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domenica 26 novembre 2017

DENUNCIA CONTRO FACEBOOK
(mafia internazionale e dittatura gay?)

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ROMA
PIAZZALE CLODIO
e p.c. a Facebook
Piazza Missori, 2 - Milano (20122)
al giornale “Il Tempo”
al giornale “Libero”
al giornale “Il fatto quotidiano”

    Il sottoscritto prof. Carlo De Cristofaro, residente in Via... - Roma.., presenta querela nei confronti di Facebook, nella persona dei suoi legali rappresentanti in Italia (Milano - Via Missori, 2 - 20122) o ovunque si trovino, per la verifica della presenza dei seguenti reati: Ingiuria (594 c.p.), Diffamazione (598 c.p.), Minaccia (612). Nel considerare la questione si prega di tenere presente che Facebook, privata o no che sia, svolge un’importante funzione sociale e quindi non può essere considerata al di fuori dell’interesse pubblico, di conseguenza anche la sua limitazione arbitraria verso una persona dovrebbe essere considerata perseguibile penalmente.
    Questi i fatti: in data 25 novembre 2017 il sottoscritto ha pubblicato il post seguente (ricostruito  a memoria): BISESSUALITA’=AMBIGUITA’ - I bisessuali, fino a quando non hanno legami, possono fare quello che vogliono, perché devono rendere conto solo a se stessi. Ma, se si legano ad un partner eterosessuale, restare bisessuali significa rifiutare il proprio partner eterosessuale sia come “individuo” che come “genere”. Infatti andare con una persona del proprio sesso indica che, rispetto al partner eterosessuale, si va sia con un “altro” individuo e sia con un “altro” genere sessuale, il che nella sostanza è rifiuto del proprio partner (una specie di poligamia sessuale). Questo significa ambiguità nel rapporto. Non è obbligatorio essere accondiscendi con chi è ambiguo, anzi bisogna combattere le ambiguità”. Questo post è stato cancellato da Facebook e, a seguito della sua pubblicazione, Facebook ha bloccato il mio account Facebook per 24 ore, minacciando di farlo definitivamente in caso di nuove pubblicazioni del genere, potendo perfino danneggiarmi, visto che è una modalità di comunicazione con persone lontane. Le scritte, che apparivano in inglese, tradotte in italiano erano le seguenti: “Non puoi pubblicare adesso. - Potresti aver usato facebook in un modo che il nostro sistema considera insolito, anche se non volessi. Puoi postare di nuovo tra 24 ore” - “Grazie per averci fatto sapere chiudi. Esamineremo le attività recenti del tuo account rispetto ai nostri standard comunitari”. Poiché, visto che nel post non c’erano né foto oscene e né parole scurrili, il motivo non può essere che quello della violazione degli standard comunitari relativi all’incitazione all’odio, in tal modo si offende l’onore della mia persona (Ingiuria), si diffama la mia persona (Diffamazione) si minaccia un ingiusto danno (la chiusura di Facebook). Il tutto stabilito discrezionalmente con una parola, “insolito”, come se uno strumento sociale dovesse essere solo un veicolo del “solito”. Questo si deduce dal fatto che Facebook indica le seguenti caratteristiche come fondamento del suo standard comunitario: Le persone possono usare Facebook per mettere in discussione idee, istituzioni e linee di condotta in modo da promuovere il dibattito e una maggiore comprensione. Talvolta si condividono contenuti altrui che incitano all'odio con lo scopo di sensibilizzare o informare le altre persone riguardo ai discorsi di incitazione all'odio. In questo caso, ci aspettiamo che le persone indichino chiaramente la loro intenzione, aiutandoci a capire meglio perché hanno condiviso tale contenuto”. Io sono un filosofo e faccio riflessioni che possono anche andare controcorrente rispetto all’opinione pubblica attuale e Facebook non ha rispettato quello che esso stesso afferma, cioè che Facebook si possa usare “per mettere in discussione idee”. Facebook censurerebbe anche Leopardi e Nietzsche, dato che i loro scritti e concetti erano certamente “insoliti”? E nel mio post si metteva solo in discussione l’idea della bisessualità, affermando che conteneva un’ambiguità, rispetto ai compagni etero, che le persone corrette non possono accettare. Null’altro. Si è trattato quindi di una censura vera e propria, perché evidentemente Facebook ha una impostazione ideologica e politica non confessata, ma, dato che la rimozione del mio post e addirittura la minaccia della chiusura del mio account sono giustificabili solo per “discorsi che incitano all’odio”, questo vuol dire che, di fatto, sono accusato di questo da Facebook e questo è ingiuria, diffamazione, minaccia. D’altra parte, se fosse vero che i miei ragionamenti e le mie conclusioni incitano all’odio, ammesso che ci sia un reato di incitamento all’odio e che la libertà di opinione (perché questo deve intendersi per la “libertà di espressione” prevista dalla Costituzione) sia una presa in giro in vigore da svariati decenni, voglio andare in galera per dimostrare agli italiani che quella libertà di espressione non esiste. Di certo non esiste su Facebook, che, in quanto strumento sociale di interesse pubblico non può praticarla in nome di un discrezionale “standard comunitario”. O c’è la libertà di opinione completa o Facebook deve chiudere, perché la libertà di espressione non può essere affidata ad una discrezionalità privata che sostiene di avere dei non ben definiti “standard comunitari”. In questo modo si minaccia la democrazia italiana che consente l’opinione e il dissenso, il governo e l’opposizione, l’essere bisessuali e il rifiuto di esserlo. Se, in particolare nel post cancellato e che avrebbe provocato la censura di Facebook, invece non si configura alcun incitamento all’odio, ma solo un’opinione che dissente da certe tendenze attuali (è vietato dissentire dall’opinione pubblica? Su facebook o altrove? Se è così sono il peggior delinquente che possa esserci sulla faccia della terra: dissentire dall’opinione pubblica è quasi una caratteristica innata della mia personalità), allora Facebook mi sta diffamando e mi sta minacciando di un ingiusto danno.