Cerca nel blog

mercoledì 8 aprile 2015

                                                IL SENSO LIRICO-POETICO DEL “MAGICO” IN NOVALIS

    Con l’espressione “idealismo magico” si indica, in genere, il carattere che distinguerebbe la “filosofia” di Novalis. E’, dunque, al filosofo Novalis che ci si rivolge, non al poeta. Ma, per Novalis, come per tutti i romantici veri, soprattutto i romantici del Circolo di Jena, poesia e filosofia sono solo i due lati d’una stessa medaglia, di cui la filosofia rappresenta il lato ideale e la poesia il lato reale:-“La forza di pensare l’universale è la forza filosofica. La forza di pensare il particolare è la forza poetica <artistica>(Novalis - “Frammenti”). Se per “idealismo magico” s’intende una filosofia, allora c’è un equivoco di fondo, perché la filosofia di Novalis non è una semplice filosofia idealistica: nel senso che non si verifica un movimento puramente logico-intellettuale, come avviene in Fichte (ma, alla fin fine, anche in Hegel), per il quale il soggettivo prevale sull’oggettivo e lo assorbe, ma è una filosofia che cerca il punto di incontro neutro tra realtà e spirito, per la qual cosa è sì necessaria una spiritualizzazione della realtà, ma è anche necessaria una materializzazione dello spirito, fino al punto in cui, nell’assoluto - non nel pensiero, come presumeva la dialettica idealistica, anche hegeliana -, le due cose giungono spinozianamente (non kantianamente) a coincidere:-“Materia e spirito si corrispondono nel modo più esatto” (Novalis - “Frammenti”). Ciò è tanto vero che l’espressione “idealismo magico”, in Novalis, non si trova quasi mai, e quell’unica volta che c’è rappresenta solo un lato della medaglia, che viene completato subito dall’altro lato della medaglia che è la “realtà”, cioè viene completata dall’espressione “realismo magico”, per cui la filosofia di Novalis potrebbe, a pari diritto, essere definita “realismo magico”:-“E’ un idealista magico, così come esistono realisti magici” (Novalis - “Frammenti”). Idealismo e realismo, così come filosofia e poesia, per Novalis tendono a coincidere, esattamente come spirito e natura:-“il filosofo diviene poeta. Il poeta è solo il grado più elevato del pensatore” (Novalis - “Frammenti”). I veri filosofi del romanticismo sono i poeti, come i “frammenti” di Novalis, F. Schlegel e Leopardi dimostrano. La posizione di Novalis è, come quella del primo romanticismo tedesco (il romanticismo per eccellenza), fortemente panteista. Si può quasi dire che la filosofia romantica è rappresentata soprattutto dal “frammento” (di cui la poesia e l’aforisma sono una variazione artistica) e non dal “sistema”, un motivo in più, questo, per non considerare filosofi romantici Fichte e Hegel, se non per mere coincidenze o influenze, influenze che, però, avvengono su Fichte e Hegel a partire dal Romanticismo e non viceversa (come scrivono erroneamente molti manuali scolastici), rovesciamento di influenze che venne sostenuto per una sopravvalutazione della filosofia idealistica e che venne notato, a suo tempo, già da Heine:-“Si fantastica molto circa l’influsso esercitato dall’idealismo fichtiano e dalla schellinghiana filosofia della natura sulla scuola romantica” (H. Heine - “La scuola romantica”). Normalmente, per “idealismo magico”, i critici e i manuali intendono una posizione “ultra-soggettiva”, quasi fichtiana, in cui, a partire dall’Io soggettivo di Fichte (Io di Fichte che si misura sempre con un non-Io e quindi è “azione”), la soggettività si afferma sulla realtà senza neppure sfiorarla con lo sforzo dell’azione. E’ il mito di Novalis come “anima bella” che vola leggero sul mondo e lo “trasforma” magicamente senza neppure quasi toccarlo, senza neppure lo “sforzo” della fichtiana “azione”: il che è un’incomprensione, affermatasi già a partire da Hegel, dell’apertura al mondo oggettivo e spirituale assieme che Novalis ha operato. Questa lettura “ultra-soggettiva” dell’“idealismo magico” di Novalis, favorita anche dalle letture del Romanticismo effettuate tramite il cronico soggettivismo della critica novecentesca - che tende a considerare il Romanticismo una semplice anticipazione dell’arte del primo Novecento -, è completamente infondata, perché in Novalis la “sintonia magica” che il soggetto trova con il mondo non è una semplice affermazione dell’Io sul non-Io avvenuta per “miracolo”, “magicamente”, senza quel “lavoro” e quell’“azione” che si trovano in Fichte, senza misurarsi e “sporcarsi” con l’oggetto. Non lo è perché, prima di tutto, l’“idealismo magico” non è un’affermazione del soggetto sull’oggetto, ma una “corrispondenza”, nel senso che il soggetto scopre lo spirito dell’oggetto e non glielo impone. Non lo è, poi, perché l’“idealismo magico”, proprio perché considera l’oggetto dotato di una sua autonoma spiritualità, non solo non compie alcuna azione affinché l’oggetto abbia la sua spiritualità (al massimo si dispone soggettivamente a percepire tale spiritualità), ma non considera l’oggetto qualcosa da cui tenersi, quasi gnosticamente, lontano, non considera l’oggetto qualcosa che “sporca”, ma qualcosa di “redento” dalla spiritualità che mostra di avere a chi è disposto a vederla. La soggettività, quindi, entra solo come “disposizione” a notare la spiritualità dell’oggetto, non come “azione” che si impone all’oggetto, quasi che la spiritualità dell’oggetto, trovandosi a priori “fuori” dell’oggetto, possa all’oggetto solo venire “imposta” dall’esterno, da parte di un soggetto egemone del mondo: di solito l’uomo o la sua proiezione assolutizzata, cioè Dio - o la scienza, o lo Stato. Dio che i romantici, per conseguenza della loro mistica “negativa”:-“Ogni concetto di Dio è una vuota chiacchiera. L’idea della divinità tuttavia è l’idea di tutte le idee….Dio non lo scorgiamo, ma dappertutto scorgiamo il divino..La natura, l’universo tu li puoi sentire e pensare senza mediazioni; non così la divinità <panteismo: la natura media con Dio>(F. Schlegel - “Frammenti” - Idee - 15, 44), considerano semplicemente “mistero”, ciò fino al punto che, quando se ne parla “positivamente” - quasi fosse il proprio vicino di casa -, ritengono tale “positività” sempre una mistificazione, cioè una sovrapposizione dell’uomo a Dio: la positività di Dio, per i romantici, equivale all’uomo fattosi arrogante, cioè ad una bestemmia. In Novalis non capita che solo l’oggetto manipolato, alla fine, possa dirsi spirituale, come è insito nell’anti-naturalismo dell’Io di Fichte che semplicemente “agisce”. Per i romantici l’infinito non è logicamente e formalmente auto sussistente in modo separato (positività), in modo tale che si muove tramite l’azione (Fichte) o tramite la mediazione logica (Hegel), esso già sussiste a priori solo nel “finito materiale”, cioè nell’infinità e varietà della “natura”:-“Se vuoi inoltrarti nell’infinito, va soltanto da ogni parte nel finito” (J. W. Goethe - “Lettera a F.H. Jacobi” del 9/6/1785), ancora:-“l’universale deve adattarsi eternamente al particolare <esattamente l’opposto affermano Fichte, Hegel e Marx>(J. W. Goethe - “Massime e riflessioni” 199). Fichte non riconosce un “Tu” nel “non-Io”, Novalis sì, ed è una differenza enorme e fondamentale, che distingue l’idealismo filosofico dai veri romantici. In realtà l’“idealismo magico” rappresenta una bocciatura implicita della filosofia idealistica di Fichte, filosofia bocciata, non perché si “sporca”, nell’azione, con la realtà naturale, ma perché ignora la realtà naturale medesima (negli stessi anni F. Schlegel, che in ciò è in perfetta sintonia con l’amico fraterno Novalis, dirà che Fichte ha il “senso dell’infinito”, ma non ha il “senso dell’universo”:-“Fichte possiede senso per l’infinito, ma non per l’universo” (F. Schlegel - “Anni di apprendistato filosofico”); la stessa cosa si può dire anche di Hegel, Marx, Heidegger e di tanti altri filosofi). La filosofia di Fichte, quindi, viene bocciata dai romantici perché manca del senso della realtà, vale a dire per un motivo che è l’esatto opposto dell’“ultra-soggettivismo”:-“Fichte non ha riposto troppo arbitrariamente tutto nell’Io? Con quale potere?” (Novalis - “Frammenti”). L’accusa è chiara. La verità è che l’“idealismo magico”, se si vuole seguitare ad usare tale infelice espressione (idealismo) che confonde Novalis con il soggettivismo di Fichte, indica un’affinità spirituale tra l’uomo e il mondo naturale e rappresenta, quindi, un’apertura, etico-estetica, all’oggettività della natura, si risolve in una spiritualità o soggettività che riguarda tutta la natura, è la spiritualità dell’universo. L’idealismo magico di Novalis rappresenta l’esigenza panteistica romantica di porre in sintonia soggettivo e oggettivo, non un ultra-soggettivismo semplicemente non-attivo, che si impone miracolosamente. L’estetismo romantico è sintonia mistica con la natura, è panteismo:-“Se Dio è potuto diventar uomo, può diventare anche pietra, pianta, animale ed elemento” (Novalis - “Frammenti”). La “magia”, quindi, nel senso in cui l’intende Novalis, condivide con la “magia” storica l’idea di un “dialogo” con il mondo naturale, ma non ha per scopo quello di sfruttare le risorse del mondo naturale (come è insito in Fichte e come è insito anche nella società moderna e tecnologica, che risolvono la natura in un semplice materiale a disposizione, come dirà Heidegger, perché la vedono a priori come il “negativo”, il non-Io a disposizione dell’Io o nobilitata dall’Io), scopo che la magia condivide con la scienza moderna degli albori tra il Cinquecento e il Seicento, bensì ha per scopo quello di rivelare la spiritualità del “Tu”, si tratta, quindi, di un “dialogo spirituale” in cui il soggetto umano non è l’unico depositario della spiritualità, perché la spiritualità si trova, fin dall’inizio e senza che il soggetto kantaniamente ce la ponga, anche nell’oggetto, il quale si “rivela” immediatamente come “Tu” (anti-antropocentrismo romantico). “Magia”, perciò, significa, per Novalis, sintonia etico-estetica con la natura stessa:-“Magia - forza simile agli astri. Attraverso di essa l’uomo..