IL SENSO LIRICO-POETICO
DEL “MAGICO” IN NOVALIS
Con l’espressione “idealismo
magico” si indica, in genere, il carattere che distinguerebbe la “filosofia” di
Novalis. E’, dunque, al filosofo Novalis che ci si rivolge, non al poeta. Ma,
per Novalis, come per tutti i romantici veri, soprattutto i romantici del
Circolo di Jena, poesia e filosofia sono solo i due lati d’una stessa medaglia,
di cui la filosofia rappresenta il lato ideale e la poesia il lato reale:-“La forza di pensare l’universale è la forza
filosofica. La forza di pensare il particolare è la forza poetica <artistica>” (Novalis
- “Frammenti”). Se per “idealismo magico” s’intende una filosofia,
allora c’è un equivoco di fondo, perché la filosofia di Novalis non è una
semplice filosofia idealistica: nel senso che non si verifica un movimento
puramente logico-intellettuale, come avviene in Fichte (ma, alla fin fine,
anche in Hegel), per il quale il soggettivo prevale sull’oggettivo e lo
assorbe, ma è una filosofia che cerca il punto di incontro neutro tra realtà e
spirito, per la qual cosa è sì necessaria una spiritualizzazione della realtà,
ma è anche necessaria una materializzazione dello spirito, fino al punto in cui,
nell’assoluto - non nel pensiero, come presumeva la dialettica idealistica,
anche hegeliana -, le due cose giungono spinozianamente (non kantianamente) a
coincidere:-“Materia e spirito si
corrispondono nel modo più esatto” (Novalis
- “Frammenti”). Ciò è tanto vero che l’espressione “idealismo magico”,
in Novalis, non si trova quasi mai, e quell’unica volta che c’è rappresenta
solo un lato della medaglia, che viene completato subito dall’altro lato della
medaglia che è la “realtà”, cioè viene completata dall’espressione “realismo
magico”, per cui la filosofia di Novalis potrebbe, a pari diritto, essere
definita “realismo magico”:-“E’ un
idealista magico, così come esistono realisti magici” (Novalis - “Frammenti”). Idealismo e realismo, così come
filosofia e poesia, per Novalis tendono a coincidere, esattamente come spirito
e natura:-“il filosofo diviene poeta. Il
poeta è solo il grado più elevato del pensatore” (Novalis - “Frammenti”). I veri filosofi del romanticismo sono
i poeti, come i “frammenti” di Novalis, F. Schlegel e Leopardi dimostrano. La
posizione di Novalis è, come quella del primo romanticismo tedesco (il
romanticismo per eccellenza), fortemente panteista. Si può quasi dire che la
filosofia romantica è rappresentata soprattutto dal “frammento” (di cui la
poesia e l’aforisma sono una variazione artistica) e non dal “sistema”, un
motivo in più, questo, per non considerare filosofi romantici Fichte e Hegel,
se non per mere coincidenze o influenze, influenze che, però, avvengono su
Fichte e Hegel a partire dal Romanticismo e non viceversa (come scrivono
erroneamente molti manuali scolastici), rovesciamento di influenze che venne
sostenuto per una sopravvalutazione della filosofia idealistica e che venne
notato, a suo tempo, già da Heine:-“Si
fantastica molto circa l’influsso esercitato dall’idealismo fichtiano e dalla
schellinghiana filosofia della natura sulla scuola romantica” (H. Heine - “La scuola romantica”).
Normalmente, per “idealismo magico”, i critici e i manuali intendono una
posizione “ultra-soggettiva”, quasi fichtiana, in cui, a partire dall’Io
soggettivo di Fichte (Io di Fichte che si misura sempre con un non-Io e quindi
è “azione”), la soggettività si afferma sulla realtà senza neppure sfiorarla
con lo sforzo dell’azione. E’ il mito di Novalis come “anima bella” che vola
leggero sul mondo e lo “trasforma” magicamente senza neppure quasi toccarlo,
senza neppure lo “sforzo” della fichtiana “azione”: il che è un’incomprensione,
affermatasi già a partire da Hegel, dell’apertura al mondo oggettivo e
spirituale assieme che Novalis ha operato. Questa lettura “ultra-soggettiva”
dell’“idealismo magico” di Novalis, favorita anche dalle letture del
Romanticismo effettuate tramite il cronico soggettivismo della critica
novecentesca - che tende a considerare il Romanticismo una semplice
anticipazione dell’arte del primo Novecento -, è completamente infondata,
perché in Novalis la “sintonia magica” che il soggetto trova con il mondo non è
una semplice affermazione dell’Io sul non-Io avvenuta per “miracolo”,
“magicamente”, senza quel “lavoro” e quell’“azione” che si trovano in Fichte,
senza misurarsi e “sporcarsi” con l’oggetto. Non lo è perché, prima di tutto,
l’“idealismo magico” non è un’affermazione del soggetto sull’oggetto, ma una
“corrispondenza”, nel senso che il soggetto scopre lo spirito dell’oggetto e
non glielo impone. Non lo è, poi, perché l’“idealismo magico”, proprio perché
considera l’oggetto dotato di una sua autonoma spiritualità, non solo non
compie alcuna azione affinché l’oggetto abbia la sua spiritualità (al massimo si
dispone soggettivamente a percepire tale spiritualità), ma non considera
l’oggetto qualcosa da cui tenersi, quasi gnosticamente, lontano, non considera
l’oggetto qualcosa che “sporca”, ma qualcosa di “redento” dalla spiritualità
che mostra di avere a chi è disposto a vederla. La soggettività, quindi, entra
solo come “disposizione” a notare la spiritualità dell’oggetto, non come
“azione” che si impone all’oggetto, quasi che la spiritualità dell’oggetto,
trovandosi a priori “fuori” dell’oggetto, possa all’oggetto solo venire
“imposta” dall’esterno, da parte di un soggetto egemone del mondo: di solito
l’uomo o la sua proiezione assolutizzata, cioè Dio - o la scienza, o lo Stato. Dio
che i romantici, per conseguenza della loro mistica “negativa”:-“Ogni concetto di Dio è una vuota
chiacchiera. L’idea della divinità tuttavia è l’idea di tutte le idee….Dio non
lo scorgiamo, ma dappertutto scorgiamo il divino..La natura, l’universo tu li
puoi sentire e pensare senza mediazioni; non così la divinità <panteismo:
la natura media con Dio>” (F. Schlegel - “Frammenti” - Idee - 15, 44),
considerano semplicemente “mistero”, ciò fino al punto che, quando se ne parla
“positivamente” - quasi fosse il proprio vicino di casa -, ritengono tale
“positività” sempre una mistificazione, cioè una sovrapposizione dell’uomo a
Dio: la positività di Dio, per i romantici, equivale all’uomo fattosi
arrogante, cioè ad una bestemmia. In Novalis non capita che solo l’oggetto
manipolato, alla fine, possa dirsi spirituale, come è insito nell’anti-naturalismo
dell’Io di Fichte che semplicemente “agisce”. Per i romantici l’infinito non è
logicamente e formalmente auto sussistente in modo separato (positività), in
modo tale che si muove tramite l’azione (Fichte) o tramite la mediazione logica
(Hegel), esso già sussiste a priori solo nel “finito materiale”, cioè
nell’infinità e varietà della “natura”:-“Se
vuoi inoltrarti nell’infinito, va soltanto da ogni parte nel finito” (J. W. Goethe - “Lettera a F.H. Jacobi” del
9/6/1785), ancora:-“l’universale
deve adattarsi eternamente al particolare <esattamente l’opposto
affermano Fichte, Hegel e Marx>” (J. W. Goethe - “Massime e riflessioni”
199). Fichte non riconosce un “Tu” nel “non-Io”, Novalis sì, ed è una
differenza enorme e fondamentale, che distingue l’idealismo filosofico dai veri
romantici. In realtà l’“idealismo magico” rappresenta una bocciatura implicita
della filosofia idealistica di Fichte, filosofia bocciata, non perché si
“sporca”, nell’azione, con la realtà naturale, ma perché ignora la realtà naturale
medesima (negli stessi anni F. Schlegel, che in ciò è in perfetta sintonia con
l’amico fraterno Novalis, dirà che Fichte ha il “senso dell’infinito”, ma non
ha il “senso dell’universo”:-“Fichte
possiede senso per l’infinito, ma non per l’universo” (F. Schlegel - “Anni di apprendistato filosofico”); la stessa
cosa si può dire anche di Hegel, Marx, Heidegger e di tanti altri filosofi). La
filosofia di Fichte, quindi, viene bocciata dai romantici perché manca del
senso della realtà, vale a dire per un motivo che è l’esatto opposto
dell’“ultra-soggettivismo”:-“Fichte non
ha riposto troppo arbitrariamente tutto nell’Io? Con quale potere?” (Novalis - “Frammenti”). L’accusa è
chiara. La verità è che l’“idealismo magico”, se si vuole seguitare ad usare
tale infelice espressione (idealismo) che confonde Novalis con il soggettivismo
di Fichte, indica un’affinità spirituale tra l’uomo e il mondo naturale e
rappresenta, quindi, un’apertura, etico-estetica, all’oggettività della natura,
si risolve in una spiritualità o soggettività che riguarda tutta la natura, è
la spiritualità dell’universo. L’idealismo magico di Novalis rappresenta
l’esigenza panteistica romantica di porre in sintonia soggettivo e oggettivo,
non un ultra-soggettivismo semplicemente non-attivo, che si impone
miracolosamente. L’estetismo romantico è sintonia mistica con la natura, è
panteismo:-“Se Dio è potuto diventar
uomo, può diventare anche pietra, pianta, animale ed elemento” (Novalis - “Frammenti”). La
“magia”, quindi, nel senso in cui l’intende Novalis, condivide con la “magia”
storica l’idea di un “dialogo” con il mondo naturale, ma non ha per scopo
quello di sfruttare le risorse del mondo naturale (come è insito in Fichte e
come è insito anche nella società moderna e tecnologica, che risolvono la
natura in un semplice materiale a disposizione, come dirà Heidegger, perché la
vedono a priori come il “negativo”, il non-Io a disposizione dell’Io o
nobilitata dall’Io), scopo che la magia condivide con la scienza moderna degli
albori tra il Cinquecento e il Seicento, bensì ha per scopo quello di rivelare
la spiritualità del “Tu”, si tratta, quindi, di un “dialogo spirituale” in cui
il soggetto umano non è l’unico depositario della spiritualità, perché la
spiritualità si trova, fin dall’inizio e senza che il soggetto kantaniamente ce
la ponga, anche nell’oggetto, il quale si “rivela” immediatamente come “Tu”
(anti-antropocentrismo romantico). “Magia”, perciò, significa, per Novalis,
sintonia etico-estetica con la natura stessa:-“Magia - forza simile agli astri. Attraverso di essa l’uomo..è
strettamente affine agli astri” (Novalis
- “Frammenti”). La “magia”, per Novalis, è una considerazione estetica
dell’universo che, attraverso l’amore per il bello, diventa fatto morale:-“Amore è il fondamento della possibilità
della magia. L’amore agisce magicamente” (Novalis
- “Frammenti”). La natura, non il costume sociale, non le leggi
sociali, diventa, in tal modo, il fondamento della morale. La capacità di
mettersi in sintonia con lo spirito vivente della natura, natura che non è più
semplicemente un “fenomeno” per un soggetto (soggetto che sarebbe l’uomo come
entità razional-collettiva, cioè come l’“io penso” kantiano: antropocentrismo
illuminista che prosegue nell’idealismo filosofico e che non si ritrova nel Romanticismo
autentico) - ma un “Tu” con vita autonoma -, non è automatica nell’uomo,
proprio la ragione è il più grande ostacolo che impedisce di raggiungere tale
mistica sintonia emotiva e sentimentale con la natura, lo impedisce perché
riduce la natura a “fenomeno” privo di vita e in tal modo la “degrada” e la
“mortifica” riducendola al semplice ruolo di “strumento”: per questo Novalis
afferma che solo i poeti, non gli scienziati, sanno osservare la natura
vivente:-“Il poeta capisce la natura
meglio della testa scientifica” (Novalis
- “Frammenti”). Per Novalis, quindi, la “magia” è il “corrispettivo
oggettivo” della poesia, la poesia è il “corrispettivo soggettivo” della magia,
il vero filosofo deve avere la poesia come guida, perciò la stessa natura osservata
“magicamente”. La natura, osservata poeticamente e magicamente, è il Paradiso
in terra, l’estetismo romantico il Paradiso lo cerca in terra, ha i colori vivi
della natura, non quelli smorti di uno spirito senza sangue:-“Il Paradiso è per così dire sparso su tutta
la terra e perciò è diventato così irriconoscibile” (Novalis - “Frammenti”). Il Paradiso è irriconoscibile perché
l’uomo banalizza, con la ragione e l’utilitarismo, la natura, non ne coglie più
la qualità, la meraviglia e la straordinarietà. La natura e la vita, per
Novalis, devono diventare come dei “romanzi”, cioè poesia, fiaba, magia, che
sono termini che in Novalis si equivalgono nella sostanza:-“Tutti i romanzi dove compare il vero amore, sono fiabe - avvenimenti
magici” (Novalis - “Frammenti”).
