DENUNCIA CONTRO FACEBOOK
(mafia internazionale e dittatura gay?)
ALLA
PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ROMA
PIAZZALE
CLODIO
e p.c. a Facebook
Piazza Missori, 2 -
Milano (20122)
al giornale “Il Tempo”
al giornale “Libero”
al giornale “Il fatto
quotidiano”
Il sottoscritto prof. Carlo De
Cristofaro, residente in Via... - Roma.., presenta
querela nei confronti di Facebook, nella persona dei suoi legali
rappresentanti in Italia (Milano - Via Missori, 2 - 20122) o ovunque si trovino,
per la verifica della presenza dei seguenti reati: Ingiuria (594 c.p.),
Diffamazione (598 c.p.), Minaccia (612). Nel considerare la questione si prega
di tenere presente che Facebook, privata o no che sia, svolge un’importante
funzione sociale e quindi non può essere considerata al di fuori dell’interesse
pubblico, di conseguenza anche la sua limitazione arbitraria verso una persona
dovrebbe essere considerata perseguibile penalmente.
Questi i fatti: in data 25 novembre 2017 il
sottoscritto ha pubblicato il post seguente (ricostruito a memoria): BISESSUALITA’=AMBIGUITA’ - I bisessuali, fino a quando non hanno
legami, possono fare quello che vogliono, perché devono rendere conto solo a se
stessi. Ma, se si legano ad un partner eterosessuale, restare bisessuali
significa rifiutare il proprio partner eterosessuale sia come “individuo” che
come “genere”. Infatti andare con una persona del proprio sesso indica che,
rispetto al partner eterosessuale, si va sia con un “altro” individuo e sia con
un “altro” genere sessuale, il che nella sostanza è rifiuto del proprio partner
(una specie di poligamia sessuale). Questo significa ambiguità nel rapporto.
Non è obbligatorio essere accondiscendi con chi è ambiguo, anzi bisogna
combattere le ambiguità”. Questo post è stato cancellato da Facebook e,
a seguito della sua pubblicazione, Facebook ha bloccato il mio account Facebook
per 24 ore, minacciando di farlo definitivamente in caso di nuove pubblicazioni
del genere, potendo perfino danneggiarmi, visto che è una modalità di
comunicazione con persone lontane. Le scritte, che apparivano in inglese,
tradotte in italiano erano le seguenti: “Non puoi pubblicare adesso. - Potresti
aver usato facebook in un modo che il nostro sistema considera insolito, anche
se non volessi. Puoi postare di nuovo tra 24 ore” - “Grazie per averci fatto sapere
chiudi. Esamineremo le attività recenti del tuo account rispetto ai nostri
standard comunitari”. Poiché, visto che nel post non
c’erano né foto oscene e né parole scurrili, il motivo non può essere che
quello della violazione degli standard comunitari relativi all’incitazione
all’odio, in tal modo si offende l’onore della mia persona (Ingiuria), si
diffama la mia persona (Diffamazione) si minaccia un ingiusto danno (la
chiusura di Facebook). Il tutto stabilito discrezionalmente con una parola,
“insolito”, come se uno strumento sociale dovesse essere solo un veicolo del
“solito”. Questo si deduce dal fatto che Facebook indica le seguenti
caratteristiche come fondamento del suo standard comunitario: “Le persone possono usare
Facebook per mettere in discussione idee, istituzioni e linee di condotta in
modo da promuovere il dibattito e una maggiore comprensione. Talvolta si
condividono contenuti altrui che incitano all'odio con lo scopo di
sensibilizzare o informare le altre persone riguardo ai discorsi di incitazione
all'odio. In questo caso, ci aspettiamo che le persone indichino chiaramente la
loro intenzione, aiutandoci a capire meglio perché hanno condiviso tale
contenuto”. Io sono un filosofo e faccio riflessioni che possono anche
andare controcorrente rispetto all’opinione pubblica attuale e Facebook non ha
rispettato quello che esso stesso afferma, cioè che Facebook si possa usare
“per mettere in discussione idee”. Facebook censurerebbe anche Leopardi e
Nietzsche, dato che i loro scritti e concetti erano certamente “insoliti”? E
nel mio post si metteva solo in discussione l’idea della bisessualità,
affermando che conteneva un’ambiguità, rispetto ai compagni etero, che le
persone corrette non possono accettare. Null’altro. Si è trattato quindi di una
censura vera e propria, perché evidentemente Facebook ha una impostazione
ideologica e politica non confessata, ma, dato che la rimozione del mio post e
addirittura la minaccia della chiusura del mio account sono giustificabili solo
per “discorsi che incitano all’odio”, questo vuol dire che, di fatto, sono
accusato di questo da Facebook e questo è ingiuria, diffamazione, minaccia.
D’altra parte, se fosse vero che i miei ragionamenti e le mie conclusioni
incitano all’odio, ammesso che ci sia un reato di incitamento all’odio e che la
libertà di opinione (perché questo deve intendersi per la “libertà di
espressione” prevista dalla Costituzione) sia una presa in giro in vigore da
svariati decenni, voglio andare in galera per dimostrare agli italiani che
quella libertà di espressione non esiste. Di certo non esiste su Facebook, che,
in quanto strumento sociale di interesse pubblico non può praticarla in nome di
un discrezionale “standard comunitario”. O c’è la libertà di opinione completa
o Facebook deve chiudere, perché la libertà di espressione non può essere
affidata ad una discrezionalità privata che sostiene di avere dei non ben
definiti “standard comunitari”. In questo modo si minaccia la democrazia
italiana che consente l’opinione e il dissenso, il governo e l’opposizione,
l’essere bisessuali e il rifiuto di esserlo. Se, in particolare nel post
cancellato e che avrebbe provocato la censura di Facebook, invece non si
configura alcun incitamento all’odio, ma solo un’opinione che dissente da certe
tendenze attuali (è vietato dissentire dall’opinione pubblica? Su facebook o
altrove? Se è così sono il peggior delinquente che possa esserci sulla faccia
della terra: dissentire dall’opinione pubblica è quasi una caratteristica
innata della mia personalità), allora Facebook mi sta diffamando e mi sta
minacciando di un ingiusto danno.
Nessun commento:
Posta un commento