è strettamente affine agli astri” (Novalis - “Frammenti”). La “magia”, per Novalis, è una considerazione estetica dell’universo che, attraverso l’amore per il bello, diventa fatto morale:-“Amore è il fondamento della possibilità della magia. L’amore agisce magicamente” (Novalis - “Frammenti”). La natura, non il costume sociale, non le leggi sociali, diventa, in tal modo, il fondamento della morale. La capacità di mettersi in sintonia con lo spirito vivente della natura, natura che non è più semplicemente un “fenomeno” per un soggetto (soggetto che sarebbe l’uomo come entità razional-collettiva, cioè come l’“io penso” kantiano: antropocentrismo illuminista che prosegue nell’idealismo filosofico e che non si ritrova nel Romanticismo autentico) - ma un “Tu” con vita autonoma -, non è automatica nell’uomo, proprio la ragione è il più grande ostacolo che impedisce di raggiungere tale mistica sintonia emotiva e sentimentale con la natura, lo impedisce perché riduce la natura a “fenomeno” privo di vita e in tal modo la “degrada” e la “mortifica” riducendola al semplice ruolo di “strumento”: per questo Novalis afferma che solo i poeti, non gli scienziati, sanno osservare la natura vivente:-“Il poeta capisce la natura meglio della testa scientifica” (Novalis - “Frammenti”). Per Novalis, quindi, la “magia” è il “corrispettivo oggettivo” della poesia, la poesia è il “corrispettivo soggettivo” della magia, il vero filosofo deve avere la poesia come guida, perciò la stessa natura osservata “magicamente”. La natura, osservata poeticamente e magicamente, è il Paradiso in terra, l’estetismo romantico il Paradiso lo cerca in terra, ha i colori vivi della natura, non quelli smorti di uno spirito senza sangue:-“Il Paradiso è per così dire sparso su tutta la terra e perciò è diventato così irriconoscibile” (Novalis - “Frammenti”). Il Paradiso è irriconoscibile perché l’uomo banalizza, con la ragione e l’utilitarismo, la natura, non ne coglie più la qualità, la meraviglia e la straordinarietà. La natura e la vita, per Novalis, devono diventare come dei “romanzi”, cioè poesia, fiaba, magia, che sono termini che in Novalis si equivalgono nella sostanza:-“Tutti i romanzi dove compare il vero amore, sono fiabe - avvenimenti magici” (Novalis - “Frammenti”). L’importanza e la bellezza della fiaba romantica è nota: la fiaba, ancorché tragica, come sono spesso le fiabe romantiche, vive della sua “atmosfera di magia”: Tieck, non a caso vicino al Circolo di Jena, ne è stato uno degli insuperati maestri (“Gli Elfi” è un vero capolavoro romantico). La “magia”, quindi, per Novalis è la poesia della natura, poesia che solo il poeta sa cogliere con la sua capacità di mettersi in sintonia estetica, morale e spirituale con l’universo naturale, non è anti-realismo, come superficialmente si ritiene, ma un recupero spirituale della natura. Tale sintonia nasce dall’“entusiasmo”, che è la prima dote emotiva di un romantico, dote che è nativa e si ritrova, prima di tutto, nei “bambini”, i quali ultimi rendono vivi perfino gli oggetti senza vita (operazione senz’altro migliore, per Novalis, rispetto a quella esercitata della ragione e della scienza, le quali ultime rendono morte le cose vive):-“la prima brezza che sibilò netta all’orecchio del selvaggio attraverso la cima di una quercia procurò certamente al suo giovane cuore..un moto..che confinava molto da vicino con l’entusiasmo; e gli mancavano solo le parole per definire il suo sentimento assolutamente prorompente e per farne per così dire partecipi gli oggetti senza vita che gli erano attorno” (Novalis - “Frammenti” - Sull’entusiasmo). La “magia”, quindi, indica questa immediata e viva sintonia con tutto il mondo naturale e vivente, sintonia che i bambini hanno per istinto e più profondamente degli adulti:-“Il fresco sguardo del fanciullo è più entusiasta del presentimento del più energico visionario” (Novalis - “Frammenti”). La “magia” è ciò che scopre il poeta quando “romanticizza”, romanticizzare significa ritrovare il mondo “vivo”, cioè nella sua dimensione autentica e misteriosa (cosa c’è di più misterioso della “vita”?):-“Il mondo deve essere romanticizzato. Così ritrova il senso originario. Romanticizzare non è altro che un potenziamento qualitativo. In tale operazione il Sé inferiore <natura> viene identificato con un Sé migliore <spirito: ad esempio ‘I fiori del male’>…Nel momento in cui do a ciò che è comune un senso elevato, a ciò che è consueto un aspetto pieno di mistero, al noto la dignità dell’ignoto <cosa incomprensibile per la volgarità scientista>, al finito un’apparenza infinita <come si vede il finito può trovarsi a pieno titolo nel romanticismo> io lo rendo romantico” (Novalis - “Frammenti”). Questa definizione del Romanticismo, che è quella più profonda che mai sia stata data del Romanticismo stesso, fa capire che “romanticizzando” si scopre inevitabilmente la magia della natura, così che, alla fine, poeta e mago sono la stessa persona:-“Il mago è un poeta” (Novalis - “Frammenti”). Appare chiaro che la poesia, la fiaba, il romanticizzare rappresentano la capacità di mettersi in sintonia spirituale con l’universo naturale (sintonia che l’arte del Novecento ha perso quasi del tutto), rappresentano la presa di coscienza, tutta panteista, della materialità dello spirito:-“E’ facile comprendere perché alla fine tutto divenga poesia. Il mondo, alla fine, non diviene forse animo?” (Novalis - “Frammenti”). Il mondo non svanisce nell’animo: diventando animo, contemporaneamente, fa diventare natura lo spirito. Ciò spiega come la “magia” rappresenti il corrispettivo oggettivo della poesia e della fiaba, dello sguardo entusiasta del fanciullo che vede tutto “vivente”: lo sguardo estetico gettato sul mondo svela la spiritualità della natura e la materialità dello spirito:-“La sintesi di anima e corpo si chiama persona” (Novalis - “Frammenti”). La “magia”, quindi, svela il “panteismo”, è il “panteismo”, la cui essenza è spiegato dall’apparentemente enigmatico frammento che dice:-“A uno riuscì, egli sollevò il velo della dea di Sais. Ma cosa vide? Vide - miracolo dei miracoli - Se stesso” (Novalis - “Frammenti”). Tale frammento non costituisce un’affermazione puramente soggettiva, come può sembrare a prima vista, non è l’egocentrismo del poeta o l’azione dell’Io di Fichte, che si affermano unilateralmente sul non-Io, ma è il riconoscimento del “Tu” fatto dal mistico, cioè la consapevolezza mistica di essere partecipe della spiritualità della natura, che non si esaurisce in un’astratta e isolata soggettività, ma permea tutto il mondo oggettivo, dove porta al riconoscimento del “Tu” (un equivalente dell’Io, ma assolutamente “altro”), perché ogni “corpo” è un “Tu” (materialismo romantico), non la semplice ripetizione dell’Io, ma un altro spirito reso estraneo come “Tu” dalla natura. La “magia” rappresenta, quindi, il colloquio con il “Tu” che è in ogni cosa naturale, rappresenta l’apertura spirituale e mistica al mondo tramite il panteismo, non la conquista del mondo e del non-Io, come avviene con l’“agire” di Fichte. Il frammento enigmatico citato esprime il senso generale dell’opera di Novalis dal titolo “I discepoli di Sais”: sotto il “velo” naturale c’è lo spirito, la vita che partecipa sia dell’Io che del Tu, chi non solleva il velo non vuole vedere il “Tu” e normalmente chi non solleva il velo è la persona razionale:-“chi non vuole sollevarlo non è un vero discepolo di Sais” (Novalis - “I discepoli di Sais”). L’essenza di tale opera è il “panteismo”, cioè la scoperta che lo spirito, come sostiene Novalis con i romantici, non sta isolato in se stesso, come un Io di fronte a un non-Io, ma è da sempre presente nella natura, non è “Dio”, ma il “divino”:-“Ogni concetto di Dio è vuota chiacchiera. Ma l’idea della divinità è l’idea di tutte le idee” (F. Schlegel - “Frammenti” - Idee - 15). Con la poesia, la fiaba e il romanticizzare il poeta si mette in sintonia con il “divino” e scopre lo spirito dietro il velo della dea di Sais, cioè in tutta la natura, scopre la “magia” della vita e della morte, dell’universo. Scoprendo la poesia della natura, il poeta scopre la stessa magia della natura: dalla poesia si passa alla magia (e viceversa: il poeta è colui che sa leggere “magicamente” il mondo e la vita). La natura, generando la poesia, crea il corrispettivo soggettivo della magia:-“Sulla poesia della natura” (Novalis - “Frammenti”), il corrispettivo oggettivo della poesia è la magia:-“La natura è una città magica pietrificata” (Novalis - “Frammenti”), affermazione, quest’ultima, che rammenta da vicino un famoso verso di Baudelaire di qualche decennio dopo (che sembra dar ragione a chi parla di un certo panteismo baudelairiano), cioè il seguente:-“La Nature est un temple où de vivant piliers/ laissent parfois sortir de confuses paroles” (“La Natura è un tempio dove viventi pilastri/ lasciano talvolta uscire confuse parole”) (C. Baudelaire - “I fiori del male” - Corrispondenze).                                                                                                                                                        C. De Cristofaro (2009)                                                                                                                                  
                                                                    
