indegno della poesia, l’amore delle donne <intendi tra uomo e donna>, appunto perché naturale..E Virgilio..ridusse ed applicò all’infame pederastia il sentimento, e ne fece il soggetto di una storietta sentimentale nel suo Niso e Eurialo..nota che forse all’esuberanza di vita si può attribuire la grande universalità della pederastia in Grecia, e in Oriente.., mentre fra noi bisogna convenire che questo è un vizio antinaturale, una inclinazione che il solo eccesso di libidine snaturante i gusti e l’inclinazioni degli uomini può produrre” (G. Leopardi - “Zibaldone” 1840-41). Leopardi nota: 1) che c’è una certa tendenza omofoba nella modernità, 2) che nella Grecia questa omofobia non c’era perché si trattava spesso dell’omosessualità, 3) che questa importanza dell’omosessualità in Grecia dipendeva dal fatto che l’eterosessualità veniva ritenuta volgare, mentre l’omosessualità veniva ritenuta nobile, 4) che la volgarità dell’eterosessualità dipendeva dal fatto che era naturale, 5) definisce comunque “infame” la pederastia, vale a dire l’omosessualità, 6) attribuisce l’omosessualità diffusa presso i greci e presso gli orientali ad un’esuberanza sessuale che porta ad eccessi, 7) conferma che ritiene l’omosessualità “un vizio antinaturale” e una “libidine snaturante i gusti”. Che l’omosessualità possa far capo ad un’esuberanza incontrollata è possibile, come capita in certi atteggiamenti omosessuali di curiosità dell’infanzia che poi svaniscono. L’esuberanza, all’inizio, non riconosce la meta sessuale, cioè la complementarità fisica uomo-donna, tanto è vero che la masturbazione, inizialmente, non è solo un rifugio di indipendenza, ma è addirittura ritenuta la sessualità in se stessa. Solo gradualmente il giovane e la giovane prendono consapevolezza della reciproca attrazione dei loro corpi. Anzi inizialmente negano tale attrazione, perché gli appare inquietante e gli suscita dei timori riguardo alla propria libertà. La carica emotiva del rapporto sentimentale inizialmente genera nei giovani una difficoltà a riconoscere nell’altro sesso la vocazione stessa del proprio corpo. L’educazione spirituale e razionale, rimuovendo la parte corporea dell’uomo, rendendola inconscia, non aiuta in nessun modo i giovani a scoprire la propria corporea eterosessualità. Per questo l’esuberanza sessuale si scarica in qualunque modo possibile. Ci sono, soprattutto nei giovani, comportamenti che sembrano omosessuali, ma che, col tempo, svaniscono del tutto per una maggiore consapevolezza del proprio corpo e della differenza sessuale maschio-femmina. Quanto all’eterosessualità come volgare, in quanto naturale, essa ripete, a livello di civiltà, l’atteggiamento di alcuni popoli primitivi che reputavano gli omosessuali, proprio in quanto non naturali, come portatori di un misterioso segno divino. Mentre con ciò si manifestavano pregiudizi religiosi o aristocratici, allo stesso tempo si ammetteva, di fatto, che naturale fosse solo l’eterosessualità. Da questo punto di vista l’antica Grecia non è un buon esempio, anche se aveva il merito di una maggiore tolleranza verso gli omosessuali. Sulla base di un segno aristocratico rozzo si correva il rischio di fare dell’omosessualità la “normalità” sociale, con la scusa della nobiltà e della divinità, in contrapposizione alla naturalezza che avrebbe reso volgare l’eterosessualità. L’omosessualità assumeva arbitrari segni di nobiltà, idea che, ogni tanto, riemerge anche tra gli omosessuali odierni, i quali cercano di consolarsi delle frustrazioni con supposte idee di “superiorità” (il fenomeno, ogni tanto, emerge anche tra le femministe riguardo alla donna). E’ quasi in atto, per reagire a violenze del passato, una criminalizzazione del maschio, del bianco, dell’eterosessuale. Leopardi, pur notando l’eccesso di ostilità verso l’omosessualità in epoca moderna, mostra di non essere in linea con la “normalità sociale e artificiale” dei greci riguardo all’omosessualità. Espressioni come “infame pederastia” e “vizio antinaturale” riferite all’omosessualità non lasciano dubbi in proposito. Eppure il poeta omosessuale Dario Bellezza ha voluto far credere che Leopardi fosse omosessuale. Anche questo voler far diventare omosessuali grandi personaggi del passato rientra in quel processo di “normalizzazione” (rendere norma) dell’omosessualità in cui consiste, da qualche decennio a questa parte, il trionfo dell’omofilia. Ma l’omofilia non può diventare obbligatoria attraverso il processo di “normalizzazione” dell’omosessualità, perché la “norma” non coincide con la “natura”. Tra natura e società, bisogna seguire sempre prima la natura, altrimenti si subisce una violenza. “Normalizzare”, quindi, Leopardi come omosessuale è solo un disegno politico, perché Leopardi non apprezzava affatto l’omosessualità, come queste pagine dello “Zibaldone” (un’opera non destinata alla pubblicazione) dimostrano: “Alle altre barbarie umane da me altrove notate si aggiunga la pederastia, snaturatezza infame che fu pure ed è comunissima in Oriente..e non fu solo propria de’ barbari ma di tutta una nazione così civile come la greca..Quanto noccia questo infame vizio alla società ed alla moltiplicazione del genere umano, è manifesto” (G. Leopardi - “Zibaldone” 4047)   

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