L’importanza e la bellezza della fiaba romantica è nota: la fiaba, ancorché
tragica, come sono spesso le fiabe romantiche, vive della sua “atmosfera di
magia”: Tieck, non a caso vicino al Circolo di Jena, ne è stato uno degli
insuperati maestri (“Gli Elfi” è un vero capolavoro romantico). La “magia”,
quindi, per Novalis è la poesia della natura, poesia che solo il poeta sa
cogliere con la sua capacità di mettersi in sintonia estetica, morale e
spirituale con l’universo naturale, non è anti-realismo, come superficialmente
si ritiene, ma un recupero spirituale della natura. Tale sintonia nasce
dall’“entusiasmo”, che è la prima dote emotiva di un romantico, dote che è
nativa e si ritrova, prima di tutto, nei “bambini”, i quali ultimi rendono vivi
perfino gli oggetti senza vita (operazione senz’altro migliore, per Novalis,
rispetto a quella esercitata della ragione e della scienza, le quali ultime
rendono morte le cose vive):-“la prima
brezza che sibilò netta all’orecchio del selvaggio attraverso la cima di una
quercia procurò certamente al suo giovane cuore..un moto..che confinava molto
da vicino con l’entusiasmo; e gli mancavano solo le parole per definire il suo
sentimento assolutamente prorompente e per farne per così dire partecipi gli
oggetti senza vita che gli erano attorno” (Novalis
- “Frammenti” - Sull’entusiasmo). La “magia”, quindi, indica questa
immediata e viva sintonia con tutto il mondo naturale e vivente, sintonia che i
bambini hanno per istinto e più profondamente degli adulti:-“Il fresco sguardo del fanciullo è più
entusiasta del presentimento del più energico visionario” (Novalis - “Frammenti”). La “magia” è ciò che scopre il poeta
quando “romanticizza”, romanticizzare significa ritrovare il mondo “vivo”, cioè
nella sua dimensione autentica e misteriosa (cosa c’è di più misterioso della
“vita”?):-“Il mondo deve essere
romanticizzato. Così ritrova il senso originario. Romanticizzare non è altro
che un potenziamento qualitativo. In tale operazione il Sé inferiore <natura> viene identificato con un Sé migliore <spirito:
ad esempio ‘I fiori del male’>…Nel
momento in cui do a ciò che è comune un senso elevato, a ciò che è consueto un
aspetto pieno di mistero, al noto la dignità dell’ignoto <cosa
incomprensibile per la volgarità scientista>, al finito un’apparenza infinita <come si vede il finito può
trovarsi a pieno titolo nel romanticismo>
io lo rendo romantico” (Novalis -
“Frammenti”). Questa definizione del Romanticismo, che è quella più
profonda che mai sia stata data del Romanticismo stesso, fa capire che
“romanticizzando” si scopre inevitabilmente la magia della natura, così che,
alla fine, poeta e mago sono la stessa persona:-“Il mago è un poeta” (Novalis -
“Frammenti”). Appare chiaro che la poesia, la fiaba, il romanticizzare
rappresentano la capacità di mettersi in sintonia spirituale con l’universo
naturale (sintonia che l’arte del Novecento ha perso quasi del tutto),
rappresentano la presa di coscienza, tutta panteista, della materialità dello
spirito:-“E’ facile comprendere perché
alla fine tutto divenga poesia. Il mondo, alla fine, non diviene forse animo?” (Novalis - “Frammenti”). Il mondo
non svanisce nell’animo: diventando animo, contemporaneamente, fa diventare
natura lo spirito. Ciò spiega come la “magia” rappresenti il corrispettivo
oggettivo della poesia e della fiaba, dello sguardo entusiasta del fanciullo
che vede tutto “vivente”: lo sguardo estetico gettato sul mondo svela la
spiritualità della natura e la materialità dello spirito:-“La sintesi di anima e corpo si chiama persona” (Novalis - “Frammenti”). La “magia”, quindi, svela il
“panteismo”, è il “panteismo”, la cui essenza è spiegato dall’apparentemente
enigmatico frammento che dice:-“A uno
riuscì, egli sollevò il velo della dea di Sais. Ma cosa vide? Vide - miracolo
dei miracoli - Se stesso” (Novalis -
“Frammenti”). Tale frammento non costituisce un’affermazione puramente
soggettiva, come può sembrare a prima vista, non è l’egocentrismo del poeta o
l’azione dell’Io di Fichte, che si affermano unilateralmente sul non-Io, ma è
il riconoscimento del “Tu” fatto dal mistico, cioè la consapevolezza mistica di
essere partecipe della spiritualità della natura, che non si esaurisce in
un’astratta e isolata soggettività, ma permea tutto il mondo oggettivo, dove
porta al riconoscimento del “Tu” (un equivalente dell’Io, ma assolutamente
“altro”), perché ogni “corpo” è un “Tu” (materialismo romantico), non la
semplice ripetizione dell’Io, ma un altro spirito reso estraneo come “Tu” dalla
natura. La “magia” rappresenta, quindi, il colloquio con il “Tu” che è in ogni
cosa naturale, rappresenta l’apertura spirituale e mistica al mondo tramite il
panteismo, non la conquista del mondo e del non-Io, come avviene con l’“agire”
di Fichte. Il frammento enigmatico citato esprime il senso generale dell’opera
di Novalis dal titolo “I discepoli di Sais”: sotto il “velo” naturale c’è lo
spirito, la vita che partecipa sia dell’Io che del Tu, chi non solleva il velo
non vuole vedere il “Tu” e normalmente chi non solleva il velo è la persona
razionale:-“chi non vuole sollevarlo non
è un vero discepolo di Sais” (Novalis -
“I discepoli di Sais”). L’essenza di tale opera è il “panteismo”, cioè
la scoperta che lo spirito, come sostiene Novalis con i romantici, non sta
isolato in se stesso, come un Io di fronte a un non-Io, ma è da sempre presente
nella natura, non è “Dio”, ma il “divino”:-“Ogni
concetto di Dio è vuota chiacchiera. Ma l’idea della divinità è l’idea di tutte
le idee” (F. Schlegel - “Frammenti” -
Idee - 15). Con la poesia, la fiaba e il romanticizzare il poeta si
mette in sintonia con il “divino” e scopre lo spirito dietro il velo della dea
di Sais, cioè in tutta la natura, scopre la “magia” della vita e della morte,
dell’universo. Scoprendo la poesia della natura, il poeta scopre la stessa
magia della natura: dalla poesia si passa alla magia (e viceversa: il poeta è
colui che sa leggere “magicamente” il mondo e la vita). La natura, generando la
poesia, crea il corrispettivo soggettivo della magia:-“Sulla poesia della natura” (Novalis
- “Frammenti”), il corrispettivo oggettivo della poesia è la magia:-“La natura è una città magica pietrificata” (Novalis - “Frammenti”),
affermazione, quest’ultima, che rammenta da vicino un famoso verso di
Baudelaire di qualche decennio dopo (che sembra dar ragione a chi parla di un
certo panteismo baudelairiano), cioè il seguente:-“La Nature est un temple où de vivant piliers/ laissent parfois sortir
de confuses paroles” (“La Natura è un tempio dove viventi pilastri/ lasciano
talvolta uscire confuse parole”) (C.
Baudelaire - “I fiori del male” - Corrispondenze).
C.