                                                                    ANTOLOGIA DI PASSI DI NOVALIS

A) 1797 - “Lettere a F. Schlegel”

1) “La tua lettera mi ha trovato in una situazione disperata. Sono tornato da Gruningen con la certezza apodittica che Sophie non avrà che pochi giorni di vita…Indescrivibile è la nausea che tutto mi procura, passato, presente e futuro…Addio - caro, buon Schlegel. Per me verrà presto la fine. Sii tu più felice. Un miracolo soltanto può restituirmi a me stesso” (14/3/1797)

2) “provo una gioia segreta a essere così vicino alla sua tomba. Essa mi attira sempre di più, e questa attrazione costituisce talvolta in questo periodo una indicibile felicità…Il mio cuore è diventato fiamma che consuma tutte le cose terrene a poco a poco” (13/4/1797)

3) “Fichte non può uscire dalla sua Dottrina della scienza, perlomeno non senza un auto spostamento che mi pare impossibile…Fra i pensatori che conosco Fichte è il più pericoloso. Ti racchiude come per magia nel suo cerchio. Nessuno sarà frainteso e odiato come lui. Devo a te..non poche indicazioni per orientarmi in questo terribile laboratorio di pura astrazione <la filosofia di Fichte>(14/6/1797)

B) 1798 - “I discepoli di Sais”

“Uno era ancora bambino, ed era arrivato da pochissimo che già il maestro voleva affidare a lui l’insegnamento <i bambini sono più vicini alla natura e perciò all’assoluto e, come i poeti, comprendono meglio la vita>. Aveva grandi occhi scuri dal fondo celeste..La voce attraversava a tutti noi il cuore, gli avremmo regalato volentieri i nostri fiori, le nostre pietre <i discepoli di Sais apprezzano soprattutto le cose naturali>..ogni cosa. Sorrideva con una serietà infinita e in sua compagnia ci sentivamo stranamente a nostro agio. Un giorno tornerà, disse il maestro, e abiterà in mezzo a noi, allora le lezioni avranno termine <quando il bambino-poeta, voce della natura, avrà invaso il nostro essere, lo scopo dell’apprendimento cesserà di esistere>….non gli <al discepolo impacciato> riusciva niente..Rompeva tutto con estrema facilità. Ma nessuno aveva il suo stesso impulso e provava il suo stesso piacere nel vedere e nell’ascoltare <tutto l’opposto di Fichte, non è l’azione che rende migliori, il discepolo impacciato, infatti, non aveva l’arroganza dell’homo faber, per questo sapeva vedere e ascoltare e quindi rispettare la natura, la vita, il ‘Tu’, importanza del ‘silenzio’ nel Romanticismo>….Dovette certo trascorrere molto tempo prima che agli uomini venisse in mente di indicare con un unico nome <astrazione> i molteplici oggetti dei loro sensi <in epoca moderna: ‘estensione’ in Cartesio, ‘fenomeno’ in Kant, ‘non-io’ in Fichte, la scienza in generale> e di opporre se stessi a quelli <’cogito’ in Cartesio, ‘noumeno’ e ‘io penso’ in Kant, ‘Io’ in Fichte, lo scienziato in generale>….Ancora prima, invece di spiegazioni scientifiche si trovano favole e poesie piene di tratti curiosi e simbolici, di uomini, déi e animali che dirigono insieme i lavori <come aveva già detto Herder, il linguaggio primitivo e dei primordi non corrispondeva al pensiero astratto e l’uomo si sentiva ancora parte della natura: uomini, divinità, animali erano l’insieme vivo della natura e quest’ultima non era stata ancora ridotta a materiale disponibile per un soggetto estraneo, cioè l’umanità-Dio, al mondo, non era ancora stata ridotta a materia non vivente, come, in epoca moderna, la considerano la scienza e la tecnologia>….Sembra..che la natura riveli la maggiore disponibilità ad essere compresa se la si considera come un essere umano. Per questo, dunque, la poesia è stato lo strumento preferito dei veri amici della natura e nelle poesie lo spirito della natura è rifulso di luce più chiara <la poesia, non la scienza - che vede solo meccanismi e oggetti senz’anima -, coglie la verità della natura, ne coglie l’anima, perché la materia è viva e non inerte, perché la vita è materia e non astrazione del pensiero; la poesia, ovviamente, per Novalis coincide con la vita ed è la medesima cosa che la fiaba, la filosofia coglie il suo momento più alto nella coincidenza con la poesia-vita>….gli studiosi <gli scienziati>, sezionandola <la natura con le sue individualità inscindibili> con tagli netti di coltello <l’astrazione in cui consiste l’analisi rispetto alla realtà dei corpi viventi>, hanno cercato di studiarne la struttura interna..Sotto le loro mani la natura gentile moriva..al contrario, resa ancor più viva dal poeta <che la celebra>, essa faceva intendere le idee più divine e vivaci <palese panteismo, ma anche rapporto poetico con la natura>, si sollevava al di sopra della quotidianità <nel romanticismo ogni cosa e ogni vivente cela la sua straordinarietà e il suo mistero, soprattutto quando è quotidiano e naturale>….Chi allora vuol cercare davvero l’anima della natura <panteismo naturalistico arazionale> deve cercarla quando è in compagnia di poeti….così poco alla volta sembra ritornare l’età dell’oro, quando la natura per gli uomini era amica, consolatrice….Chi dunque vuole giungere a conoscere la natura eserciti il suo senso morale <morale e mondo sensibile e naturale non sono più contrapposti come, ad esempio, nell’astrazione del pensiero dell’etica kantiana, la natura è il fondamento stesso del senso morale>..e la natura gli si aprirà davanti quasi da se stessa….egli <Giacinto, racconto di Giacinto e Fiorellindirosa posto all’interno dell’opera> si trovò al cospetto della vergine celeste <Sais, Sathis, Iside>; sollevò il velo sottile e rilucente e Fiorellindirosa cadde fra le sue braccia….Le cose cercavano di riacquistare la loro libertà, le loro relazioni di una volta <inizia qui il ‘lamento delle cose’, cioè l’accusa che viene da tutta la natura nei confronti della tirannia dell’uomo, fattosi Dio con la scienza, la tecnologia, la società e la modernità, uomo che non si sente e non si trova più in armonia con la natura>..e rimpiangevano la splendida vita di una volta in grembo alla natura in cui le univa una libertà comune e ognuna otteneva da sé quello di cui aveva bisogno <natura=libertà>. Oh! Se l’uomo, dicevano, capisse l’intima musica della natura e avesse un senso che gli facesse capire l’armonia esteriore <si badi: ‘esteriore’, è il ‘materialismo romantico’>..Egli non può lasciare le cose come stanno <l’opposto dell’‘agire’ di Fichte>, ci separa tirannicamente e non trae altro che dissonanze. Come potrebbe essere felice se ci trattasse con gentilezza ed entrasse anche lui a far parte del nostro grande sodalizio <al quale l’uomo, per via del corpo e della sensibilità, appartiene> come in quell’epoca che egli, con ragione, chiama età dell’oro. A quel tempo egli ci capiva e noi lo capivamo. La sua brama di essere Dio lo ha separato da noi..e da allora non è più una voce che ci accompagna, un movimento in sintonia con i nostri….Il pensiero è solo un sogno del sentire, un sentire che si spegne, una vita debole, di uno slavato colore grigio <sentimento e sensi, vita del corpo, sono la realtà, il pensiero è una realtà labile come un sogno, quasi una nullità>…la natura è quella straordinaria comunità cui il nostro corpo ci introduce <‘materialismo romantico’>….La natura non sarebbe la natura se non avesse uno spirito <panteismo naturalistico, contrario alla scienza che toglie la vita agli oggetti naturali dei suoi studi: dualismo soggetto-oggetto tipico della scienza, fin dall’inizio, fin da Cartesio>….Soltanto i poeti hanno sentito quello che la natura può essere per l’uomo….E la roccia non diventa forse un ‘tu’ nel momento in cui le rivolgo la parola <palese opposizione al ‘non-io’ di Fichte>?....nulla è più notevole che la grande simultaneità della natura. Ovunque la natura sembra essere presente totalmente <concetto già presente nella filosofia di Parmenide, non a caso ‘atemporale’, si tratta del superamento del concetto di ‘tempo’, concetto tipico della mente, mente che è incapace di concepire veramente la ‘simultaneità’: ‘presenza’ e ‘natura’ sono la stessa cosa (si pensi qui alla distanza che c’è rispetto ad un Heidegger, che distingue l’‘Esserci’ dalla ‘semplice presenza’, e all’esistenzialismo: confondere Decadentismo e Romanticismo significa non aver capito il Romanticismo): altro elemento, questo, che prova l’arcaicizzante ‘materialismo romantico’>….Spesso questi bambini colmi d’amore <entusiasmo> apprendono in ore sacre cose splendide sui segreti della natura e li annunciano con semplicità inconsapevole <bambini e animali sono equivalenti del poeta>….Che strano che proprio i fenomeni naturali più sacri e più splendidi siano nelle mani di uomini morti quali normalmente sono i chimici <altro duro attacco alla visione ‘morta’ del mondo tipica della scienza>..soltanto i poeti dovrebbero trattare il liquido..i laboratori diventerebbero templi….con ragione si poteva dire..che <una volta> la vita dell’universo fosse un’eterna conversazione a mille voci <potenzialità democratiche del panteismo romantico, le ‘mille voci’ si oppongono, infatti, direttamente alla ‘dittatura’, cioè alla voce ‘unica’, che, nel caso specifico, è quella del dittatore per eccellenza, cioè l’uomo stesso con il suo pensiero, la sua scienza, il suo egocentrismo sociale>….Essere apostolo della natura è un compito bello e sacro, disse il maestro.”

