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sabato 20 agosto 2016

IL FASCISMO SANITARIO E IL PRINCIPIO DI INDERIVABILITA’
(CONTRO IL MECCANICISMO LIBERTICIDA DELLA SCIENZA)


    “La colpa è sempre degli altri”. Questo pregiudizio affonda nella notte dei tempi e dimostra, tra l’altro, l’innata insocievolezza dell’essere umano. Avete mai visto un cane prendersela con gli altri cani nel caso di una peste canina? No, perché il cane è più saggio dell’uomo. La colpa era di chi faceva fatture, del diavolo, degli untori, talvolta, nel bene e nel male, perfino di Dio. La scienza ha solo dato un volto moderno e scientifico a questo pregiudizio con la dottrina virologica delle malattie infettive. Questo perché alla scienza sfugge qualcosa di fondamentale, cioè che l’individuo è un’unicità irripetibile. La scienza ragiona per “generi” e non per “individui”, se ragionasse per individui capirebbe che non potrebbe applicare il principio di causa ed effetto agli individui, giacché dire “Giovanni causa la peste di Mario” sarebbe un’affermazione senza senso. La scienza deve prima costruire un’astrazione intellettuale “generica” che faccia da “mediazione” per attribuire a Giovanni quello che capita (la peste) a Mario. Ecco che il mondo si popola di fantasmi scientifici: bacilli, virus e altre cose del genere. La trasmissione di questi fantasmi può avvenire per via orale, contatto corporeo, sessuale (vedi Aids) e altri modi ancora. Tanto non li vede nessuno. Cioè nessuno vede la “trasmissione” del bacillo, per cui si sa solo che Giovanni aveva la peste e dopo la peste l’ha anche Mario. La mente, per puro arbitrio, “connette” la peste di Mario con quella di Giovanni, il bacillo fa da “mediazione” tra Giovanni e Mario, cioè tra due entità corporee individuali assolutamente non mediabili. Reali sono Giovanni e Mario, non il bacillo della peste che si trasmette. Il che non significa che Giovanni e Mario non siano o non possano essere malati di un male che chiamiamo peste, ma solo che non è la trasmissione la causa della malattia. Che la trasmissione del bacillo sia la causa della malattia è solo il sopravvivere del pregiudizio ancestrale per cui “la colpa è sempre degli altri”. Per chi prende la realtà per quello che è, cioè luogo dove si trovano esseri assolutamente individuali, non esiste “mediazione” possibile e quindi neppure “trasmissione” possibile. Compresi questo fatto già nella mia tesi di laurea, quando, contestando il principio di causa ed effetto, elaborai la dimostrazione del “principio di inderivabilità”, principio assolutamente coerente con l’individualismo, a riprova del fatto che l’individualismo (e l’anarchismo individualista) è del tutto inconciliabile con la scienza, la quale ultima non è altro che una filosofia nata nel Seicento, a margine del Neoplatonismo, che ha santificato il modello matematico-scientifico. Nella mia tesi laurea mi espressi così: “la causa o è l’essere del nulla..o è la trasformazione di se stessa nell’effetto (in tutto o in parte), di modo che continua in esso, cioè è se stessa (causa) ed altro da sé (effetto), è e non è se stessa..tra lei e l’effetto c’è sia continuità che discontinuità, la causa è se stessa e non è se stessa (quando è divenuta effetto), in quanto è sempre sia causa che effetto, infatti, quando è effetto, per potervi essere la continuità che il divenire richiede, dovrà essere anche causa (formalmente) e viceversa accadrà all’effetto, così l’effetto deve essere anche causa e la causa anche effetto, ognuno dei due è e non è se stesso, il che è assurdo, ma è l’unico modo in cui può esistere la causalità..(Contraddizione della ‘legge di causalità’ in quanto divenire)” (C. De Cristofaro - “La filosofia dell’immediatezza sentimentale”), poi così: “Come può ciò che non esiste più (la causa quando c’è l’effetto) determinare l’effetto? E come può una causa determinare ciò che non c’è ancora (l’effetto quando c’è la causa)? Dire ciò..è dire cose assurde, così si dà esistenza anticipata a ciò che non c’è ancora ed esistenza posticipata a ciò che non c’è più, e in entrambi i casi si dà essere al non-essere (l’effetto quando c’è la causa e la causa quando c’è l’effetto), di modo che, essendoci la causa (trovandoci nel ‘prima’), affinché questa possa determinare l’effetto, cioè lo ‘necessiti’, l’effetto dovrebbe preesistere a se stesso e quindi esistere quando non esiste, iniziare prima di iniziare, allo stesso modo l’effetto, per poter essere determinato dalla causa (trovandoci nel ‘poi’), lascia presupporre che la causa seguiti ad esistere dopo la sua fine, e perciò ad esistere e non esistere, finire e non finire, il che è contraddittorio. Ciò si evita solo ammettendo che la causa ‘divenga’ l’effetto, ma ciò lo si è già mostrato per assurdo (Contraddizione della ‘legge di causalità’)” (C. De Cristofaro - “La filosofia dell’immediatezza sentimentale”). Arrivai, alla fine, ad elaborare il “principio di inderivabilità” o “principio di individualità piena”: “se A è trasformazione di B  (o divenire di B), allora c’è contraddizione in quanto B è se stessa (quando è B nel ‘prima’) e non è se stessa (quando è A nel ‘poi’), perché è sempre B ciò che ‘diventa’ A, lo stesso per A, che è se stessa (quando è A nel ‘poi’) e non è se stessa (quando era ancora B nel ‘prima’)..ciò è contraddittorio rispetto all’oggetto (o realtà) secondo il tempo (Dimostrazione della validità del ‘Criterio di inderivabilità’)” (C. De Cristofaro - “La filosofia dell’immediatezza sentimentale”). Questo significa che la responsabilità di una malattia si trova sempre all’interno di un organismo, cioè di se stessi. Ci possono, certo, essere ambienti più o meno salubri per le persone, ma queste ultime si ammalano sempre per carenze organiche o psicologiche “proprie”. Solo che questo non viene ammesso per il pregiudizio per cui “la colpa è sempre degli altri”, pregiudizio ancestrale che la scienza, in particolare la medicina e la psicologia, segue a pieno. Il fatto è che la scienza consente, in tal modo, non solo l’isolamento della persona considerata infettante (rovinando la sua vita sentimentale, sessuale, sociale), ma consente anche il controllo da parte del potere politico di ogni persona, basta dichiarare che è portatore di malattie infettive o pericoloso. La società, ormai impregnata fino ad un fanatismo medievale di scientismo, nega, su basi scientifiche, la libertà della persona ed è per questo motivo che occorre parlare di “fascismo sanitario”. Non vedere questo contrasto tra scienza e libertà individuale significa essere acritici e aver subito il lavaggio del cervello dall’educazione scientifica scolastica e divulgativa.

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