De Cristofaro (2009)
ANTOLOGIA DI PASSI DI NOVALIS
A)
1797 - “Lettere a F. Schlegel”
1)
“La tua lettera mi ha trovato
in una situazione disperata. Sono tornato da Gruningen con la certezza
apodittica che Sophie non avrà che pochi giorni di vita…Indescrivibile è la
nausea che tutto mi procura, passato, presente e futuro…Addio - caro, buon
Schlegel. Per me verrà presto la fine. Sii tu più felice. Un miracolo soltanto
può restituirmi a me stesso” (14/3/1797)
2)
“provo una gioia segreta a
essere così vicino alla sua tomba. Essa mi attira sempre di più, e questa
attrazione costituisce talvolta in questo periodo una indicibile felicità…Il
mio cuore è diventato fiamma che consuma tutte le cose terrene a poco a poco” (13/4/1797)
3)
“Fichte non può uscire dalla
sua Dottrina della scienza, perlomeno non senza un auto spostamento che mi pare
impossibile…Fra i pensatori che conosco Fichte è il più pericoloso. Ti
racchiude come per magia nel suo cerchio. Nessuno sarà frainteso e odiato come
lui. Devo a te..non poche indicazioni per orientarmi in questo terribile laboratorio
di pura astrazione <la
filosofia di Fichte>” (14/6/1797)
B)
1798 - “I discepoli di Sais”
“Uno
era ancora bambino, ed era arrivato da pochissimo che già il maestro voleva
affidare a lui l’insegnamento <i bambini sono più vicini
alla natura e perciò all’assoluto e, come i poeti, comprendono meglio la
vita>. Aveva grandi occhi scuri dal
fondo celeste..La voce attraversava a tutti noi il cuore, gli avremmo regalato
volentieri i nostri fiori, le nostre pietre <i discepoli di Sais
apprezzano soprattutto le cose naturali>..ogni
cosa. Sorrideva con una serietà infinita e in sua compagnia ci sentivamo
stranamente a nostro agio. Un giorno tornerà, disse il maestro, e abiterà in
mezzo a noi, allora le lezioni avranno termine <quando il bambino-poeta,
voce della natura, avrà invaso il nostro essere, lo scopo dell’apprendimento
cesserà di esistere>….non gli <al
discepolo impacciato> riusciva
niente..Rompeva tutto con estrema facilità. Ma nessuno aveva il suo stesso
impulso e provava il suo stesso piacere nel vedere e nell’ascoltare <tutto
l’opposto di Fichte, non è l’azione che rende migliori, il discepolo
impacciato, infatti, non aveva l’arroganza dell’homo faber, per questo sapeva
vedere e ascoltare e quindi rispettare la natura, la vita, il ‘Tu’, importanza
del ‘silenzio’ nel Romanticismo>….Dovette
certo trascorrere molto tempo prima che agli uomini venisse in mente di
indicare con un unico nome <astrazione> i molteplici oggetti dei loro sensi <in epoca moderna:
‘estensione’ in Cartesio, ‘fenomeno’ in Kant, ‘non-io’ in Fichte, la scienza in
generale> e di opporre se stessi a
quelli <’cogito’ in Cartesio, ‘noumeno’ e ‘io penso’ in Kant, ‘Io’ in
Fichte, lo scienziato in generale>….Ancora
prima, invece di spiegazioni scientifiche si trovano favole e poesie piene di
tratti curiosi e simbolici, di uomini, déi e animali che dirigono insieme i
lavori <come aveva già detto Herder, il linguaggio primitivo e dei
primordi non corrispondeva al pensiero astratto e l’uomo si sentiva ancora
parte della natura: uomini, divinità, animali erano l’insieme vivo della natura
e quest’ultima non era stata ancora ridotta a materiale disponibile per un
soggetto estraneo, cioè l’umanità-Dio, al mondo, non era ancora stata ridotta a
materia non vivente, come, in epoca moderna, la considerano la scienza e la
tecnologia>….Sembra..che la natura
riveli la maggiore disponibilità ad essere compresa se la si considera come un
essere umano. Per questo, dunque, la poesia è stato lo strumento preferito dei
veri amici della natura e nelle poesie lo spirito della natura è rifulso di
luce più chiara <la poesia, non la scienza - che vede solo meccanismi e
oggetti senz’anima -, coglie la verità della natura, ne coglie l’anima, perché
la materia è viva e non inerte, perché la vita è materia e non astrazione del
pensiero; la poesia, ovviamente, per Novalis coincide con la vita ed è la
medesima cosa che la fiaba, la filosofia coglie il suo momento più alto nella
coincidenza con la poesia-vita>….gli
studiosi <gli scienziati>,
sezionandola <la natura con le sue individualità inscindibili> con tagli netti di coltello <l’astrazione
in cui consiste l’analisi rispetto alla realtà dei corpi viventi>, hanno cercato di studiarne la struttura
interna..Sotto le loro mani la natura gentile moriva..al contrario, resa ancor più
viva dal poeta <che la celebra>,
essa faceva intendere le idee più divine e vivaci <palese panteismo, ma
anche rapporto poetico con la natura>,
si sollevava al di sopra della quotidianità <nel romanticismo ogni cosa
e ogni vivente cela la sua straordinarietà e il suo mistero, soprattutto quando
è quotidiano e naturale>….Chi allora
vuol cercare davvero l’anima della natura <panteismo naturalistico
arazionale> deve cercarla quando è in
compagnia di poeti….così poco alla volta sembra ritornare l’età dell’oro,
quando la natura per gli uomini era amica, consolatrice….Chi dunque vuole
giungere a conoscere la natura eserciti il suo senso morale <morale e
mondo sensibile e naturale non sono più contrapposti come, ad esempio,
nell’astrazione del pensiero dell’etica kantiana, la natura è il fondamento
stesso del senso morale>..e la natura
gli si aprirà davanti quasi da se stessa….egli <Giacinto, racconto di
Giacinto e Fiorellindirosa posto all’interno dell’opera> si trovò al cospetto della vergine celeste <Sais,
Sathis, Iside>; sollevò il velo
sottile e rilucente e Fiorellindirosa cadde fra le sue braccia….Le cose
cercavano di riacquistare la loro libertà, le loro relazioni di una volta <inizia
qui il ‘lamento delle cose’, cioè l’accusa che viene da tutta la natura nei
confronti della tirannia dell’uomo, fattosi Dio con la scienza, la tecnologia,
la società e la modernità, uomo che non si sente e non si trova più in armonia
con la natura>..e rimpiangevano la
splendida vita di una volta in grembo alla natura in cui le univa una libertà
comune e ognuna otteneva da sé quello di cui aveva bisogno <natura=libertà>. Oh! Se l’uomo, dicevano, capisse l’intima
musica della natura e avesse un senso che gli facesse capire l’armonia
esteriore <si badi: ‘esteriore’, è il ‘materialismo romantico’>..Egli non può lasciare le cose come stanno <l’opposto
dell’‘agire’ di Fichte>, ci separa
tirannicamente e non trae altro che dissonanze. Come potrebbe essere felice se
ci trattasse con gentilezza ed entrasse anche lui a far parte del nostro grande
sodalizio <al quale l’uomo, per via del corpo e della sensibilità,
appartiene> come in quell’epoca che
egli, con ragione, chiama età dell’oro. A quel tempo egli ci capiva e noi lo
capivamo. La sua brama di essere Dio lo ha separato da noi..e da allora non è
più una voce che ci accompagna, un movimento in sintonia con i nostri….Il
pensiero è solo un sogno del sentire, un sentire che si spegne, una vita
debole, di uno slavato colore grigio <sentimento e sensi, vita del
corpo, sono la realtà, il pensiero è una realtà labile come un sogno, quasi una
nullità>…la natura è quella
straordinaria comunità cui il nostro corpo ci introduce <‘materialismo
romantico’>….La natura non sarebbe la
natura se non avesse uno spirito <panteismo naturalistico, contrario alla
scienza che toglie la vita agli oggetti naturali dei suoi studi: dualismo
soggetto-oggetto tipico della scienza, fin dall’inizio, fin da Cartesio>….Soltanto i poeti hanno sentito quello che
la natura può essere per l’uomo….E la roccia non diventa forse un ‘tu’ nel
momento in cui le rivolgo la parola <palese opposizione al ‘non-io’ di
Fichte>?....nulla è più notevole che
la grande simultaneità della natura. Ovunque la natura sembra essere presente
totalmente <concetto già presente nella filosofia di Parmenide, non a
caso ‘atemporale’, si tratta del superamento del concetto di ‘tempo’, concetto tipico
della mente, mente che è incapace di concepire veramente la ‘simultaneità’:
‘presenza’ e ‘natura’ sono la stessa cosa (si pensi qui alla distanza che c’è
rispetto ad un Heidegger, che distingue l’‘Esserci’ dalla ‘semplice presenza’,
e all’esistenzialismo: confondere Decadentismo e Romanticismo significa non
aver capito il Romanticismo): altro elemento, questo, che prova l’arcaicizzante
‘materialismo romantico’>….Spesso
questi bambini colmi d’amore <entusiasmo> apprendono in ore sacre cose splendide sui segreti della natura e li
annunciano con semplicità inconsapevole <bambini e animali sono
equivalenti del poeta>….Che strano che
proprio i fenomeni naturali più sacri e più splendidi siano nelle mani di
uomini morti quali normalmente sono i chimici <altro duro attacco alla
visione ‘morta’ del mondo tipica della scienza>..soltanto i poeti dovrebbero trattare il liquido..i laboratori
diventerebbero templi….con ragione si poteva dire..che <una volta> la vita dell’universo fosse un’eterna
conversazione a mille voci <potenzialità democratiche del panteismo
romantico, le ‘mille voci’ si oppongono, infatti, direttamente alla
‘dittatura’, cioè alla voce ‘unica’, che, nel caso specifico, è quella del
dittatore per eccellenza, cioè l’uomo stesso con il suo pensiero, la sua
scienza, il suo egocentrismo sociale>….Essere
apostolo della natura è un compito bello e sacro, disse il maestro.”