C) 1799-1800 - “Inni alla notte”

1) “Da lei <la luce, la vita> mi distolgo e mi volgo/ verso la sacra, ineffabile/ misteriosa notte <simbolo opposto a quello dell’illuministica saccenteria della ragione, quindi dell’impossibilità di conoscere veramente, simbolo del mistero della vita e della morte, della malinconia, del luogo dove si trova l’amata Sophie ormai morta, dove si trovano tutti i cari che non ci sono più, la passata gioventù, il tempo come ‘perdita’, simbolo anche di una disperata speranza, ecc.>./ Lontano giace il mondo,/ perso in un abisso profondo,/ la sua dimora è squallida e deserta./ Malinconia profonda/ fa vibrare le corde del mio petto/…/ Lontananze della memoria,/ desideri di gioventù,/ sogni dell’infanzia,/ brevi gioie e vane speranze/ di tutta la lunga vita/ vengono in vesti grige,/ come nebbie della sera/ quando il sole è tramontato./…/ Quale cosa tu <notte> porti sotto il manto/ che con forza invisibile/ mi penetra nell’anima?” (Inno I)  

2) “Fu misurato alla luce <vita> il suo tempo;/ ma il regno della notte <morte, mistero> è senza tempo/ e senza spazio. - Eterno dura il sonno” (Inno II)

3) “io stavo solitario presso l’arido tumulo <dell’amata Sophie morta> che in un breve oscuro spazio chiudeva la forma della mia vita/ solitario come nessuno era mai stato../…./ e mi aggrappavo alla fuggente vita, spenta, con infinita nostalgia:/ allora venne dalle azzurre lontananze/..un brivido crepuscolare,/ si spezzò d’un tratto il vincolo della nascita/ la catena della luce. Svanì la magnificenza terrestre e il mio lutto con lei/ confluì in un mondo nuovo e impenetrabile la malinconia/ e tu, estasi della notte, sopore del cielo scendesti su di me/…./ Il tumulo divenne una nube di polvere/ attraverso la nube io vidi le fattezze trasfigurate dell’amata. Nei suoi occhi posava l’eternità/ afferrai le sue mani, e le lacrime divennero un vincolo scintillante, inscindibile/…./ Fu questo il primo, unico sogno/ e da allora sento un’eterna, immutabile fede nel cielo della notte e nella sua luce, l’amata” (Inno III)

4) “Ora so quando sarà l’ultimo mattino/ quando la luce non mette più in fuga la notte e l’amore/ quando eterno sarà il sonno e un solo sogno inesauribile. Celeste stanchezza sento in me/…./ Chi.. guardò di là, nella nuova terra, nella dimora della notte/ costui davvero non torna al travaglio del giorno” (Inno IV)

5) “Immensa era la terra/ dimora degli déi,/ e loro patria./ Da sempre esisteva/ la sua arcana struttura./…./ Fiumi, alberi,/ fiori e animali/ avevano sensi umani./ Più dolce era il sapore del vino/…./ era la sacra ebbrezza/ d’amore un dolce rito della divinità più bella <Dioniso?>/…./ Per sempre ora da tutto ciò diviso <diviso dall’età dell’oro>/…./ lontano dagli amati, in cui si accende/ vana sete di quaggiù,/ lungo rimpianto/…./ dolce è la morte <la notte, notte che, quindi, diventa il regno dell’immaginazione, della vita che si riafferma contro l’aridità della luce-ragione, della divinità che torna a dar vita al mondo terrestre> come un soffio d’arpa/…./ Scomparvero gli déi con il loro seguito/ solitaria e inanimata/ stava la natura <divinità=vita>./ La legavano con ferrea catena/ l’arido numero/ e il metro severo <palese critica della scienza, della ragione e della modernità>/…./ Fuggita era la fede evocatrice/…./ la fantasia./…./ La luce non fu più/ dimora degli déi/ e sogno celeste/ essi si avvolsero/ nel velo della notte./ E la notte fu il grembo potente delle rivelazioni/ là tornarono gli déi <déi=vita nel panteismo romantico>/…./ Tra il popolo da tutti disprezzato <‘il mondo nuovo/ - Nella povertà/ di una poetica capanna’, ciò che viene disprezzato, quindi, è sia la primitiva semplicità che la vita poetica, per conseguenza il poeta stesso, praticamente Baudelaire esprime lo stesso concetto ne ‘I fiori del male’, nella poesia ‘Benedizione’:-‘Quando per decreto misterioso del Fato/ appare un poeta nell’attediato mondo,/ con terrore sua madre, vomitando blasfemi (perché avrà un figlio disprezzato)/ tende i pugni al suo Dio, che ne prova pietà./ ‘Perché non ho figliato un nido di vipere,/ piuttosto che allevare una tal derisione?’/…./ E tuttavia, protetto (il poeta) da un Angelo invisibile/ il figlio derelitto s’inebria di sole,/ e in tutto quel che beve, in tutto quel che mangia/ egli ritrova ambrosia e un nettare vermiglio (come in Novalis è presente l’idea del ‘romanticizzare’, cioè ‘poetizzare’)./ Egli gioca col vento, discorre con la nuvola (il ‘Tu’ di Novalis) (C. Baudelaire - ‘I fiori del male’ - Benedizione). Questo parlare con le cose fa pensare a quanto dice Novalis ne ‘I discepoli di Sais’ e rivela una certa vicinanza di Baudelaire al romanticismo nordico>,/ precocemente maturo/ e sdegnosamente divenuto estraneo/ alla beata innocenza/ della giovinezza,/ apparve con volto/ non mai veduto/ il mondo nuovo/ - Nella povertà/ di una poetica capanna - Un figlio <il poeta come Gesù o meglio: Gesù come poeta>/…./ venne un cantore alla terra/ di Palestina e donava/ tutto il suo cuore al fanciullo/ miracoloso/…./ La pietra è sollevata/ l’umanità è risorta <per risorgere occorre morire, occorre la notte, ciò spiega perché il romanticismo combina il nichilismo nei confronti della società moderna con la rinascita della vita e della libertà nella natura>(Inno V)

6) “Sia lodata da noi l’eterna notte/ sia lodato il sonno eterno,/ Ci ha riscaldato il torrido giorno,/ ci ha fatto avvizzire il lungo affanno,/ Non ci attraggono più terre straniere/…./ Qui nel mondo che fare se la nostra/ fedeltà più non conta, né l’amore?/ L’antico <l’età dell’oro, della vita semplice e naturale> è già da tutti abbandonato/ e noi del nuovo siamo incuranti./ Sta solitario, in preda allo sconforto,/ chi ardente e devoto ama il passato./…./ Con ansia struggente vediamo il passato/ avvolto in notte profonda,/ non sarà mai placata l’ardente/ sete del nostro tempo caduco./ E noi dovremo tornare in patria/ per vedere questo sacro tempo./ Che cosa indugia il nostro ritorno?/ Già riposano in pace i più cari./ Conclude il corso della nostra vita/ la loro tomba: siamo ansiosi e tristi./ Più nulla abbiamo qui da cercare -/ il cuore è sazio - il mondo è vuoto <sparito il tempo della giovinezza e dell’innocenza, sparito il mondo dell’età dell’oro e della vita naturale, morti sia il nostro tempo felice che i nostri cari, perché vivere ancora? Tutto si trova, ormai, nella ‘notte’, è quindi giusto raggiungere tale ‘patria’>(Inno VI - “Anelito alla morte”) 

D) 1789-1800 - “Frammenti”

1) “E’ un’opinione antichissima, dei tempi in cui l’umanità era ancora giovane, che la provvidenza dia a conoscere la propria volontà in maniera diretta <è tipico del panteismo romantico il fatto che il divino si manifesti ‘direttamente’ e ‘immediatamente’ nelle cose naturali, senza intervento della ‘cultura’, quindi neppure dei preti, delle chiese e dei libri sacri> su questioni incerte a proposito del giusto e dell’ingiusto…e tutto questo ben prima…che l’impostura pretesca e gli interventi politici se ne servissero per realizzare i propri scopi <appare qui evidente come la religiosità romantica sia separata da quella delle chiese e come, in generale, il romanticismo, se lo si legge in chiave sociale e politica, lo si fraintende sicuramente (talvolta perfino in malafede)>. Certo non nego del tutto che in epoche più tarde a queste opinioni popolari <nel romanticismo il concetto di ‘popolare’ ha un senso positivo solo se equivalente a ‘naturale’ e ad ‘individualità’ di un popolo, mai come ‘massa’, ‘massa popolare’ e ‘romanticismo’ si escludono a vicenda, tendendo il secondo piuttosto alla distinzione, fino alla nobiltà aristocratica, ovviamente non intesa in senso sociale e politico> si siano mescolati il clero e il governo: di quali mezzi infatti non si sarebbero serviti preti e bonzi di ogni tempo per portare a compimento alla grande il loro progetto gerarchico <come si vede il panteismo romantico rende automaticamente antipatica la ‘gerarchia’; quanto ai ‘giudizi divini’ era certo un’ingenuità credere che fosse giustizia divina quella che era semplicemente maggior forza o fortuna, ma, appunto, era un’ingenuità dei primitivi, il che non toglie nulla all’importanza e al valore morale del panteismo romantico>(1789-90 - “Lavori giovanili in prosa” - Sulle ordalie o giudizi divini)

2) “Il primo vento, la prima brezza che sibilò netta nell’orecchio del selvaggio attraverso la cima di una quercia procurò certamente al suo cuore giovane, ingenuo e ancora aperto a ogni impressione esterna, un moto..che confinava molto da vicino con l’entusiasmo, e gli mancavano solo le parole per far defluire il suo sentimento <Wordsworth parlerà di ‘traboccare delle emozioni’, cioè del sentimento, nella ‘Prefazione’ del 1800 alle ‘Ballate liriche’, prefazione che è una specie di manifesto del romanticismo inglese:-‘Tutta la buona poesia è infatti spontaneo traboccare di forti emozioni’ (W. Wordsworth - “Prefazione del 1800 a ‘Ballate liriche’”)> assolutamente prorompente e per farne per così dire partecipi gli oggetti senza vita che gli erano attorno” (1789-90 - “Lavori giovanili in prosa” - Sull’entusiasmo)

