MIGRANTI: L’IPOCRISIA IDEOLOGICA E L’IPOCRISIA DI CHI DICE “ANCHE NOI ITALIANI ERAVAMO EMIGRANTI”
Sentendo Renzi e molti rappresentanti del Partito democratico che dicono: “anche noi italiani eravamo emigranti”, non si può fare a meno di provare un certo disgusto: occorre notare l’ipocrisia ideologica della borghesia internazionale legata alla sua sostanziale ignoranza della Storia, nonché ad un suo uso superficiale e disinvolto. Vediamo i seguenti punti:
1) Tutto nasce dall’ipocrisia della Chiesa cattolica, che è stato il modello più duraturo di aggregazione di potere basato sullo sfruttamento affaristico e politico della povera gente. Chiesa che ha divulgato il verbo ipocrita della “bontà” mentre strutturava nelle sue mani un potere politico e affaristico che ha sempre mirato al controllo mondiale dell’umanità (chiamandolo "fratellanza").
2) La borghesia internazionale, il cui modello deve intendersi quello degli Stati Uniti (o Londra in Europa), ha tentato e tenta ancora di realizzare questo modello di sfruttamento affaristico e politico della povera gente a livello mondiale, ma spogliandolo della sua veste “buonista”. I commercianti e gli industriali non fanno la “carità”. Questo modello borghese è l’unica dimensione realizzabile del modello cattolico prima visto. Il movimento delle merci, dei passeggeri e dei migranti serve, oggi come oggi, a mantenere il modello voluto dalla borghesia internazionale.
3) La sinistra e anche molte frange cattoliche contestano il modello borghese immaginando un mondo politico e affaristico integrato nella “bontà”, queste fazioni portano avanti il modello cristiano collaborando attivamente all’unica sua dimensione realizzabile, cioè quella della borghesia internazionale, nella quale la bontà si rivela un principio di indifferenza che contrasta con la realtà, la diversità, i sentimenti, i popoli e si traduce in conti economici..
4) Impregnata in questo modo di ideologia cristiana, la sinistra afferma: “anche noi italiani eravamo emigranti” e lo dice con ignoranza della Storia e ben sapendo che, se il modello di convivenza è multi-culturale (tipo Stati Uniti, che sono un vero fallimento, perché è tutto da stabilire che le comunità italiane, islamiche, spagnole, nere, ecc. americane siano “integrate”; e gli Stati Uniti non hanno dietro la storia culturale degli europei: già questa è una prima ignoranza della Storia), allora è vera ipocrisia dire “noi italiani”, visto che ciò che dovrebbe sparire nell’Europa e nell’Italia è proprio il fatto che ci siano “europei” o “italiani” (tanto è vero che la Boldrini, con un ecumenismo degno del papa e del progetto della Chiesa cattolica che sopravvive nella sinistra, già dice che tutti gli italiani devono avere una copia de “Il Corano” a casa).
5) Gli emigranti italiani, per chi conosce la Storia, erano cosa del tutto diversa dal fenomeno dei migranti che arrivano ora in Europa. Ciò per i seguenti motivi:
a) Gli italiani sono stati emigranti soprattutto a fine Ottocento e inizio Novecento, il fascismo cercò di limitare il fenomeno, che, tuttavia, riprese massiccio negli anni Quaranta e Cinquanta. Questi italiani andarono, soprattutto, in Canada, Stati Uniti, Argentina, Australia ecc. Andarono cioè in paesi che avevano vastissimi territori, una densità di popolazione relativamente bassa e andarono lì con poche pretese.
b) Per i paesi indicati nel punto a) fu relativamente facile accogliere emigranti, sia perché erano di cultura europea come gli italiani, sia perché avevano grandi possibilità di sviluppo, sia perché, come detto, poco densamente popolati. Tranne alcune cose facilmente superabili, non c’erano scontri di civiltà seri da affrontare. E la cultura europea, o italiana, non è quel modo culturalmente approssimativo che si poteva trovare in ex-colonie europee come Canada, Australia, Argentina, Stati Uniti (comunque dominate da un formale modello o anglo-sassone o spagnolo).