C)
1799-1800 - “Inni alla notte”
1)
“Da lei <la
luce, la vita> mi distolgo e mi volgo/
verso la sacra, ineffabile/ misteriosa notte <simbolo opposto a quello
dell’illuministica saccenteria della ragione, quindi dell’impossibilità di
conoscere veramente, simbolo del mistero della vita e della morte, della
malinconia, del luogo dove si trova l’amata Sophie ormai morta, dove si trovano
tutti i cari che non ci sono più, la passata gioventù, il tempo come ‘perdita’,
simbolo anche di una disperata speranza, ecc.>./ Lontano giace il mondo,/ perso in un abisso profondo,/ la sua dimora
è squallida e deserta./ Malinconia profonda/ fa vibrare le corde del mio
petto/…/ Lontananze della memoria,/ desideri di gioventù,/ sogni
dell’infanzia,/ brevi gioie e vane speranze/ di tutta la lunga vita/ vengono in
vesti grige,/ come nebbie della sera/ quando il sole è tramontato./…/ Quale
cosa tu <notte> porti sotto il
manto/ che con forza invisibile/ mi penetra nell’anima?” (Inno I)
2) “Fu misurato alla luce <vita> il suo tempo;/ ma il regno della notte <morte,
mistero> è senza tempo/ e senza
spazio. - Eterno dura il sonno” (Inno
II)
3)
“io stavo solitario presso
l’arido tumulo <dell’amata
Sophie morta> che in un breve oscuro
spazio chiudeva la forma della mia vita/ solitario come nessuno era mai
stato../…./ e mi aggrappavo alla fuggente vita, spenta, con infinita
nostalgia:/ allora venne dalle azzurre lontananze/..un brivido crepuscolare,/
si spezzò d’un tratto il vincolo della nascita/ la catena della luce. Svanì la
magnificenza terrestre e il mio lutto con lei/ confluì in un mondo nuovo e
impenetrabile la malinconia/ e tu, estasi della notte, sopore del cielo
scendesti su di me/…./ Il tumulo divenne una nube di polvere/ attraverso la
nube io vidi le fattezze trasfigurate dell’amata. Nei suoi occhi posava
l’eternità/ afferrai le sue mani, e le lacrime divennero un vincolo scintillante,
inscindibile/…./ Fu questo il primo, unico sogno/ e da allora sento un’eterna,
immutabile fede nel cielo della notte e nella sua luce, l’amata” (Inno III)
4)
“Ora so quando sarà l’ultimo
mattino/ quando la luce non mette più in fuga la notte e l’amore/ quando eterno
sarà il sonno e un solo sogno inesauribile. Celeste stanchezza sento in me/…./
Chi.. guardò di là, nella nuova terra, nella dimora della notte/ costui davvero
non torna al travaglio del giorno” (Inno
IV)
5)
“Immensa era la terra/ dimora
degli déi,/ e loro patria./ Da sempre esisteva/ la sua arcana struttura./…./
Fiumi, alberi,/ fiori e animali/ avevano sensi umani./ Più dolce era il sapore
del vino/…./ era la sacra ebbrezza/ d’amore un dolce rito della divinità più
bella <Dioniso?>/…./ Per sempre ora da tutto ciò diviso <diviso
dall’età dell’oro>/…./ lontano dagli
amati, in cui si accende/ vana sete di quaggiù,/ lungo rimpianto/…./ dolce è la
morte <la notte, notte che, quindi, diventa il regno dell’immaginazione,
della vita che si riafferma contro l’aridità della luce-ragione, della divinità
che torna a dar vita al mondo terrestre>
come un soffio d’arpa/…./ Scomparvero gli déi con il loro seguito/ solitaria e
inanimata/ stava la natura <divinità=vita>./ La legavano con ferrea catena/ l’arido numero/ e il metro severo <palese
critica della scienza, della ragione e della modernità>/…./ Fuggita era la fede evocatrice/…./ la fantasia./…./ La luce non fu
più/ dimora degli déi/ e sogno celeste/ essi si avvolsero/ nel velo della
notte./ E la notte fu il grembo potente delle rivelazioni/ là tornarono gli déi
<déi=vita nel panteismo romantico>/…./
Tra il popolo da tutti disprezzato <‘il mondo nuovo/ - Nella povertà/ di
una poetica capanna’, ciò che viene disprezzato, quindi, è sia la primitiva
semplicità che la vita poetica, per conseguenza il poeta stesso, praticamente
Baudelaire esprime lo stesso concetto ne ‘I fiori del male’, nella poesia
‘Benedizione’:-‘Quando per decreto
misterioso del Fato/ appare un poeta nell’attediato mondo,/ con terrore sua
madre, vomitando blasfemi (perché avrà un figlio disprezzato)/ tende i pugni al suo Dio, che ne prova
pietà./ ‘Perché non ho figliato un nido di vipere,/ piuttosto che allevare una
tal derisione?’/…./ E tuttavia, protetto (il poeta) da un Angelo invisibile/ il figlio derelitto s’inebria di sole,/ e in
tutto quel che beve, in tutto quel che mangia/ egli ritrova ambrosia e un
nettare vermiglio (come in Novalis è presente l’idea del ‘romanticizzare’,
cioè ‘poetizzare’)./ Egli gioca col
vento, discorre con la nuvola (il ‘Tu’ di Novalis)” (C. Baudelaire - ‘I fiori del
male’ - Benedizione). Questo parlare con le cose fa pensare a quanto
dice Novalis ne ‘I discepoli di Sais’ e rivela una certa vicinanza di
Baudelaire al romanticismo nordico>,/
precocemente maturo/ e sdegnosamente divenuto estraneo/ alla beata innocenza/
della giovinezza,/ apparve con volto/ non mai veduto/ il mondo nuovo/ - Nella
povertà/ di una poetica capanna - Un figlio <il poeta come Gesù o
meglio: Gesù come poeta>/…./ venne un
cantore alla terra/ di Palestina e donava/ tutto il suo cuore al fanciullo/
miracoloso/…./ La pietra è sollevata/ l’umanità è risorta <per risorgere
occorre morire, occorre la notte, ciò spiega perché il romanticismo combina il
nichilismo nei confronti della società moderna con la rinascita della vita e
della libertà nella natura>” (Inno V)
6)
“Sia lodata da noi l’eterna
notte/ sia lodato il sonno eterno,/ Ci ha riscaldato il torrido giorno,/ ci ha
fatto avvizzire il lungo affanno,/ Non ci attraggono più terre straniere/…./
Qui nel mondo che fare se la nostra/ fedeltà più non conta, né l’amore?/
L’antico <l’età
dell’oro, della vita semplice e naturale> è già da tutti abbandonato/ e noi del nuovo siamo incuranti./ Sta
solitario, in preda allo sconforto,/ chi ardente e devoto ama il passato./…./
Con ansia struggente vediamo il passato/ avvolto in notte profonda,/ non sarà
mai placata l’ardente/ sete del nostro tempo caduco./ E noi dovremo tornare in
patria/ per vedere questo sacro tempo./ Che cosa indugia il nostro ritorno?/
Già riposano in pace i più cari./ Conclude il corso della nostra vita/ la loro
tomba: siamo ansiosi e tristi./ Più nulla abbiamo qui da cercare -/ il cuore è sazio
- il mondo è vuoto <sparito il tempo della giovinezza e dell’innocenza,
sparito il mondo dell’età dell’oro e della vita naturale, morti sia il nostro
tempo felice che i nostri cari, perché vivere ancora? Tutto si trova, ormai,
nella ‘notte’, è quindi giusto raggiungere tale ‘patria’>” (Inno
VI - “Anelito alla morte”)
D)
1789-1800 - “Frammenti”
1)
“E’ un’opinione antichissima,
dei tempi in cui l’umanità era ancora giovane, che la provvidenza dia a
conoscere la propria volontà in maniera diretta <è
tipico del panteismo romantico il fatto che il divino si manifesti
‘direttamente’ e ‘immediatamente’ nelle cose naturali, senza intervento della
‘cultura’, quindi neppure dei preti, delle chiese e dei libri sacri> su questioni incerte a proposito del giusto
e dell’ingiusto…e tutto questo ben prima…che l’impostura pretesca e gli
interventi politici se ne servissero per realizzare i propri scopi <appare
qui evidente come la religiosità romantica sia separata da quella delle chiese
e come, in generale, il romanticismo, se lo si legge in chiave sociale e
politica, lo si fraintende sicuramente (talvolta perfino in malafede)>. Certo non nego del tutto che in epoche più
tarde a queste opinioni popolari <nel romanticismo il concetto di ‘popolare’
ha un senso positivo solo se equivalente a ‘naturale’ e ad ‘individualità’ di
un popolo, mai come ‘massa’, ‘massa popolare’ e ‘romanticismo’ si escludono a
vicenda, tendendo il secondo piuttosto alla distinzione, fino alla nobiltà
aristocratica, ovviamente non intesa in senso sociale e politico> si siano mescolati il clero e il governo:
di quali mezzi infatti non si sarebbero serviti preti e bonzi di ogni tempo per
portare a compimento alla grande il loro progetto gerarchico <come si
vede il panteismo romantico rende automaticamente antipatica la ‘gerarchia’;
quanto ai ‘giudizi divini’ era certo un’ingenuità credere che fosse giustizia
divina quella che era semplicemente maggior forza o fortuna, ma, appunto, era
un’ingenuità dei primitivi, il che non toglie nulla all’importanza e al valore
morale del panteismo romantico>” (1789-90 - “Lavori giovanili in prosa” -
Sulle ordalie o giudizi divini)
2)
“Il primo vento, la prima
brezza che sibilò netta nell’orecchio del selvaggio attraverso la cima di una
quercia procurò certamente al suo cuore giovane, ingenuo e ancora aperto a ogni
impressione esterna, un moto..che confinava molto da vicino con l’entusiasmo, e
gli mancavano solo le parole per far defluire il suo sentimento <Wordsworth
parlerà di ‘traboccare delle emozioni’, cioè del sentimento, nella ‘Prefazione’
del 1800 alle ‘Ballate liriche’, prefazione che è una specie di manifesto del
romanticismo inglese:-‘Tutta la buona
poesia è infatti spontaneo traboccare di forti emozioni’ (W. Wordsworth - “Prefazione del 1800 a ‘Ballate liriche’”)> assolutamente prorompente e per farne per
così dire partecipi gli oggetti senza vita che gli erano attorno” (1789-90 - “Lavori giovanili in prosa” -
Sull’entusiasmo)
3)
“Qui la filosofia <razionalità
in generale> si arresta e deve
arrestarsi - che infatti la vita consiste proprio nel fatto di non poter essere
compresa” (1795-96 - “Studi filosofici
degli anni ’95-‘96” - Osservazioni - 3)
4)
“Fichte non ha riposto troppo
arbitrariamente tutto nell’Io? Con quale potere? (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-’96 – Osservazioni - 5)
5)
“I confini del sentimento sono
i confini della filosofia <ragione>. Il sentimento non può sentirsi <non è riflessione>…Si lascia osservare soltanto nella
riflessione - lo spirito <coscienza> del sentimento viene di lì…il sentimento è presente nella coscienza e
deve essere riflesso…Che cos’è la riflessione? Sarà facile determinarla come la
metà di una sfera se la metà la si considera metà e, la sfera <l’individuo>, divisa…L’atto originario congiunge la
riflessione con il sentimento. La forma rientra per così dire nella riflessione,
la sua materia nel sentimento <materialismo e ‘contenutismo’
romantici>. Il suo accadere è nel
sentimento..Non è possibile presentare la pura forma del sentimento…ogni cosa
presentata tramite la riflessione è presentata secondo le regole della
riflessione <ragione, forma>,
dalle quali bisogna astrarre se si vuole scoprire l’opposto <il
sentimento, la realtà vivente e immediata>…In quest’ambito è inevitabile l’illusione..della riflessione..si cerca
infatti di presentare la Non-riflessione tramite la riflessione <errore
tipico dell’Idealismo filosofico, soprattutto hegeliano, ma anche delle
scienze, soprattutto psicologiche>, e
proprio perciò non si giunge mai alla Non-riflessione - ci si sforza di
dimostrare a se stessi che il nero <sentimento, natura> è bianco <forma, scienza>…L’Io del sentimento è la materia, l’Io
della riflessione la forma” (1795-96 -
“Studi filosofici degli anni ’95-’96” - Principi indeterminati - 15, 17, 19,
25, 32)
6)
“Nella misura in cui dunque
siamo reali, siamo natura. Tutto ciò che in noi è reale appartiene alla natura.