3) “Qui la filosofia <razionalità in generale> si arresta e deve arrestarsi - che infatti la vita consiste proprio nel fatto di non poter essere compresa” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Osservazioni - 3)

4) “Fichte non ha riposto troppo arbitrariamente tutto nell’Io? Con quale potere? (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-’96 – Osservazioni - 5)

5) “I confini del sentimento sono i confini della filosofia <ragione>. Il sentimento non può sentirsi <non è riflessione>…Si lascia osservare soltanto nella riflessione - lo spirito <coscienza> del sentimento viene di lì…il sentimento è presente nella coscienza e deve essere riflesso…Che cos’è la riflessione? Sarà facile determinarla come la metà di una sfera se la metà la si considera metà e, la sfera <l’individuo>, divisa…L’atto originario congiunge la riflessione con il sentimento. La forma rientra per così dire nella riflessione, la sua materia nel sentimento <materialismo e ‘contenutismo’ romantici>. Il suo accadere è nel sentimento..Non è possibile presentare la pura forma del sentimento…ogni cosa presentata tramite la riflessione è presentata secondo le regole della riflessione <ragione, forma>, dalle quali bisogna astrarre se si vuole scoprire l’opposto <il sentimento, la realtà vivente e immediata>…In quest’ambito è inevitabile l’illusione..della riflessione..si cerca infatti di presentare la Non-riflessione tramite la riflessione <errore tipico dell’Idealismo filosofico, soprattutto hegeliano, ma anche delle scienze, soprattutto psicologiche>, e proprio perciò non si giunge mai alla Non-riflessione - ci si sforza di dimostrare a se stessi che il nero <sentimento, natura> è bianco <forma, scienza>…L’Io del sentimento è la materia, l’Io della riflessione la forma” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-’96” - Principi indeterminati - 15, 17, 19, 25, 32)

6) “Nella misura in cui dunque siamo reali, siamo natura. Tutto ciò che in noi è reale appartiene alla natura. L’io empirico è dunque in Dio per mezzo del soggetto tramite l’oggetto <il corpo>(1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Principi indeterminati - 73)

7) “Materia e spirito si corrispondono nel modo più esatto” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Principi indeterminati - 225)

8) “La forza di pensare l’universale è la forza filosofica. La forza di pensare il particolare è la forza poetica <per cui, se universale=particolare, allora filosofia=poesia>(1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Principi indeterminati - 270)

9) “Finché ci sono ancora valorosi <coraggiosi> e vigliacchi, ci  sarà nobiltà” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Regola principale - 386)

10) “Qualità significa la legge di un dato di fatto originario, un modo della spontaneità” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Regola principale - 436)

11) “L’uomo è tanto Non-io quanto Io <palese critica a Fichte>(1795-96 - Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Lettura della ‘Dottrina della scienza’ di Fichte - 561)

12) “Il nostro mondo interiore deve corrispondere completamente a quello esteriore, fin nelle sue parti più intime <materialismo romantico, basato sul superamento del ‘dualismo’ e della falsità, solo nel dualismo esiste la falsità: l’animale è spontaneo perché è esteriormente quello che è anche interiormente>(1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Sviluppi concettuali - 653)

13) “Il regno del poeta sia il mondo…Deve presentare l’universale come il particolare <coincidenza di filosofia e poesia>…Ogni natura poetica è ‘natura’, le compete ogni qualità di quest’ultima. Tanto essa è individuale, quanto è però universalmente interessante. A che ci servono descrizioni che lasciano freddo lo spirito e il cuore, descrizioni senza vita di una natura senza vita….<il poeta> E’ il profeta della rappresentazione della natura, come il filosofo è il profeta della natura della rappresentazione..Quello è la voce del cosmo, questo, la voce del principio. Quello canto, questo discorso…Il poeta resta eternamente vero. Egli persiste nel ciclo della natura” (1795-96 - “Studi filosofici degli anni ’95-‘96” - Il regno del poeta)

14) “Noi non ci comprenderemo mai completamente, ma potremo fare ben più che comprenderci <cioè vivere>(1797-98 - “Polline” 6)

15) “La natura è nemica dei possessi eterni…La vita è fatta per la morte” (1797-98 - “Polline” - 13, 14)

16) “La sede dell’anima è lì, dove mondo interiore ed esteriore si sfiorano. Dove si compenetrano, essa è in ogni punto della compenetrazione” (1797-98 - “Polline” - 19)

17) “Soltanto l’individuo interessa, perciò tutto quello che è classico <universale, impersonale> non è individuale” (1797-98 - “Polline” - 55)

18) “Poeti e sacerdoti erano in origine <epoche arcaiche, prima della creazione delle chiese e delle grandi religioni> una cosa sola, e soltanto epoche successive li hanno disgiunti. Il vero poeta è però rimasto sempre un sacerdote, come il vero sacerdote è sempre rimasto un poeta” (1797-98 - “Polline” - 71)

19) “I filistei hanno soltanto una vita quotidiana <prosaica, affaristica>…La poesia la inframmezzano soltanto in caso di bisogno, poiché sono abituati a una certa interruzione del loro corso quotidiano. Generalmente questa interruzione avviene ogni sette giorni, e la si potrebbe definire una febbre poetica settimanale..I loro parties de plaisir devono essere convenzionali, ordinari, alla moda, e anche il loro piacere essi lo preparano, come ogni cosa, con fatica e formalità. Il filisteo raggiunge il massimo grado della sua esistenza poetica in viaggio, alle nozze, nei battesimi, e in chiesa” (1797-98 - “Polline” - 77)

20) “Nella maggior parte dei sistemi religiosi <le grandi religioni istituzionalizzate in chiese> noi veniamo considerati membri della divinità che, se non ubbidiscono agli impulsi del tutto, e agiscono, anche involontariamente, contro le leggi del tutto, percorrendo il proprio cammino senza voler essere membri, vengono trattati dalla divinità in termini medici, ossia trattati dolorosamente oppure persino amputati <palese anti-olismo romantico; politicamente potenziale anarchismo>(1797-98 - “Polline” - 83)

21) “L’età dell’oro è dove sono i fanciulli” (1797-98 - “Polline” - 97)

22) “I recensori sono funzionari di polizia letteraria. I medici <anche psicologi e psichiatri> rientrano tra i funzionari di polizia” (1797-98 - “Osservazioni sparse” - 113)

23) “Una terra in fiore è un’opera d’arte più regale di un parco. Un parco di buon gusto è un’invenzione inglese” (1797-98 - “Fede e amore” - 7)

24) “Ma proprio questo è il tratto distintivo della monarchia, perché essa riposa nella fede in un uomo di nascita superiore, nell’accettazione di un uomo ideale <vizio popolare che fonda anche le dittature>. Fra i miei pari non posso scegliermi alcun superiore..La monarchia è un sistema puro in quanto è connessa..a un essere che appartiene all’umanità e non allo Stato. Il re è un uomo elevato a destino terreno. Questa visione poetica si impone necessariamente all’uomo...Tutti gli uomini debbono essere in grado di accedere al trono. Il mezzo educativo per questo scopo lontano è un re..Ognuno è scaturito da un’antichissima stirpe regale. Ma quanto pochi hanno ancora l’impronta di tale discendenza <in pratica ha detto che il re rappresenta il sogno umano di nobiltà e perciò correttezza, per questo ci si affida ad esso, ma ha anche detto che tutti dovrebbero essere in grado di essere nobili, in sostanza, se c’è necessità di un re, la colpa è degli uomini che hanno perso la traccia della loro nobiltà o regalità: Nietzsche direbbe che è la morale dello schiavo che crea la necessità di un potere forte, dove tutti seguissero la morale aristocratica, ognuno sarebbe come un re, cioè sovrano di se stesso e corretto con il prossimo>(1797-98 - “Fede e amore” - 18)

25) “Verrà presto il tempo in cui ci si sarà universalmente persuasi che il re non può sussistere senza la repubblica, e la repubblica senza il re <dunque il ‘re’ è un simbolo della nobiltà e della sovranità e solo una repubblica composta da nobili può essere poetica e basata sulla correttezza: tale repubblica di persone sovrane è automaticamente composta di persone ‘libere’, è un modo poetico per indicare qualcosa di tendenzialmente anarchico come una fiaba> (1797-98 - “Fede e amore” - 22)

26) “Un vero principe è l’artista degli artisti; vale a dire, il direttore degli artisti. Ogni uomo dovrebbe essere un artista <appare evidente che la figura ‘politica’ è qui poeticizzata al massimo, a conferma del fatto che è sempre scorretta ogni lettura politica, in senso tradizionale e illuministico, del romanticismo: il quale ultimo, non solo non è ‘reazionario’ (confondere Novalis con De Maistre o Donoso Cortes è un errore imperdonabile), ma è talmente ‘rivoluzionario’ da trasfigurare talmente poeticamente ogni cosa, che del senso politico normale non rimane più nulla, di questo si era accorto perfino un politologo ‘reazionario’ ostile al Romanticismo, allorché giunse a dire:-‘Ogni vera attività politica..si trova in intima contraddizione con l’essenza estetica del romanticismo…il punto concreto dal quale si origina il romanzo romantico è sempre e soltanto occasionale (proprio l’occasionalità o frammentarietà, che rende incompatibile il romanticismo con il ‘sistema’, lo rende incompatibile anche con la ‘politica’); così, ogni forma di realtà viene romanticizzata, ed in un mondo siffatto tutte le distinzioni politiche e religiose si dissolvono..Il re è una ‘figura’ romantica quanto il congiurato anarchico” (C. Schmitt - “Romanticismo politico”)>(1797-98 - “Fede e amore” - 39)

27) “ La maggioranza dei rivoluzionari non ha certo mai saputo con esattezza cosa volesse” (1797-98 - “Aforismi politici” - 45)