c) I migranti asiatici, indiani, ma soprattutto islamici, che vengono oggi in Europa non sono di cultura europea e quindi l’integrazione può avvenire solo a danno della cultura europea o italiana. Non vengono “pupazzi” da integrare facilmente a solo vantaggio dell’economia europea o italiana, come credono i borghesi più “buonisti”. Per di più i migranti vengono in Europa in un momento di crisi che è l’opposto dell’espansione che conobbero anni addietro Australia, Canada, Argentina, Stati Uniti, cioè i luoghi principali dell’emigrazione italiana. Non solo, ma i migranti giungono in un continente densamente popolato e dotato di una cultura forte come è l’Europa.
6) E’ falso poi sostenere che i migranti non entrano in competizione economica con i lavoratori italiani. Dire che vengono a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare è affermazione che, mentre vorrebbe mostrare saccenteria economica, è allo stesso tempo strutturalmente razzista. Anzi affermazioni del genere finiscono per giustificare, in qualche modo, lo stesso sfruttamento dei migranti e il fenomeno del “caporalato”. I migranti sono poi veri affari per tutto un mondo torbido, che si definisce “sociale”, che mangia sui migranti con cooperative, alberghi e altro ancora. E’ chiaro, poi, che i migranti, per lo più, non entrano in conflitto con un lavoratore “iper-qualificato” e con le élite borghesi, ma possono entrare in conflitto con i lavoratori più semplici. Quindi è anche falso sostenere che non entrano in competizione economica con i lavoratori italiani, soprattutto in un momento di crisi in cui molti non trovano lavoro: è questa una falsità ideologica tipica delle élite economiche della borghesia, quelle stesse che usano ideologicamente la frase “anche noi italiani eravamo emigranti”.
Smettiamola, quindi, di paragonare i migranti che arrivano ora in Europa con gli emigranti italiani del passato, perché il confronto è superficiale, mostra ignoranza della Storia ed è solo una scusa ideologica della borghesia internazione, di cui Renzi e il Partito democratico sono la versione “buonista”, per giustificare l’affarismo della sua globalizzazione.
MIGRANTI: L’IPOCRISIA IDEOLOGICA E L’IPOCRISIA DI CHI DICE “ANCHE NOI ITALIANI ERAVAMO EMIGRANTI”
Sentendo Renzi e molti rappresentanti del Partito democratico che dicono: “anche noi italiani eravamo emigranti”, non si può fare a meno di provare un certo disgusto: occorre notare l’ipocrisia ideologica della borghesia internazionale legata alla sua sostanziale ignoranza della Storia, nonché ad un suo uso superficiale e disinvolto. Vediamo i seguenti punti:
1) Tutto nasce dall’ipocrisia della Chiesa cattolica, che è stato il modello più duraturo di aggregazione di potere basato sullo sfruttamento affaristico e politico della povera gente. Chiesa che ha divulgato il verbo ipocrita della “bontà” mentre strutturava nelle sue mani un potere politico e affaristico che ha sempre mirato al controllo mondiale dell’umanità (chiamandolo "fratellanza").
2) La borghesia internazionale, il cui modello deve intendersi quello degli Stati Uniti (o Londra in Europa), ha tentato e tenta ancora di realizzare questo modello di sfruttamento affaristico e politico della povera gente a livello mondiale, ma spogliandolo della sua veste “buonista”. I commercianti e gli industriali non fanno la “carità”. Questo modello borghese è l’unica dimensione realizzabile del modello cattolico prima visto. Il movimento delle merci, dei passeggeri e dei migranti serve, oggi come oggi, a mantenere il modello voluto dalla borghesia internazionale.
3) La sinistra e anche molte frange cattoliche contestano il modello borghese immaginando un mondo politico e affaristico integrato nella “bontà”, queste fazioni portano avanti il modello cristiano collaborando attivamente all’unica sua dimensione realizzabile, cioè quella della borghesia internazionale, nella quale la bontà si rivela un principio di indifferenza che contrasta con la realtà, la diversità, i sentimenti, i popoli e si traduce in conti economici..