L’io empirico è dunque in Dio per mezzo del soggetto tramite l’oggetto <il
corpo>” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Principi
indeterminati - 73)
7)
“Materia e spirito si
corrispondono nel modo più esatto” (1795-96
- “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Principi indeterminati - 225)
8)
“La forza di pensare
l’universale è la forza filosofica. La forza di pensare il particolare è la
forza poetica <per
cui, se universale=particolare, allora filosofia=poesia>” (1795-96 - “Studi filosofici
degli anni ’95-‘96” - Principi indeterminati - 270)
9)
“Finché ci sono ancora
valorosi <coraggiosi>
e vigliacchi, ci sarà nobiltà” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Regola principale -
386)
10)
“Qualità significa la legge di
un dato di fatto originario, un modo della spontaneità” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Regola principale -
436)
11)
“L’uomo è tanto Non-io quanto
Io <palese
critica a Fichte>” (1795-96 - Studi filosofici degli anni
’95-‘96” - Lettura della ‘Dottrina della scienza’ di Fichte - 561)
12)
“Il nostro mondo interiore
deve corrispondere completamente a quello esteriore, fin nelle sue parti più
intime <materialismo
romantico, basato sul superamento del ‘dualismo’ e della falsità, solo nel
dualismo esiste la falsità: l’animale è spontaneo perché è esteriormente quello
che è anche interiormente>” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni
’95-‘96” - Sviluppi concettuali - 653)
13)
“Il regno del poeta sia il
mondo…Deve presentare l’universale come il particolare <coincidenza
di filosofia e poesia>…Ogni natura
poetica è ‘natura’, le compete ogni qualità di quest’ultima. Tanto essa è
individuale, quanto è però universalmente interessante. A che ci servono
descrizioni che lasciano freddo lo spirito e il cuore, descrizioni senza vita
di una natura senza vita….<il poeta> E’ il profeta della rappresentazione della natura, come il filosofo è
il profeta della natura della rappresentazione..Quello è la voce del cosmo,
questo, la voce del principio. Quello canto, questo discorso…Il poeta resta
eternamente vero. Egli persiste nel ciclo della natura” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Il regno del poeta)
14)
“Noi non ci comprenderemo mai
completamente, ma potremo fare ben più che comprenderci <cioè
vivere>” (1797-98 - “Polline” 6)
15)
“La natura è nemica dei
possessi eterni…La vita è fatta per la morte” (1797-98 - “Polline” - 13, 14)
16)
“La sede dell’anima è lì, dove
mondo interiore ed esteriore si sfiorano. Dove si compenetrano, essa è in ogni
punto della compenetrazione” (1797-98 -
“Polline” - 19)
17)
“Soltanto l’individuo
interessa, perciò tutto quello che è classico <universale,
impersonale> non è individuale” (1797-98 - “Polline” - 55)
18)
“Poeti e sacerdoti erano in
origine <epoche
arcaiche, prima della creazione delle chiese e delle grandi religioni> una cosa sola, e soltanto epoche successive
li hanno disgiunti. Il vero poeta è però rimasto sempre un sacerdote, come il
vero sacerdote è sempre rimasto un poeta” (1797-98
- “Polline” - 71)
19)
“I filistei hanno soltanto una
vita quotidiana
<prosaica, affaristica>…La poesia
la inframmezzano soltanto in caso di bisogno, poiché sono abituati a una certa
interruzione del loro corso quotidiano. Generalmente questa interruzione
avviene ogni sette giorni, e la si potrebbe definire una febbre poetica settimanale..I
loro parties de plaisir devono essere convenzionali, ordinari, alla moda, e
anche il loro piacere essi lo preparano, come ogni cosa, con fatica e
formalità. Il filisteo raggiunge il massimo grado della sua esistenza poetica
in viaggio, alle nozze, nei battesimi, e in chiesa” (1797-98 - “Polline” - 77)
20)
“Nella maggior parte dei
sistemi religiosi <le
grandi religioni istituzionalizzate in chiese> noi veniamo considerati membri della divinità che, se non ubbidiscono
agli impulsi del tutto, e agiscono, anche involontariamente, contro le leggi
del tutto, percorrendo il proprio cammino senza voler essere membri, vengono
trattati dalla divinità in termini medici, ossia trattati dolorosamente oppure
persino amputati <palese anti-olismo romantico; politicamente potenziale
anarchismo>” (1797-98 - “Polline” - 83)
21)
“L’età dell’oro è dove sono i
fanciulli” (1797-98 - “Polline” - 97)
22)
“I recensori sono funzionari
di polizia letteraria. I medici <anche psicologi e
psichiatri> rientrano tra i funzionari
di polizia” (1797-98 - “Osservazioni
sparse” - 113)
23)
“Una terra in fiore è un’opera
d’arte più regale di un parco. Un parco di buon gusto è un’invenzione inglese” (1797-98 - “Fede e amore” - 7)
24)
“Ma proprio questo è il tratto
distintivo della monarchia, perché essa riposa nella fede in un uomo di nascita
superiore, nell’accettazione di un uomo ideale <vizio
popolare che fonda anche le dittature>.
Fra i miei pari non posso scegliermi alcun superiore..La monarchia è un sistema
puro in quanto è connessa..a un essere che appartiene all’umanità e non allo
Stato. Il re è un uomo elevato a destino terreno. Questa visione poetica si impone
necessariamente all’uomo...Tutti gli uomini debbono essere in grado di accedere
al trono. Il mezzo educativo per questo scopo lontano è un re..Ognuno è
scaturito da un’antichissima stirpe regale. Ma quanto pochi hanno ancora
l’impronta di tale discendenza <in pratica ha detto che il re
rappresenta il sogno umano di nobiltà e perciò correttezza, per questo ci si affida
ad esso, ma ha anche detto che tutti dovrebbero essere in grado di essere
nobili, in sostanza, se c’è necessità di un re, la colpa è degli uomini che
hanno perso la traccia della loro nobiltà o regalità: Nietzsche direbbe che è
la morale dello schiavo che crea la necessità di un potere forte, dove tutti
seguissero la morale aristocratica, ognuno sarebbe come un re, cioè sovrano di
se stesso e corretto con il prossimo>”
(1797-98 - “Fede e amore” - 18)
25)
“Verrà presto il tempo in cui
ci si sarà universalmente persuasi che il re non può sussistere senza la
repubblica, e la repubblica senza il re <dunque il ‘re’ è un
simbolo della nobiltà e della sovranità e solo una repubblica composta da
nobili può essere poetica e basata sulla correttezza: tale repubblica di
persone sovrane è automaticamente composta di persone ‘libere’, è un modo
poetico per indicare qualcosa di tendenzialmente anarchico come una fiaba>”
(1797-98 - “Fede e amore” - 22)
26)
“Un vero principe è l’artista
degli artisti; vale a dire, il direttore degli artisti. Ogni uomo dovrebbe
essere un artista <appare
evidente che la figura ‘politica’ è qui poeticizzata al massimo, a conferma del
fatto che è sempre scorretta ogni lettura politica, in senso tradizionale e
illuministico, del romanticismo: il quale ultimo, non solo non è ‘reazionario’
(confondere Novalis con De Maistre o Donoso Cortes è un errore imperdonabile),
ma è talmente ‘rivoluzionario’ da trasfigurare talmente poeticamente ogni cosa,
che del senso politico normale non rimane più nulla, di questo si era accorto
perfino un politologo ‘reazionario’ ostile al Romanticismo, allorché giunse a
dire:-‘Ogni vera attività politica..si
trova in intima contraddizione con l’essenza estetica del romanticismo…il punto
concreto dal quale si origina il romanzo romantico è sempre e soltanto
occasionale (proprio l’occasionalità o frammentarietà, che rende
incompatibile il romanticismo con il ‘sistema’, lo rende incompatibile anche
con la ‘politica’); così, ogni forma di
realtà viene romanticizzata, ed in un mondo siffatto tutte le distinzioni
politiche e religiose si dissolvono..Il re è una ‘figura’ romantica quanto il
congiurato anarchico” (C. Schmitt -
“Romanticismo politico”)>” (1797-98 - “Fede e amore” - 39)
27)
“ La maggioranza dei
rivoluzionari non ha certo mai saputo con esattezza cosa volesse” (1797-98 - “Aforismi politici” - 45)
28)
“L’eccellenza della democrazia
rappresentativa è però innegabile…Gli uomini migliori della nazione si
integrano reciprocamente <così come prima era stata poeticizzata
la figura del re, allo stesso modo ora viene poeticizzata, o romanticizzata, la
figura del ‘rappresentante’ eletto democraticamente, come se fosse ‘nobile’,
cioè il ‘migliore’, nello stesso senso poetico il re era ‘nobile’, in realtà il
romantico non concepisce nulla, nemmeno la politica, al di fuori della nobiltà,
vale a dire della poesia>” (1797-98 - “Aforismi politici” - 66)
29)
“la poesia è per così dire la
chiave della filosofia, il suo scopo, il suo significato <la
poesia, dunque, è il punto più alto della filosofia, siamo ben lontani da
Hegel>…Per il poeta il linguaggio non
è mai troppo povero, ma sempre troppo generale <nel romanticismo la
poesia non coincide con il linguaggio>…Tutto
quanto viene poetato dev’essere un individuo vivente <poesia, vita,
natura nel romanticismo sono la stessa cosa>” (1797-98 - “Lavori preparatori
per raccolte di frammenti” - Poesia - 31, 32, 36)
30)
“Il mondo deve essere
romanticizzato. Così si ritrova il senso originario. Romanticizzare non è altro
che un potenziamento qualitativo. In tale operazione, il Sé inferiore viene
identificato con un Sé migliore…Questa operazione è ancora del tutto sconosciuta.
