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mercoledì 23 settembre 2015

IL PERICOLOSO SDOPPIAMENTO MODERNO DELL'INDIVIDUO 
Numero, linguaggio, tempo, immagine hanno dato concretezza all'"al di là", staccando l'individuo dal presente reale e fisico. Ovviamente il linguaggio e l'immagine sono un "al di là" artificiale e quindi costruito da altri uomini secondo i loro interessi. Prendere il linguaggio e le immagini per verità significa essere creduloni. Il fatto che venga preso come vero quello che si scrive e quello che si vede in immagini artificiali (mediatiche) è la superstizione tipica della modernità. Ma anche numero e tempo proiettano nell'"al di là". Il tempo proietta fuori dal corpo e dalla realtà mediante il passato e il futuro, tanto che l'uomo si comporta oggi più in base alla previsione (specie se ha l'autoritarismo della scienza) che a quello che vede presente. Il "numero" proietta fuori dalla propria diversità individuale, proietta nell'indifferenziato. Tanto è vero che i primitivi, che non riuscivano ad astrarre dalla realtà così facilmente, non avevano l'idea del numero: "Boas <noto etnologo> è giunto alla conclusione che 'contare non è necessario quando gli oggetti non vengono considerati in una forma così generalizzata che la loro individualità è completamente persa di vista'. Nel corso della civiltà abbiamo imparato a usare segni sempre più astratti per denotare referenti altrettanto astratti" (J. Zerzan - "Primitivo attuale" - 5 saggi sul rifiuto della civiltà). Questo "al di là indifferenziato" rispetto alla nostra vita individuale è diventato perfino una religione, prima in Dio, poi nella matematica, poi nell'Umanità. Combinando la matematica con la forma umana si è ottenuta l'individualità umana indifferenziata, cioè l'Umanità: quest'ultima è diventata l'odierna religione dei laici. Ne consegue la morale dei buoni o morale degli schiavi, quella che obbliga al servizio indiscriminato e indifferenziato nei confronti di tutta l'umanità. L'umanitarismo ha la sua radice nella matematica. Se si elimina tale astrazione matematica, sparisce anche l'eguaglianza a priori degli individui: tornato in se stesso e liberatosi delle astrazioni, il singolo adesso vede solo individui differenziati e si comporta nei loro confronti in base ai suoi sentimenti personali, aiutando quelli cui è legato da sentimenti, ignorando quelli cui non è legato da sentimenti. Aiuta perfino prima il suo gatto che un essere umano estraneo, ed è giusto così. E' obbligato sì a non fare del male, se non c'è necessità naturale, agli estranei, ma la discriminazione tra estranei e non estranei diventa per lui fondamentale. L'Umanitarismo, invece, vorrebbe distruggere questa fondamentale discriminazione tra estranei e non estranei ed espone il singolo a grossi pericoli, lo induce a non tenere più conto dei suoi istinti e a non avere diffidenza nemmeno nei confronti del suo futuro assassino, come se tutti gli individui fossero dei semplici numeri del sacro concetto di Umanità. L'Umanitarismo pretende l'obbligo di aiutare chiunque, con continua arroganza (l'arroganza dei buoni), come fa il missionario cristiano o l'asceta. Poi ci sono anche gli umanitari politicamente interessati (Merkel, Renzi) o economicamente interessati (creatori di cooperative sociali, albergatori ecc.), cioè i falsi umanitari. Ma l'esistenza dei falsi umanitari mostra solo, più che altro, quanto possa essere ipocrita l'umanitarismo, non lo legittima in alcun modo. L'Umanitarismo, infatti, o è ipocrisia o è follia (stare fuori di sé). L'individuo non è un missionario dell'Umanità che aiuta tutti perché li ha ridotti a individui generici, a "numeri" dell'ente sacro chiamato "Umanità". I media (linguaggio e immagine) danno l'artificiosa apparenza che questo "al di là" indifferenziato (numero e tempo) esista, per cui oggi l'individuo si sdoppia, si comporta ignorando i suoi sentimenti, il suo istinto e non avverte più nemmeno il pericolo dell'estraneo e dello straniero, visto che nel numero sono tutti ugualmente umani.

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