28) “L’eccellenza della democrazia rappresentativa è però innegabile…Gli uomini migliori della nazione si integrano reciprocamente <così come prima era stata poeticizzata la figura del re, allo stesso modo ora viene poeticizzata, o romanticizzata, la figura del ‘rappresentante’ eletto democraticamente, come se fosse ‘nobile’, cioè il ‘migliore’, nello stesso senso poetico il re era ‘nobile’, in realtà il romantico non concepisce nulla, nemmeno la politica, al di fuori della nobiltà, vale a dire della poesia>” (1797-98 - “Aforismi politici” - 66)

29) “la poesia è per così dire la chiave della filosofia, il suo scopo, il suo significato <la poesia, dunque, è il punto più alto della filosofia, siamo ben lontani da Hegel>…Per il poeta il linguaggio non è mai troppo povero, ma sempre troppo generale <nel romanticismo la poesia non coincide con il linguaggio>…Tutto quanto viene poetato dev’essere un individuo vivente <poesia, vita, natura nel romanticismo sono la stessa cosa>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Poesia - 31, 32, 36)

30) “Il mondo deve essere romanticizzato. Così si ritrova il senso originario. Romanticizzare non è altro che un potenziamento qualitativo. In tale operazione, il Sé inferiore viene identificato con un Sé migliore…Questa operazione è ancora del tutto sconosciuta. Nel momento in cui do a ciò che è comune un senso elevato, a ciò che è consueto un aspetto pieno di mistero, al noto la dignità dell’ignoto <il sapere è sia una volgarizzazione che una profanazione>, al finito un’apparenza infinita <come si vede chi identifica il Romanticismo con il culto dell’infinito fine a se stesso compie un’inaccettabile banalizzazione, tipica dei manuali scolastici, del Romanticismo: il finito, nel Romanticismo, è essenziale quanto l’infinito> io lo rendo romantico <questo frammento rappresenta la migliore definizione del Romanticismo che sia stata data finora>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Poeticismi - 105)

31) “Magia è=arte di usare arbitrariamente <soggettivamente, immaginosamente, poeticamente> il mondo sensibile <naturale>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Poeticismi - 109)

32) “Il primo uomo è il primo a vedere spiriti..Cos’altro sono i fanciulli, se non primi uomini? Il fresco sguardo di un fanciullo è più entusiasta del presentimento del più energico visionario <come si vede, la potenza emotiva della poesia è naturale prima di tutto, appartiene ai fanciulli, non agli stregoni>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Frammenti ovvero compiti del pensiero - 193)

33) “Ogni fiaba non è che il sogno di quel mondo natale che è dovunque e in nessun luogo” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Frammenti ovvero compiti del pensiero - 195)

34) “L’artista primitivo non ripone alcun valore nella bellezza e nella regolarità interna della forma <anti-fornalismo e anti-classicismo romantici>. Egli aspira soltanto a un’espressione sicura del suo scopo <per questo, all’inizio, i romantici usarono, rifiutandone solo gli aspetti più oppressivi e normativi, stili ancora classicistici, ma non erano più dei neoclassici, vedi il caso di Leopardi>…Il linguaggio in senso stretto rientra nell’ambito della poesia artificiale <i romantici non hanno mai apprezzato il linguaggio fine a se stesso, questa differenza rispetto alle manie linguistiche del Novecento non viene mai evidenziata dai critici del Novecento che vogliono fare del Romanticismo una semplice anticipazione della mediocrità culturale e artistica del Novecento>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti - 214)

35) “Come il pittore guarda gli oggetti visibili con occhi completamente diversi da quelli dell’uomo comune, del pari il poeta fa esperienza del mondo interiore ed esteriore in maniera molto diversa dall’uomo normale <aristocratismo artistico del Romanticismo>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti - 226)

36) “Il mondo dei libri <dei computer, della cultura in generale> è in effetti soltanto la caricatura di quello reale” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti - 237)

37) “Quanto più il poeta è grande, tanto minori sono le libertà che si concede <l’arte sperimentale del Novecento, in tal senso, è di per sé segno di mediocrità poetica>, e tanto più è filosofico <è ribadito il concetto della vicinanza di poesia e filosofia, non nel senso, però, dell’astrazione di pensiero>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti - 242)

38) “A uno riuscì, egli sollevò il velo della dea di Sais. Ma cosa vide? Vide - miracolo dei miracoli - Se stesso <tale frammento è spesso accostato alla similare affermazione presente ne ‘I discepoli di Sais’, qualcuno ha creduto di trovarvi qualche contraddizione, in realtà l’affermazione esclude in tutti e due i casi che, dietro il velo della dea di Sais, che rappresenta il mistero del mondo, ci sia il “Non-io” di Fichte: in entrambi i casi le affermazioni mostrano che il mistero è la vita, cioè che l’‘altro’ è soggetto vivente come l’‘Io’, vale a dire è un “Tu’, nella fiaba di Giacinto e Fiorellindirosa il ‘Tu’, o ‘altro-Io’, è, appunto Fiorellindirisa, che pone fine alla ricerca di Giacinto, che inseguiva il mistero, giacché il mistero ci è più vicino di quanto si creda, noi stessi, anche l’amata, siamo un ‘mistero’>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti - 250)

39) “La poesia è l’eroe della filosofia. La filosofia eleva la poesia a principio. Ci insegna a conoscere il valore della poesia. La filosofia è la teoria della poesia <il che vuol dire che la poesia è la pratica della filosofia: la tendenziale coincidenza di obiettivi di filosofia e poesia dimostra che l’Idealismo filosofico non è la filosofia del Romanticismo, come per decenni, più di un secolo, i detrattori del Romanticismo, Croce e marxisti compresi, hanno creduto e fatto credere>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Aneddoti - 280)

40) “Questa coloritura individuale dell’universale è il suo elemento romanticizzante <quindi l’individuale romanticizza, rende misterioso, porta a superare il conosciuto, il romanticismo ha natura ‘individualista’, anche quando difende i popoli ne difende l’individualità, mai l’essere massa e omogeneità, come è stato ben notato:-‘Dire senso di nazionalità significa dire senso di individualità storica. Si giunge al principio di nazione in quanto si giunge ad affermare il principio di individualità, cioè ad affermare, contro le tendenze generalizzatrici ed universalizzanti (illuminismo, ma anche il neo-illuminismo americano post-bellico che sta portando alla ‘globalizzazione’), il principio del particolare, del singolo (questa ‘individualità storica’ è vista dal Romanticismo come conseguenza della diversità naturale, perciò è subordinata, in ogni caso, alla diversità naturale e quindi all’individualità naturale, cioè è tenuta al rispetto del singolo individuo, la politicizzazione dell’individualità storica effettuata dal nazi-fascismo - di qui la gran confusione di molti critici ottusi, i quali, assurdamente, invocano la responsabilità del Romanticismo nella nascita del nazi-fascismo -, ignora che nel Romanticismo è la diversità naturale dell’individualità che sta alla base dell’individualità storica della nazione e quest’ultima è solo un ‘derivato’, non il ‘principio’, come crede la logica olistica della politica)(F. Chobod - ‘L’idea di nazione’)>(1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Integrazioni ai ‘Frammenti di Teplitz - 245)

41) “Così gustiamo ogni giorno il genio della Natura e ogni pasto diviene un pasto commemorativo <eucarestia>, un pasto che nutre l’anima così come mantiene il corpo - mezzo misterioso di una trasfigurazione e di una divinizzazione sulla terra - di un rapporto vivificante con ciò che è assolutamente vitale” (1797-98 - “Lavori preparatori per raccolte di frammenti” - Integrazioni ai ‘Frammenti di Teplitz” - 439)

42) “La filosofia superiore tratta le nozze di natura e spirito <panteismo che si realizza nella poesia, non nella dialettica>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 50)

43) “L’esposizione fichtiana della dottrina della scienza non è forse ancora dogmatica? Pregiudizi fichtiani, ovvero il suo carattere scientifico <ennesima presa di distanza dall’Idealismo filosofico>(1798-99 - “Allgemeines bruoillon” - 57)

44) “Per poter essere morali, dobbiamo cercare di diventare maghi <la magia è il corrispettivo oggettivo della poesia, cioè il riconoscimento della vita, quindi della morale, nella natura, spesso non si rispetta ciò che si considera privo di vita>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 61)

45) “Tutti i romanzi dove compare il vero amore, sono fiabe, avvenimenti magici <notare la corrispondenza tra fiaba, o poesia, e magia>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” 80)

46) “Assolutizzazione..classificazione del momento individuale, della situazione individuale costituiscono l’essenza del romanticismo <conferma dell’individualismo romantico>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 87)

47) “Magia. Dottrina mistica del linguaggio. Simpatia del segno <poesia> con il designato <natura: come si vede viene confermato che la magia è il corrispettivo oggettivo della poesia, la poesia è la vita espressa soggettivamente ed è meta suprema della grande filosofia, la magia è la vita colta simpateticamente nella natura>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 137)

48) “Non solo l’uomo parla, anche l’universo parla, tutto parla, infinite lingue” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 143)

49) “Spirito romantico dei nuovi romanzi..Fiabe popolari greche. Fiabe indiane. Fiabe nuove, originali. In una vera fiaba tutto deve essere meraviglioso - misterioso e incoerente - tutto deve essere pieno di vita..L’epoca dell’anarchia universale..l’epoca anteriore al mondo (allo Stato) <la fiaba, che è equivalente a poesia e natura, è il luogo della libertà, non della legge, è il regno del mistero, della vitalità e dell’anarchia: se la fiaba è l’anima del Romanticismo, allora lo è anche l’anarchia, non è casuale che il mondo della fiaba sia anteriore a quello dello Stato>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 234)

50) “L’arte è il complimento della natura <il vero artista loda la natura come il religioso loda Dio>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 248)