Nel momento in cui do a ciò che è comune un senso elevato, a ciò che è consueto
un aspetto pieno di mistero, al noto la dignità dell’ignoto <il
sapere è sia una volgarizzazione che una profanazione>, al finito un’apparenza infinita <come si vede chi identifica
il Romanticismo con il culto dell’infinito fine a se stesso compie
un’inaccettabile banalizzazione, tipica dei manuali scolastici, del
Romanticismo: il finito, nel Romanticismo, è essenziale quanto l’infinito> io lo rendo romantico <questo
frammento rappresenta la migliore definizione del Romanticismo che sia stata
data finora>” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Poeticismi
- 105)
31)
“Magia è=arte di usare
arbitrariamente <soggettivamente,
immaginosamente, poeticamente> il
mondo sensibile <naturale>” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte
di frammenti” - Poeticismi - 109)
32)
“Il primo uomo è il primo a
vedere spiriti..Cos’altro sono i fanciulli, se non primi uomini? Il fresco
sguardo di un fanciullo è più entusiasta del presentimento del più energico
visionario <come
si vede, la potenza emotiva della poesia è naturale prima di tutto, appartiene
ai fanciulli, non agli stregoni>” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte
di frammenti” - Frammenti ovvero compiti del pensiero - 193)
33)
“Ogni fiaba non è che il sogno
di quel mondo natale che è dovunque e in nessun luogo” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Frammenti
ovvero compiti del pensiero - 195)
34)
“L’artista primitivo non
ripone alcun valore nella bellezza e nella regolarità interna della forma <anti-fornalismo
e anti-classicismo romantici>. Egli
aspira soltanto a un’espressione sicura del suo scopo <per questo,
all’inizio, i romantici usarono, rifiutandone solo gli aspetti più oppressivi e
normativi, stili ancora classicistici, ma non erano più dei neoclassici, vedi
il caso di Leopardi>…Il linguaggio in
senso stretto rientra nell’ambito della poesia artificiale <i romantici
non hanno mai apprezzato il linguaggio fine a se stesso, questa differenza
rispetto alle manie linguistiche del Novecento non viene mai evidenziata dai
critici del Novecento che vogliono fare del Romanticismo una semplice
anticipazione della mediocrità culturale e artistica del Novecento>” (1797-98
- “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti - 214)
35)
“Come il pittore guarda gli
oggetti visibili con occhi completamente diversi da quelli dell’uomo comune,
del pari il poeta fa esperienza del mondo interiore ed esteriore in maniera
molto diversa dall’uomo normale <aristocratismo artistico
del Romanticismo>” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte
di frammenti” - Aneddoti - 226)
36)
“Il mondo dei libri <dei
computer, della cultura in generale> è
in effetti soltanto la caricatura di quello reale” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti -
237)
37)
“Quanto più il poeta è grande,
tanto minori sono le libertà che si concede <l’arte sperimentale
del Novecento, in tal senso, è di per sé segno di mediocrità poetica>, e tanto più è filosofico <è
ribadito il concetto della vicinanza di poesia e filosofia, non nel senso,
però, dell’astrazione di pensiero>” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte
di frammenti” - Aneddoti - 242)
38)
“A uno riuscì, egli sollevò il
velo della dea di Sais. Ma cosa vide? Vide - miracolo dei miracoli - Se stesso <tale
frammento è spesso accostato alla similare affermazione presente ne ‘I
discepoli di Sais’, qualcuno ha creduto di trovarvi qualche contraddizione, in
realtà l’affermazione esclude in tutti e due i casi che, dietro il velo della
dea di Sais, che rappresenta il mistero del mondo, ci sia il “Non-io” di
Fichte: in entrambi i casi le affermazioni mostrano che il mistero è la vita,
cioè che l’‘altro’ è soggetto vivente come l’‘Io’, vale a dire è un “Tu’, nella
fiaba di Giacinto e Fiorellindirosa il ‘Tu’, o ‘altro-Io’, è, appunto
Fiorellindirisa, che pone fine alla ricerca di Giacinto, che inseguiva il
mistero, giacché il mistero ci è più vicino di quanto si creda, noi stessi,
anche l’amata, siamo un ‘mistero’>” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte
di frammenti” - Aneddoti - 250)
39)
“La poesia è l’eroe della
filosofia. La filosofia eleva la poesia a principio. Ci insegna a conoscere il
valore della poesia. La filosofia è la teoria della poesia <il
che vuol dire che la poesia è la pratica della filosofia: la tendenziale
coincidenza di obiettivi di filosofia e poesia dimostra che l’Idealismo
filosofico non è la filosofia del Romanticismo, come per decenni, più di un
secolo, i detrattori del Romanticismo, Croce e marxisti compresi, hanno creduto
e fatto credere>” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti -
280)
40)
“Questa coloritura individuale
dell’universale è il suo elemento romanticizzante <quindi
l’individuale romanticizza, rende misterioso, porta a superare il conosciuto,
il romanticismo ha natura ‘individualista’, anche quando difende i popoli ne
difende l’individualità, mai l’essere massa e omogeneità, come è stato ben
notato:-‘Dire senso di nazionalità
significa dire senso di individualità storica. Si giunge al principio di
nazione in quanto si giunge ad affermare il principio di individualità, cioè ad
affermare, contro le tendenze generalizzatrici ed universalizzanti (illuminismo,
ma anche il neo-illuminismo americano post-bellico che sta portando alla
‘globalizzazione’), il principio del
particolare, del singolo (questa ‘individualità storica’ è vista dal
Romanticismo come conseguenza della diversità naturale, perciò è subordinata,
in ogni caso, alla diversità naturale e quindi all’individualità naturale, cioè
è tenuta al rispetto del singolo individuo, la politicizzazione
dell’individualità storica effettuata dal nazi-fascismo - di qui la gran
confusione di molti critici ottusi, i quali, assurdamente, invocano la
responsabilità del Romanticismo nella nascita del nazi-fascismo -, ignora che
nel Romanticismo è la diversità naturale dell’individualità che sta alla base
dell’individualità storica della nazione e quest’ultima è solo un ‘derivato’,
non il ‘principio’, come crede la logica olistica della politica)’ (F.
Chobod - ‘L’idea di nazione’)>”
(1797-98 - “Lavori preparatori per
raccolte di frammenti” - Integrazioni ai ‘Frammenti di Teplitz - 245)
41)
“Così gustiamo ogni giorno il
genio della Natura e ogni pasto diviene un pasto commemorativo <eucarestia>, un pasto che nutre l’anima così come
mantiene il corpo - mezzo misterioso di una trasfigurazione e di una
divinizzazione sulla terra - di un rapporto vivificante con ciò che è
assolutamente vitale” (1797-98 - “Lavori
preparatori per raccolte di frammenti” - Integrazioni ai ‘Frammenti di Teplitz”
- 439)
42)
“La filosofia superiore tratta
le nozze di natura e spirito <panteismo che si realizza
nella poesia, non nella dialettica>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 50)
43)
“L’esposizione fichtiana della
dottrina della scienza non è forse ancora dogmatica? Pregiudizi fichtiani,
ovvero il suo carattere scientifico <ennesima presa di distanza
dall’Idealismo filosofico>” (1798-99 - “Allgemeines bruoillon” - 57)
44)
“Per poter essere morali,
dobbiamo cercare di diventare maghi <la magia è il
corrispettivo oggettivo della poesia, cioè il riconoscimento della vita, quindi
della morale, nella natura, spesso non si rispetta ciò che si considera privo
di vita>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 61)
45)
“Tutti i romanzi dove compare
il vero amore, sono fiabe, avvenimenti magici <notare
la corrispondenza tra fiaba, o poesia, e magia>” (1798-99 - “Allgemeines
brouillon” 80)
46)
“Assolutizzazione..classificazione
del momento individuale, della situazione individuale costituiscono l’essenza
del romanticismo <conferma
dell’individualismo romantico>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 87)
47)
“Magia. Dottrina mistica del
linguaggio. Simpatia del segno <poesia> con il designato <natura: come si
vede viene confermato che la magia è il corrispettivo oggettivo della poesia,
la poesia è la vita espressa soggettivamente ed è meta suprema della grande
filosofia, la magia è la vita colta simpateticamente nella natura>” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 137)
48)
“Non solo l’uomo parla, anche
l’universo parla, tutto parla, infinite lingue” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 143)
49)
“Spirito romantico dei nuovi
romanzi..Fiabe popolari greche. Fiabe indiane. Fiabe nuove, originali. In una
vera fiaba tutto deve essere meraviglioso - misterioso e incoerente - tutto
deve essere pieno di vita..L’epoca dell’anarchia universale..l’epoca anteriore
al mondo (allo Stato) <la fiaba, che è equivalente a poesia e
natura, è il luogo della libertà, non della legge, è il regno del mistero,
della vitalità e dell’anarchia: se la fiaba è l’anima del Romanticismo, allora
lo è anche l’anarchia, non è casuale che il mondo della fiaba sia anteriore a
quello dello Stato>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 234)
50)
“L’arte è il complimento della
natura <il
vero artista loda la natura come il religioso loda Dio>” (1798-99 - “Allgemeines
brouillon” - 248)
51)
“L’ignoto, il misterioso è il
risultato e l’inizio di tutto…La conoscenza è un mezzo per giungere di nuovo
alla non conoscenza. La natura è di per sé incomprensibile <anti-scientismo
romantico>…La filosofia lontana suona
come poesia…Così tutto nella lontananza diviene poesia..Monti lontani, uomini
lontani, eventi lontani ecc., tutto diviene romantico <si noti la
somiglianza di posizione filosofica e poetica di Leopardi con Novalis (altro
che Leopardi illuminista o classicista, Leopardi è romantico):-‘il poetico, in uno o in un altro modo, si
trova sempre consistere nel lontano’ (G.
