L’IDEOLOGIA
“TRANSGENDER”
Il termine
“transgender” non si trova nei vecchi vocabolari, è un termine moderno e come
tale corrisponde ad un’idea falsa: “Il
‘progresso’ è semplicemente un’idea moderna, cioè un’idea falsa” (F. Nietzsche - “L’anticristo”). Il
concetto di “transgender” ignora il corpo nella determinazione dei sessi e
pretende di stabilire che il genere sessuale è un’identità mobile e perfino
“neutra”, di “mediazione” rispetto alla differenza sessuale maschio/femmina.
Come se la fisica differenza sessuale venisse stabilita dalle regole sociali e
non dai corpi. Di fatto viene ignorata l’assolutezza fisica della differenza
sessuale. E’ l’estrema conseguenza della mentalità borghese e cristiana
(post-cattolica, cioè di quel protestantesimo tipico del laicismo di sinistra
in cui l’identità sarebbe qualcosa che viene stabilito dall’arbitrio mentale,
magari supportato da qualche cialtroneria che assume l’aspetto di una ricerca
scientifica fatta ad hoc). E’ conseguenza della mentalità borghese perché l’idea
di un punto medio, in cui domina l’equivalenza e la neutralità, è il
presupposto stesso del “valore di scambio” (denaro, numero, conto in banca)
sulla cui base è possibile il commercio e la “mediazione” tra le merci. La
differenza tra patate e pomodori nel “valore di scambio” sparisce nella
neutralità del numero e del denaro. La differenza tra maschio e femmina
nell’ideologia “transgender” sparisce nel punto medio tra i due, medio di cui
la differenza sarebbe solo un estremo. Appare evidente che l’ideologia
commerciale si è ormai bevuta il cervello degli uomini e viene trasferita nella
dimensione personale e sessuale dall’ideologia “transgender”. E’ conseguenza
della mentalità cristiana protestante, perché nel protestantesimo l’anima
appare come un termine medio “asessuato”, in quanto viene sempre scissa dal
corpo. L’asessuato, il bisessuale, il termine medio tra maschio e femmina, cui
fa riferimento l’ideologia “transgender”, finiscono per essere la stessa cosa,
cioè il nulla dell’intelletto che è incapace di riconoscere che le cose
esistono soltanto nella differenza e nella determinazione. Dire, ad esempio,
“Dio è maschio e femmina” è quasi confessare che Dio non esiste. Per di più, la
logica “transgender” e la logica “transgenica” sono la stessa logica: in entrambi
i casi è la logica della “mescolanza” e dello “scambio”, una logica che nega e
scavalca, per principio, ogni fisica e sensoriale evidenza delle differenze
naturali. Ed è clamorosa l’incoerenza di coloro che sostengono il “transgender”
e poi si oppongono al “transgenico”. La coerenza è rifiutare, per lo stesso
motivo di fondo, sia il “transgenico”, sia il “transgender”, sia la
“transessualità”. Rimanere se stessi sembra sia diventata una stranezza,
qualcosa di non progredito. Mentalità commerciale e mentalità cristiana
protestante vivono nell’astrazione del termine indeterminato, medio, neutro,
ora vengono spostate dalle merci e dall’anima alla sessualità. Una mentalità
che mescola tutto e crea, in tal modo, l’artificioso, nel senso che già
denunciava Rousseau come una perversione: “tutto
degenera nelle mani dell’uomo. Egli sforza un terreno a nutrire i prodotti
propri d’un altro, un albero a portare i frutti d’un altro; mescola e confonde
i climi, gli elementi, le stagioni; mutila il suo cane, il suo cavallo, il suo
schiavo; sconvolge tutto, altera tutto, ama le deformità, i mostri; non vuol
nulla come l’ha fatto natura, neppure l’uomo” (J. J. Rousseau - “Emilio” 1° lib.). Non fatevi illusioni, in
queste mostruosità denunciate da Rousseau è compresa anche l’ideologia
“transgender”.