51) “L’ignoto, il misterioso è il risultato e l’inizio di tutto…La conoscenza è un mezzo per giungere di nuovo alla non conoscenza. La natura è di per sé incomprensibile <anti-scientismo romantico>…La filosofia lontana suona come poesia…Così tutto nella lontananza diviene poesia..Monti lontani, uomini lontani, eventi lontani ecc., tutto diviene romantico <si noti la somiglianza di posizione filosofica e poetica di Leopardi con Novalis (altro che Leopardi illuminista o classicista, Leopardi è romantico):-‘il poetico, in uno o in un altro modo, si trova sempre consistere nel lontano’ (G. Leopardi - “Zibaldone” - 4426)>…L’utile è per sé prosaico”
(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 342)

52) “Lo Stato e Dio, così come ogni essere spirituale, non appaiono singolarmente <cioè come specifiche entità>, ma in mille, molteplici forme, solo panteisticamente Dio appare intero <spinozismo romantico, ma anche negazione di un’autonoma soggettività di Dio, F. Schlegel scrisse quanto segue:-‘Dio non lo scorgiamo, ma dappertutto scorgiamo il divino’ (F. Schlegel - “Frammenti” - Idee - 44)>, e solo nel panteismo Dio è intero ovunque, in ogni singolo” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 398)

53) “Ogni scienza diverrà poesia, dopo che è divenuta filosofia” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 684)

54) “La smania di originalità è un egoismo grossolano colto <ad es. avanguardie>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 716)

55) “Il filosofo o pensatore goethiano <romantico>. Con la formazione e l’abilità del pensatore, cresce la libertà..alla fine il pensatore sa fare tutto di ogni cosa - il filosofo diviene poeta. Il poeta è solo il grado più elevato del pensatore, o dell’uomo sensibile <ennesima conferma della coincidenza di poesia e alta filosofia>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 717)

56) “Mondo della natura e mondo dei miracoli debbono diventare una cosa sola <negazione del miracolo come fenomeno extra-naturale, ma negazione anche della natura come fenomeno conosciuto dalla scienza, il vero miracolo è la vita naturale che si ripete e la vita naturale è inspiegabile come un miracolo>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 730)

57) “Niente è più romantico di quel che si chiama mondo e destino. Noi viviamo in un colossale romanzo <la vita è di per sé una grande avventura e il destino la sovrasta>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 853)

58) “Nulla è più contrario allo spirito della fiaba..di una connessione determinata da leggi. Nella fiaba c’è un’autentica anarchia della natura <lo spirito della fiaba è lo spirito romantico stesso, quest’ultimo, inteso correttamente, manca totalmente di spirito politico ed è quindi tendenzialmente anarchico>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 883)

59) “Fichte ha per così’ dire eletto lo schema logico a modello di una reale costruzione dell’uomo e dell’universo. Sua somiglianza con Plotino <si tratta, comunque, di una presa di distanza dal ‘logicismo’, sia da Fichte che da Plotino e dal neoplatonismo, per cui è superficiale leggere in chiave platonica il Romanticismo>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 908)

60) “L’autentico guadagno in Fichte e Kant è nel metodo..Le idee e i metodi geniali qui sono per così dire esauriti..in un sistema <implicita obiezione contro il ‘sistema’>…Il metodo di Fichte e Kant non è ancora stato esposto compiutamente..Entrambi non sanno sperimentare con facilità e varietà, soprattutto poeticamente - tutto è ancora così rigido, così angusto <la distanza da Kant e Fichte è evidente, il Romanticismo non nasce per influenza del Criticismo kantiano e dell’Idealismo fichtiano, quando Kant e Fichte (attardati illuministi) scrivono, il Romanticismo era già nato, era già nell’aria>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 924)

61) “Il Paradiso è per così dire sparso su tutta la terra e perciò è divenuto irriconoscibile..Rigenerazione del Paradiso <identità di terra e cielo>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 929)

62) “La fiaba è per così dire il canone della poesia, tutto ciò che è poetico deve essere fiabesco. Il poeta adora il caso <palese identificazione di fiaba e poesia e libertà da leggi>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 940)

63) “Si dovrebbe essere orgogliosi del dolore, ogni dolore è un ricordo del nostro rango elevato <la nobiltà del dolore caratterizza tutto il romanticismo, un poeta romantico francese, per amore della nobiltà del dolore, giunse a scrivere il seguente verso:-‘J’aime la majesté des souffrances humaines (Io amo la maestà delle sofferenze umane)’ (A. de Vigny - “I destini. Poemi filosofici” - La casa del pastore)>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 960)

64) “Fichte non comprende l’ipostasi <il farsi ‘esterno’ del divino, cioè l’universo> e perciò gli manca l’altra metà dello spirito creativo <appare chiara la distanza tra la filosofia di Fichte, o idealismo filosofico, e la filosofia romantica: i romantici accusano Fichte di ignorare l’universo vivente, di tendenza al ‘sistema’, di tendenza logicista>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 1067)

65) “Il poeta capisce la natura <tramite la ‘magia’ o ‘lirismo’> meglio della testa scientifica <anti-scientismo romantico>(1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 1093)

66) “Noi non dobbiamo essere meramente uomini, dobbiamo essere anche più che uomini <palese anticipazione dell’‘Unico’ di Stirner e del ‘Superuomo’ di Nietzsche>. Ovvero: uomo equivale in generale a universo <universale>. Non è niente di determinato” (1798-99 - “Allgemeines brouillon” - 1112)

67) “Un romanzo deve essere in tutto e per tutto poesia. La poesia è infatti, come la filosofia, un’armonica disposizione del nostro animo, dove tutto si fa più bello..In un libro autenticamente poetico, tutto sembra così naturale - e tuttavia così meraviglioso <si noti la coincidenza di ‘naturale’ e ‘straordinario’>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 21)

68) “Dal presupposto della logica di Fichte - e dalla sua supposizione di un pensiero universalmente valido <vedi Kant> - segue necessariamente tutta la sua filosofia. La dottrina della scienza è logica applicata, nulla più. La filosofia comincia con una tale meschinità, con un pensiero triviale <la distanza dal logicismo di Fichte e dell’Idealismo filosofico è evidente e abissale>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 25)

69) “La morte è il principio romanticizzante della nostra vita <per questo il Romanticismo, accanto all’entusiasmo poetico, possiede in sé il criterio realistico del ‘terribile’, cioè del ‘sublime’ secondo Burke>. La morte è - la vita. Attraverso la morte si rafforza la vita <se fossimo immortali, non ameremmo la vita>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 30)

70) “la religione si fonda sull’amore…Perciò Dio si prende cura di preferenza dei poveri e dei peccatori. Se ci sono nature senza amore, allora ce ne sono anche di irreligiose. Compito religioso - aver compassione della divinità. Infinita malinconia della religione. Se noi dobbiamo amare Dio, Egli deve essere bisognoso d’aiuto…Amore per oggetti privi di vita” (1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 48)

71) “I rapporti musicali mi sembrano proprio i rapporti fondamentali della natura…La natura è una città magica pietrificata <vedere la poesia di Baudelaire ‘Corrispondenze’, da ‘I fiori del male’, citata nella ‘Presentazione’ di Novalis>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 65)

72) “C’è solo un tempio al mondo, ed è il corpo umano. Nulla è più sacro di questa sublime figura. L’inchinarsi davanti all’uomo è rendere omaggio a questa rivelazione nella carne <la carne, non il libro, non la Chiesa, è il luogo della rivelazione! Questo è il ‘materialismo romantico’>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 75)

73) “Il cuore sembra quasi essere l’organo religioso <dal Pietismo al Romanticismo>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 104)

74) “La poesia è vero idealismo <non nel senso dell’Idealismo filosofico>, contemplazione del mondo di un grande animo, autocoscienza dell’universo <non si tratta dell’‘agire’ di Fichte, l’universo è il grande assente nell’Idealismo filosofico, mentre è il fondamento del Romanticismo>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 513)  

75) “Lo spinozismo è un’ipersaturazione con la divinità…Spinoza è un uomo ebbro di Dio <spinozismo romantico>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 552, 562)

76) “E’ facilmente comprensibile perché tutto alla fine divenga poesia. Il mondo, alla fine, non diviene forse animo?” (1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 577)

77) “Se Dio è potuto diventar uomo, può diventare anche pietra, pianta, animale ed elemento; e forse in questo modo c’è una continua redenzione nella natura <è questa una delle più chiare ed esplicite dichiarazioni romantiche del panteismo naturalistico e irrazionale>. L’individualità nella natura è assolutamente infinita. Quest’idea ravviva moltissimo le nostre speranze sulla personalità dell’universo <l’individualità è la struttura ontologica della natura e perciò della filosofia romantica, la personalità è già stampata nella carne>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 603)

78) “Sullo sfondo la poeticizzazione del mondo, la produzione del mondo fiabesco. Riconciliazione della religione cristiana con quella pagana <anche Holderlin, poeta romantico tedesco contemporaneo di Novalis e amico, in gioventù, di Hegel, sovrappose Gesù e Dioniso nella poesia ‘L’unico’:-‘Perché troppo ti sono seguace/ o Cristo.../…/ temerario: sei fratello/ di Dioniso..’ (F. Holderlin - “Liriche” - L’unico), ciò conferma che la religiosità romantica non è quella cristiana storico-istituzionale>(1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 631)

79) “Il senso per la poesia ha molto in comune con il senso del misticismo. E’ il senso per ciò che è peculiare, personale, ignoto, misterioso” (1799-1800 - “Frammenti e studi del 1799-1800” - 671)

E) 1799 - “La cristianità ovvero l’Europa”