Leopardi - “Zibaldone” - 4426)>…L’utile
è per sé prosaico”
(1798-99 - “Allgemeines
brouillon” - 342)
52)
“Lo Stato e Dio, così come ogni
essere spirituale, non appaiono singolarmente <cioè
come specifiche entità>, ma in mille,
molteplici forme, solo panteisticamente Dio appare intero <spinozismo
romantico, ma anche negazione di un’autonoma soggettività di Dio, F. Schlegel
scrisse quanto segue:-‘Dio non lo
scorgiamo, ma dappertutto scorgiamo il divino’ (F. Schlegel - “Frammenti” - Idee - 44)>, e solo nel panteismo Dio è intero ovunque, in ogni singolo” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 398)
53)
“Ogni scienza diverrà poesia,
dopo che è divenuta filosofia” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 684)
54)
“La smania di originalità è un
egoismo grossolano colto <ad es. avanguardie>” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 716)
55)
“Il filosofo o pensatore
goethiano <romantico>. Con la formazione e l’abilità del
pensatore, cresce la libertà..alla fine il pensatore sa fare tutto di ogni cosa
- il filosofo diviene poeta. Il poeta è solo il grado più elevato del
pensatore, o dell’uomo sensibile <ennesima conferma della coincidenza di
poesia e alta filosofia>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 717)
56)
“Mondo della natura e mondo
dei miracoli debbono diventare una cosa sola <negazione del
miracolo come fenomeno extra-naturale, ma negazione anche della natura come
fenomeno conosciuto dalla scienza, il vero miracolo è la vita naturale che si
ripete e la vita naturale è inspiegabile come un miracolo>” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 730)
57)
“Niente è più romantico di
quel che si chiama mondo e destino. Noi viviamo in un colossale romanzo <la
vita è di per sé una grande avventura e il destino la sovrasta>” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 853)
58)
“Nulla è più contrario allo spirito
della fiaba..di una connessione determinata da leggi. Nella fiaba c’è
un’autentica anarchia della natura <lo spirito della fiaba è
lo spirito romantico stesso, quest’ultimo, inteso correttamente, manca
totalmente di spirito politico ed è quindi tendenzialmente anarchico>” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 883)
59)
“Fichte ha per così’ dire
eletto lo schema logico a modello di una reale costruzione dell’uomo e
dell’universo. Sua somiglianza con Plotino <si tratta,
comunque, di una presa di distanza dal ‘logicismo’, sia da Fichte che da
Plotino e dal neoplatonismo, per cui è superficiale leggere in chiave platonica
il Romanticismo>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 908)
60)
“L’autentico guadagno in
Fichte e Kant è nel metodo..Le idee e i metodi geniali qui sono per così dire
esauriti..in un sistema <implicita obiezione contro il
‘sistema’>…Il metodo di Fichte e Kant
non è ancora stato esposto compiutamente..Entrambi non sanno sperimentare con
facilità e varietà, soprattutto poeticamente - tutto è ancora così rigido, così
angusto <la distanza da Kant e Fichte è evidente, il Romanticismo non
nasce per influenza del Criticismo kantiano e dell’Idealismo fichtiano, quando
Kant e Fichte (attardati illuministi) scrivono, il Romanticismo era già nato,
era già nell’aria>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 924)
61)
“Il Paradiso è per così dire
sparso su tutta la terra e perciò è divenuto irriconoscibile..Rigenerazione del
Paradiso <identità
di terra e cielo>” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 929)
62)
“La fiaba è per così dire il
canone della poesia, tutto ciò che è poetico deve essere fiabesco. Il poeta
adora il caso <palese
identificazione di fiaba e poesia e libertà da leggi>” (1798-99 - “Allgemeines
brouillon” - 940)
63)
“Si dovrebbe essere orgogliosi
del dolore, ogni dolore è un ricordo del nostro rango elevato
<la nobiltà del dolore caratterizza tutto il romanticismo, un poeta romantico
francese, per amore della nobiltà del dolore, giunse a scrivere il seguente
verso:-‘J’aime la majesté des souffrances
humaines (Io amo la maestà delle sofferenze umane)’ (A. de Vigny - “I destini. Poemi filosofici” - La casa del pastore)>” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 960)
64)
“Fichte non comprende
l’ipostasi <il
farsi ‘esterno’ del divino, cioè l’universo> e perciò gli manca l’altra metà dello spirito creativo <appare
chiara la distanza tra la filosofia di Fichte, o idealismo filosofico, e la
filosofia romantica: i romantici accusano Fichte di ignorare l’universo
vivente, di tendenza al ‘sistema’, di tendenza logicista>” (1798-99
- “Allgemeines brouillon” - 1067)
65)
“Il poeta capisce la natura <tramite
la ‘magia’ o ‘lirismo’> meglio della
testa scientifica <anti-scientismo romantico>” (1798-99 - “Allgemeines
brouillon” - 1093)
66)
“Noi non dobbiamo essere
meramente uomini, dobbiamo essere anche più che uomini <palese
anticipazione dell’‘Unico’ di Stirner e del ‘Superuomo’ di Nietzsche>. Ovvero: uomo equivale in generale a
universo <universale>. Non è
niente di determinato” (1798-99 -
“Allgemeines brouillon” - 1112)
67)
“Un romanzo deve essere in
tutto e per tutto poesia. La poesia è infatti, come la filosofia, un’armonica
disposizione del nostro animo, dove tutto si fa più bello..In un libro
autenticamente poetico, tutto sembra così naturale - e tuttavia così
meraviglioso <si
noti la coincidenza di ‘naturale’ e ‘straordinario’>” (1799-1800 - “Frammenti e
studi del 1799-1800” - 21)
68)
“Dal presupposto della logica
di Fichte - e dalla sua supposizione di un pensiero universalmente valido <vedi
Kant> - segue necessariamente tutta la
sua filosofia. La dottrina della scienza è logica applicata, nulla più. La
filosofia comincia con una tale meschinità, con un pensiero triviale <la
distanza dal logicismo di Fichte e dell’Idealismo filosofico è evidente e abissale>” (1799-1800
- “Frammenti e studi del 1799-1800” - 25)
69)
“La morte è il principio
romanticizzante della nostra vita <per questo il
Romanticismo, accanto all’entusiasmo poetico, possiede in sé il criterio
realistico del ‘terribile’, cioè del ‘sublime’ secondo Burke>. La morte è - la vita. Attraverso la morte
si rafforza la vita <se fossimo immortali, non ameremmo la vita>” (1799-1800
- “Frammenti e studi del 1799-1800” - 30)
70)
“la religione si fonda
sull’amore…Perciò Dio si prende cura di preferenza dei poveri e dei peccatori.
Se ci sono nature senza amore, allora ce ne sono anche di irreligiose. Compito
religioso - aver compassione della divinità. Infinita malinconia della
religione. Se noi dobbiamo amare Dio, Egli deve essere bisognoso d’aiuto…Amore
per oggetti privi di vita” (1799-1800 -
“Frammenti e studi del 1799-1800” - 48)
71)
“I rapporti musicali mi
sembrano proprio i rapporti fondamentali della natura…La natura è una città
magica pietrificata <vedere
la poesia di Baudelaire ‘Corrispondenze’, da ‘I fiori del male’, citata nella
‘Presentazione’ di Novalis>” (1799-1800 - “Frammenti e studi del
1799-1800” - 65)
72)
“C’è solo un tempio al mondo,
ed è il corpo umano. Nulla è più sacro di questa sublime figura. L’inchinarsi
davanti all’uomo è rendere omaggio a questa rivelazione nella carne <la
carne, non il libro, non la Chiesa, è il luogo della rivelazione! Questo è il
‘materialismo romantico’>” (1799-1800 - “Frammenti e studi del
1799-1800” - 75)
73)
“Il cuore sembra quasi essere
l’organo religioso <dal
Pietismo al Romanticismo>” (1799-1800 - “Frammenti e studi del
1799-1800” - 104)
74)
“La poesia è vero idealismo <non
nel senso dell’Idealismo filosofico>,
contemplazione del mondo di un grande animo, autocoscienza dell’universo <non
si tratta dell’‘agire’ di Fichte, l’universo è il grande assente nell’Idealismo
filosofico, mentre è il fondamento del Romanticismo>” (1799-1800 - “Frammenti e
studi del 1799-1800” - 513)
75)
“Lo spinozismo è
un’ipersaturazione con la divinità…Spinoza è un uomo ebbro di Dio <spinozismo
romantico>” (1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 552, 562)
76)
“E’ facilmente comprensibile
perché tutto alla fine divenga poesia. Il mondo, alla fine, non diviene forse
animo?” (1799-1800 - “Frammenti e studi
del 1799-1800” - 577)
77)
“Se Dio è potuto diventar
uomo, può diventare anche pietra, pianta, animale ed elemento; e forse in
questo modo c’è una continua redenzione nella natura <è
questa una delle più chiare ed esplicite dichiarazioni romantiche del panteismo
naturalistico e irrazionale>.