4) Impregnata in questo modo di ideologia cristiana, la sinistra afferma: “anche noi italiani eravamo emigranti” e lo dice con ignoranza della Storia e ben sapendo che, se il modello di convivenza è multi-culturale (tipo Stati Uniti, che sono un vero fallimento, perché è tutto da stabilire che le comunità italiane, islamiche, spagnole, nere, ecc. americane siano “integrate”; e gli Stati Uniti non hanno dietro la storia culturale degli europei: già questa è una prima ignoranza della Storia), allora è vera ipocrisia dire “noi italiani”, visto che ciò che dovrebbe sparire nell’Europa e nell’Italia è proprio il fatto che ci siano “europei” o “italiani” (tanto è vero che la Boldrini, con un ecumenismo degno del papa e del progetto della Chiesa cattolica che sopravvive nella sinistra, già dice che tutti gli italiani devono avere una copia de “Il Corano” a casa).
5) Gli emigranti italiani, per chi conosce la Storia, erano cosa del tutto diversa dal fenomeno dei migranti che arrivano ora in Europa. Ciò per i seguenti motivi:
a) Gli italiani sono stati emigranti soprattutto a fine Ottocento e inizio Novecento, il fascismo cercò di limitare il fenomeno, che, tuttavia, riprese massiccio negli anni Quaranta e Cinquanta. Questi italiani andarono, soprattutto, in Canada, Stati Uniti, Argentina, Australia ecc. Andarono cioè in paesi che avevano vastissimi territori, una densità di popolazione relativamente bassa e andarono lì con poche pretese.
b) Per i paesi indicati nel punto a) fu relativamente facile accogliere emigranti, sia perché erano di cultura europea come gli italiani, sia perché avevano grandi possibilità di sviluppo, sia perché, come detto, poco densamente popolati. Tranne alcune cose facilmente superabili, non c’erano scontri di civiltà seri da affrontare. E la cultura europea, o italiana, non è quel modo culturalmente approssimativo che si poteva trovare in ex-colonie europee come Canada, Australia, Argentina, Stati Uniti (comunque dominate da un formale modello o anglo-sassone o spagnolo).
c) I migranti asiatici, indiani, ma soprattutto islamici, che vengono oggi in Europa non sono di cultura europea e quindi l’integrazione può avvenire solo a danno della cultura europea o italiana. Non vengono “pupazzi” da integrare facilmente a solo vantaggio dell’economia europea o italiana, come credono i borghesi più “buonisti”. Per di più i migranti vengono in Europa in un momento di crisi che è l’opposto dell’espansione che conobbero anni addietro Australia, Canada, Argentina, Stati Uniti, cioè i luoghi principali dell’emigrazione italiana. Non solo, ma i migranti giungono in un continente densamente popolato e dotato di una cultura forte come è l’Europa.
6) E’ falso poi sostenere che i migranti non entrano in competizione economica con i lavoratori italiani. Dire che vengono a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare è affermazione che, mentre vorrebbe mostrare saccenteria economica, è allo stesso tempo strutturalmente razzista. Anzi affermazioni del genere finiscono per giustificare, in qualche modo, lo stesso sfruttamento dei migranti e il fenomeno del “caporalato”. I migranti sono poi veri affari per tutto un mondo torbido, che si definisce “sociale”, che mangia sui migranti con cooperative, alberghi e altro ancora. E’ chiaro, poi, che i migranti, per lo più, non entrano in conflitto con un lavoratore “iper-qualificato” e con le élite borghesi, ma possono entrare in conflitto con i lavoratori più semplici. Quindi è anche falso sostenere che non entrano in competizione economica con i lavoratori italiani, soprattutto in un momento di crisi in cui molti non trovano lavoro: è questa una falsità ideologica tipica delle élite economiche della borghesia, quelle stesse che usano ideologicamente la frase “anche noi italiani eravamo emigranti”.
Smettiamola, quindi, di paragonare i migranti che arrivano ora in Europa con gli emigranti italiani del passato, perché il confronto è superficiale, mostra ignoranza della Storia ed è solo una scusa ideologica della borghesia internazione, di cui Renzi e il Partito democratico sono la versione “buonista”, per giustificare l’affarismo della sua globalizzazione.
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