“Questi erano i bei tratti essenziali dei tempi..autenticamente cristiani. Ancora l’umanità non era matura per questo magnifico regno..Era un amore che si spense oppresso dalla vita degli affari <anti-economicismo romantico>….Giustamente gli insorti si chiamarono protestanti. Essi per intanto si ripresero, in quanto vacante, il loro diritto, tacitamente ceduto, all’indagine, alla determinazione e alla scelta religiosa. Stabilirono anche una quantità di giusti principi, introdussero una quantità di cose lodevoli e distrussero una quantità di disposizioni dannose…Malauguratamente in questo scisma si erano immischiati i principi e molti utilizzarono questi conflitti per consolidare e ampliare la loro sovranità e le loro entrate..Erano <i principi> solertemente preoccupati di impedire la totale unificazione delle Chiese protestanti e così la religione venne irreligiosamente chiusa in confini statali…Frattanto..Lutero trattò il cristianesimo in modo assolutamente arbitrario, misconobbe il suo spirito e introdusse un’altra lettera e un’altra religione, vale a dire la sacra validità universale della Bibbia; e con ciò nelle faccende religiose si mescolò, purtroppo, un’altra scienza terrena <umana> del tutto estranea - la filologia - il cui estenuante influsso da quel momento in poi divenne indisconoscibile…Per il senso religioso questa scelta fu estremamente dannosa, in quanto nulla ne annienta l’irritabilità <lo stimolo> come la lettera <la forma>. Perciò..la storia del Protestantesimo non ci presenta più grandi e magnifiche manifestazioni del sovraterreno <divino>..subito dopo si fa evidente l’inaridimento del sacro senso <in pratica Novalis ha detto che i protestanti avevano le loro ragioni, perché la Chiesa impediva ogni libertà di spirito religioso, ma che l’intervento dei principi incanalò la Riforma protestante verso quella supremazia dello Stato che affossò lo spirito religioso, che Novalis intende sempre, poeticamente, come sacro senso della vita, senso della trascendenza della natura, entusiasmo e alla fine anche estetismo. Quindi la ‘politica’ ebbe il sopravvento sulla sacralità della vita e del divino. Non solo, a tutto ciò si aggiunse che Lutero identificò la religione con la ‘parola’, la Bibbia, trasformando la religione in un’interpretazione umana, in un rispetto sempre maggiore della semplice forma, della ritualità, della normatività, mentre per Novalis la religione, come poesia, è piuttosto libertà e, come fiaba, è piuttosto anarchia. A tale catastrofe si aggiunse, come conseguenza ovvia, l’antropocentrismo sia dello Stato che della religione della ‘parola’, l’interiorismo protestante divenne scissione dal mondo esteriore, dalla natura, per cui l’uomo non colse più in alcun modo le ‘manifestazioni’ visibili del divino nella natura, tutto divenne morto attorno a lui e il senso religioso autentico morì, con la conseguenza che la natura divenne solo materiale di sfruttamento per l’economia, per la scienza e per la tecnica e territorio di dominio per la politica. L’accusa al protestantesimo, alla fine, non è quella di aver ‘protestato’ contro la Chiesa cattolica, cosa che Novalis ritiene giusta, quanto, piuttosto, il suo ‘purismo interiore’ agostiniano-luterano-calvinista che, generando il dualismo, separa il divino dal terreno, distrugge l’antico panteismo, relegando lo spirito religioso nella sola soggettività umana: è lo stesso concetto espresso dal poeta romantico tedesco Holderlin in molte sue liriche, in particolare quella il cui inizio è il seguente:-‘Déi andavano un tempo fra gli uomini, le splendide Muse’ (F. Holderlin - ‘Liriche’ - Déi andavano un tempo)>..Con la Riforma per la Cristianità era finita <la religione non fu più un libero e poetico modo di vivere, una sostanza, ma una forma ipocrita, fatta di forma e di norme>..e singole potenze statuali cercarono di prender possesso del vacante soglio universale trasformato in un trono….Le migliori teste di tutte le nazioni erano diventate segretamente adulte e..si ribellavano tanto più sfrontatamente all’inveterata costrizione. Per istinto il dotto è nemico del clero concepito secondo l’antica costituzione; la classe intellettuale e quella ecclesiastica, quando sono separate, debbono combattere una guerra d’annientamento…Il risultato del moderno modo di pensare lo si chiamò filosofia <anche scienza, politica, tecnologia, economia, ecc.>, ascrivendo a essa tutto quello che fosse contrario all’antico, soprattutto, quindi, ogni trovata contro la religione. Quello che al principio era odio personale contro la fede cattolica trapassò a poco a poco in odio contro la Bibbia, contro la fede cristiana e alla fine addirittura contro la religione..l’odio per la religione si estese in maniera del tutto naturale e conseguente a tutti gli oggetti dell’entusiasmo, stigmatizzò fantasia e sentimento, moralità e amore dell’arte..e ridusse l’infinita musica creatrice dell’universo allo strepito uniforme di un immenso mulino <la società industriale, che nulla riconosce di vivo, tranne l’arbitrio umano, appare evidente che qui ‘religione’ è sinonimo di ‘vita’, vita inserita nella terra, che la ragione non può capire: se gli odi precedenti, per Novalis, sono comprensibili, l’odio in genere verso la religione, non le Chiese, rischia di uccidere il senso della stessa vita terrena: non sarebbe affatto scorretto, in Novalis, sostituire il termine ‘religione’ con il termine ‘Romanticismo’, il quale ultimo, però, non è quello che normalmente si intende per ‘religione’, ma è, al massimo, una ‘religiosità eretica’, cioè ‘poetismo’, palesemente contrapposto al produttivismo razionale moderno>…e così..chiamarono Illuminismo la loro impresa….Peccato che la natura, nonostante tutti gli sforzi per modernizzarla, rimanesse così meravigliosa e incomprensibile, così poetica e infinita….Una vera anarchia è l’elemento generatore della religione. Dall’annientamento di tutto ciò che è positivo <socialmente> essa solleva il suo capo glorioso <la religione qui non nasce dalla ‘positività’, non viene identificata con le religioni storiche, ma nasce da un misticismo negativo, tipo teologia negativa, il quale, non positivizzando il divino in se stesso (dualismo), si diffonde, poi, come panteismo (solo ciò che è simile al nulla può essere tutto) e si risolve nell’essenzialità vitale del Tutto> come una nuova fondatrice del mondo. Quasi da sé l’uomo si innalza verso il cielo <si nobilita>, se più niente <di sociale> lo lega…Il sovvertitore dello Stato non gli appare <all’osservatore imparziale> forse come Sisifo? Ha appena raggiunto il culmine dell’equilibrio e già il possente sasso rotola di nuovo dall’altra parte <i rivoluzionari sono solo creatori di nuove ingiustizie, che si sostituiscono o si affiancano alle vecchie, questo è un tipico pensiero anarchico, l’anarchico, diceva Stirner, non fa ‘rivoluzioni’, ma solo ‘rivolte’>..Ma se lo congiungete alle altezze del cielo con una superiore aspirazione, se gli date una relazione con l’universo, in esso voi avrete una molla che non si allenta mai <quindi l’elevazione dello spirito religioso, non identificato con formali istituzioni, è ciò che rende nobile l’uomo, solo l’uomo nobile supera i problemi, non la rivoluzione, non l’industria, non la scienza: l’uomo nobile, nel Romanticismo, è il poeta>….La Francia propugna un protestantesimo mondano <in effetti la Riforma protestante sta alla religione (fece di ogni cristiano un sacerdote) come la Rivoluzione francese sta alla politica (fece di ogni uomo un cittadino): Dio è nell’interiorità del protestante come lo Stato democratico è nell’animo del cittadino>…In Francia si è fatto molto per la religione, togliendole il diritto di cittadinanza e lasciandole solo il diritto di ospitalità..Come un’umile orfana straniera, essa deve anzitutto riconquistare i cuori <di nuovo la religione non appare come qualcosa di ‘positivo’ e di ‘istituzionale’, essa non è ‘potere sociale’, ma una poesia che conquista i cuori, è ‘panteismo’, non ‘teismo’>....Con gratitudine vogliamo stringere la mano a quei filosofi <portatori delle scienze, dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese>….Più attraente e variopinta sta la poesia, come un’India leggiadra <Novalis, in pratica, sostiene che occorreva capire dapprima la privazione di vita del mondo dovuta alla presunzione umana, privazione di vita e presunzione umana identificabili con l’Illuminismo e l’intera modernità, per ritrovare il mondo poetico: mondo poetico di cui la religione, nello scritto di Novalis, è l’eretico equivalente; purtroppo, però, l’Illuminismo non è ancora terminato e qualcuno, mentre lo combatte, pensa a restaurare la religione della forma, delle norme e delle Chiese (in pratica l’autorità religiosa, non la religione del ‘cuore’), così, da un lato, borghesi e socialisti seguitano a imporre il loro insensato ‘progressismo’, modernismo, industrialismo, tecnologismo (globalizzazione), dall’altro lato, i reazionari vorrebbero restaurare il principio di autorità, che non ha nulla a che fare con la religiosità poetica dei romantici>….Dove non sono déi, regnano spettri <vedi il già citato Holderlin>….La miseria delle scienze esteriori <scienze senza misticismo, senza poesia, meramente utilitarie e tali da ridurre il corpo a materia priva di vita, fatto di sistemi circolatori, di sistemi nervosi, ecc., come una macchina, palese anti-scientismo romantico> negli ultimi tempi si è fatta sempre più evidente quanto più ci eravamo familiarizzati con esse <nei ‘Frammenti’ di Novalis ve ne sono molti riguardanti le scienze e la matematica>. La natura cominciò a sembrare sempre più bisognosa....Sangue scorrerà nell’Europa finché le nazioni non si accorgeranno di quella loro terribile follia che le fa muovere in un circolo vizioso <profetico>..Solo la religione <nel senso descritto> può ridestare l’Europa..<con il> suo antico ufficio purificatore <i passi citati dimostrano inequivocabilmente che è un grosso errore e una gran superficialità collocare questo scritto pseudo-politico di Novalis tra gli scritti ‘reazionari’, come è un errore interpretare il Romanticismo tedesco come semplicemente ‘reazionario’ solo perché chiude la via del ‘progressismo’ tipica dei borghesi e dei socialisti: borghesi e socialisti non sono i depositari dei ‘giudizi’ di verità e ormai il loro ‘progressismo’ è palesemente ‘ultra-reazionario’>      
                                                                                                                                                         (Passi scelti da C. De Cristofaro - 2010)