L’individualità nella natura è assolutamente infinita. Quest’idea ravviva
moltissimo le nostre speranze sulla personalità dell’universo <l’individualità
è la struttura ontologica della natura e perciò della filosofia romantica, la
personalità è già stampata nella carne>”
(1799-1800 - “Frammenti e studi del
1799-1800” - 603)
78)
“Sullo sfondo la
poeticizzazione del mondo, la produzione del mondo fiabesco. Riconciliazione
della religione cristiana con quella pagana <anche Holderlin,
poeta romantico tedesco contemporaneo di Novalis e amico, in gioventù, di
Hegel, sovrappose Gesù e Dioniso nella poesia ‘L’unico’:-‘Perché troppo ti sono seguace/ o Cristo.../…/ temerario: sei fratello/
di Dioniso..’ (F. Holderlin - “Liriche”
- L’unico), ciò conferma che la religiosità romantica non è quella
cristiana storico-istituzionale>” (1799-1800 - “Frammenti e studi del
1799-1800” - 631)
79)
“Il senso per la poesia ha
molto in comune con il senso del misticismo. E’ il senso per ciò che è
peculiare, personale, ignoto, misterioso” (1799-1800
- “Frammenti e studi del 1799-1800” - 671)
E)
1799 - “La cristianità ovvero l’Europa”
“Questi
erano i bei tratti essenziali dei tempi..autenticamente cristiani. Ancora
l’umanità non era matura per questo magnifico regno..Era un amore che si spense
oppresso dalla vita degli affari <anti-economicismo
romantico>….Giustamente gli insorti si
chiamarono protestanti. Essi per intanto si ripresero, in quanto vacante, il
loro diritto, tacitamente ceduto, all’indagine, alla determinazione e alla
scelta religiosa. Stabilirono anche una quantità di giusti principi,
introdussero una quantità di cose lodevoli e distrussero una quantità di
disposizioni dannose…Malauguratamente in questo scisma si erano immischiati i
principi e molti utilizzarono questi conflitti per consolidare e ampliare la
loro sovranità e le loro entrate..Erano <i principi> solertemente preoccupati di impedire la
totale unificazione delle Chiese protestanti e così la religione venne
irreligiosamente chiusa in confini statali…Frattanto..Lutero trattò il
cristianesimo in modo assolutamente arbitrario, misconobbe il suo spirito e
introdusse un’altra lettera e un’altra religione, vale a dire la sacra validità
universale della Bibbia; e con ciò nelle faccende religiose si mescolò,
purtroppo, un’altra scienza terrena <umana> del tutto estranea - la filologia - il cui estenuante influsso da quel
momento in poi divenne indisconoscibile…Per il senso religioso questa scelta fu
estremamente dannosa, in quanto nulla ne annienta l’irritabilità <lo
stimolo> come la lettera <la
forma>. Perciò..la storia del
Protestantesimo non ci presenta più grandi e magnifiche manifestazioni del
sovraterreno <divino>..subito
dopo si fa evidente l’inaridimento del sacro senso <in pratica Novalis
ha detto che i protestanti avevano le loro ragioni, perché la Chiesa impediva
ogni libertà di spirito religioso, ma che l’intervento dei principi incanalò la
Riforma protestante verso quella supremazia dello Stato che affossò lo spirito
religioso, che Novalis intende sempre, poeticamente, come sacro senso della
vita, senso della trascendenza della natura, entusiasmo e alla fine anche
estetismo. Quindi la ‘politica’ ebbe il sopravvento sulla sacralità della vita
e del divino. Non solo, a tutto ciò si aggiunse che Lutero identificò la
religione con la ‘parola’, la Bibbia, trasformando la religione in
un’interpretazione umana, in un rispetto sempre maggiore della semplice forma,
della ritualità, della normatività, mentre per Novalis la religione, come poesia,
è piuttosto libertà e, come fiaba, è piuttosto anarchia. A tale catastrofe si
aggiunse, come conseguenza ovvia, l’antropocentrismo sia dello Stato che della
religione della ‘parola’, l’interiorismo protestante divenne scissione dal
mondo esteriore, dalla natura, per cui l’uomo non colse più in alcun modo le
‘manifestazioni’ visibili del divino nella natura, tutto divenne morto attorno
a lui e il senso religioso autentico morì, con la conseguenza che la natura
divenne solo materiale di sfruttamento per l’economia, per la scienza e per la
tecnica e territorio di dominio per la politica. L’accusa al protestantesimo,
alla fine, non è quella di aver ‘protestato’ contro la Chiesa cattolica, cosa
che Novalis ritiene giusta, quanto, piuttosto, il suo ‘purismo interiore’ agostiniano-luterano-calvinista
che, generando il dualismo, separa il divino dal terreno, distrugge l’antico
panteismo, relegando lo spirito religioso nella sola soggettività umana: è lo
stesso concetto espresso dal poeta romantico tedesco Holderlin in molte sue
liriche, in particolare quella il cui inizio è il seguente:-‘Déi andavano un tempo fra gli uomini, le
splendide Muse’ (F. Holderlin -
‘Liriche’ - Déi andavano un tempo)>..Con la Riforma per la Cristianità era finita <la religione non
fu più un libero e poetico modo di vivere, una sostanza, ma una forma ipocrita,
fatta di forma e di norme>..e singole
potenze statuali cercarono di prender possesso del vacante soglio universale
trasformato in un trono….Le migliori teste di tutte le nazioni erano diventate
segretamente adulte e..si ribellavano tanto più sfrontatamente all’inveterata
costrizione. Per istinto il dotto è nemico del clero concepito secondo l’antica
costituzione; la classe intellettuale e quella ecclesiastica, quando sono
separate, debbono combattere una guerra d’annientamento…Il risultato del
moderno modo di pensare lo si chiamò filosofia <anche scienza, politica,
tecnologia, economia, ecc.>,
ascrivendo a essa tutto quello che fosse contrario all’antico, soprattutto,
quindi, ogni trovata contro la religione. Quello che al principio era odio
personale contro la fede cattolica trapassò a poco a poco in odio contro la
Bibbia, contro la fede cristiana e alla fine addirittura contro la
religione..l’odio per la religione si estese in maniera del tutto naturale e
conseguente a tutti gli oggetti dell’entusiasmo, stigmatizzò fantasia e
sentimento, moralità e amore dell’arte..e ridusse l’infinita musica creatrice
dell’universo allo strepito uniforme di un immenso mulino <la società
industriale, che nulla riconosce di vivo, tranne l’arbitrio umano, appare
evidente che qui ‘religione’ è sinonimo di ‘vita’, vita inserita nella terra,
che la ragione non può capire: se gli odi precedenti, per Novalis, sono
comprensibili, l’odio in genere verso la religione, non le Chiese, rischia di
uccidere il senso della stessa vita terrena: non sarebbe affatto scorretto, in
Novalis, sostituire il termine ‘religione’ con il termine ‘Romanticismo’, il
quale ultimo, però, non è quello che normalmente si intende per ‘religione’, ma
è, al massimo, una ‘religiosità eretica’, cioè ‘poetismo’, palesemente
contrapposto al produttivismo razionale moderno>…e così..chiamarono Illuminismo la loro impresa….Peccato che la natura,
nonostante tutti gli sforzi per modernizzarla, rimanesse così meravigliosa e
incomprensibile, così poetica e infinita….Una vera anarchia è l’elemento
generatore della religione. Dall’annientamento di tutto ciò che è positivo <socialmente> essa solleva il suo capo glorioso <la
religione qui non nasce dalla ‘positività’, non viene identificata con le
religioni storiche, ma nasce da un misticismo negativo, tipo teologia negativa,
il quale, non positivizzando il divino in se stesso (dualismo), si diffonde,
poi, come panteismo (solo ciò che è simile al nulla può essere tutto) e si
risolve nell’essenzialità vitale del Tutto> come una nuova fondatrice del mondo. Quasi da sé l’uomo si innalza
verso il cielo <si nobilita>,
se più niente <di sociale> lo
lega…Il sovvertitore dello Stato non gli appare <all’osservatore imparziale>
forse come Sisifo? Ha appena raggiunto il
culmine dell’equilibrio e già il possente sasso rotola di nuovo dall’altra
parte <i rivoluzionari sono solo creatori di nuove ingiustizie, che si
sostituiscono o si affiancano alle vecchie, questo è un tipico pensiero
anarchico, l’anarchico, diceva Stirner, non fa ‘rivoluzioni’, ma solo
‘rivolte’>..Ma se lo congiungete alle
altezze del cielo con una superiore aspirazione, se gli date una relazione con
l’universo, in esso voi avrete una molla che non si allenta mai <quindi
l’elevazione dello spirito religioso, non identificato con formali istituzioni,
è ciò che rende nobile l’uomo, solo l’uomo nobile supera i problemi, non la
rivoluzione, non l’industria, non la scienza: l’uomo nobile, nel Romanticismo,
è il poeta>….La Francia propugna un
protestantesimo mondano <in effetti la Riforma protestante sta alla
religione (fece di ogni cristiano un sacerdote) come la Rivoluzione francese
sta alla politica (fece di ogni uomo un cittadino): Dio è nell’interiorità del
protestante come lo Stato democratico è nell’animo del cittadino>…In Francia si è fatto molto per la
religione, togliendole il diritto di cittadinanza e lasciandole solo il diritto
di ospitalità..Come un’umile orfana straniera, essa deve anzitutto riconquistare
i cuori <di nuovo la religione non appare come qualcosa di ‘positivo’ e
di ‘istituzionale’, essa non è ‘potere sociale’, ma una poesia che conquista i
cuori, è ‘panteismo’, non ‘teismo’>....Con
gratitudine vogliamo stringere la mano a quei filosofi <portatori delle
scienze, dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese>….Più attraente e variopinta sta la poesia, come un’India leggiadra <Novalis,
in pratica, sostiene che occorreva capire dapprima la privazione di vita del
mondo dovuta alla presunzione umana, privazione di vita e presunzione umana identificabili
con l’Illuminismo e l’intera modernità, per ritrovare il mondo poetico: mondo
poetico di cui la religione, nello scritto di Novalis, è l’eretico equivalente;
purtroppo, però, l’Illuminismo non è ancora terminato e qualcuno, mentre lo
combatte, pensa a restaurare la religione della forma, delle norme e delle
Chiese (in pratica l’autorità religiosa, non la religione del ‘cuore’), così,
da un lato, borghesi e socialisti seguitano a imporre il loro insensato
‘progressismo’, modernismo, industrialismo, tecnologismo (globalizzazione),
dall’altro lato, i reazionari vorrebbero restaurare il principio di autorità,
che non ha nulla a che fare con la religiosità poetica dei romantici>….Dove non sono déi, regnano spettri <vedi
il già citato Holderlin>….La miseria
delle scienze esteriori <scienze senza misticismo, senza poesia,
meramente utilitarie e tali da ridurre il corpo a materia priva di vita, fatto
di sistemi circolatori, di sistemi nervosi, ecc., come una macchina, palese
anti-scientismo romantico> negli
ultimi tempi si è fatta sempre più evidente quanto più ci eravamo
familiarizzati con esse <nei ‘Frammenti’ di Novalis ve ne sono molti
riguardanti le scienze e la matematica>.
La natura cominciò a sembrare sempre più bisognosa....Sangue scorrerà
nell’Europa finché le nazioni non si accorgeranno di quella loro terribile
follia che le fa muovere in un circolo vizioso <profetico>..Solo la religione <nel senso
descritto> può ridestare l’Europa..<con
il> suo antico ufficio purificatore <i
passi citati dimostrano inequivocabilmente che è un grosso errore e una gran
superficialità collocare questo scritto pseudo-politico di Novalis tra gli
scritti ‘reazionari’, come è un errore interpretare il Romanticismo tedesco come
semplicemente ‘reazionario’ solo perché chiude la via del ‘progressismo’ tipica
dei borghesi e dei socialisti: borghesi e socialisti non sono i depositari dei
‘giudizi’ di verità e ormai il loro ‘progressismo’ è palesemente
‘ultra-reazionario’>”
(Passi scelti da C. De Cristofaro - 2010)
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